Roland Emmerich, ma io cosa devo fare con te? Sei riciclabile almeno? Devo gettarti nel bidone dell’umido? In quello della carta? Ok, non era imprevedibile che questo “Midway” sarebbe stato una ciofeca, ma addirittura una ciofeca di tale livello Rolando?
Sì, ma la colpa è mia, perché a Roland Emmerich io non voglio male, ha firmato il più bel brutto film della storia del cinema e “Stargate” (1994) nel suo essere cretino era meno cretino di quello che vogliono tutti farvi credere. A Rolando si vuole bene per cosette come “Il patriota” (2000) e lo si compatisce quando firma il Godzilla sbagliato (quello del 1998). Per il resto, quando ha un budget consistente, lui sa come gestirlo e usarlo per fare esplodere le cose in maniera grandiosa sul grande schermo, le trame dei suoi film sono scemenze fatte con lo stampino che qualcuno potrebbe definire delle “americanate”. Ma io no, perché odio quella parola (che non vuol dire nulla) e perché Rolando è tedesco, quindi al massimo sarebbero delle “tedescate”.
Inutile girarci attorno: siamo occidentali, no? Quindi, in qualche modo siamo culturalmente sottomessi all’egemonia di pensiero Yankee che qualche volta risulta brillante e anche (auto)critica come nelle canzoni di Bruce Springsteen, più spesso (e soprattutto al cinema) diventa semi propagandistica. Rolando è così: più americano degli Americani, il più delle volte nel senso meno Springsteeniano del termine.
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Roland Emmerich nella parte di Burton McKinsey americano medio dell’Iowa (stato americano che si pronuncia sbadigliando) |
“Midway” dura un’infinità, per quel poco che ha da raccontare e per come lo fa (male) molto meglio riguardarsi i 18 minuti del cortometraggio “La battaglia delle Midway” diretto da John Ford nel 1942 e su questo lasciatemi l’icona aperta che più avanti ci torniamo.
Aumentiamo la posta in gioco, tiriamo dentro un altro che tendenzialmente fa storcere parecchi nasi cinefili: Michael Bay. Con questo post voglio proprio mettermi nei guai. Non ho mai amato il suo “Pearl Harbor” (2001) era un film di caramellosa propaganda che puntava tutta sulla sottotrama sbaciucchiona che serviva ad attirare in sale le spettatrici, però l’obbiettivo era chiaro: sfornare un colossal vecchio stampo, non dico proprio “Tora! Tora! Tora!” (1970), ma quasi.
Ecco, “Midway” sembra il nostro Rolando che scendendo dal letto una mattina, si sia messo ad agitare le braccia in aria urlando «anche io Pearl Harbor! Anche io!» ed armato di cento milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti, si è lanciato in questa impresa fallimentare. Perché, per assurdo, i soldi spesi nel film, quasi non si vedono, l’effetto “pezzentata” ha la meglio su tutto: ma è possibile che la CGI del 2019 sia peggiore di quella del 1996?
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La CGI del 2019 nella parte della risoluzione grafica del mio vecchio Amiga. |
Se al nostro Rolando togliamo da sotto il sedere la sedia sicura dei suoi effetti speciali, perfetti per garantire esplosioni grosse e distruzione assortita sul grande schermo, cosa rimane? Beh, le sue trame piene di personaggi stereotipati, qui tutti interpretati da un cast che tende verso l’anonimo, malgrado i nomi coinvolti siano tutti mediamente famosi, più l’aggiunta di un paio di vecchie glorie, quelle a cui Emmerich ha dato da lavorare in suoi vecchi film, quando ad Hollywood nessuno le voleva e quindi per debito di gratitudine ora accettano tutto, anche una roba come “Midway”.
Considerate che in “La battaglia di Midway” (1976) di Jack Smight, recitavano signori come: Charlton Heston, Henry Fonda, Robert Mitchum, Glenn Ford, Cliff Robertson, Toshirō Mifune, James Coburn, Hal Holbrook, Tom “Magnum P.I.” Selleck, Erik “Poncherello” Estrada e Pat Morita. Invece con chi deve arrangiarsi il nostro Rolando? Lo vediamo subito.
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«Certo che sono nomi grossi con cui avere a che fare», «Ehm, si ma tu chi saresti esattamente?» |
Ed Skrein è un caposquadriglia che fa cose e vede gente, Luke Evans un pilota che senza addurre motivazioni plausibili, ama atterrare sulle portaerei a motore spento, spiegando ai propri compagni che un giorno ne avranno bisogno. Che più o meno è l’equivalente dell’idea «Smetti di respirare, tanto prima o poi non lo farai più».
Aaron Eckhart compare tre-secondi-tre e mentre io pensavo «Quello è Aaron… Aaron… Harvey Dent, dài come si chiama? Ma che film ha fatto di recente?» (storia vera), mentre Nick Jonas e Mandy Moore, entrambi accreditati come attori in questi film, io non li ricordo nemmeno e se li ho visti, forse non li ho riconosciti anche perché… Chi cavolo è Nick Jonas?
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Aaron Eckhart nella parte di uno con la mia stessa giacca (vi giuro ne ho una uguale, storia vera) |
Venendo a due vecchie rocce: Dennis Quaid che recitava in “The Day After Tomorrow” (2014) evidentemente ha mosso a compassione Rolando che ha deciso di affidargli una specie di catorcio di sottufficiale, in modo da non dover nemmeno chiedere a Quaid di calarsi nella parte, visti i suoi trascorsi personali è il primo caso di metodo Stanislavskij alla rovescia, in cui il personaggio si adatta alla condizione non proprio scintillante dell’attore che lo interpreta. Pensare che una volta recitava nei film con la stoffa giusta, fa venire male, non dico al cuore, ma almeno alla milza.
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Dennis Quaid nella parte di uno che guarda la sua carriera ormai in fumo. |
Woody Harrelson, invece, era nel pieno del suo periodo “Bob Marley” quando Rolando gli ha affidato il ruolo del fattone figlio dei fiori che prevede la tragedia in “2012” (2009), quindi qui paga il suo debito interpretando l’ammiraglio Chester Nimitz, purtroppo per farlo deve indossare un orrendo parrucchino che lo fa sembrare il compianto Leslie Nielsen. Dopo questa direi che il vecchio Woody ha pagato davvero tutti i suoi debiti.
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Woody Harrelson che nella parte di Henry Fonda sembra comunque Leslie Nielsen. |
A proposito del classico personaggio di Roland Emmerich che prevede la tragedia, qui ad interpretarlo è Patrick Wilson nei panni di un occhialuto Nostradamus dell’intelligence, coadiuvato da cartografi e tecnici geniali, ma strampalati che rappresentano l’uomo comune opposto agli “incravattati” che nei film di Rolando, il più delle volte prendono decisioni sbagliate. Insomma, basta aver visto un film di Emmerich e li avete visti tutti, sono tutti delle “rigenerazioni” in stile Doctor Who di Independence Day con qualche variante: “Independence Day – Greta Thunberg” (“The Day After Tomorrow” 2004), “Independence Day – Ma la fine di Gaia non arriverà” (“2012” 2009), “Independence Day – Die Hard alla casa Bianca” (“Sotto assedio – White House Down” 2013) e per finire, beh, Independence Day – Rigenerazione. Tutto possiamo criticare a Rolando, ma non la sua ossessiva coerenza.
Il problema di “Midway” è che dei personaggi, non ti frega un accidente, il più caratteristico, come detto, è Patrick Wilson che, però, risulta del tutto incredibile del suo azzeccare ogni previsione come se fosse dotato di super poteri. Per le esplosioni, invece, come andiamo? Bene, ma non benissimo.
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Patrick Wilson nella parte di chi ha già capito che presto dovrà fare un altro The Conjuring per pagarsi le bollette. |
Ci sono portaerei giapponesi che esplodono come ridere e l’inevitabile ultima bomba da sganciare con dedica ai compagni caduti in battaglia, ma questi aerei in CGI svolazzano come se non avessero peso, massa, sembrano tutti aereoplanini di carta, non pretendo il rigoroso realismo di Nolan, ma nemmeno una roba che risulta piatta sia a livello di trama che a livello di azione.
Di fatto, “Midway” è ancora una volta Independence Day, con i Giapponesi al posto degli alieni, ecco perché gli avversari degli Americani risultano ancora più anonimi dei protagonisti, sembrano tutti personaggi che la battaglia di Midway l’hanno studiata alle scuole medie e sanno già come andrà a finire, sarà che avevano visto il cortometraggio di John Ford? Tempo di chiudere quell’icona lasciata aperta.
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Luke Evans nella parte di Clark Gable, nella parte di io che mi ammazzo di alcool dopo la scena di John Ford. |
Sì, perché Rolando, in un momento in cui evidentemente se la sentiva caldissima, ha infilato nel film anche un paio di scene in cui si vede il regista John Ford (l’attore Geoffrey Blake) impegnato a girare gli aerei in volo durante la battaglia. Momento meta cinematografico? Omaggio alla settima arte? In un film con una minima parvenza di spessore, avrei anche potuto etichettarla come una trovata gradita, in una robetta del genere è un siparietto scemo e basta. Questa non me la dovevi fare Rolando, dopo questa, “non ti faccio più amico”, come si diceva un’era geologica fa.