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Mercoledì (2022): le terrificanti avventure di Sabrin… ah no!

Quasi sembra di vederlo, brivido, terrore e raccapriccio negli uffici di Netflix. Con tutta la fatica che avevano fatto per trovare una serie di punta, in grado tra Supermenni e amori “Teen” di trovare il suo posticin (cit.), purtroppo sono rimasti orfani di Le terrificanti avventure di Sabrina.

Ve la ricordate? Netflix ci aveva investito, ci faceva su gli speciali di Natale e tutto il resto e funzionava, perché prendeva un personaggio reso molto popolare negli Stati Uniti dai fumetti della Archie Comics e per chi ha più o meno la mia età, dal telefilm con Melissa Joan Hart, che parlava con un gatto di pezza dalla voce petulante che le ripeteva sempre «Sabriiiiina!». Se mi incontrate per strade chiedetemelo pure, faccio una decente imitazione del micio, non identica ma comunque buffa (storia vera).

Per Netflix, la serie sulla strega Sabrina era il crimine perfetto, in equilibrio tra fumetti e nostalgia, con una protagonista giovane e priva di cromosoma Y, insomma con tutte le carte in regola per piacere al pubblico e rispettare i canoni dell’algoritmo, tanto che nella loro versione del personaggio, Sabrina aveva un fratello adottivo omosessuale, giusto perché l’inclusività è un fattore che però ha divorato la serie, perché quando alla lunga non hai niente da raccontare il pubblico si annoia e per questo Sabrina si è arenato dopo trentasei episodi, ma con lei non è andato di certo a fondo il bisogno di Netflix di amori “Teen”.

Chi ha creato questa immagine, aveva già chiaro l’andazzo.

Cosa fare? Riciclare la formula. Cavolo dopo tutto quello che hanno speso per far programmare l’algoritmo, vuoi non rientrare delle spese? Quindi Netflix torna sul luogo del delitto dopo aver imparato la lezione, ci vuole un altro personaggi, nato tra le strisce a fumetti, che però sia ancora più popolare di Sabrina. Mi immagino i dirigenti di Netflix schioccare le dita all’unisono due volte, quando la lampadina dello zio Fester si è accesa sulle rispettive teste.

Pensateci, la famiglia Addams è perfetta per l’Al-G Rhythmo (cit.) di Netflix, sono dei reietti, sono dannatamente fighi nell’aspetto, li conoscono TUTTI e hanno dalla loro un fattore da non sottovalutare, di fatto sono “Latini”, papà si chiama Gomez no? Trovato il soggetto ideale, per puntare in alto e assicurarsi l’attenzione del pianeta i capoccia di Netflix cosa hanno fatto? Sono giunti alla conclusione più ovvia, tanto banale che in questi anni nessuno aveva osato pensarci per davvero, perché andiamo! Dai è davvero troppo “telefonata” come scelta: perché non coinvolgere Tim Burton?

Date subito un aumento di stipendio a chiunque abbia curato il casting.

D’altra parte hanno tutti i soldi del mondo per convincerlo pagarlo no? Lui non è uno sceneggiatore e quindi è costantemente alla ricerca di soggetti che risultino Burtoniani, il crimine perfetto. Infatti mi ha fatto molto ridere, ma davvero tanto ridere, vedere come su “Infernet” i fedeli di Burton si siano ammazzati invocando Eva Green e Johnny Depp nei panni di Morticia e Gomez, solo per piangere calde lacrime quando invece sono stati scelti Catherine Zeta Jones e il mitico Luis Guzmán. La prima perfetta e dalla scollatura addirittura distraente (scelta tattica), lui? Ancora meglio perché è identico a come lo disegnava Charles Addams nelle strisce a fumetti originali, quelle che chi dice di amare la famiglia Addams non ha mai letto.

«Hai finito di fare il nerd Cassidy? Siamo la generazione Z la nostra concentrazione dura quanto un video su Tik Tok e la tua premessa è infinita»

Provate a ragionare in termini di Al-G Rhythmo, nella versione Netflix una famiglia di “latini”, reietti e fighissimi sono un sogno bagnato, ecco quindi che i pezzi vanno al loro posto. Isaac Ordonez viene scelto per interpretare Pugsley Addams (per qualcosa come beh, due scene. Ma piene eh?) e siccome l’agoritmo prevede un’adolescente come protagonista assoluta, la serie prende il titolo di “Wednesday” e per il ruolo di Mercoledì Addams si va sul velluto, con la lanciatissima Jenna Ortega, che ha dato prova di talento non in uno, ma in due dei migliori horror del 2022, ed ora grazie a questo ruolo “pop” è pronta per diventare la prediletta, non solo degli horror-maniaci. Eppure ci sarà un motivo se Tim Burton non è mai scivolato (fino ad ora) sulla buccia di banana della scelta ovvia di occuparsi della famiglia Addams no? Ed ora perdonatemi, ma per uno che ha – vi invito a sollevare lo guardo lassù sul logo – un blog con un nome così, gli Addams sono molto più di un pezzo di cuore, sono proprio uno stile di vita.

Tim Burton il regista ideale, ma anche no.

Perché hanno sempre funzionato gli Addams presso il grande pubblico? Perché sono personaggi universali, che tutti conoscono, ma con delle caratteristiche proprie di cui bisogna tenere conto. Se parliamo di estetica è assurdo che nessuno abbia già proposto a Burton questi personaggi, ma da un punto di vista di contenuti siamo agli antipodi.

La famigerata poetica dei “Freak” di Tim Burton si basa su mostri nero vestiti, che si scontrano con un mondo dai colori pastello, popolato da “normali” che in realtà si rivelano molto più mostruosi dei suoi stramboidi, che però la loro condizione di ultimi degli ultimi, se la vivono proprio male. I Freak di Burton sono puri di cuore ma tristi, presi male, depressi, insomma sono l’esatto opposto della famiglia di stramboidi creata da Charles Addams, che invece la loro condizione di mostri (agli occhi degli altri) se la sono sempre vissuta con la gioia nel cuore, o nei lombi nel caso di Gomez e Morticia. Perché hanno sempre funzionato? Perché felici della loro condizione di strambi, sono personaggi perfetti per far emergere le idiosincrasie della famiglia media borghese americana, ovvero il modello esportato in tutto il pianeta di vera stramberia.

Ci voleva Netflix a metterli insieme, ma non è detto che sia stato un bene.

Se “Mercoledì” aveva un motivo di interesse, oltre alla lanciatissima Jenna Ortega che ve lo concedo è molto carina, anche se lo dico come se fossi suo zio Fester oppure Lurch di cui potrei anche fare il cosplayer (per anni lo ha interpretato Ted Cassidy, segni di continuità), era proprio vedere come Burton avrebbe adattato la gioia di essere “Freak” degli Addams alla sua poetica, come ha fatto? Come fa ormai da dodici anni a questa parte, battendosene il cazzo si è occupato di arredare l’ambiente.

Burton, da ex regista ad arredatore d’ambienti.

Mi dispiace parlare male di uno a cui ho voluto artisticamente tanto ma tanto bene (quando era vivo), ma ormai è innegabile che a Burton basti fare due cose “Alla Tim Burton” per mandare a casa felice molto pubblico, che secondo me non ha approfondito molto la sua poetica. Infatti “Mercoledì” inizia nel liceo Nancy Reagan (le uniche tracce di satira che troverete in questi otto episodi), con Pugsley bullizzato perché l’algoritmo prevede che in un dramma adolescenziale ambientato a scuola ci debbano per forza essere dei bulli (maschietti bianchi rappresentanti di una categoria sportiva), con la nostra Jenna Ortega che mettendo a dura prova la nostra sospensione dell’incredulità, li punisce tutti con i sacchetti di Piranha che nascondeva nell’armadietto credo, vabbè, non formalizziamoci. L’inizio non sarebbe nemmeno male, almeno avremmo ancora una volta la stranezza degli Addams contro un mondo ipocrita e a colori, popolato da mostri considerati socialmente integrati. Peccato che sia la scena prima dei titoli di testa del primo episodio, poi l’arredatore di interni Burton si mette in moto.

Piranha, mai uscire di casa senza.

Sulla selezione degli attori mi sono già espresso, semplicemente impeccabile, anche se poi la serie è tutta sulle spalle di Jenna Ortega e il “fattore Addams”, viene messo quasi totalmente da parte, salvo quando il ritmo latita, la trama risulta esangue e quindi si può giocarsi la carta dell’apparizione a sorpresa dello zio Fester (nell’episodio 1×07), che per lo meno guida una moto con sidecar dai colori “dalmatati” che in quanto estimatore, mi ha fatto urlare: «Ne voglio uno anche io!» (storia vera).

Il contributo di Tim Burton a cosa si riduce? In quanto arredatori d’interni, Mano in questa incarnazione ha le cicatrici e la stanza nella nuova scuola Nevermore (… metticelo un po’ di Edgar Allan Poe ogni tanto!), da dividere con una colorata e recalcitrante licantropa, ha una finestra in vetro che il guizzo dell’arredatore sceglie di rendere a colori solo per metà, ovviamente non per la metà di stanza di Mercoledì, allergica ad ogni forma di colore. Fine del contributo di Tim Burton a questa serie.

Si vede la mano (ah-ah) dell’arredatore d’interni.

Anche perché quattro episodi (su otto totali) saranno anche diretti da lui, ma la famosa magia Burtoniana dove sta? Campi e contro campi per i tanti dialoghi della serie e le musiche dell’amico e collega Danny Elfman, che però anche qui, siamo più nel campo dell’arredo degli interni che della regia, o per carità! Autore ormai Burton non lo è più da tempo, visto che ormai è una sorta di Enzo Miccio che Robert Smith chiamerebbe per organizzare la festa di compleanno dei suoi nipotini.

Quando l’ambientazione conta e l’algoritmo richiede il suo tributo di sangue.

La nuova scuola dove tutta la prima stagione (perché tanto lo confermeranno per una seconda di sicuro) è ambientata, annulla ogni possibilità di dare valore alle caratteristiche proprie della famiglia Addams, perché è popolata di alunni magici, come in “Sabrina” o in una versione poverella di Harry Potter. A voler proprio cercare della continuità, potrei scomodare la scuola di Miss Peregrine, ma il risultato non cambia: che senso ha avere una protagonista “stramba” se attorno a lei sono tutti licantropi, sirene, gorgoni e vampiri? Come la fai la critica all’ipocrisia dei “normali”? Risposta: non la fai. Fai un altro Le terrificanti avventure di Sabrina, il tipo di spettacolo di cui Netflix ha sempre bisogno, ma con Mercoledì Addams come protagonista, senza dover nemmeno riprogrammare l’algoritmo ma per assurdo, ottenendo risultati migliori.

Come quella seduta dietro di me in sala a vedere “Alice in Wonderland” che disse: «Non so perché dicono sia poco Burtoniano, gli alberi sono i suoi» (storia vera)

Anche se è lunedì, parliamo di Mercoledì Addams.

Perché è vero che uno dei motivi per cui Mercoledì Addams è un personaggio così amato (da me sicuramente, sono convinto che nella mia caverna spirituale, come mio animale guida ci sia una piccola ‘Tina Ricci che mi dice «scivola»), possiamo ritrovarla nel suo essere sempre impeccabile e capace di cavarsela al meglio in tutte le situazioni con quel suo regale distacco, ma a metà del secondo episodio di “Wednesday” avevo già visto Jenna Ortega tirare con l’arco e fare centro al primo colpo, Jenna Ortega campionessa di scherma (malgrado una controfigura con il triplo delle sue spalle, complimenti Tim!), Jenna Ortega fare il culo a due bulli vestiti da pellegrini in una caffetteria a colpi di Kung-Fu… abbiamo capito Al-G Rhythmo! La tua protagonista adolescente, donna, pallida e latina sa fare tutto, hai anche una storia da raccontarci per caso?

Ovviamente sa anche suonare il violoncello alla perfezione.

Poi nulla da eccepire su Jenna Ortega, finalmente anche chi non guarda solo gli horror capirà che è bravissima, inoltre devo dire che qualcuna delle sue freddure basate sull’umorismo nero mi hanno fatto anche sorridere, anche se il recente cartone animato sugli Addams, almeno non snaturava i personaggi, giocandosi battute molto più riuscite, anche se in pochi lo hanno davvero considerato.

La trama che prosegue a colpi di F4 (basito!)

Ok, facciamo finta che io riesca a mettere una pietra tombale sul fatto che Burton con gli Addams non abbia nulla da spartire, se non una passione comune per i vestiti neri. Facciamo anche finta che io riesca a mandar giù il fatto che si tratta dell’ennesima serie adolescenziale di Netflix, con misteri misteriosi, amori e inclusività. Perfetto, nessuno problema, se almeno la trama filasse potrei anche mordermi la lingua e accettare tutto questo, peccato che la storia sembri scritta dagli sceneggiatori di Boris e non parlo di quelli della serie, ma quelli nella serie.

Un ballo scolastico? State sicuri che finirà come Carrie (ciao Gwen!)

In un tentativo maldestro di utilizzare il METAFORONE, questa incarnazione di Mercoledì c’ha i super poteri, in particolare quello della “vedenza”, sviluppato in adolescenza come gli Uomini-Pareggio. Ogni tanto la nostra giovane gotica è colta da visioni che, beccami gallina se non sembrano pensate per rendere la vita più facile agli sceneggiatori, un esempio? Mamma Catherine Zeta Jones ci parla di come da ragazza sia stata aggredita dal pazzoide che odia i reietti di turno, colto da una rabbia animale. Sarebbe l’occasione per incominciare un’indagine, per capire le motivazioni dell’aggressore e giustificare l’etichetta “Mistery” data a questa serie, invece? Partono i super poteri di Mercoledì, che “vede” la fiala misteriosa in tasca all’aggressore, ne conosce immediatamente la funzione e la trama può saltare tutta l’indagine, ed io sul divano F4, basito! Non è un caso se nella scena dopo Morticia e Gomez amoreggiano un po’. Facciamoli scopà, così de botto, senza senso! (cit.)

Questo è solo un esempio ma potrei farvene un milione, in otto episodi che si trascinano pigramente, spesso sostenuti soltanto dalla presenza di Jenna Ortega, che ci tengo a ribadirlo è bravissima. “Mercoledì” è una perfetta serie per adolescenti generata da un algoritmo, ideale per chi di Tim Burton guarda solo il modo in cui arreda le stanze e della famiglia Addams non conosce nulla, se non il fatto che siano personaggi di pubblico dominio. Da questo punto di vista la serie è un trionfo, piacerà a tanti, verrà confermata per altre stagioni e troverà il suo pubblico, ma non solo è la prova che Burton è il peggiore dei registi possibili associato alla famiglia Addams, ma è anche un enorme fallimento, perché non ha saputo minimamente adattare personaggi universali come gli Addams al 2022.

Ok è fantastico, ne voglio uno subito!

Sfruttando il formato generato dall’algoritmo, si possono sfornare mille serie identiche, prendi un personaggio adolescente famosissimo al pubblico e buttalo dentro una scuola, tra misteri, una preside con l’aria da cattiva (qui il ruolo tocca a Gwendoline Christie, che ai nerd sta sempre simpatica) e la tua serie è bella che fatta. Non so perché nessuno non abbia già messo in produzione “Midtown High School”, con il giovane Peter Parker ad indagare con i suoi amici nel suo liceo, oppure Naruto o One Piece alle scuole medie. Netflix ha già l’algoritmo pronto, Sabrina era stato solo il primo banco di prova, ma le possibilità sono infinite. Ed ora perdonatemi, ma per concludere parliamo di qualcuno che mi sta veramente a cuore.

Ok sentite qua, c’è soltanto un ritorno una Mercoledì, ok? E non è quello del re Jenna Ortega, è quello dello Jedi Christina Ricci.

Io non volevo litigare con un regista che finché è stato vivo, era anche uno dei miei preferiti o con chi ha curato la selezione degli attori, ma infilare Christina Ricci è il classico caso di Captatio Cassatio benevolentiae, infatti sono riuscito ad arrivare alla fine solo perché così, a sbuffo, ogni tanto comparivano nella serie gli occhioni e il sorriso da pazzarella di ‘Tina Ricci (storia vera).

Posso accettare il fatto che la mia prediletta sia fuori bersaglio per tornare alle trecce di Mercoledì, ci sta, va bene. Anche arruolarla per la Mercoledì adulta proveniente da Terra-666 sarebbe stata una vigliaccata alla GIEI GIEI imbarazzante, quindi va bene che qui ricopra il ruolo di Poison Ivy della professoressa di botanica Marilyn Thornhill, sono pacificato con questo punto. Ora vi avviso, nel prossimo paragrafo moderatissimi SPOILER e Cassidy che fa l’imitazione del gatto di Sabrina di Jack Burton, io vi avviso.

Tra le mie poche certezza della vita, immutabili nel tempo.

Trovo blasfemo (… e meno male che eri pacificato Cass!) che non le abbiano affidato il ruolo di Morticia, ma della questione “latina” abbiamo già parlato e va bene così, le mie coronarie non avrebbero retto una Christina Ricci in abiti da Morticia, va bene così, ve lo giuro, amici come prima, però, porco mondo, non la parte dell’unica adulta non stronza, che in tanti momenti cerca di aiutare o almeno di essere gentile con la protagonista! In questa trama scritta dagli sceneggiatori di “Boris” (non quelli della serie ma quelli nella serie) è automatico che per quel minimo di linguaggio cinematografico è possibile trovare in “Mercoledì”, la storia vada nell’unica direzione possibile.

A metà del secondo episodio mi sono girato verso la Wing-woman e ho fatto la mia predizione sul personaggio di Christina Ricci, era talmente facile che persino io, che le sbaglio sempre tutte questa l’ho azzeccata in pieno. Fine dei moderatissimi SPOILER e della mia imitazione.

Insomma, ora ci mettiamo comodi e totalmente pacificati, staremo qui a sentire dire che “Wednesday” è perfettamente in linea con la poetica di Burton, oppure come Tim abbia saputo portare la famiglia Addams alle nuove generazioni e altre fregnacce del genere, mentre vedremo questa serie macinare la stagione numero due, tre, quattro, prima di fare la fine “Sabrina” oppure, quando Jenna Ortega diventerà troppo grande (d’età o di fama) per questa roba. Mi dispiace solo che Rob Zombie abbia provato a portare nel 2022 i Munsters, con pochissimi mezzi e tanto cuore, raccogliendo solo infamia, mentre Tim Burton con tutti i mezzi del mondo e senza la minima passione per questi personaggi, abbia fallito allo stesso modo, ma tra scroscianti applausi.

Fino ad allora mi troverete seppellito nella mia Bara Volante, non provate nemmeno a giocare a “sveglia il morto” con me, perché tanto sono nato strambo e quindi sono ben felice di non unirmi al coro dei “Capolavorò!” per questo algoritmo Netflix. Se avete bisogno di me sto seguendo il mio spirito guida… Unpleasant Dream! (cit.)

«Scivola»

Sepolto in precedenza lunedì 28 novembre 2022

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