scovare una nuova appassionante serie tv, va sempre di pari passo con la tipica
delusione di quando tutto felice, ti sbatti sul divano pronto a goderti una
nuova stagione e come una secchiata di acqua gelata, scopri che… Mi spiace ragazzo, ti abbiamo ammazzato la tua bella serie…
arrivata anche dallo stesso Little Steven, che ha cinguettato su twitter: “#Lilyhammer
RIP. Non una mia decisione. Diciamo solo che per adesso questo business è molto
complicato. Sono orgoglioso dei nostri 24 episodi. Nuove idee
all’orizzonte”. Le nuove idee potrebbero essere la distribuzione dello
show su un’altra piattaforma, ma dopo quello che è successo ad Hannibal, ormai
non credo più in niente, sono diventato Nichilista…
otto episodi della terza stagione di “Lilyhammer”, sono anche gli ultimi della
serie, la decisione di Netflix pare essere stata giudicata dichiarando che il
programma non ha mai raggiunto gli indici di ascolto di House of Cards o di Orange is the new Black… Mi verrebbe da dire una parolaccia seguita dalla frase, sono
le serie di punta del canale digitale, ma vabbè, ormai è andata, inutile
diventare scurrili. Porca merda schifa.
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“Non piangete per questa serie, farò ai produttori un offerta che non potranno rifiutare…”. |
La cosa che fa
veramente girare le balle di questa cancellazione, è la consapevolezza che “Lilyhammer”,
sarebbe potuta andare avanti altre tre o quattro stagioni senza difficoltà,
ormai il personaggio interpretato da Steven Van Zandt aveva radicato il suo
impero criminale così a fondo tra le nevi norvegesi, che ci sarebbe stato solo
da godersi questa versione de “I Soprano” in trasferta al nord, condita da
molta ironia.
New York entrato nel programma protezione testimoni, scegliere la piccola
comunità norvegese di Lillehammer (storpiata in “Lilyhammer”, dalla pronuncia
di Frank) per ricominciare una nuova vita e una nuova attività criminale,
vivendo di prepotenze nei confronti dei pacifici Norvegesi.
stagione numero due, è stata quella dove i contatti (e il potere) di Frank, Giovanni
“Johnny” Henriksen, in accordo con la sua nuova identità, si sono
espansi anche oltre oceano, tornando in contatto con la famiglia e il fratello,
interpretato da un’altra vecchia conoscenza per chi amava la serie de “I
Soprano”.
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Brindiamo alla dipartita della serie con qualche vecchio amico… |
La terza
stagione ha il dovere ti tirare le fila di alcuni personaggio lasciati
volutamente in sospeso e riesce anche ad approfondire molto il personaggio di Torgeir
(interpretato da Trond Fausa Aurvåg, non chiedetemi mai più di scriverlo…),
candido, ma fedele spalla del Boss, ad esempio l’episodio “The mind is like a
monkey” (3×04) lo vede realizzare il suo sogno infantile di diventare un
saltatore sugli Sci olimpionico, affrontando alla sua maniera le crisi di
panico precedenti al salto.
tratta della stagione conclusiva, il nostro Johnny non si riposa per niente,
anzi, si ritrova in ospedale vittima di un attentato nel primo episodio, vola
in trasferta in Brasile, per trattare la liberazione del fratello di Torgeir (altro
personaggio centrale nella stagione), ma soprattutto deve fare i conti con il
giovane Tommy, nipote del boss di New York, giunto in Norvegia in cerca di
protezione e desideroso di seguire le orme di Johnny, anzi diciamo pure di
fargli le scarpe (per non dire la pelle).
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Giovinastri, nessun rispetto per la famiglia… |
a quello che tutti gli Springsteeniani stavano aspettando, dobbiamo attendere l’episodio
finale, non a caso intitolato come un pezzo del Boss (Bruce non Johnny), ovvero “Loose
Ends”, dove finalmente il fratello artistico di Steven Van Zandt fa la sua
comparsata, nei panni del terzo fratello Tagliano, Giuseppe, detto Joey il
becchino.
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Il ruolo giusto per Bruce, visto che io sono morto di crepacuore nove volte, sotto palco ad un suo concerto. |
così: Bruce Springsteen è appena appena più a suo agio sul palco che davanti
alla macchina da presa, ma l’amico Steven gli ha affidato il personaggio
giusto, di poche parole e tanti fatti.
tener banco per tutti gli otto episodi conclusivi è proprio Steven Van Zandt,
dopo anni passati sotto la parrucca di Silvio Dante ne “I Soprano”, qui è
perfettamente a suo agio a fare la parte del Boss, lui che tra Tony (Soprano) e
Bruce (Springsteen) è sempre stato uno straordinario secondo violino, o seconda
chitarra visto il suo ruolo nella E-Street Band.
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“Fammi recitare ancora è il prossimo concerto lo faccio durare sei ore, invece delle solite tre”. |
rammarico per la dipartita di “Lilyhammer” viene proprio dal fatto che questa
storia poteva continuare ancora a lungo, tra Netflix che mi ha chiuso questa
serie e quei bastardi di Ticketone che mi hanno precluso il concerto di
Springsteen, non è proprio una grande annata per lo Springsteeniano che c’è in
me, ma vabbè, ormai è andata, inutile pensarci ancora. Porca merda schifa.
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La reazione di Frank alla notizia della cancellazione della serie. |