«I LOST six years of my life.»
Quando Zio Portillo mi ha chiesto se volevamo scrivere qualcosa su LOST ho accettato, perché finisco sempre per citarla e malgrado gli ENORMI difetti è una serie importante che ha generato iconografia il cui lascito è chiaro ancora oggi, quindi per celebrarla, eccovi il resto del Blogtour!
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Oggi questi qui, potrebbero fare giusto “L’isola dei famosi”, ma ai tempi erano qualcuno. |
“Lost” è stata la prima serie che ho iniziato a seguire in lingua originale, pur di assecondare il bisogno fisiologico di risposte (storia vera), una buona abitudine che mi accompagna ancora oggi, quando mi riferisco al lascito di “Lost”, penso anche a dettagli personali come questo. Certo, poi ci sarebbe tutto il resto, ad otto anni dalla messa in onda dell’ultimo episodio, sono ancora convinto che “Lost” sia stata la più grande truffa (dis)organizzata della storia del piccolo schermo, ma andiamo per gradi.
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Il luogo di lavoro ideale per questi qua, così le cazzate che scrivono volano subito via. |
Innegabile, però, che “Lost” abbia dei meriti anche grossi, per quanto mi riguarda quando si parla di prime stagioni di una serie, ancora oggi, quella di esordio di “Lost” è tra le migliori di sempre, se inizi a guardarla vorrai per forza andare avanti, perché i misteri intriganti non mancano e la qualità si vede subito, fin dal pilot. Ora, non so come la pensiate voi, ma io credo che nelle vita l’importante sia non come inizi, ma come finisci… Ecco, “Lost” inizia non bene, ma benissimo, del finale non posso dire lo stesso. Ah, lo dico per correttezza: da qui in poi SPOILER!
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“Così imparo a fidarmi delle compagnie low cost”. |
Il pilot è micidiale, diretto di pugno dallo stesso Abrams inizia con un dettaglio sull’occhio del neurologo Jack Shephard (Matthew Fox uno dei tanti lanciato da questa serie che poi si è un po’ perso) per buttarci tutti nel mezzo del disastro, una scena tesissima di sicuro impatto, la cui efficace resa visiva è merito anche di una scelta precisa di Abrams, ovvero quella di abolire il colore rosso dal set e dai costumi di scena, in modo che il sangue mostrato risultasse ancora più spaventoso, bella idea, vero? Bella forza! E’ la stessa che aveva già avuto Spielberg sul set del film Lo Squalo figurati se GIEI GIEI si fa venire un’idea brillante senza scipparla a qualcuno!
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«Presto sotterri questa donna! Se la vede Abrams ci licenzia tutti!» |
Il pilot costato la bellezza di 12 milioni di ex presidenti defunti stampati su carta verde (storia vera) ci presenta tutti i personaggi: il miliardario cicciotto e nerd Hugo (Jorge Garcia), la partoriente Claire (Emilie de Ravin) e la coppietta di Coreani che non parlano (non parlano?) una parola di Inglese, ovvero Jin-Soo (Daniel Dae Kim) e Sun (Yunjin Kim).
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Perché Locke aveva un arancio in bocca? Perché!? Me lo chiedo da anni! Perchè!?! |
Menzione speciale per Sayid (Naveen Andrews) il torturatore della guardia repubblicana di Saddam Hussein che, in un’epoca post 11 Settembre ed in una serie che inizia con un disastro aereo, riesce ad essere a lungo uno dei pochi personaggi mediorientali non banali in un programma americano, non un’impresa scontata.
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La sigarette in Lost sono come le risposte: Sempre meno di puntata in puntata. |
A proposito di belle presenze, la misteriosa fuggitiva Kate è fatta a forma di Evangeline Lilly che potreste ricordare per Ant-Man o mentre amoreggiava con un nano. A lungo Evangeline Lilly è stata la più grande attrice del mondo per le scene sotto la doccia, ma tenetemi l’icona aperta su questo punto che ripasso, nella vita reale la Lilly ha avuto una storia con un altro membro del cast, Dominic Monaghan che qui interpreta il rocker eroinomane Charlie che quando non è alla ricerca di una dose, vi ammorberà i maroni con la sua tediosa “You all everybody” cantata in pessimo falsetto, l’unica hit del suo gruppo, gli immaginari Drive Shaft. Siccome ai tempi Monaghan arrivava dal successo de “Il signore degli anelli”, tutti hanno fatto finta di non vedere che il suo personaggio è un ridicolo clichè.
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«Smetto di guardare Lost quando voglio, smetto quando voglio, quando voglio…» |
Come mai su un’isola tropicale che sembra uscita da “La tempesta” di William Shakespeare ci sono feroci orsi polari, un fumo nero che insegue la gente facendo rumori meccanici e una misteriosa botola? L’idea originale di Abrams e Lindelof prevedeva una serie breve, con personaggi alle prese con un’isola che evoca gli incubi, una roba pensata per finire, non si sa come, ma in tempi stretti, peccato che “Lost” al netto di un ottimo esordio, riesce a conquistare il pubblico, diventando la serie di punta della AMC, quindi viene confermata per una seconda stagione che ha ancora più successo, bisogna andare avanti, ma più si va avanti e meno il finale diventa chiaro.
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«… Ti ho mai detto che ho un diploma come insaponatore di schiene?» |
Entrambi spariranno presto, curioso che gli attori che venivano arrestati per guida in stato d’ebrezza nella vita reale, si ritrovassero improvvisamente disoccupati causa morte del loro personaggio nella serie (storia vera), un delirio che diventa presto un valzer di nuovi arrivati, l’apice del ridicolo? Nikki e Paulo, dovevano essere i portatori della verità suprema e spariscono entrambi del giro di mezzo episodio morendo in un modo ridicolo. Malgrado tutto, Rodrigo Santoro che interpretava Paulo è riuscito lo stesso a diventare abbastanza famoso, questi sono i veri misteri di Lost!
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Ma che ne so! In matematica ero pure una schiappa! |
Inoltre, Kate ormai ha una scena sotto la doccia ogni tre puntate, ad Hollywood prendono in considerazione l’idea di togliere la stella di Meryl Streep dal Walk of fame e sostituirla con quella di Evangeline Lilly, rigorosamente sotto la doccia.
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«And the Oscar goes to…» (MVP! MVP! MVP!) |
I famigerati numeri di “Lost”, quelli che chiunque abbia visto la serie ha imparato ad odiare a memoria: 4, 8, 15, 16, 23 e 42, quelli con cui Hugo vince alla lotteria e che sommati fanno appunto 108 come i minuti tra una “Pulsantata” e l’altra, fanno parte dell’equazione di Valenzetti? Per capirli bisogna essere laureati con il massimo dei voti al MIT? Hanno davvero un senso. Non lo so, ma vi assicuro che se oggi Internet vi sembra una bolgia, ai tempi era una giungla di teorie, alimentate dagli autori che non facevano altro che introdurre nuovi personaggi, tutti con nomi presi in prestito dalla scienza e dalla letteratura, quindi arrivano i vari: David Hume, Michail Bakunin, Michael Faraday, C.S. Lewis senza contare il mio preferito, ovvero John Locke, che ricorda tanto l’omonimo filosofo britannico.
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Penny lane is in my ears and in my eyes (così, senza motivo). |
Altro Guacamole? Iniziano i “Flashforward” salti in AVANTI della storia, il più celebre dei quali mostra un distrutto Jack che non trova più un senso alla sua vita dopo aver abbandonato l’isola che fino a poco tempo prima voleva lasciare a tutti i costi, tra i tormentoni creati da “Lost” mettete pure dentro Matthew Fox che urla…
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A volte una gif dice più di mille parole. |
Intanto GIEI GIEI Abrams è diventato un nome, Tommaso Missile lo ha voluto per dirigere “Mission: Impossible III” (2006) di lì a poco avrebbe messo le sua zampacce sul rilancio di “Star Trek” e scopiazzato male Steven Spielberg dirigendo “Super 8” (2011), quindi guarda il suo compare e gli sgomma in faccia: “Direzione Hollywood!”.
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Vogliamo ricordarla così. con quella sua strana voglia di far sempre la doccia. |
A questo punto mettetevi nei panni di Damon Lindelof, ancora intossicato dal tubo di scarico di GIEI GIEI, da una parte Internet in fermento che vuole risposte, dall’altra AMC che lo sommerge di soldi, quando lui sa benissimo di essere nella caccona fino al collo, perché quando si tratta di concludere il buon “Cioccolatino” Lindelof ha il talento di centrare il bersaglio di un lanciatore di freccette miope, quindi fa l’unica cosa sensata in un momento del genere, almeno secondo il SUO giudizio: mente, mente spudoratamente, nega l’evidenza giurando e spergiurando il falso anche spalle al muro.
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La posa di chi si atteggia facendo il figo. Lo sguardo sperso di chi pensa “Uccidetemi!”. |
Da qui in poi “Lost” diventa un generatore di cazzate mai finito, la sensazione è di guardare una serie in cui le soluzioni vengono scelte pescando bigliettini con suggerimenti da un cappello, tipo: perché non spostare l’Isola con un grosso marchingegno tipo “Ruota della fortuna”? Facciamolo! Viaggi nel tempo li vogliamo mettere? Ideona! Buttala dentro! Non serve nemmeno far venire giù un fenomeno della scrittura come Brian K. Vaughan a metterci una pezza perché ormai la serie è compromessa, le domande si accumulano così come le sottotrame, ad esempio, io ancora non ho capito perché le donne sull’Isola non potevano partorire causa morte, o cosa cercasse davvero la Rousseau bah!
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Passata dalla doccia al bagno. Vai Evangeline vai, il nostro cuore è con te! |
Dove ho capito che “Lost” si era persa su se stessa è quando nella quinta stagione, dopo cinque anni a girare in lungo e in largo l’isola, improvvisamente i protagonisti trovano un faro, una gigantesca torre che svetta e che guarda caso, nessuno aveva MAI notato prima, alla domanda precisa «Come mai non l’abbiamo mai vista?» la risposta fornita ai personaggi idealmente dagli sceneggiatori è chiara: «Perché non l’avete mai cercata». Perché la tessera del sindacato sceneggiatori di Damon Lindelof non sia stata stracciata immediatamente dopo questa trovata è da annoverare tra i grandi misteri non della serie, ma proprio dell’umanità.
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«Pillola bianca, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e avrai dimenticato tutte le puntate di Lost» |
Il finale dal 2010 spiazza il pubblico, i protagonisti, vivi e morti durante la serie non importa, si ritrovano tutti in una chiesa in cui compaiono i simboli di tutte le religioni, luce bianca, baci e abbracci, alla fine erano davvero tutti morti, però l’isola non era l’inferno, ma una specie di purgatorio fuori dal tempo, in cui passato, presente, futuro e realtà stessa non hanno più senso (come le trame di questa serie), qualcuno ancora sostiene che sia una geniale mossa meta televisiva in cui tutto il cast abbandona i propri personaggi, ma se volete sapere la mia è la più clamorosa mossa paracula della storia del piccolo schermo.
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Non so perché, ogni volta mi fa pensare ai Simpson questo finale. |
Insomma, “Lost” ha cambiato il modo di vivere le serie tv, è uno di quei titoli responsabili della “Golden Age” della serie tv che stiamo vivendo ora, il suo peso specifico è incredibile e malgrado la sensazione di presa in giro generale, “Lost” mi ha regalato un sacco di momenti mitici, il mio preferito? John Locke nella buca, di nuovo senza l’uso della gambe, che sta per farsi prendere dalla disperazione quando Jacob gli dice: «Alzati John, hai ancora un compito da svolgere», il sorriso di Terry O’Quinn fa il resto.