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Matrix Reloaded (2003): Harry ti presento Matrix

A gennaio uscirà il quarto capitolo della saga di Matrix, lo sto aspettando? Nemmeno un po’, pensate che non ho mai sopportato nemmeno il secondo e il terzo capitolo, ma siccome voglio arrivare preparato e senza pregiudizi, ho pensato di gettarmi tra le fiamme ardenti rivedendomi i seguiti di Matrix, anche perché e dai tempi del post sul primo film che li state invocando. Vi voglio bene anche se a volte siete più matti di me.

“Matrix Reloaded” è uscito nel 2003, girato come direbbero i nostri cugini Yankee in back to back, ovvero uno via l’altro insieme al suo seguito, ma visto che voglio essere chiaro fin da subito, lo so benissimo che nel 2003 i due registi si chiamavano Andy e Larry Wachowski, ma siccome hanno intrapreso un percorso si transizione, mi rivolgerò a loro chiamandole con i nomi e il pronome che riconoscono, ovvero Lilly e Lana Lana Wachowski, fine del comunicato stampa.

Le Wachowski hanno sempre avuto carta bianca dal produttore Joel Silver, altrimenti non sarebbero arrivate a dirigere quella ciarpanata di “Speed Racer” (2008), ecco perché nel 2003 firmarono un contratto per cui durante la pre produzione del doppio film, non erano costrette e rilasciare interviste ai giornalisti (storia vera). Nei quattro anni intercorsi dall’uscita del primo film, “Matrix” era ormai assorto al suo status di culto istantaneo, modello di riferimento per altri film che dalla sua lezione, hanno capito che era molto importante far vestire di pelle i protagonisti e farli combattere appesi a dei cavi, con buona pace di tutte i film orientali che le Wachowski avevano divorato e rimasticato, ma di questo abbiamo già parlato diffusamente nel post sul primo Matrix, oserei dire il Matrix giusto.

Cassidy che ferma le lamentele su “Infernet” dopo le sue affermazioni su questo film.

Quattro anni per creare l’attesa sono abbastanza, infatti il film al primo fine settimane di programmazione (l’unico che conta) incassò 37 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, piazzandosi al secondo posto dietro allo Spider-Man di Raimi, terzo più alto incasso totale del 2003, insomma un enorme successo che mi regalò una delle esperienze in sala più tediose della mia vita di appassionato di questa cosina chiamata cinema.

Mentre i miei amici si esaltavano per il nulla cosmico che rappresenta questo secondo capitolo, io sprofondavo nella mia poltroncina e nel buco nero del fastidio, da allora non ho mai più voluto rivedere o sentir parlare di questo film, ma solo per voi Bariste e Baristi ci ho riprovato, ho sgombrato la mente, sono giunto all’unica conclusione possibile (che il cucchiaio non esiste) e mi sono rivisto “Matrix Reloaded”. Devo dire che lo ricordavo un po’ peggio di quello che in effetti è, ma questo non vuol dire che sia un buon film anzi, scemo era e scemo è rimasto, inoltre credo che le Wachowski abbia scelto il modo più paraculo possibile per affrontare il secondo capitolo di una trilogia.

Su di lei non dirò nulla, mi trattengo fino al prossimo post, vorrei solo farvi notare Michael “Neo” Myers dietro.

Si sa che in una tragedia, il secondo atto è sempre quello più drammatico, considerando la serietà congenita della saga di Matrix (dove l’umorismo ha sempre avuto pochissimo spazio di manovra), questa lunga Soap-Opera di 138 minuti decide di giocarsi le sue carte proprio così, come un Telenovela argentina fatta di gelosie, amori finiti e baci rubati, con un unico obbiettivo: fare melina, allungare il brodo guadagnando minuti utili (riempiendoli con azioni inutili) con l’unica missione di arrivare a lasciare tutto in sospeso, piazzare un bel “To be continued” scritto ovviamente a fosfori verdi sullo schermo, giocarsi Calm like a bomb dei Rage Against the Machine sui titoli di coda come da tradizione, rimandando tutto al prossimo film, così che i biglietti venduti possano raddoppiare.

Regola aurea dei seguiti: uguale al primo ma con più Smith.

Un affare è avere per le mani una storia così lunga da necessitare di essere divisa in due film (“Kill Bill”, sempre per restare nel 2003), ben diverso invece è non avere nulla da dire ma cazzeggiare per 138 minuti per raddoppiare gli incassi, insomma indipendente dallo loro transizione di genere e dal cambio di nome, ci sarà un motivo se io dal 2003 mi riferisco a loro chiamandole Wachowski(fo) no? In carriera hanno fatto due bei film, uno è uscito nel 1999 e l’altro è “Bound – Torbido inganno” (1996), molto più vicino alla loro poetica rispetto ad un Jupiter qualunque, non è un caso se ora Lana Wachowski dopo un giro completo del tabellone del Monopoli, sia tornata per dirigere un altro Matrix no?

La verità è che George Lucas quando lasciò in sospeso L’impero colpisce ancora, creò un precedente cinematografico che le Wachowski(fo) hanno sfruttato nel più becero dei modi, infatti “Matrix Reloaded” è come detto una Soap-Opera che allunga il brodo in maniera spudorata, basta dire che persino i titoli di testa a fosfori verdi durano il doppio rispetto al film del 1999, per poi far cominciare il film (anche qui, come da tradizione) con la Trinity di Carrie-Anne Moss impegnata a spararsi le pose in una tutina da dominatrice Sadomaso che fa sembrare quella che indossava nel primo film adatta ad un battesimo.

Cosa vi dico sempre riguardo ai primi cinque minuti di un film? Questo se li gioca tutti così.

Il suo volo dal palazzo sparacchiando dura non so, un’infinità e mezza, con il “Bullet Time” utilizzato a sbuffo, una tecnologia creata nel 1999 per poter raccontare per immagini una trama coerente, che qui diventa già parodia. In realtà la morte di Trinity nella prima scena è un incubo di Neo, che in quanto Eletto davanti alla sua porta trova doni come se fosse un certo ragazzo di Betlemme nato il 25 dicembre, anche perché “Matrix Reloaded” oltre a rispettare la regola aurea dei seguiti, ovvero uguale al primo ma di più! Questo spiega perché Hugo Weaving interpreta non uno, non due, ma un milione di Mr. Smith, il film cerca di espandere la mitologia e il mondo creato nel 1999, quindi dopo aver sentito tanto parlare della città di (I’m gonna be iron like a lion in) Zion, finalmente la vediamo e scopriamo che è un posto dove tutti sono afflitti da una musoneria congenita che solo l’idolatrato Morpheus (Laurence Fishburne con il suo girovita in espansione) può contrastare.

Woah! (cit.) Catwoman, il Joker e lo Spaventapasseri!

Le macchine hanno lanciato un’offensiva verso la città, mandando le temibili “Seppie” (ottime in umido) al seguito di una grande trivella (che chiameremo “Trivellone”) puntano sulla città con l’intenzione di spazzarla via, seguono dieci minuti di personaggi che dopo averlo scoperto si ripetono: «Come è possibile?», «È possibile?», «No è impossibile!», che poi è quello che mi ripetevo io in sala nel 2003 guardando questa roba allunga brodo.

La popolazione di Zion è nel panico, ci vuole una voce forte per tranquillizzarli, quindi ci pensa Morpheus, impegnato in un interessantissimo (si fa per dire), triangolo amoroso tra la sua ex Niobe (Jada Pinkett Smith) e il suo nuovo gelosissimo fidanzato Locke, ma a Zion Morpheus è tipo il RAS del quartiere, quindi il suo monologo è una delle robe più tragicomiche mai sentite al cinema: «Sono cento anni che combattiamo le macchine ma siamo ancora qui e vinceremo, perché ora con un enorme trivellone stanno venendo qui con l’intenzione di triturarci le ossa, darle in pasto a cani e poi per essere sicuri, triturare anche i cani, ma siccome noi faremo vedere loro che non abbiamo paura, ora faremo l’unica cosa totalmente sensata… BALLARE!»

“Si che bello! Moriremo tutti che sballo!”

Da qui in poi partono i bonghi tipo parco Sempione (citando gli Elii) e un sudato Rave, dove tutti si strusciano e ballano, espressione verticale di una frustrazione orizzontale, perché come vi dicevo di Soap-Opera si tratta, quindi ci vuole anche del ZeZZo nei limiti della censura per tutti. In tutto questo trovo comunque affascinante Neo (Keanu Reeves) che parla con Trinity bisbigliando, la Wing-woman ed io non ci sentiamo da una stanza all’altra di casa e questo bisbiglia durante un Rave, per altro con il trivellone delle macchine già in funzione. Vantaggi di essere l’eletto.

Sta di fatto che sono andati via quaranta minuti di film e non è successo nulla, se non che Neo in Matrix ora ha cambiato stile, infatti va in giro conciato come lo “Iettatore” Franco Pistoni, mettendo in chiaro che questa faccenda dell’Eletto, oltre a farlo volare come Superman (citato apertamente, considerando che Laurence Fishburne è finito ad interpretare Perry White, trovo tutto molto logico) forse gli permette di bisbigliare durante i Rave Party, perché di fatto per tutto il film Neo, ovvero l’Eletto che può piegare Matrix alla sua volontà, non fa altro che fare il giro delle sette chiese, finendo a parlare con personaggi che sono di volta in volta uno più scemo dell’altro, per una trama che potremmo riassumere così: trova una chiave, apri una porta. Di fatto “Matrix Reloaded” più che un film sembra la seconda casa, quella dove non vai mai, dove hai un unico mazzone di chiavi che pesa sette etti in cui dentro trovi dalla chiave del portoncino blindato fino alla cassetta della posta, mentre passi tutta la vacanza e capire quale chiave apre cosa, uguale.

Un intenso Keanu Reeves nuovamente nei panni di Neo.

Prima Neo parla quei venti, venticinque minuti con l’Oracolo (Gloria Foster), parlano del tempo, di Trinity, del fatto che non ci sono più le mezze stagioni e poi che ah sì! Devi trovare il mastro fabbricante di chiavi (Randall Duk Kim) tenuto prigioniero dal Merovingio (Lambert Wilson), ciao ci vediamo nel seguito adesso fai un po’ a botte con questi cento Mr. Smith che sono arrivati.

Ecco “Matrix Reloaded” è tutto così, un dialogo esageratamente lungo alternato ad una scena d’azione che smette di essere affascinante presto, visto che tutte scadono nel pacchiano, basta guardare lo scontro con i mille mila Mr. Smith, a tratti sembra una gag del “Benny Hill Show” con i personaggi che continuano ad arrivare, le coreografie di una leggenda come Yuen Wo Ping vengono messe da parte in favore di un Neo realizzato in CGI (invecchiata male, ma già posticcia nel 2003, posso garantirvelo) che è uno schiaffo in faccia ai film di arti marziali, già Matrix è il film che ha dato al cinema l’illusione che tutti, legati ad un paio di cavi, potessero diventare maestri di Kung-Fu al cinema, ma “Matrix Reloaded” trasforma tutto in un cartone animato, non so perché le Wachowski non abbiano mai diretto un film su “Dragon Ball”, sarebbero le uniche davvero portate secondo me.

… Ma poi te ne restano mille (cit.)

Per pietà non dirò nulla sui mille Mr. Smith che entrano in scena blaterando «Lo scopo», «Abbiamo uno scopo», «Scopo», «Il nostro scopo», perché altrimenti mi parte il Maccio Capatonda.

Maccio Capasmith riassume lo scopo.

Mi chiedo, perché uno che dovrebbe essere l’Eletto, ha davvero bisogno di passare il tempo ad ascoltare i deliri di chiunque per arrivare fino all’Architetto, il creatore di Matrix (Helmut Bakaitis), la spiegazione è che bisogna giustificare un secondo film di una trilogia per vendere il doppio dei biglietti, quindi arrivano scene assurde come il delirante monologo del Merovingio. Secondo voi Lambert Wilson non si è sentito un cretino a recitare quella roba senza senso, davanti ai tre attori principali, tutti immobili a fissarlo da dietro i loro occhiali da sole, per altro di rara bruttezza? No perché parliamo di in delirio che comincia con: «Dire le parolacce in francese è come pulirsi il culo con la seta» e termina con «Ho bevuto tanto vino vado a pisciare». No sul serio, qualcuno ha dato del “Cinepanettone” a Thor Ragnarok, ma questo cosa sarebbe esattamente? “Natale a Matrix?” Ah no! A giudicare dal dessert che fa orgasmare, direi che è “Harry ti presento Matrix”.

«Quello che ha preso la signorina» (cit.)

I trascorsi nel mondo del fumetto delle Wachowski si vedono tutti grazie a personaggi come i gemelli, stilosissimi e inutili, ma mai quanto Monica Bellucci che risolve il tutto chiedono un bacio a Neo per far ingelosire Trinity (vi ho detto che è una lunga Soap-Opera no?), andiamo ricordate qualche film impreziosito dalla nostra Monica? Tanto bella quanto garanzia di film scarso, le rarità sono davvero pochissime.

Forse l’unico momento davvero degno di nota di “Matrix Reloaded” resta il lungo inseguimento in autostrada, una scena articolata, in cui non ho mai capito perché delle Ducati (con il pieno di benzina nel serbatoio? Mistero) venissero portate su una bisarca aperta, ma poco male, se non altro si passa da inseguimenti e sparatorie in auto, a sgommate in moto, andrebbe tutto bene fino al momento in cui le Wachowski si ricordano di non avere un limite, facendo culminare questa lunga sequenza nella lotta sul tetto di un camion tra Morpheus e uno degli Agenti, che fa automaticamente sfociare tutto nel ridicolo, basta dire che i capelli del maestro fabbricante di chiavi, anche lui sul tetto del camion in corsa, nemmeno si muovono per lo spostamento d’aria, sul serio posso accettare tutto, ma non che si veda così tanto l’abuso di schermo verde.

In ogni caso dieci volte meglio di Tenet.

Dopo 138 minuti passati a cercare chiavi e ad aprire porte, i nostri eroi, sempre più parodie di loro stessi, arrivano finalmente al famigerato incontro con l’Architetto, un monologo di non so, venti minuti? (percepiti ottanta) in cui la saga di “Matrix” sbraga, perché se il film del 1999 era un costante “momento spiegone”, girato così bene e talmente calato nell’atmosfera, da risultate tanto figo senza mai passare per espositivo (pur essendolo), qui i “momenti spiegone” abbondano e hanno la spocchia di apparire intelligenti a tutti i costi. Se nel film del 1999 le chiavi di lettura di secondo livello abbondavano (il mito della caverna, i nomi biblici dei personaggi e chi più ne ha più ne metta), qui le uniche chiavi sono quelle del mastro fabbricante di chiavi, quindi i monologhi sono pieni di paroloni che s’impegnano a far sembrare tutto molto intelligente, quando in realtà l’Architetto non è altro che un Conte Mascetti che ci ha creduto di più, impegnato in una Supercazzola che poi potrebbe essere anche il riassunto di questo film.

«Tarapia tapioco, la supercazzola brematurata come se fossi Matrix antani»

Sorvolo (come farebbe Neo) sul fatto che Trinity venga salvata con il potere dell’AmMMMmore, succedeva anche nel film del 1999, quanto più che altro dopo 138 minuti, finalmente le Wachowski possono giocarsi “calm like a bomb” rimandando con un calcio la palla nell’altra metà campo, quindi posso dire che confermo molte delle mie sensazioni del 2003 ma soprattutto una: non voglio più sentir parlare di questa roba ok? Ora avete anche il post e a differenza della Wachowski, io non vi ho chiesto di pagare un (doppio) biglietto. Prossima settimana, completiamo l’opera con l’ultimo capitolo della trilogia del film che se fosse rimasto figlio unico, sarebbe stato meglio, almeno per me.

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