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Love, Death & Robots Vol. 4 (2025): ma anche parecchi gatti

Ormai Love, Death & Robots, giunta alla sua quarta stagione, è diventata una di quei capisaldi di Netflix che non fa in tempo ad uscire e l’hanno già vista tutti, complice anche la durata di questa nuova tornata di dieci brevi episodi.

A tirare le fila sempre David Fincher, ormai accasato presso la celebre piattaforma di streaming e sostenuto dal suo compare Tim Miller, mi fa piacere che nel 2025 qualcuno sperimenti con l’animazione portandola al grande e grandissimo pubblico in questo modo, soprattutto tenendo ancora fede allo spunto iniziale, ovvero il modello di Heavy Metal, qui spudoratamente citata in un episodio in particolare, ma come al solito, parliamo di tutti i corti che compongono questo quarto volume della serie, via!

4×01 – Can’t stop

Il concerto di Slane castle in Irlanda del 2003 dei Red Hot Chili Peppers re-immaginato utilizzando le potenzialità dell’animazione, il risultato? Anthony Kiedis e compagni trasformati in marionette, non dico proprio come Team America ma quasi.

Fatico a capirne il senso, ma i fan dei Red Hot apprezzeranno.

Simpatico, carino, imperdibile se siete fan dei Red Hot ma faccio fatica a capirne il senso, se non, considerando che è l’unico episodio del lotto diretto da David Fincher, una sua volontà di tornare alle origini, ovvero quando dirigeva pubblicità e videomusicali.

4×02 – Mini incontri ravvicinati del terzo tipo

Se vi dico “La notte dei minimorti” (Night of the Mini Dead) mi rispondete che è uno dei migliori segmenti della terza stagione della serie? Allora sappiate che Robert Bisi e Andy Lyon lo hanno fatto ancora una volta, questa volta in chiave invasione aliena, ed è uno spasso!

Sì, lo hanno rifatto ed è bellissimo!

4×03 – Spider Rose

Ancora un rimando al passato, in questo caso all’episodio “Sciame” (Swarn), ancora una volta un adattamento da un racconto di Bruce Sterling, uno dei padri della letteratura Cyberpunk, qui la regista Jennifer Yuh Nelson dirige il segmento forse animato meglio, quello che ci ricorda che gli occhi di taglia più grande ci salvano dal precipitare nella “Uncanny valley” e ve lo dico, meglio questo della nuova versione con attori di “Lillo & Stich”, sono pronto a metterci la mano sul fuoco.

«Basta con ‘sti maledetti live action Disney!»

4×04 – Bestioni dell’isolato 400

Tim Miller, coadiuvato dalle animazioni di Passion Pictures, una gioia per gli occhi, porta in scena una guerriera cazzuta che lotta sui pattini, una gang in odore di Walter Hill, tutto bello, tutto figo, finché non vedi chi sono i bestioni del titolo e tutto scade nel ridicolo involontario, animato benissimo, ma sa tanto di minuti di vita persi.

Sembra uscita da un fumetto di Frank Miller.

4×05 – L’altra cosa grande

Il prequel di Tre Robot con cui questa serie è iniziata, qui scopriamo come è iniziata per davvero la rivoluzione e ve lo dico? L’episodio preferito a Casa Cassidy, visto che il micio (quasi) senza nome è identico a come noi pensiamo Nanà qui a casa, interpreti la vita, il mondo e il suo dominio globale di Imperatrice, il mio episodio del cuore di questo quarto volume. Evidentemente John Scalzi che ha scritto il racconto originale aveva un gatto o una cagnetta come Nanà.

La vita secondo Nanà.

4×06 – Golgota

Torna Tim Miller alla regia per adattare un racconto di Dave Hutchinson, il secondo con attori in carne ed ossa di questa serie e non è un caso se il primo, lo aveva diretto proprio Miller, solo che era molto ma molto meglio, perché questo potrebbe essere una critica alle religioni, tema che mi è sempre caro che però qui scivola proprio via, a colpire è solo la resa estetica dell’alieno: tentacoli, capsula trasparente sulla testa e dentro, verde e sbavante… In pratica è l’alieno dei Simpson in versione live action!

Se tanto mi dà tanto, quello a sinistra è il reverendo Lovejoy.

4×07 – Il grido del tirannosauro

Come puoi raccontare la lotta di classe? In tanti modi, uno di questi è utilizzare gladiatori tatuati in un‘arena sul pianeta Giove che lottano a cavallo di dinosauri. Ok, non sarà il modo più intelligente per farlo e nemmeno il miglior episodio della serie, ma trovatemene uno più in stile Bara Volante!

No cioè, voglio dire, brutto?

4×08 – Così Zeke ha scoperto la religione

Un bombardiere B17 durante la seconda guerra mondiale viene scelto per una missione segreta che sembra uscita da un fumetto di Hellboy. La regia di Diego Porral rende omaggio in modo palese ad Heavy Metal, perché questo non è altro che una versione ancora più matta di “B-17” del buon vecchio Dan O’Bannon e sapete che vi dico? Mi sta benissimo così, se tale livello di onestà intellettuale prevede un bombardiere io sono felicissimo.

Mio personale MVP del cuore.

4×09 – Il complotto dei dispositivi intelligenti

Bella l’animazione a passo uno, simpatica l’idea delle interviste agli elettrodomestici di uso comune, solo che sembra l’incursione di Seth Rogen nella serie per livello di battutacce, il più delle volte scatologiche, inoltre non ho capito dove fosse il complotto, ma non importa.

Ho la sensazione che Seth Rogen sia passato per una consulenza sulla trama.

4×10 – Perché può strisciare

Gattofili, questa è la serie per voi, ancora gatti, questa volta in un monastero del ‘700, impegnati a combattere Satana, non proprio gli Aristogatti, ma funziona lo stesso specialmente se siete come dicevo appunto, gattofili.

Fincher è decisamente gattofilo.

Insomma, anche questo “Vol. 4” come un album dei Sabbath è andato, il problema come sempre è che questi episodi si masticano fin troppo velocemente, ma tanto quando uscirà il “Vol. 5” sarò di nuovo qui.

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