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Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate (2014): qualcuno salvi Peter Jackson da se stesso

Non lo so se sono un Tolekiano. Nel senso che non so cosa ci voglia per essere considerato un vero Tolkeniano, se sia fondamentale parlare correttamente l’elfico, o conoscere a memoria tutto l’albero genealogico della famiglia Baggins, non lo so davvero, so che ho letto svariate volte “Lo Hobbit” e due volte “Il Signore degli Anelli” che ho bestemmiato nella lingua nera di Mordor per terminare il Silmarillion, e che i romanzi postumi di Tolkien, completati dai suoi numerosi figli, mi sono sembrati proprio poca cosa.

Questo fa di me un Tolkeniano? Bah non lo so, so che qualche Tolkeniano vero potrebbe offendersi a leggere le prossime righe (‘Stica? Vada per lo ‘stica), perché purtroppo i Tolkeniani hanno la memoria corta come le gambe degli Hobbit.

Si perché, nel 1978, Ralph Bakshi è stato messo alla berlina, e costretto a leggere il Silmarillion 20 volte di fila, la sua mortale colpa? Nella sua versione de Il Signore degli Anelli aver dato ad Aragorn le sembianze di un nativo Americano… SACRILEGIOOOOOOOOOO!!!! Il suo brillante, audace, lisergico film, venne massacrato dai Tolkeniani, anche se lo stesso Peter Jackson, ha pescato a piene mani da quel film per la sua trilogia.

Tolkeniani a difesa delle sacre scritture, contro gli invasori di Hollywood.

Già Pietro Di Giacomo, come si fa a non voler bene ad uno che fisicamente, sembra uscito dalla pagine di Tolkien, che ha dimostrato di amare il cinema di genere, per anni, la risposta della Nuova Zelanda a Sam Raimi, con King Kong nel cuore, e un sogno nella testa: portare al cinema Il Signore degli Anelli.

Eppure anche Jackson, si è preso la sua discreta dose di insulti in elfico, quando ha modificato la morte di Saruman, e cambiato (un po’) il finale de Il Ritorno del Re, per motivi di tempo, altrimenti avrebbe avuto dovuto girare un quarto film. Ok, lo so, sembra assurdo, ma una volta Peter Jackson TOGLIEVA delle cose dai suoi film, sembra passato un secolo. Dove erano i Tolkeniani che hanno martirizzato Bakshi allora? Perché Jackson ha potuto modificare LA Trilogia e passarla liscia e Bakshi no? Ve lo dico io: perchè anche ai Tolkeniani ogni tanto piace farsi una scopata.

Cari i miei amici Tolkeniani, quante volte al bar ci avete provato con quella carina, approcciandola chiedendogli “Qual è il tuo personaggio preferito de ‘Il Signore degli Anelli’?”, ecco, quante volte vi siete sentiti rispondere di andare al quel paese, che per la nuda cronaca, non era Hobbiville?

Dopo i film di Pietro Di Giacomo invece, se proprio vi andava male, la carina al bar vi rispondeva Legolas, ammaliata da Orlando “Palo” Bloom, alla luce di questa rivelazione, un paio di cambiamenti a LA TRILOGIA non sembravano poi così sacrileghi no? Chisseloincula Tom Bombadil!

«Per Toooooooooom!», «Ma chi è Tom, scusate?»

Ecco, aver ceduto una volta sapete a cosa ci ha portato? A questo “Lo Hobbit – la battaglia delle 5 armate”, si perché come facevamo a non fidarci DI NUOVO di Pietro Di Giacomo, anche quando rispondeva ai nostri dubbi su una seconda trilogia tratta da “Lo Hobbit” sussurrandoci all’orecchio “Tranquillo, non cambierò quasi niente”, avete mentito a voi stessi, dicendo che l’oggetto turgido, puntato alle vostre chiappe, era solo Pungolo, la spada di Peter Jackson.

Si perché la nuova trilogia de “Lo Hobbit” è andata degenerando di film in film, man mano che la volontà di Jackson di allungare il brodo, ha farcito di cazzare i film, il risultato di questa drammatica scelta sbagliata è proprio questo ultimo capitolo “Lo Hobbit – la battaglia delle 5 armate”, in cui la pratica Smaug (drago che grazie agli OTTIMI effetti speciali, cambia di dimensioni in ogni scena) viene sbrigata in cinque minuti netti, ma cinque di numero, lasciando poi campo libero a 2 ore e 20 minuti di battaglia (Gulp!) ora, io non sono uno che si lamenta se in un film si picchiano come fabbri per ore, però dai, qui siamo alla farsa più totale.

«Cosa vuol dire che abbiamo altre due ore di film ancora?»
Il film soffre della scelta sbagliata (ma non al botteghino) di dividere un libro di quattrocento pagine scarse, in tre film da quasi tre ore l’uno, ma soprattutto di un errore ancora più grave, ovvero quello di aver cercato di ricreare a tutti i costi, l’epica della prima trilogia.
Inoltre il nepotismo pare farla da padrone, Orlando Bloom, che ormai non viene chiamato nemmeno per fare la pubblicità del tonno, si gioca la carta “Sono amico del regista”, e il suo Legolas, azzoppa il film con i suoi “problemi paterni”, togliendo minuti ai personaggi principali, ovvero i nani della compagnia di Thorin, ridotti a semplici comparse, distinguibili uno dall’altro solo per la diversità delle parrucche, in pratica come i personaggi interpretati da Nicolas Cage.
Una delle modifiche, prevede il personaggio di Azog, l’elfo albino con la mano prodotta dalla Victorinox, personaggio voluto da Guillermo Del Toro (si capisce dal fatto che è stato disegnato da quel mito di Mike Mignola) durante il suo esilio forzato di quattro (Q-U-A-T-T-R-O) anni in Nuova Zelanda, mentre aspettava che Peter Jackson si decidesse a terminare la sceneggiatura dei tre film (di cui uno, è una battaglia di quasi tre ore senza dialoghi), no giusto per ricordarci che per quattro anni, Del Toro non ha diretto NIENTE, per star dietro a ‘sta roba, potevamo aver già avuto tre Pacific Rim, giusto per rinfrescare ulteriormente la memoria dei Tolkeniani.
«Non ti sembra di esagerare con il minutaggio biondino?»
Ovviamente se Thorin aveva Azog come avversario, bisognava dare un avversario anche a Legolas no? Quindi hanno inserito tutte le parti relative all’elfo oscuro Quello-che-non-è-Azog-ma-ci-somiglia, che servono ad allungare (inutilmente) il film ancora di qualche minuto.
Ah, ci sarebbe poi l’Elfessa (in cui la parola chiave è fessa) Tauriel, per ricreare il momento romantico tra Arwen e Aragorn, hanno optato per un po’ di amore inter-raziale tra lei e il nano Kili. Poi Aragorn in versione nativo americano non andava bene vero?
Tauriel poi è protagonista della più bella riga di dialogo di TUTTA la trilogia, quando il padre la interroga sul suo amore per Kili (cugino di Grammi), lei si mette a cantare “Di Seeeeeereee neeeeeee, neeeereeeeeeee! Perché fa maaaale! Maaaaaale! Male da morire senza teeeeee!!”. Forse non farà contenti i Tolkeniani, ma si spera di tirare dentro qualche fan di Tiziano Ferro.
Per altro, era tre film che ci pensavo, ma ho avuto l’illuminazione, il re elfico Thranduil (interpretato da Lee Pace, già Ronan l’Accusatore in Guardiani della Galassia) di fatto è Scialpi, ogni volta che entra in scena nel film, ho seriamente temuto che iniziasse a cantare “Rock and rolling! per resistere Rock and rolling!”.
«Rocking Rolling! son biondissimo Rocking Rolling!»
Detto questo, la messa in scena generale passa dal videogames (la dama del bosco che usa i suoi poteri contro gli spettri neri), a una serie di effetti speciali già vecchi, provate a riguardarvi Il Ritorno del Re noterete subito che le parte dialogate (bene) sono ancora ottime e gli effetti speciali, dimostrano tutti i loro dieci anni e passa, bene, quelli di questo film, si vede già da ORA che sono datati, figuriamoci tra dieci anni.
Gioia finale per i Tolkeiani, il disperato tiro dell’ultimo secondo, con cui viene citato anche un certo Granpasso, sbattendosene il passo che il personaggio, non poteva essere nato, anche perché l’anello tiene in vita Bilbo per moltissimi anni, quindi è proprio impossibile che in giro ci fosse giù un Ramingo di nome Gran passo. Ora, ripetete con me, quella cosa turgida che sento contro le chiappe è Pungolo, Pungolo, Pungolo…
Si ci sono cose fighe, come Dane il nano Martello-Dotato, a cavallo della scrofa è mitico, ma usato poco e malissimo, inoltre le buone prove di Martino Uomolibero (Bilbo) e Richard “Thorin Scudodiquercia“ Armitage, vengono rovinate da una recitazione generale imposta evidentemente dal regista, che davvero rasenta quella della telenovelas messicane, con degli imbarazzanti silenzi ad enfatizzare le battute.
«Cosa ti ho fatto di male Peter?»

Eppure, qualche Tolkeniano si è opposto a questo disastro, i figli di J.R.R. Tolkien, che hanno negato la concessione dei diritti per eventuali altri adattamenti, non è chiaro se per sfruttare ancora un po’ l’avo defunto, o se pure loro, si sono stufati di giustificarsi dicendo: “Se vedete che cammino strano, è perché Peter Jackson mi ha ficcato Pungolo su per il c…”

P.S. Cinque armate? Io ne ho contate quattro, la quinta quale sarebbe? I quattro nani di Thorin? O le aquile del Fernet Branca (ANCORA!) che arrivano sul più bello? Bah, forse Jackson risolverà il mistero nella versione estesa del film, Peter? Ma vaffanpungolo va!

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