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Mad Max (1979): prove tecniche di storia del cinema

Non so voi, ma io sto leggerissimamente attendendo di vedere il nuovo “Mad Max: Fury Road” che uscirà in sala il 14 maggio. Giusto per non dare alla mia Scimmia, altri motivi per caricarsi in vista dell’uscita del film, nelle prossime settimane, provvederò ad un ripasso dei tre film precedenti. Anche solo per parlare di una delle mie trilogie (per ora) preferite. Cominciamo!

Australia, 1979. Lo sconosciuto 34enne George Miller è un paramedico con il pallino del Cinema, partecipa ad un concorso per registi dilettanti portando un abbozzo di film, un’idea che gli è balzata in testa guardando A boy and His Dog.

Il concorso guarda un po’, lo vince, e a quel punto decide di farlo veramente un film. Quindi, si mette a cercare il protagonista, al casting si presenta il classico ragazzo accompagnato da un amico, nella fattispecie l’amico, la sera prima era finito in mezzo ad una rissa, quindi si presenta in veste di accompagnatore, con in faccia i segni delle pizze prese e sulle nocche i segni di quelle date. Miller lo guarda e gli dice una cosa del tipo: “Tu, con la faccia pesta, ci servono facce così per il film.”. Le parole esatte non le conosco, ma sta di fatto che Miller gli appioppa la parte del protagonista. Il ragazzo con i lividi color melanzana in faccia è un 23enne australiano di nome Mel Gibson, potreste aver sentito parlare di lui per giusto un paio di capolavori della storia del Cinema e per la fama del suo brutto carattere.

«Brutto carattere? Ma se sono un così bravo ragazzo, non si vede?»

Il film viene girato a Melbourne, in 12 settimane, con un budget di 350.000 Australian-Dollars che al cambio equivalgono ad… Una fesseria in pratica. I soldi sono talmente pochi che quasi tutti i membri della banda di motociclisti cattivi, beh, erano motociclisti veri. Ad un certo punto nel film, un personaggio usa la frase: “Dammi il pezzo di carta che mi farà uscire di prigione”. Beh, questa frase era un tormentone sul set, perché la vera banda di motociclisti assoldata da Miller per partecipare al film, si presentava con i propri abiti da Gang e, soprattutto, le proprie armi, tutte da mostrare in bella vista.

Il foglio in questione, era un permesso speciale, rilasciato dalla società di produzione, in modo da giustificare look ed armi, in caso venissero fermati dalla polizia locale, cosa che succedeva puntualmente.

«Non sono un criminale! Sto girando un film!»

Per quei due che non l’avessero visto, ad un certo punto un personaggio resta coinvolto in un incidente, ne esce molto male, sta di fatto che la cosa ai censori dell’epoca, ricordò troppo un evento reale successo ad un poliziotto, quindi il film venne super censurato. Ma per il resto non è mica un film violento, no no, nemmeno un po’.

In compenso all’estero alla pellicola è successo di tutto: negli USA è stato completamente ridoppiato, a causa del pesantissimo accento “Aussie” di tutto il cast. In uno strambo Paese a forma di scarpa, gli hanno solo cambiato completamente il titolo da “Mad Max” (me cojoni!) a “Interceptor” (‘Sti cazzi!) come le auto guidate dal corpo di polizia del film, di cui fa parte il protagonista. Se siete interessati ad approfondire l’argomento, fate un salto su Doppiaggi Italioti, intanto beccatevi l’Italica locandina.

Con quel titolo, puoi avere anche un poster figo, ma è difficile prenderti sul serio.

La trama è quanto di più semplice mai visto: in un futuro prossimo, la società è al limite dell’anarchia totale, le strade brulicano di pazzi motorizzati che seminano il caos, il corpo di polizia è l’ultimo baluardo della società. Lo scontro avviene su strade e super strade, le armi? Le V8 auto truccatissime super veloci in dotazione ai tutori dell’ordine. Max Rockatansky è il miglior pilota del corpo di polizia, ha una moglie e un figlio, ma una banda di motociclisti particolarmente selvaggi si sta facendo un nome… A questo punto, anche mia nonna ha già capito come il film continua e finisce.

La pellicola è tutta qui, di fatto è un Revenge movie di 88 minuti, in pratica, è una pietra miliare dei film Post-Apocalittici, è la pellicola che ha dato il via alla “Ozploitation”, l’exploitation Australiana, ma soprattutto, ha rivoluzionato per sempre il modo di fare gli inseguimenti di automobili al cinema. Ha alzato l’asticella dell’ultra violenza e ha ispirato mezzo milione di altri titoli fondamentali della storia del Cinema, ma perché no, anche tutti i film/fumetti/cartoni animati con protagonista con giuMbbotto di pelle nera, che si aggira per un futuro apocalittico (ogni riferimento a Ken il Guerriero e Berserk è puramente voluto!).

La forgia su cui sono stati plasmati tutti gli eroi post-apocalittici della vostra vita.

George Miller cambia tutto, dirigendo un film con l’obbiettivo anamorfico widescreen, ad usarlo prima di lui in Australia, solo “Le macchine che distrussero Parigi” di Peter Weir, scusate se è poco…

Oltre al Widescreen, Miller abbassa il punto di vista: prima gli inseguimenti di aiuto erano visti da un punto di vista statico, a bordo strada, come un passante che vede sfrecciare due macchine in corsa. Qui, invece, tutto è ripreso ad altezza ruota, ad altezza radiatori, avete presente la classica inquadratura con la ruota della macchina che gira sul lato sinistro/destro dello schermo, l’asfalto che sfreccia sotto e l’audio che è composto dal rumore del motore a palla? Ecco, marchio registrato 1979, George Miller, Mad Max/Interceptor.

Immaginate una cosa di questo tipo, però per tutto il film, brutto?

Lo stile di Miller è abbastanza grezzo, anche inesperto, il ritmo nelle parti non d’azione è dilatato, il film potrebbe durare comodamente 10/15 minuti in meno, tutte le parti in cui ci mostrano Max con la famiglia, non si discostano di un millimetro dall’anonimato di qualunque film Lui/Lei felici e innamorati, oppure lui preoccupato per la sua famiglia. Ma sono le parti action e violente a fare di “Mad Max” un film molto importante.

Basta guardare la prima scena: la folle fuga del Nightrider (che ascolta “Rocker” degli AC/DC alla radio, giusto per ribadire l’australianità del film), tutti i poliziotti sulle loro V8 cercano di fermarlo. Miller ci mostra pochi dettagli del protagonista, il suo nome dipinto sul passaruota anteriore dell’auto. Di lui vediamo solo alcuni particolari: il giubbotto di pelle (solo Gibson sul set ne aveva uno in vera pelle, quello degli altri poliziotti era in vinile, perché i soldi erano davvero pochi e la pelle costa), gli occhiali da sole riflessi nello specchietto, Max Rockatansky è il pistolero più veloce del West (o dell’Outback), infatti, Miller lo introduce come un eroe di un Western.

«Questa città non è abbastanza grande per tutti e due, straniero»

A guardare questo film, sembra che nessuno guidi mai a meno di 120Km/h e nessuno rallenti MAI, al massimo si ferma sì, ma solo se va fuori strada, o si sfracella da qualche parte. Io non so come si dica in Australiano “Auto che rombano a cannone e chiocchi fortissimi”, però in questo film ce ne sono un sacco!

Per dire: il furgone che viene divelto da un’auto della polizia in corsa ad inizio film (ricordate, nessuno frena in questo film) era uno scassone senza motore, spinto a braccia dalla crew in mezzo alla strada, il fatto che fosse senza motore, ha contribuito al fatto che finisse ridotto in un milione di pezzetti, per altro, il furgone, era di George Miller.

Ma la cosa veramente figa di “Interceptor” è la trama: non è imprevedibile pensare che il protagonista e il Villain (Il capo dei Bikers) si scontreranno a fine film, non è nemmeno imprevedibile capire che altri personaggi ne pagheranno le spese prima del duello finale (la parola che state cercando è Western), la cosa brillante è l’andamento, ovvero il come questo accade.

Max è totalmente recalcitrante, il budget imponeva l’utilizzo di quante più cose reali possibili, però il film riesce lo stesso a far trasparire chiaramente una società che è all’ultima curva, prima del caos totale, un mondo ancora intatto e dominato dalla natura, in cui è la società ad essere un copro morente.

Tutto questo è rappresentato dalla follia dei motociclisti, Max stesso esprime al suo capo il suo dubbio morale: “Tra noi e loro, non cambia niente, stessi metodi, solo il distintivo ci mantiene dalla parte della ragione e sani di mente…”.

Lo so che non si direbbe, ma questi sono i buoni del film.

Ecco, sani di mente, questa è la svolta chiave. Tutta la violenza ha effetto su Max, il momento chiave è l’incidente di certo personaggio (non vi rivelo il nome per non rovinarvi la visione). Nella versione italiana ci sono dei tagli, se riuscite cercate di recuperare un’edizione non televisiva.

Ma in ogni caso, anche nelle versioni con tagli, la scena della visita all’ospedale di Max è il momento in cui il virus della follia si insinua nella mente del protagonista che, infatti, scappa, fugge dal suo ruolo, cercando la pace per sè e per la sua famiglia, ovviamente le cose degenerano ancora, il colpo di grazia arriva nel finale. Max Rockatansky smette di esistere e diventa Mad Max. Gli ultimi 20 minuti di film, sono pure Revenge Movie, usando una V8 truccata come arma, senza più freni, solo ultra violenza, Max ha oltrepassato il limite e anche la società che lui rappresenta. Il mondo è finito, Max ci ha portato in un mondo dopo, Post-Apocalittico appunto… Siete gasati anche voi?

Quando vi accusano di avere le ‘braccine corte’ fatevi venire in mente quest’uomo.

Ecco, l’auto di Mad Max, la V8 Interceptor, nera come il peccato. Costruita sulla base di una Ford Falcon XB GT Coupè del ‘73, vola veloce come un aeroplano grazie al compressore volumetrico, forse l’unica trovata davvero Sci-Fi del film. La leva rossa che Max tira per accelerare, è il padre putativo di una generazione di Fast & Furious e compagnia cantante, l’elenco dei film ispirati da “Interceptor” non si conta…

Cosa dire di Mel Gibson? Con questi film è diventato una Star mondiale, a 23 anni aveva già il carisma giusto per diventare IL personaggio del film, il resto lo fa con lo sguardo: più caccia fuori quegli occhi azzurri, più vedi la follia del personaggio prendere piede. Nel finale, penso che non batta più nemmeno le ciglia, visti i trascorsi (anche recenti) nella vita dell’attore, viene da pensare che non stesse recitando, tutto ciò rende la sua prova ancora più epica, ma tranquilli, negli anni successivi avrebbe fatto anche di meglio.

Mad Mel, l’Australiano dagli occhi di ghiaccio.

L’ultima scena, per me rappresenta uno dei migliori finali della storia del cinema, il primo “Saw” praticamente è nato grazie a quella scena (a quanti titoli figliati da questo film siamo arrivati? 80/100?), la trovata è talmente buona, che c’è chi ci ha fatto su un INTERO FILM, usando solo quella scena:

manette, un seghetto, un serbatoio che perde, gli occhi fissi di ‘Mad’ Mel Gibson che si allontana in auto, probabilmente verso la storia del Cinema… L’ho già detto che è un film grosso così? ALlora aggiungo che è anche un Classido!

 
Ultima curiosità: le musiche sono di Brian May… No, non è QUEL Brian May, è l’altro, compositore australiano, per altro morto non troppo tempo fa.

Quindi, malgrado la pochissima esperienza e la mano ancora tutta da fare, George Miller ha messo giù un filmone grosso così. Si poteva fare meglio? Probabilmente solo sfornando un sequel, ancora più grosso, rombante, figo e iconico, che poi è esattamente quello che ha fatto Miller. Tutti voi, qui, prossimamente, con Gara 2 della Trilogia di Mad Max. Restate tonnati!

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