Home » Recensioni » Michael Jordan – La biografia a fumetti: Like Mike, if I could be like Mike

Michael Jordan – La biografia a fumetti: Like Mike, if I could be like Mike

“Un giovane,
con sogni di grandezza sul diamante del baseball, posseduto da quella voglia,
che ti può far arrivare. Queste sono immagini di quello che avrebbe potuto
essere, ma la realtà, non è mai stata così bella”.

Così iniziava
“Come fly with me”, quello che a vent’anni dalla sua uscita, è ancora uno dei
video sportivi più venduti di sempre, la voce narrante, era quella di Flavio
Tranquillo, uno dei giornalisti più preparati del nostro Paese quando si parla
di pallacanestro, una delle mie personali figure di riferimento quando si parla
di professionalità.
Protagonista
di “Come fly with me”? Facile: Michael Jordan! Non servono altre spiegazioni,
lo sportivo che ha travalicato con la sua fama i 28 metri dei campi da basket,
dominando l’NBA sul finale degli anni ’80 e i ’90, diventando quello che è
ancora oggi considerato il più grande giocatore di basket di tutti i tempi,
superando i miti che lo hanno preceduto e imponendo uno standard di grandezza
per tutti quelli che lo seguiranno.



Dicono che l’uomo non può volare… Ok spiegatelo ad Air Jordan.
I titoli
vinti e i numeri macinati non dicono della grandezza del giocatore, ma anche
se non siete appassionati di basket sono sicuro che potrete riconoscere
Michael, i suoi Chicago Bulls, anche per il modo in cui ha dominato i media,
dalla pubblicità al cinema, se “Space Jam” non è uno dei vostri film preferiti
di sempre, non vi conosco e non vi voglio conoscere.
Per uno come
me, che negli anni ’90 è cresciuto e ha iniziato ad amare il giochino con la
palla a spicchi, MJ è sempre stata la cosa più vicina ad un mito che abbia mai
avuto, parolone “Mito”, ma Jordan ha sempre avuto qualcosa di leggendario,
ancora oggi credo di potervi recitare a memoria il 99% delle frasi di “Come fly
with me”, la singola VHS più consumata della mia collezione, insieme alle
registrazioni della partite della finali NBA. Per dirvi della mia follia:
qualche mese fa mi sono ricomprato “Come fly with me” in DVD, giusto per essere
pronto al peggio, in caso di deperimento fisiologico del nastro della VHS.



Esibiamo ora il reperto “A”, la gioia riavvolgibile.
Già le finali
NBA, quelle contro gli odiati (ma grandissimi) Utah Jazz, la Gara 5 del 1997,
quella leggendaria in cui Michael ha portato i suoi alla vittoria, giocando
fuori casa, con 38 gradi di febbre, risultato finale? Vincono i Bulls. E Mike?
38 punti, uno per ogni grado di febbre.
Per non
parlare del 14 Giugno 1998, Gara 6 della Finali, di nuovo contro i Jazz,
Michael a Salt Lake, io a casa mia, di notte, in pigiama (ma con la maglia dei
Bulls, storia vera!), il giorno che ha cambiato la storia del gioco per sempre. Ancora oggi ricordo ogni singolo movimento di quel finale, la palla rubata di
Michael, il passo di arretramento, Russell che difende su di lui che ha la
colpa di essere soltanto un essere umano, a cui non riesce l’inversione ad “U”,
l’ultimo tiro… Ho i brividi anche ora che ne scrivo, giuro.



“The final shot” ovvero: Sono passati quasi vent’anni è ho ancora un gilet di pelle d’oca.
Flavio
Tranquillo era a Salt Lake quella sera, era la voce narrante di “Come fly with
me” ed è anche quello che scrive la bellissima introduzione di questa
biografia a fumetti sulla vita di MJ, scritta, disegnata e dipinta da Wilfred
Santiago, alla sua seconda biografia sportiva dopo quella sul giocatore di
baseball Roberto Clemente, una vera e propria quadratura del cerchio, che
inizia con quella VHS e finisce con questo bel volume delle edizioni BD, a cui
se togliete la sovracopertina, resta un bel “BULLS 23”, come la maglia di MJ
e la mia maglietta preferita dell’adolescemenza.
Wilfred Santiago
fa un ottimo lavoro, se conoscete bene le tappe della vita di Michael, vi
ritroverete alla perfezione, il suo tratto pittorico, ma stilizzato funziona
alla grande quando si tratta di rimarcare la malinconia, oppure di dipingere le
scene di gioco.
Quello che
trapela dalle pagine è che anche Santiago è cresciuto nel mito di MJ. E’ chiaro
da subito, dalla bellissima splash page con cui ritrae i “Bad Boys” Pistons di Isiah
Thomas negli spogliatoi, Dennis Rodman con i morsetti della batteria attaccati
ai capezzoli e il terrificante Bill Laimbeer, chiuso a chiave in una bara a
schiumare di rabbia prima del match (“Liberate il Laimbeer!”).



Nella Motown si gioca duro o si va a casa.
Wilfred Santiago
non fa, per fortuna, l’errore di tratteggiare Jordan come un santo, cosa che
invece troppi giornalisti hanno cercato di fare, specialmente nella seconda
metà della sua carriera. Santiago non tira via la mano sulla scappatelle di MJ,
o sul suo non schierarsi politicamente, almeno fino alle rivolte di Chicago,
perché se anche il numero di pagine non è altissimo, l’autore riesce a regalare
un ottimo spaccato dell’America degli anni ’90, quella della rivolta dopo
l’assurdo omicidio di Rodney King, ma dal punto di vista di uno dei pochi
afroamericani tollerati, ovvero gli sportivi, in particolare, quello più
celebre del pianeta.



Ve la ricordate quella canzone di R. Kelly vero?
Santiago
sottolinea non solo l’enorme talento di Michael sul campo da basket, ma anche
le difficoltà che lo hanno formato come uomo e come campione, dall’esclusione
dalla squadra del liceo (il maledetto Leroy Smith, nome con cui Jordan si è
registrato negli alberghi dove dormiva sotto copertura, prima della partita
fuori casa dei Bulls) all’omicidio di suo padre James Jordan.
Il finale non
può che essere dedicato a quella notte a Salt Lake e a quell’ultimo
leggendario tiro che chi ha potuto vedere ricorderà a vita, non ci poteva
essere altro finale possibile, perché per una volta lo sport è stato più
teatrale e cinematografico dell’arte stessa.



“Può essere l’ultima azione della sua carriera NBA, arresto, tiro, JORDAN, JORDAN! MICHAEL…JEFFREY…JORDAAAAN!!!” (Cit.)
A distanza di
anni dal suo terzo ed ultimo ritiro dalla pallacanestro, Michael Jordan è
ancora un nome in grado di fermare la rotazione terreste se pronunciato a voce
alta, il culto intorno al personaggio è ancora vivo e palpabile, motivo per cui
un bel fumetto come questo, può trovare il suo pubblico e non solo tra coloro
che hanno “the disease”, come l’avvocato Federico Buffa chiama la passione per
la pallacanestro.



Visto che ho palleggiato lungo il viale dei ricordi, chiudiamo come si deve!


0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Fandango (1985): senza direzione, verso l’età adulta (o forse no)

Fandango [fan-dàn-go] – 1. Danza andalusa, di origine secentesca, a ritmo binario e movimento lento, poi a ritmo ternario e movimento rapido, per lo più accompagnata dalle nacchere. È così [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing