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Matana 2 di 6 (2021): spara più forte… Matana non ti sente!

Questa Bara nei titoli dei post onora da sempre la
tradizione dei titoli chilometrici dei film degli anni ’60 e ’70, soprattutto
degli Spaghetti-Western, quindi Ortolani mi viene incontro (con la mano sulla
colt) e mi fa risparmiare tempo, posso dirlo è tornato Matana… hai
chiuso un’altra volta!

Nelle note a fine albo Ortolani ci racconta come il suo primo
approccio con un fumetto Western sia stato il racconto giovanile (e mai
pubblicato) “Per un pugno di fragole”, un po’ come capitato con Il cercatore,
Ortolani sa bene che alcune storie ci mettono anni a trovare il loro modo di
essere raccontate, il nostro “Fumettiere” (come si auto definisce Ortolani) è
il mezzo per portare quelle storie su carta, direi che per “Matana” è valsa la
pena aspettare, perché al netto di due numeri resta una gran lettura.

Lo chiamano Speranza, cerca solo un pretesto per sparare!

Il secondo numero della miniserie in sei parti con cui il
venerabile Leo Ortolani omaggia gli Spaghetti-Western, malgrado il solito esiguo
numero di pagine, così poche da farti invocare immediatamente il terzo albo, è
una storia più stratificata in cui si ride ovviamente ad ogni pagina, a partire
dal contadino di pietre e dal suo viziato figlio (questi giovani moderni!),
fino ad arrivare alle grandi lezioni che l’America può impartire, un Paese nato
nel sangue e costruito su piccoli villaggi, dove la principale causa di morte
era vivere.

Ho dovuto mette in pausa la lettura per ridere (storia vera)

Matana e compagni si preparano (a loro modo) a partire per
una cavalcata di tre settimane sulle piste del famigerato El Muerto. Isaia
spende tutto in articoli da mare, lo straniero senza nome (di nome Speranza)
minaccia con i suoi revolver tre “caproni” (letteralmente) e Djanga si dà alla
pazza gioia, ottima occasione per Ortolani per piazzare un’altra staffilata ai
bigotti.

Ma è l’arrivo (dentro una bara) dello spettrale El Muerto il
momento chiave, l’entrata in scena del cattivo, la cui bara non vola, e non viene nemmeno trascinata con fatica come faceva Django.
El Muerto si fa scarrozzare in cerca della sua prossima vittima a cui far
cantare “Oh mia cara clementina” e già si intravede nella trama alcune delle
motivazioni (di vendetta) che muovono Speranza, sono sicuro che presto a cantare saranno le Colt, nella migliore tradizione Leoniana.

Una bara? Buongiorno collega!

Cosa ci ha insegnato Sam Peckinpah? A bere e rivoluzionare l’idea
moderna di montaggio nei film? Si anche, ma soprattutto che quanto pochi
affrontano molti, ci vogliono le armi e di norma, oltre il confine con il
Messico non manca mai qualche generale pieno di mitragliatrici e moschetti che
si è auto nominato capo assoluto. Visto che Ortolani fa sempre “recitare” i
suoi attori, riciclandoli proprio come facevano molti spiantati registi di
Spaghetti-Western, l’ultima pagina si conclude con l’entrata in scena di un
altro amatissimo personaggio del mondo immaginario di Leo Ortolani.

Puoi togliere Guerre Stellari ad un uomo, ma non togliergli le Guerre Stellari che si porta dentro.

Insomma anche il secondo numero di “Matana” è una meraviglia
e possiamo dirlo, ormai Ortolani ci sta prendendo dimestichezza a disegnare i
cavalli.

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