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Metal Lords (2022): morte al falso Metal!

Il catalogo di Netflix è pieno di titoli rivolti ad un pubblico adolescente, buona parte dei prodotti sono migliori per qualità generale di “Metal Lords”, che però ha una caratteristica principale, forse il suo tratto migliore: rivolgersi a chi ha il Metallo come nord magnetico.Si perché “Metal Lords” è essenzialmente un film per Metallari, di oggi o di ieri poco importa, visto che è chiaramente pensato da ex adolescenti cresciuti nel Metallo, uno in particolare è un nome famoso (o famigerato) visto che si tratta di D.B. Weiss, ovvero la metà esatta del duo che ha curato per anni Giocotrono, per condurla fino alla sua ultima disastrosa stagione finale.

Ad esempio Machinery of torment, il pezzo suonato dagli Skull F*cker, la band protagonista del film è stato scritto a quattro mani proprio da Weiss insieme al fondamentale contributo di Tom Morello, che compare nel film un po’ come spirito guida del protagonista, insieme ad altri nomi illustri come Scott Ian degli Anthrax, Kirk Hammett dei Metallica e Rob Halford dei Judas Priest, quindi se non altro il film si porta dietro un certificato di garanzia Metallara notevole, però resta scritto da D.B. Weiss, con i pro e i contro che tutto questo comporta.

La camerette che qualunque adolescente metallaro (pieno di soldi) sognerebbe di avere.

Iniziamo da quelli positivi, se avete portato i capelli lunghi e amavate vestirvi di nero e con magliette di gruppi che di norma scatenavano gli sguardi scuri dei vostri sgargianti compagni di scuola, sarà facilissimo per voi immedesimarvi in Hunter (l’esordiente Adrian Greensmith), l’entusiasta del gruppo, quello fedele alla linea che sogna di mettere su un gruppo cazzuto con cui spaccare la battaglia delle band e poi il mondo, come fatto dal suo mito Troy Nix (Joe Manganiello), ma alla batteria deve accontentarsi di Kevin (Jaeden Martell), che di Metallo non ci capisce un accidente però suona il tamburo nella banda della scuola. Beh da qualche parte bisogna pur cominciare no?

Nella più classica situazione di gelosia, a complicare l’assunto ci vuole una ragazza, la scozzese Emily (Isis Hainsworth), violoncellista di talento ma con problemi di gestione della rabbia che fa subito breccia nel cuoricino di Kevin, un po’ meno in quello borchiato di Hunter, che una ragazza nel gruppo non la vuole, generando così una delle poche gag divertenti del film, in cui vengono citati per esigenza gruppi dai nomi ambigui come i Goblin Cock, dimostrazione che comunque la passione per il Metal nel film non manca.

TRVE KVLT \m/

Manca purtroppo una caratterizzazione dei personaggi che vada oltre lo schematico, se il trio di protagonisti è animato da dinamiche trite e ritrite, attorno a loro si muovono dei personaggi che più abbozzati di così non potrebbero proprio essere. Mi spiegate il ruolo dei bulli che “tormentano” Hunter? Quelli che entrano in azione sulle note dei Mastodon (che per altro avevano anche recitato in Giocotrono, segni di continuità), salvo poi sparire dalla storia per sempre, ma fosse solo questo il problema!

Ogni personaggio in “Metal Lords” sembra lo stereotipo di un clichè, impanato e fritto in salsa di già visto, appena entra in personaggio il fighetto con il gruppo che suona (male) pezzi del maledetto Ed Sheeran, sai già che piega prenderà questa storia che procede a colpi di dinamiche già viste. L’unico momento originale è la fuga in auto, tanto immotivata quanto uno dei pochi passaggi del film con un po’ di brio, perché il problema principale di “Metal Lords” è una mancanza di ritmo che per un film così musicale, risulta davvero tragica. Forse aveva ragione Hunter a lamentare la mancanza di un bassista.

«No! Il maledetto Ed Sheeran no!»

Il film di Peter Sollett soffre di un secondo atto piatto, lento, noioso come detto, figlio di dinamiche già viste altrove in altre storie adolescenziali, in questo caso sostenute solo da una colonna sonora notevole, piena di Judas Priest, Avenged Sevenfold, Iron Maiden, Mastodon, Pantera, Metallica e soprattutto “War Pigs” dei Black Sabbath, che diventa il pezzo di base al “montage” musicale con cui gli Skull F*cker diventano finalmente un gruppo degno del loro nome. D’altra parte Netflix ha tutti i soldi nel mondo no? Quindi può pagare i diritti per le canzoni senza difficoltà.

Questo romanzo di formazione con borchie procede quindi per situazioni telefonate, arenandosi su un ritmo ben poco Metal, non critico il messaggio finale, ma è chiaro dal primo minuto che la storia di questi ragazzi finirà più o meno con un messaggio di moderazione, con il Metallo usato come metafora, una cosa del tipo che si può essere Metal nella vita anche con una violoncellista al posto di un bassista, discorso che vale nella musica e nella vita, infatti Hunter alla fine non è altro che un ricco figlio di papà pieno di rabbia, ma anche sotto questo punto di vista “Metal Lords” dimostra di conoscere i suoi soggetti, ma questa la chiudo qui, non voglio attirare l’ira dei Metallari.

Ma poi scusate, volete dirmi che non conoscono i Nightwish?

Peccato che i 97 minuti del film percepiti, siano più o meno come ascoltare sei dischi dei Meshuggah senza sosta e il risultato finale sia comunque un film onesto ma grossolano, se non proprio abbozzato e generico nella caratterizzazione dei personaggi e nelle loro dinamiche, ma in generale un film timido. Siete Metallari ma troppo giovani per Morte a 33 giri? Questo film può fare per voi. “Metal Lords” è un “Deathgasm” (2015) senza la componente horror, ma posso dire che il film del 2015 era ben più riuscito non solo dal punto di vista comico, ma anche nel raccontare l’adolescenza da Metallari? Fatto, anzi l’ho anche scritto.

Aggiungo solo che con il suo umorismo (nerissimo) persino Lords of Chaos era riuscito a strapparmi più risate che questo filmetto, che troverà il suo pubblico non ne dubito, ma resta una cosina che a molti farà urlare: Morte al falso Metal!

Sepolto in precedenza domenica 17 aprile 2022

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