Certo a lungo “il regista a due teste” ha firmato i suoi film solo come “diretti da Joel Coen” per motivi squisitamente burocratici, ma lo sapevamo tutti che in realtà i loro film erano scritti e diretti da entrambi i fratellini del Minnesota, i cui ultimi film sono stati largamente sottovalutati per il solito motivo, i Coen da sempre fanno parte di quella strettissima cerchia di grandi nomi per cui se il loro ultimo lavoro non è un capolavoro conclamato, automaticamente deve risultare una tragedia, forse per questo Joel ha deciso di continuare la sua carriera solista proprio con una tragedia, quella di Macbeth.
Per la nuda cronaca Ethan pare che abbia sviluppato un certo senso di fastidio dei confronti dell’industria cinematografia, ufficialmente non si è ritirato ma già da un po’, fin dalle sue ultime apparizioni pubbliche, pare non più interessato a dirigere film. Joel invece è di un altro avviso e il suo “Macbeth” è una versione del tutto personale, se vogliamo anche molto semplificata e ridotta all’osso (in più di un senso) della tragedia scritta da William Shakespeare.
Lati positivi, finalmente ho capito quale dei due è Joel. Magra consolazione lo so. |
Prendiamo subito Dumbo per le orecchie e affrontiamo l’elefante al centro della stanza? Non vi dico nemmeno di cosa stiamo parlano perché penso che dover ancora trattare la faccenda sia grottesco, quindi vi faccio una domanda: per un ruolo come quello di Macbeth che da sempre, fin da quando l’opera veniva (e tutt’ora viene, con cadenza quasi annuale) presentata a teatro, che ha sempre rappresentato una delle massime sfide per i talenti mondiali della recitazione, voi non vorreste poter vedere uno dei più grandi di sempre cimentarsi con questa pietra miliare, questo bando di prova universale del talento? Io si, ecco perché l’idea di Denzel Washington nei panni di Lord Macbeth mi provoca una sola reazione, l’esaltazione. Perché per il vecchio Denzel io ho terminato gli aggettivi superlativi ormai diversi anni fa, quindi sono felice che Joel Coen lo abbia scelto e gli abbia costruito intorno un film tanto sospeso nel tempo e volutamente artefatto (quindi cinematografico) da rendere un attore di colore non più un argomento di discussione, perché non dovrebbe mai esserlo, tanto meno in un film con questa atmosfera.
«Polemica? Shhhhhh» |
Per i motivi che vi raccontavo lassù poi, gli appassionati del Bardo si strapperanno la barba per la semplificazione portata da Joel Coen alla trama, inoltre la recitazione in prosa sarà lo scoglio contro cui s’infrangeranno di faccia molti spettatori, ma posso essere onesto? Ho trovato molto più riuscita questa versione che quella piatta, verbosa e senza picchi, vista poco tempo fa con Michael Fassbender nello stesso ruolo. Odiatemi, ma la penso così.
«Ti cerchi proprio le rogne vero Cassidy? Diventerai popolare come il mio arredatore d’interni» |
Dalla versione del 1948 di Orson Welles viene presa in prestito la centralità del protagonista, ingombrante, quasi intimidatorio nella presenza, un ruolo scritto dal sarto per uno capace di fare anche paura come Denzel, così sull’argomento elefantizio di cui sopra, possiamo metterci una pietra tombale o se preferite, una bara volante.
Eppure Coen pesca anche da quello che a mio modesto avviso resta il migliore adattamento dell’opera di William Shakespeare di tutti i tempi, pur non avendo utilizzato nemmeno una riga del testo scritto dal Bardo, mi riferisco a “Il trono di sangue” (1957) di Akira Kurosawa da cui arriva questo bianco e nero implacabile in cui Joel Coen è perfettamente a suo agio.
Poi di mio sono un ragazzo pane e salame, persone più intelligenti e preparate di me considerano Macbeth quasi un’opera minore tra le tante partorire dal Bardo, ma ho sempre avuto un debole per questa storia di predeterminazione e follia, di megalomania fuori controllo e di potere che dà alla testa. Mi rendo conto che questa versione di Joel Coen abbia quel tocco fighetto garantito dalla A24 che farà sciogliere i cinefili nell’era dell’internèt oppure che verrà demolito, perché tutto quello firmato Coen deve essere per forza capolavorò, però devo dire che vedere Denzel titaneggiare nel ruolo, quasi mi è basato. Quasi, perché oltre all’operazione filologica (anche abbastanza fighetta) e alla gran prova di Denzel, il film sembra più uno della A24 che uno dei Coen, e se la casa di produzione può avere altri film così, non so quanti altri Coen avremmo.
«Guarda che non stiamo mica recitando l’Otello sai?» |
Insomma, resta un colpo al cuore per me, da sempre fanatico del cinema dei fratellini del Minnesota, sapere di questa loro separazione artistica che spero duri come quella dei Litfiba (mi scappa una citazione), in ogni caso in bocca al lupo a Joel per il suo futuro, chissà cosa arriverà ancora, se il primo film scelto è stato una sfida come questo, anche se essersi affiancato alla A24 è già una bella presa di posizione. Se devo essere onesto, già sento un po’ la mancanza del “regista a due teste”.