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Miracleman – Libro Terzo – Olimpo: il superuomo spiegato da Alan Moore

“Ecco io vi
insegno il Superuomo: egli è questo fulmine, egli è questa follia”
Friedrich Nietzsche, Così Parlò Zarathustra.
Quel bastardo di Johnny Bates mi ha guardato, dalla copertina
del numero 15, un mese intero, il tempo che ho dovuto attendere per mettere le
mani sull’ultimo numero di “Miracleman”, il sedicesimo, quello che conclude il
terzo libro “Olimpo”, ma anche la run di Alan “Scrittore originale” Moore su
questo personaggio.

Moore anticipò i tempi, nei fumetti moderni è normale
suddividere le storia in story-arc più brevi da raccogliere in volume, il mago di Northampton
aveva già pensato a questa storia in tre libri. Tre volumi che trasformano per
sempre il protagonista delle strisce (molto naif) creato da Mick Anglo negli
anni ’50, nel super eroe revisionista degli anni ’80.

Immaginate di avere questo bastardo, che vi guarda in questo modo dal comodino per un mese di fila…
Il libro primo, Il Sogno di un Volo, parla della
riscoperta del potere, sia per Mike Moran che per il suo nemico, Johnny Bates
ovvero Kid Miracleman. In questo volume troviamo il loro scontro ma anche il
primo “credente” della Neo-Divinità nota come Miracleman, ovvero Evelyn Cream,
primo grande alleato del personaggio.
Il secondo libro, La Sindrome del Re Rosso, è basato sul
rapporto padre-figlio tra Miracleman e il dottor Gargunza, il titolo che cita ad
Attraverso Lo Specchio di Lewis Carroll (sequel di Alice nel Paese delle
Meraviglie) omaggia il dormiente Re Rosso che sogna la realtà stessa e,
svegliandosi, potrebbe mettere fine al mondo come lo conosciamo.
Il primo libro presenta il Dio, nel secondo, gli fa fare
i conti con le sue origini e la sua umanità, ma è il terzo libro quello che
cambia per sempre il personaggio e la storia.
L’Olimpo del titolo è composto da Divinità che hanno le
sembianze dei super esseri che popolano la Terra, Miracleman è ovviamente lo
Zeus della situazione, Miraclewoman copre il ruolo di Afrodite e il Warpsmith
incarna Mercurio. Ma su tutto resta la meditazione di Moore sul concetto di Oltreuomo. Il distacco tra Mike Moran e Miracleman è totale e viene
rappresentato da un simbolico funerale per la controparte umana del
protagonista.

L’Olimpo supereroico di doppia M.
Moran scompare e Miracleman si dedica a fare il Dio a
tempo pieno, Moore utilizza una scrittura più lirica, sfruttando moltissimo le
didascalie più che i dialoghi, le vette di questo tipo di narrazione si
raggiungono nel capitolo IV, dove la danza del protagonista incarna la filosofia
di Nietzsche espressa in “Così parlò Zarathustra” ovvero: “Io crederei
solo ad un dio che sapesse danzare”.
Ma l’ascesa di Miracleman coincide con il momento più
basso della vita del giovane Johnny Bates, che sopporta ogni genere di soprusi,
nel tentativo di contenere il male (Kid Miracleman) al suo interno, se la
“morte” di Mike Moran è consenziente, il ritorno di Kid Miracleman è drammatico
ed è Londra a farne le spese, nel capitolo più drammatico e violento di tutta
la serie. “Nemesi” anticipa di 30 anni i fumetti violenti moderni, John
Totleben riempie le tavole di violenza che risulta disturbante ancora oggi.
In un finale che è stato (malamente) rubacchiato da Zack
Snyder in “Man of Steel” (anche questa Zack… anche questa…) l’ultima scena è
durissima, non rivelerò nulla per non rovinarvi la lettura, ma quel finale
mette in discussione chi sia la vera “Nemesi” della storia.
“Lo scrittore originale” aveva già trattato il tema del Superuomo di Nietzsche in altri suoi fumetti. Ad esempio, in quello stra-Capolavoro
di “Watchmen” i Superuomini erano addirittura due: Ozymandias ed il Dottor
Manhattan.

John Totleben è così bravo che può disegnare anche l’utopia.
Il primo era un umano dotato di potere e intelletto,
ma pur sempre umano, quindi destinato a cadere come il suo nome annuncia (i fan
di Breaking Bad lo sanno bene…), l’altro, invece, perde progressivamente la sua
umanità, la capacità di provare empatia, sacrificata sull’altare della
comprensione totale del mondo e della realtà a tutti i livelli.
Da qui in poi
entro un po’ nello specifico quindi vi avviso….
SPOILER!
Miracleman mantiene una piccola parte di umanità,
la capacità di stupirsi non lo lascia fino all’ultima vignetta, anche se a mio
avviso, l’ultimo capitolo è agghiacciante, anche più di
“Nemesi”, perché il Dio e il suoi Pantheon, realizzano l’utopia, facendo quello
che nei fumetti i Super Eroi non fanno mai, ovvero: usare i loro poteri per
risolvere TUTTO.
Ma l’umanità in tutto questo come si pone? Si parla di
libero arbitrio, le intenzioni del Pantheon di Dei sono le migliori e i
risultati quelli di un Paradiso in Terra, ma l’umanità accetta passivamente
questa nuova condizione, qui la critica di Moore alla razza umana è spietata: che siano politici, dittatori, Dei o Super Eroi, l’umanità si farà sempre
pecorescamente guidare dal potente di turno.
FINE SPOILER!
Dopo un lungo oblio editoriale, a 33 anni dalla sua
pubblicazione, il fumetto di Alan Moore torna e si dimostra invecchiato alla
grande, strapotente nei contenuti e modernissimo nelle tematiche, in
“Miracleman” troverete la natività mostrare con estremo realismo, la politica,
l’ultraviolenza quasi splatter del capitolo intitolato “Nemesi”, ma anche sesso e
omosessualità (in un dialogo apparentemente da nulla, la disinibita
Miraclewoman, rivela alla sua controparte maschile che la sua spalla Young
Miracleman, era in realtà innamorato di lui). Succede tutto in un dialogo da
niente, ma con Alan Moore nessun dialogo, vignetta o soluzione visiva è da
considerarsi secondaria.

Avete presente quella cosa del caos dentro e della stella danzante? Ecco quello…
Applausi a scena aperta per le matite di John Totleben,
già magistrale nel tratteggiare i deliri lisergici di Swamp Thing, qui si
supera, considerando che disegnò queste tavole praticamente da cieco, per colpa
di un problema agli occhi, capite che “Miracleman” non è un fumetto
come tutti gli altri.
Definirlo un fumetto seminale mi sembra riduttivo, è
qualcosa che qualunque appassionato di fumetti dovrebbe leggere, ma perché
quando parlo dei fumetti del mago di Northampton finisco sempre per dire questa
frase?
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