Home » Recensioni » Masters of Horror (2005-2007): doppia porzione di Stuart Gordon

Masters of Horror (2005-2007): doppia porzione di Stuart Gordon

Poteva un maestro dell’orrore come Stuart Gordon venire
ignorato da una serie intitolata “Masters of Horror”? Proprio no, infatti
questo sarà l’argomento del nuovo appuntamento con la rubrica… Above and
Beyond!

Ogni tanto Masters of Horror torna puntualmente a trovarci su questa Bara, inevitabile visto che
la serie nasce da alcune cene informali tra registi radunati da Mick Garris,
battezzata per il nome da Guillermo del Toro e andata in onda su ABC e IDT in
due stagioni tra il 2005 e il 2007, non solo ha permesso a molti prediletti di
questa Bara di tornare dietro alla macchina da presa, ma per alcuni di loro è
stata anche una spintarella per rimettersi a dirigere lungometraggi come non facevano
da un po’, quindi possiamo solo volere un mondo di bene a Mick Garris.

Se riuscite a riconoscerli tutti, vuol dire che siete Bariste e Baristi di lungo corso.

Chi di certo non aveva mai smesso di dirigere era il nostro
Stuart Gordon che non solo dev’essersi difeso bene durante le cene
organizzate da Garris, ma si è difeso alla grande durante le due stagioni di “Masters
of Horror” perché è innegabile che la prima serie, andata in onda nel 2005,
fosse qualitativamente superiore alla seconda. Se dovessimo stilare
un’ipotetica classifica dei dieci migliori episodi di tutta la serie, ci sarebbe
da divertirsi, ma se il primato va a John Carpenter che con il suo Cigarette Burns ha firmato il miglior
episodio di tutta la serie, il Maestro non si è certo ripetuto con il
decisamente meno riuscito Pro-Life, a
mio modesto avviso, l’unico che potrebbe ambire ad occupare due posizioni in
quella ipotetica classifica è proprio Stuart Gordon, l’unico “Masters of the
universe
Horror” che con due episodi diretti ha saputo sfornare due
gioiellini oscuri e bellissimi, di cui parleremo oggi, quindi mettetevi comodi!

1×02 – La casa delle
streghe

Dopo l’ottima puntata d’esordio “Panico sulla montagna”
diretta da Don Coscarelli (posto fisso in quella ipotetica classifica di cui
sopra), ci voleva una solida conferma per tenere il pubblico televisivo
incollato ad una serie come “Masters of Horror”, il secondo album è sempre il
più difficile nella vita di un artista, come cantava Caparezza, ma il secondo
episodio non è da meno, quindi, quando serve solidità è a Stuart Gordon che ti
rivolgi.

Il nostro risponde presente e garantisce tale solidità nel
modo che conosce meglio, insieme al fidato collaboratore, lo sceneggiatore
Dennis Paoli, firma un adattamento di… Indovinate chi? Bravissimi, proprio un
racconto di H.P. Lovecraft, di cui negli anni Gordon è stato araldo sul grande
e piccolo schermo.

Stanza in affitto, prezzo basso, arredato e con creature Lovecraftiane, un affare!

Il racconto scelto questa volta è “I sogni nella casa
stregata” (The dreams in the witch house), conosciuto anche con il titolo “La
casa delle streghe”, scritto da Lovecraft tra il gennaio e il febbraio del 1932
e pubblicato l’anno successivo sulla rivista Weird Tales. La versione di Gordon
di “H.P. Lovecraft’s Dreams in the Witch-House” è un adattamento molto Fedele che
strizza l’occhio anche ad un altro celebre racconto del solitario di Providence
ovvero “I ratti nei muri”, ma in generale, oltre a spostare la narrazione ai
giorni nostri, Gordon e Paoli rispettano e seguono molto il testo originale,
aggiungendo piccolo dettagli di modernità.

Perché una delle tante capacità di Gordon è stata anche
quella di saper adattare il suo cinema ai nuovi linguaggi, molti altri “Master
of Horror” sono rimasti un po’ congelati agli anni ’80 che li hanno visti
protagonisti, Gordon, invece, non si fa nessun problema a fornire al suo
protagonista un computer con modelli matematici in 3D, che altro non sono che
una continuazione degli studi di matematica del personaggio scritto da
Lovecraft nel 1932. Insomma, Gordon è stato un regista al passo con i tempi, ma
soprattutto al lavoro fino alla fine della sua carriera, non è male per una
volta imboccare l’ultima curva di una rubrica monografica, senza trovarsi
davanti la prospettiva di lavori non più all’altezza dei fasti del passato, per
Gordon non è stato affatto così.

Il protagonista di “La casa delle streghe” è Walter Gilman,
interpretato da Ezra Godden che non solo si trova nuovamente diretto da Gordon
in un incubo Lovecraftiano dopo Dagon,
ma per la seconda volta è uno studente della Miskatonic University, con tanto
di maglietta ufficiale a confermarlo.

“Forse avrei fatto meglio a cominciare a lavorare subito dopo il liceo”

Anche “H.P. Lovecraft’s Dreams in the Witch-House” fa parte
della vasta categoria di Horror che cominciano con un trasloco. Per terminare
la sua tesi Walter cerca un posto economico dove vivere e concentrarsi sugli
studi, finirà per affittare una camera ad Arkham, nel New England dove un tempo
viveva ed era stata sacrificata una strega del XVII secolo. Se non fosse per il
padrone di casa che ogni notte è impiegato a salmodiare preghiere, sarebbe
quasi un posto ideale, in ogni caso vi assicuro che un vicino di casa che
ascolta Phil Collins notte e giorno può essere anche peggio, parlo per
esperienza diretta.

L’unica distrazione di Walter è la bella vicina di stanza,
una giovane mamma con bambino piccolo di nome Frances (Chelah Horsdal) tra i
due nasce subito un’intesa dovuta anche alla povertà in cui vivono entrambi, ma
ben presto Walter avrà ben altri pensieri per la testa, il ratto con la faccia
da uomo esiste davvero oppure a causa dello stress da esami, Walter si sta
facendo influenzare dai deliri del salmodiante Masurewicz del piano di sotto?
Eppure le apparizioni notturne della strega cominciano a diventare sempre più
reali, così come le cicatrici sulla schiena del ragazzo, quasi a formare una
sorta di pentacolo sul suo corpo.

Non so voi, ma io Rat-Man lo ricordavo più simpatico.

Campione del mondo di film girati con due spiccioli, secondo
voi Stuart Gordon può soffrire delle limitazioni del piccolo schermo e del
budget di una serie televisiva? Non scherziamo, il nostro Stuardo mette su una
lunga discesa nell’incubo che in poco meno di un’ora trasforma Walter da
studente modello a pazzo che delira su streghe che si muovono attraverso
intersezioni tra i mondi e viaggi nel tempo. Insomma, anche questa volta Gordon
fa sua la materia Lovecraftiana dimostrando che no, non si può tradurre in
immagini il vertice di una stanza che invece di essere composto dall’unione di
tre pareti, diventa una figura geometrica a cinque o più facce, ma si può
mettere una faccia umana su un ratto e renderlo comunque qualcosa a metà tra il
grottescamente comico e il terrificante, insomma quella zona grigia
difficilissima da dominare in cui Stuart Gordon si è sempre mosso agilmente per
tutta la sua carriera.

Non è un caso se dopo una scena onirica molto intensa, con
un patto di sangue tra la strega e il protagonista, siglato a colpi di morsi da
parte di “Rat-Man” (ma non quello di Ortolani), subito dopo Gordon faccia
risvegliare il suo protagonista nella biblioteca della Miskatonic University,
con davanti al naso le pagine di un libro rilegato in pelle umana piuttosto
popolare nella letteratura di Lovecraft, sì, però tutto questo con il
protagonista in mutande, perché un po’ di umorismo (nerissimo) Gordon non lo ha
mai negato a nessuno, nemmeno ad una puntata di “Masters of Horror”.

Il più famoso libro falso di sempre non poteva mancare.

“H.P. Lovecraft’s Dreams in the Witch-House” è un episodio
riuscitissimo che incarna alla perfezione lo spirito del racconto originale e
riesce a spaventare, senza mai tirar via la mano quando si tratta di sangue e
violenza, ma per certi versi con il suo secondo episodio, Gordon è stato ancora
più affilato.

2×11 – Il gatto nero

Quante volte il celeberrimo racconto di Edgar Allan Poe,
scritto nel 1843 intitolato “Il gatto nero” è stato portato al cinema? Da
quanto mi risulta almeno dieci volte di cui quella di Gordon è stata l’ultima,
un adattamento che non
solo ha dovuto vedersela con i nove precedenti, ma con alcuni di questi firmati
da nomi come Roger Corman (nel 1962) e Dario Argento nel doppio film Due occhi diabolici. Roba da far tremare
le gambe, non solo per la storia in sé spaventosa di suo, ma anche per il
confronto diretto che, però, Gordon vince a suo modo, giocandosi oltre ad una
brillante sceneggiatura scritta a quattro mani con il solito Dennis Paoli anche
il suo feticcio, l’attore Jeffrey Combs, alla sua ultima collaborazione con il
regista di Chicago. Quando vi ritroverete in una discussione sulle più grandi
coppie artistiche della storia del cinema, perché tanto vi succederà di sicuro,
stupite tutti giocandovi i nomi di Gordon e Combs, perché tanto a questo gran
sodalizio nessuno pensa mai.

Anche agli sgoccioli di questa rubrica, Jeffrey Combs resta con noi!

Invece di raccontare la solita storia dell’uomo perseguitato
e ossessionato dal gatto nero che termina con persone murate vive, Gordon
risale la china fino all’origine, idealmente chiudendo il cerchio anche nella
sua filmografia. Se il regista di Chicago è stato l’araldo di Lovecraft al
cinema, Roger Corman è quello da cui ha ereditato il modello e qual era lo
scrittore di riferimento di Corman, proprio Edgar Allan Poe. Quindi, per la
seconda volta in carriera dopo ll pozzo e il pendolo, il nostro Stuardo si trova alla corte di Poe rispondendo
presente, infatti, invece di affidare il ruolo del disgraziato protagonista di
“Il gatto nero”, ad un personaggio sgradevole come richiesto della storia,
Gordon chiede a Jeffrey Combs di interpretare lo stesso Edgar Allan Poe, alle
prese con l’infernale micio.

Lesa maestà? No, metanarrativa allo stato puro, in un’ora di
episodio Gordon ci porta nella vita di Edgar Allan Poe, spiantato scrittore che
non riesce a vendere le sue poesie, perché gli editori da lui vogliono solo
altri racconti del terrore, come quello molto bello scritto poco prima, “Il
cuore rivelatore”, non puoi scriverne di più di racconti così caro Poe?

Non dite che porta sfortuna, se leggete questo blog non potete essere scaramantici.

No, il nostro Poe vorrebbe fare altro, ma poi si spende
tutti i soldi, anche quelli che non ha in alcool almeno fino al giorno in cui
sua moglie Virginia (Elyse Levesque) non comincerà ad essere afflitta sul serio
dalla tubercolosi e da quel maledetto gattaccio nero che lo scrittore, proprio
non può vedere, da qui in poi la storia è nota, ma è anche il “Jeffrey Combs
Show” al suo meglio.

L’attore non si limita a somigliare grazie a trucco e
parrucco ad Edgar Allan Poe, si cala completamente nel ruolo regalandoci una
prestazione incredibile che meriterebbe da sola un’occhiata all’episodio solo
per poter apprezzare un caratterista fin troppo poco ricordato per il suo
talento, ma è nel finale che Gordon piazza la zampata, confermando che oltre ad
essere l’ennesimo adattamento di “Il gatto nero”, la sua versione è un grande
omaggio, quasi una dichiarazione d’amore ad uno dei padri nobili del genere
Horror, quasi un dietro le quinte sull’origine (del tutto immaginaria) di uno
dei più celebri racconti di Edgar Allan Poe. Ve lo dico io: Stuart Gordon un
gran signore, il cappello vi dovete levare quando parlare di lui.

Pinocchi e fatine non legge però, lui adora soltanto i racconti di Poe (cit.)

Se un giorno decidessimo di scannarci, provando a stilare la
classifica dei dieci migliori episodi di “Masters of Horror”, sono piuttosto
sicuro che alcune posizioni andrebbero via velocemente, ma l’unico a mettere
due volte il suo nome in lista, sarebbe il nostro Stuardo, zitto zitto e armato
di enorme amore per l’horror in tutte le forme (cinematografica, letteraria e
televisiva) ha saputo essere il più dimenticato dei maestri.

Prossima settimana, ultimi sgoccioli per questa rubrica, ma
non abbiamo ancora finito, ci sono ancora oscure gemme da esplorare nella
filmografia di Stuart Gordon non mancate e mi raccomando, portate il
telecomando del vostro cancello automatico con voi.

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Until dawn (2025): un altro “Ricomincio da capo” in salsa horror

La prima notizia è che per scacciare un film tratto da un videogioco come Minecraft, dalla vetta dei film più visti, abbiamo avuto bisogno di un altro film tratto da [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing