I mostri della Universal sono creature tragiche e piuttosto sfortunate, anche nella distribuzione, in questi giorni assurdi, persino l’uomo invisibile è stato travolto, il suo film che avrebbe dovuto uscire in sala beh, è scomparso. Lo trovate in streaming a noleggio per gustarvelo a casa in questi giorni matti, ma mentre aspettiamo di vederlo (si spera proprio in sala), mi sembra giusto provare a dare un po’ di visibilità a “L’uomo invisibile”, paradossale lo so, ma mai come le nostre giornate.
Sono letteralmente cresciuto con i mostri classici della Universal e con Scuola di mostri, quindi facevo un po’ il tifo per il loro ritorno, anche se La Mummia con Tommaso Missile è stato un passo falso che ha rispedito in soffitta il progetto del “Dark Universe”. Il cui secondo capitolo sarebbe stato un uomo invisibile interpretato da Johnny Depp, e questo si mi sembra paradossale! Come avrebbe fatto Depp a fare facce e faccette da invisibile?
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“Oh Giasone per fortuna sei arrivato! Ho temuto il peggio!” |
La cura Blum funziona, malgrado la sua sparizione dalle sale, “L’uomo invisibile” è riuscito a portare a casa trenta milioni insieme ad un altro primato, un film scritto e diretto da Leigh Whannell valido? Gente non è certo roba garantita! Leigh Whannell a sua volta, è una sorta di uomo invisibile, messo in ombra spesso dal suo compare più famoso James “Pupazzo” Wan, insieme hanno scritto il primo “Saw” (2003) e quel gioiellino di “Dead Silence” (2007), salvo poi perdersi per sempre con la saga di “Insidious” su cui preferirei non dire nulla, anche perché mi sono già espresso con dovizia di dettagli in passato.
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«Quella? Ma no è tutta roba vecchia, sai per far contento James Wan» |
Upgrade scritto e diretto da Whannell era un bel film passato troppo inosservato e sono felice di constatare che per “The Invisible Man”, quel ragazzaccio di Leigh è riuscito a stare bello concentrato, sfornando un horror che funziona molto bene anche come Thriller. Segnate anche il suo nome nella lunga lista di autori vitaminizzati dalla cura Blum, un austerità economica che costringe tutti a tirar fuori la creatività.
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Lo sai cosa dicono gli americani degli uomini con le mani piccole vero? |
L’uomo invisibile del romanzo di H. G. Wells, è stato raccontato al cinema in moltissime versioni, a partire dal classico del 1933 diretto da James Whale. Molti autori si sono cimentati con i poteri e la (non)responsabilità che il non essere visti garantisce, lo ha fatto John Carpenter ma anche Paul Verhoeven, ma Leigh Whannell fa una scelta azzeccata e al passo con i tempi, decide di raccontarci tutta la storia dal punto di vista di una donna, costretta a convivere con l’incubo di un uomo, che poi diventa anche invisibile.
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«Almeno questa volta non ho quel dannato paralume in testa» |
Cecilia ora vive con la sorella Emily (Harriet Dyer), il suo enorme fidanzato poliziotto James (Aldis Hodge) e sua figlia Sydney (Storm Reid), ma è come una reduce di guerra che ha il terrore anche di mettere il naso fuori di casa, traumatizzata dalle attenzioni di un uomo che controllava ogni sua azione e che l’ha resa paranoica. Adrian è un ricco milionario specializzato in innovative invenzioni nel campo dell’ottica, con un laboratorio che sembra la Bat-caverna, è una capacità di manipolare le persone notevole. Ma la notizia della sua misteriosa ma liberatoria morte, forse è la fine di un incubo per la ragazza, ecco forse.
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«Ti richiamo, sento un rumore in soffitta», «Ma tu non hai la soffitta», «Appunto» |
Davvero Adrian è ancora vivo e in qualche modo invisibile? Oppure siamo di fronte ai deliri di una donna che ha vissuto gli ultimi anni nel terrore di un uomo tirannico? Quello di Whannell è lo stalker perfetto, proprio come quello di “Unsafe” di Steven Soderbergh, però con la critica sociale al sistema sanitario, sostituita da una maggiore predisposizione a momenti horror.
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«Le sembro Barbara Hershey? No, quindi mi deve ascoltare, un uomo invisibile, come nella canzone dei Queen» |
Una donna perseguitata da uno stalker, di fatto non è minacciata da un uomo invisibile ma fin troppo presente? Non è abbandonata spesso da tutti (autorità, amici e famiglia) e creduta semplicemente matta oppure bisognosa attenzioni? Sembra incredibile, ma l’uomo dietro a molte delle trovate sceme dei vari Insidious, qui resta concentratissimo riuscendo a sfornare un thriller davvero riuscito, che riesce spesso a farti abbracciare ai braccioli della poltrona, ma senza che le tematiche sociali (comunque presenti e belle in vista) soffochino mai la storia. Vi ricordate quando i Queen cantavano «I’m in your room, and I’m in your bed / And I’m in your life, and I’m in your head»? Ecco, la loro The Invisible Man riassume alla perfezione questo film.
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«No! Non Luigi il cosplayer! Ho detto i veri Queen!» |
Ho una predilezione per i film che riescono ad essere totalmente di genere, ma con una lettura di secondo livello anche squisitamente politica (o sociale) come in questo caso, Leigh Whannell ci è riuscito grazie a davvero poco, bastano piccoli tocchi, un coltello qua e là, la condensa del respiro nel freddo della sera, che compare alle spalle della protagonista, fino ad arrivare a momenti eclatanti, con lunghe sequenze di lotta e combattimento contro un avversario invisibile, il classico personaggio che ti fa pensare: se ti metto le mani addosso…
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«Mi sento leggerissimamente osservata…» |
Quando poi tutto si poteva risolvere in maniera più semplice e convenzionale, mantenendo inalterata la buona riuscita del film, Leigh Whannell non molla l’osso e manda a segno un epilogo davvero riuscito, che è la perfetta conclusione dell’arco narrativo dei personaggi, ma anche di quello che è a tutti gli effetti un thriller, uno di quelli che ti lascia in tensione fino ai titoli di coda.