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Logan – The Wolverine (2017): il mutante della valle solitaria

Grazie Deadpool! No, non ho battuto la testa, ho ben chiara la differenza tra quelli che al momento sono i due mutanti di casa Marvel più famosi in circolazione, eppure se dopo non uno, ma due film pessimi, siamo riusciti finalmente ad avere un film su Wolverine come si deve, un minimo dobbiamo ringraziare anche il successo del film su Deadpool, ma soprattutto la caparbietà di Hugh Jackman.

Era parecchio che Ugo Uomogiacomo sperava di riuscire ad azzeccare il tono di uno dei film solisti di quello che è a tutti gli effetti il personaggio della sua vita, i ragazzi della Fox dopo aver spaccato i botteghini con un film vietato ai minori con il mercenario chiacchierone D-Pool, hanno forse capito che per questo tipo di film esiste un pubblico disposto a pagare per vedere finalmente il sangue sugli artigli di Wolverine, perché sapete, se il vostro protagonista è in costante lotta con il suo lato bestiale e ha sei lame affilate che gli spuntano dai pugni, il morto ci potrebbe anche scappare.

Erano solo 17 anni che aspettavamo questo momento!

Quindi sì, parliamo subito dell’elefante nella stanza “Logan” (da noi “Logan – The Wolverine”, perché si sa che “The” è un’espressione tipica italiana) è un film violento, ci sono teste ed arti mozzati, gente colpita in piena faccia dalle artigliate del protagonista e persino i “Bimbi sperduti” del film, quando usano il loro potere, lo fanno per salvarsi la pelle, perché se un tizio imbraccia l’artiglieria, tu gli restituisci la cortesia, citare Fabrizio De André parlando di un film Marvel, non ha prezzo.

Il nostro amico Uomogiacomo che ridendo e scherzando, ha sfoggiato i basettoni di Zio Logan in tutti i film della saga degli Uomini-Pareggio, ha capito che la sovraesposizione può essere un problema e che il tempo passa anche per lui, il risultato è un film maturo che risulta ancora più riuscito se messo in confronto diretto con quei due giocattolini mosci che erano i film precedenti dedicati al personaggio. Ma non è tanto l’aggiunta di violenza e parolacce (Logan che esclama “Porco Cazzo” è il tormentone della settimana) ad aver fatto fare il salto di qualità a questo film, non mi lascio impressionare solo da queste cose per unirmi al coro del “Miglior film di super eroi di sempre, anche meglio del Batman di Nolan” che è il nome che viene sempre fuori quando si parla del genere più popolare degli ultimi 20 anni.

Io, ogni volta che qualcuno attacca a parlarmi di quanto è bello Il Cavaliere Oscuro

“Logan” al pari di almeno un film di Nolan (e voi non avete idea che palle che ho a doverlo citare per forza), manda a segno un sacco di trovate e ne sbaglia altrettante, i difetti ci sono e si vedono tutti, ma in generale è un’opera talmente azzeccata, non solo per violenza e parolacce, che fa sperare che la tendenza dei prossimi film sarà sempre questa.

Chiaro anche che se ti metti in scia alla moda delle serie “The End” della Marvel, raccontando l’ultima avventura di un eroe che da 17 anni appassiona il pubblico, è più facile coinvolgere a livello emotivo, ma l’occasione era quella giusta, la volontà di “Ultimo Tango” di Jackman fa sì che “Logan” diventi il soggetto migliore per parlare del crepuscolo dell’eroe. L’ispirazione arriva dal ciclo di storie di Mark Millar e Steve McNiven intitolato “Vecchio Logan”, in cui lo sceneggiatore scozzese, prendendo enorme ispirazione da “Gli Spietati” di Clint Eastwood, ci raccontava di un Logan vecchio e stanco lontano dai suoi giorni di gloria, in un futuro apocalittico in cui i buoni hanno perso, James Mangold chiude idealmente il cerchio e, a sua volta, pesca temi, uomini, colori rugginosi e citazioni (a “Il cavaliere della valle solitaria”) per trasformare “Logan” in un western.

«Io ho sempre avuto fortuna quando si tratta di ammazzare cristiani» (Cit.)

Anno 2029, la campagna di controllo (Leggi anche: Sterminio) della Essex Corp ha portato i suoi frutti, da 25 anni non nascono più mutanti, quei pochi che ci sono vivono nascosti e sono l’ombra di loro stessi, come Logan, James Howlett, chiamatelo come volete, ma non più Wolverine, visto che quei tempi sono andati e il nostro ora si barcamena come autista di Limo, i poteri arrugginiti e una malattia che lo sta consumando, vive in una cisterna arrugginita con Calibano (Stephen Merchant) che gli stira le mutande, a fare la bada ad un vecchio 90enne rincoglionito da una malattia neurologica degenerativa, Charles Xavier (Patrick Stewart), il cervello più potente del mondo, ora danneggiato e pericoloso per se stesso e per gli altri.

Il passato, però, torna a grattare (con gli artigli) alla porta e il nostro eroe con le pezze al culo dovrà tornare in sella per aiutare Laura (Dafne Keen, con premio di miglior personaggio femminile dell’anno già in tasca) e l’infermiera Gabriela a raggiungere la terra promessa nel North Dakota. Sì, perché la piccoletta frutto dell’esperimento X-23, di fatto, è un clone in miniatura di Wolverine, che dal papà non ha soltanto ereditato gli artigli, ma anche il brutto carattere.

Tutta sua padre, la cocca di papà.

Sulle loro piste i Reavers guidati dal bionico Donald Pierce (Boyd Holbrook, il biondo di Narcos) intenzionato a cancellare il programma “X-23” per sempre e, su tutto, l’ombra di un’arma ancora più letale, X-24, perché seguire la numerazione è importante.

«Macaulay Culkin aveva la mano robotica? Eh? Eh?»

Parliamo subito dei difetti, nessuno particolarmente tremendo, più che altro passaggi di trama stiracchiati e poco ispirati che nel film si notano e non poco, senza rovinare la visione a nessuno (traduzione: OCCHIO SPOILER MODERATI!), il filmato dell’infermiera Gabriela non è altro che il classico momento “Spiegone” per aggiornare il pubblico, inoltre, se si decide di introdurre un elemento come il proiettile di Adamantio per la grande occasione, in stile Martin Riggs, è abbastanza ovvio che prima o poi verrà utilizzato, specialmente se poi il cattivo X-24 si presenta con QUELLE sembianze (Fine SPOILER MODERATI).

Inoltre e, a mio avviso, a ragione, James Mangold ha deciso di sacrificare una scena sul “Disastro di Westchester” citato da Xavier per mantenere il tono realistico del film (storia vera), d’altra parte, però, l’elemento meta cinematografico dei fumetti degli X-Men di Laura viene un po’ diluito, peccato perché da vecchio lettore di fumetti, l’idea degli stessi utilizzati come elemento di speranza per i protagonisti non può che farmi piacere.

«Solo Cassidy può leggere questa robaccia, hanno anche tagliato degli alberi»

La durata del film per qualcuno potrebbe essere un problema, con i suoi 137 minuti “Logan” è il secondo più corposo dopo il pallosissimo X-Men- Apocalisse, ma su due piedi non c’è una scena a cui avrei fatto a meno, perché “Logan” funziona sotto diversi punti di vista.

Per la prima volta vediamo un po’ di azione come si deve in un film degli uomini-pareggio, inseguimenti in macchina, combattimenti corpo a corpo e sparatorie come un film su Wolverine si merita, la marcia in più è sicuramente poter finalmente vedere gli artigli del Canadese che si piantano nella faccia e nella zucca dei cattivoni e, livello di coreografia, ho amato molto la sequenza in cui Logan in versione badante artigliato, interviene per fermare la “crisi” di Charles Xavier, ho ripreso fiato solo quando l’ultimo dei cattivi e rimasto steso (malamente) a terra.

Patrick Stewart, poi, è davvero bravo nel regalarci un Professor X mai così devastato che, però, in alcuni brevi momenti di lucidità (la scena dei cavalli) recupera quella pacatezza che lo ha caratterizzato nei primi film degli X-Men.

«Sapevo che dovevo restare sull’Enterprise, questi X-Tizi m’hanno rovinato»

Menzione speciale per la piccola Dafne Keen, perfetta per il ruolo della giovane X-23, è difficile rendere credibile che una bimba nata nel 2005, possa ammazzare in malo modo degli energumeni armati, sarà pure stata aiutata dai cavi (e ci mancherebbe!), ma alla fine la sfida a livello di credibilità più complessa del film è vinta alla grande, nel giro di mezzo film X-23 sfoggia più mosse letali di suo papà in nove comparsate, il che fa ben sperare per il futuro, inoltre, vocetta odiosa a parte, la ragazzina sfoggia la cazzimma giusta per il ruolo, insomma, promossa a pieni voti!

«Carini gli occhiali» , «Sarà bello il tuo occhio nero»

Ma staremmo qui a parlare della fuffa se non fosse proprio per Ugo Uomogiacomo, lo abbiamo lasciato nudo e feroce nel cameo in stile Arma X dell’ultimo X-Men – Apocalisse e ancora prima in Wolverine – L’immortale, era tiratissimo al limite della parodia, non vorrei esagerare dicendo che sembrava pronto per il prossimo capitolo di “Magic Mike”, ma quasi.

Qui, invece, senza la capigliatura proto-punk e i basettoni da Neil Young, Jackman è imbolsito, che per i suoi standard vuol dire che nelle ultime settimane ha solo fatto 47 ore di palestra, contro le canoniche 124, ma la distanza anche fisica dall’inguardabile film precedente di Wolverine contribuisce a rendere ancora più credibile la sua prova attoriale, il risultato finale per lui è un “Canto del ghiottone” (perché dire il cigno non mi sembra il caso) notevole, un film di cui andare giustamente molto fieri. Bravo Ugo!

«Prova ora ad andare col trattore in tangenziale…»

Wolverine qui, è finalmente un personaggio vero, guardando “Logan” è chiaro perché gli altri film solisti dedicati a lui hanno fallito: erano tutti orientati all’estetica del personaggio e nessuno di questi alla sostanza, qui, invece, tutto il peso dei suoi drammi e delle sue scelte spesso sbagliate si vede tutto e da spettatori è inevitabile patteggiare per lui, mi viene anche da dire: finalmente!


Il protagonista di questo film non è più Wolverine, “Il migliore in quello che fa” e non è nemmeno più James Howlett, ha provato ad essere solo un umano, ma anche in questo caso è stato preso a schiaffoni, è semplicemente Logan, un vecchio che ha perso amici ed amanti ed è stato sconfitto dalla vita, è lo sceriffo Reuben J. “Rooster” Cogburn che non ha nemmeno più voglia di parlare dei tempi in cui era “Il Grinta”, ma vuole solo che nessuno gli rompa i coglioni, per sognare un po’ di pace impossibile. Davvero portarsi “Il cervello più pericoloso del mondo” di un malato Xavier su una barca a vela può essere la soluzione? No, è soltanto un’altra fuga.

«Sono troppo vecchio per queste artigliate…»

X-23 per lui è l’occasione di provare a fare un ultima cosa giusta ed è proprio per questo che “Logan” è un film che sta in piedi sulle sue gambe, potrebbe quasi essere apprezzato anche da chi non ha visto nessuno dei precedenti film sugli uomini-pareggio, è un film “On the road” come direbbero gli Yankee, vero, ma è anche un film sviluppa la sua coerenza, facendo piazza pulita di tutine colorate e concentrandosi sui suoi pochi personaggi, per svilupparli attraverso tematiche tipicamente western.

«Pà se non ammazzo nessuno, possiamo fermarci a prendere un gelato?»

I ragazzini del programma “X-23” sono una metafora (facilona se vogliamo) sul futuro, Laura, Rictor e tutti gli altri stanno a Logan come i ragazzetti di Thunderdome stavano a Mad Max (anche se ci ho visto anche dei punti in comune con “I Nuovi eroi”, ma sto già degenerando quindi meglio che mi contengo…), l’occasione per fare qualcosa di buono anche se l’eroe è ben consapevole che per lui non ci sarà una vittoria, “Noi abbiamo perso. Noi perdiamo sempre”.

In questo senso, quell’utilizzo de “Il cavaliere della valle solitaria” potrà anche essere “Didascalico! Letterario!” (Cit.), ma è tremendamente efficace ed è anche una dichiarazione di intenti. Spielberg nella sua sconfinata conoscenza cinematografica ha pronosticato per i film di super eroi, oggi popolarissimi, lo stesso destino dei Western, destinati a diventare il genere che viene troppo spesso dato per morto. Ma che siano Cine-comics o Western, sono entrambi popolati da eroi e cattivi, fino ad ora abbiamo visto lo scintillio dei costumi in spandex troppo simile alle giacche con i lustrini di Roy Rogers (chissà perché mi scappa di citare John McClane…), è ora per il cine comics di mostrare la polvere su selle e sugli spolverini, è ora dello sceriffo “Rooster” Cogburn e di William Munny, spero che “Logan” sia solo il primo di tanti.

Old man look at my life I’m a lot like you were (cit.)

Sempre sullo stesso argomento, vi consiglio i leggere il pezzo del Zinefilo, l’unico sul film che ho letto prima di vederlo, bollino di qualità, se è piaciuto a lui, potevo vedermi il film tranquillo, cosa che, in effetti, ho fatto.

Sepolto in precedenza mercoledì 15 marzo 2017

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