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Lost Themes IV – Noir (2024): l’infernale Carpenter (e figli)

Conoscete il motto su cui è fondata questa Bara: ogni giorno passato a parlare di John Carpenter è un giorno ben speso, figuriamoci un giorno passato ad ascoltare il nuovo lavoro del Maestro!

Ogni volta che Carpenter sforna un nuovo disco, metà del pianeta, se non tre quarti, sbuffa perché lamenta il tempo non passato dal Maestro dietro la macchina da presa a dirigere. Rassegnatevi, uno che in circa dieci anni ha sfornato fumetti, una regia da remoto dal divano di casa ed è arrivato al quarto Lost Themes (più svariate altre colonne sonore) mi sembra chiaro che abbia scelto la via della musica. Ci va bene che i suoi Los Angeles Lakers vengono cacciati a pedate dai playoff della NBA sistematicamente al primo turno, altrimenti non avrebbe tempo per altro se non il basket alla tv.

La restante porzione di sbuffante pianeta si assesta sull’idea: «Uff un altro Lost Themes!». Ora, non so bene che abbiate da lamentarvi, al massimo la vera lamentela consiste nel fatto che in pochi abbiano davvero deciso di affidarsi a Carpenter e alla sua band per la colonna sonora, almeno ad Ovest di Firestarter, che guarda caso aveva proprio nelle note di “Giovanni & Figli” la parte migliore dell’opera.

Giovanni & Figli, specializzati in tastiere, schitarrate e spaventi.

Proprio ora che i “Temi perduti” del Maestro sembravano routine, Giovanni Carpenteriere si gioca l’asso, tutto è nato come al solito a casa, ovvero dove il nostro passa la maggior parte del suo tempo (John uno di noi!), vi riporto la dichiarazione di Daniel Davies, chitarrista del gruppo e figlioccio del Maestro: «Sandy King [moglie e produttrice di Giovanni, nota Cassidiana] aveva regalato a John un libro per Natale, pieno di immagini di film noir, tutte foto di quell’epoca. Lo stavo guardando e ho pensato che mi piacevano quelle immagini e quell’immaginario. E se ci basassimo liberamente su quello? E se i titoli fossero quelli di alcuni dei film noir preferiti di John?»

Ovviamente la risposta di Giovanni non si è fatta attendere, quei genietti di Criterion sono riusciti addirittura ad estorcere al Maestro la lista dei suoi dieci Noir del cuore, la trovate QUI e vi avviso, quello alla decima posizione vi stupirà, quella scelta (tipica sua) aprirebbe molti scenari di discussione interessanti.

Paura eh di scoprire il titolo numero dieci eh?

Il nuovo disco, annunciato da un singolo bomba e seguito da un altro altrettanto valido, ovviamente è tra i miei ascolti fissi di questo periodo, se gli altri Lost Themes erano una collezione di tracce principali, tutte potenziali “Main theme” per film che nessuno ha (ancora? Chissà) davvero realizzato, questo quarto capitolo fa un salto di qualità, non solo funziona sullo stesso principio, perché le dieci tracce sono una meglio dell’altra, ma a loro modo funzionano anche come potenziale colonna sonora per un Noir, magari diretto proprio da Carpenter, che personalmente vorrei vedere tipo, ieri! Ma mi sta bene anche immaginarlo mentre ascolto la colonna sonora.

Della prima traccia oltre che primo singolo, My Name Is Death, abbiamo parlato diffusamente, così come del pezzo che combina meglio Noir e Horror ovvero il secondo singolo, He Walks By Night (quarto brano del disco), questo mi permette di concentrarmi sugli altri pezzi composti da Carpenter, suo figlio Cody e il figlioccio e chitarrista Daniel.

“Machine Fear” è uno dei miei pezzi preferiti, ha questa base quasi malinconica che va in salendo fino ad una parte emotiva molto riuscita, ben bilanciata dal pezzo successivo, che se vogliamo è il meno “Noir” del disco, visto che con il suo extra bit e quelle chitarre, ha qualcosa di vagamente Metal che può solo farmelo apprezzare.

Noirabbestia! (il più stiloso resta quello nel mezzo)

Notevole “The Burning Door”, che sembra il pezzo ideale da utilizzare come sottofondo al momento di rivelazione per il nostro ideale detective da film Noir. Mentre “Beyond The Gallows” è forse la traccia dove la chitarra ad un certo punto ha il sopravvento. Ma quella più oscura, fin dal titolo, quella che fa scivolare tutto in quell’atmosfera di vuoto Carpenteriano che ci piace sempre ritrovare, nei suoi brani e nei suoi film resta “Kiss The Blood Off My Fingers”, voi non avete idea del film mentale che sto dirigendo nella mia testa grazie alla colonna sonora composta da queste due generazioni di Carpentieri (storia vera).

“Guillotine” è la traccia che devo ancora assimilare meglio, normalmente nei film del Maestro esiste sempre un secondo brano che cambia il tiro e diventa la seconda traccia principale, forse “Guillotine” potrebbe esserlo per questo Noir immaginario, anche se sicuramente quella principale sarebbe questa, che vi ripropongo qui sotto perché resta una bomba clamorosa.

“The Demon’s Shadow” e “Shadows Have A Thousand Eyes” concludono alla grande l’ideale caccia all’assassino e il finale di questo Noir, potrebbe avere un finale incredibilmente cinico, in pratica un film di John Carpenter ma sta di fatto, che un tale livello di creatività e vitalità nella composizione dei brani mi fa tornare su una questione chiave, sempre troppo bistrattata: John Carpenter (e figli) è sempre stato un compositore per il cinema fin troppo sottovalutato, ma l’essere dato per scontato è un po’ la cifra che ha caratterizzato anche tutta la sua carriera.

Da parte mia non ho mai sottovalutato il Maestro, anzi, sono ben felice di sentirlo tornare con nuovi “Temi perduti” ed ora, alla luce del risultato, immagino abbiate già intuiti dove voglio andare a parare: Sandy, mi rivolgo direttamente a te, per Natale, il prossimo libro da regalare a John fai che sia un libro sul Western, ci siamo capiti no?

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