Non me ne vogliano i senesi o i ferraresi, ma per quanto mi riguarda, esiste una sola ricetta di Pampepato, quello giusto, quello ternano. Il Pampepato è un dolce della tradizione che viene preparato rigorosamente a dicembre, per altro il giorno del mio compleanno, per poi essere consumato durante tutto il periodo delle feste, e se ci arriva fino a San Valentino, patrono di Terni. Come faccio a sapere tutto questo? Mia nonna era di Terni, quindi questo fa di me un ternano per boh, un quarto? Mai stato bravo in matematica, ero troppo impegnato a mangiare il Pampepato.
Visto che come mi insegna la Wing-woman, la pasticceria è una scienza esatta, la ricetta del Pampepato è fatta a stima, “Q.B.” di tutti gli ingredienti, Quanto Basta, il risultato è come Balto, sa solo quello che non è, troppe nocciole, mandorle e uva passa per essere solo cioccolato e troppo cioccolato (rigorosamente fondente) per essere solo frutta secca, insomma il Pampepato è come “Mirtillo – Numerus IX”, sa solo quello che non è, però è buono, anzi scusate, è bono.
Piccolo passo indietro, in questa losca storia stile The French Terni Connection che Billy Friedkin lèvati, ma lèvati proprio, attraverso comuni contatti (sì, tu che stai leggendo, perché tanto lo so che stai leggendo) vengo contattato prima da Fabio Fieri, che nel film interpreta Andruccio e poi dal regista, sceneggiatore e attore, visto che nel film impersona il Mirtillo del titolo, ovvero Desiderio Sanzi, che ringrazio per avermi offerto la possibilità di assistere ad un momento storico, ovvero l’alba del “Pampepato Fantasy”, perché quando qui sarà tutta una distesa di film fantastici legati a Terni, ricordatevi dove avete letto per la prima volta la definizione eh? Accetto pagamenti di copyright anche in Pampepato.
Presentato in anteprima a Narni (ovviamente provincia di Terni, che scherziamo?), il film sarà distribuito a partire dal 20 di aprile su Prime Video, quindi lo trovate fresco fresco qui sulla Bara, ma sappiate che “Mirtillo – Numerus IX”, malgrado il numero romano, non è uno di quei film con più seguiti di Rocky, in realtà si tratta del “lungo”, nato da una costola del cortometraggio “Mirtillo – Numerus I” del 2023, l’origine di tutto visto che ha portato Desiderio Sanzi a dirigere la sua prima opera di fiction, mettendo insieme la sua esperienza di artista e regista di documentari. Di che parla il primo “Pampepato Fantasy” della storia del cinema? Ci arriviamo subito.
Nel cuore di un’Europa (ovvero Terni, ma questa è una mia deduzione) devastata dalla Peste Nera, Andruccio (Fabio Fieri) è in fuga dal suo villaggio di Coccorone (attualmente noto come Montefalco) per raggiungere con mezzi propri, ovvero i suoi piedi, Triora, la leggendaria “città delle streghe”, alla ricerca di una cura a questa piaga. Il fatto che l’idea del corto “Mirtillo – Numerus I” sia nata durante una pandemia globale recente (potreste averne sentito parlare) vi fa capire che qualcuno durante la serrata faceva la pizza, pochi eletti, forse, il Pampepato mentre Desiderio Sanzi pensava ai precedenti storici dell’umanità sì, ma in salsa Fantasy.
Lungo il cammino Andruccio fa la conoscenza della versione ternana di Hellboy, un essere cornuto ma in camicia e gilet impersonato dallo stesso Sanzi, Compagno di viaggio di ben poche parole, viene ribattezzato da Andruccio con il soprannome di Mirtillo. Capite da voi che se in una situazione disperata del genere, accetti di viaggiare con una creatura mitologica, tutto quello che ti si parerà davanti sarà per certi versi più facile da accettare, perché è chiaro che il confine tra la concretezza del paesaggio e le leggende del folklore sarà sempre più labile, così come la distanza tra la realtà e l’incubo, in una storia di confine, anche tra la vita e la morte che come Balto il Pampepato, sa solo quello che non è. Come si fa in questi casi? Si lascia a casa il bisogno pragmatico di una trama cartesiana e ci si lascia trasportare che poi è proprio quello che succederà ad Andruccio.
Ho trovato molto a fuoco Fabio Fieri nel rappresentare un personaggio spaesato ma risoluto in parti uguali, anche perché “Mirtillo – Numerus IX” inizia come una ricerca della salvezza fisica, dalla malattia imperante, e si trasforma presto in un viaggio nel senso quasi Dantesco del termine. Siamo tutti impegnati in un viaggio più o meno lungo che si chiama vita, che ha per tutti quanti un solo finale davvero certo, quindi Andruccio scoprirà attraverso una serie di incontri uno più incredibile dell’altro, che la vera redenzione non risiede nel fuggire dalla morte.
Grazie al lavoro del direttore della fotografia Daniele Cruccolini, “Mirtillo – Numerus IX” è un film molto curato che si avvale dell’estro visivo di Desiderio Sanzi, che in alcuni momenti sconfina nella video arte e in altri (tipo il diavolone che divora un fiore) mi ha fatto pensare che probabilmente il cinema di Ken Russell è molto nelle corde del regista.
Diventa presto chiaro che questo viaggio, che risulterà essere molto arty (non so come si dica in ternano) a tratti, ha la volontà di parlarci della vita, l’universo e tutto quanto (cit.) soffermandosi sulla natura umana e del destino finale di tutti quanti noi, a volte lo fa in maniera diretta, come con il monologo recitato in camera del protagonista, che sottolinea cosa sarebbe potuto essere se l’umanità avesse profuso la stessa energia che ha sempre utilizzato per costruire armi in altro. Altre volte invece si pesca dai miti e dal folklore, come il filo rosso della Medusa, che torna nel finale, tanto da sembrare quello tessuto dalle tre Parche.
In linea con il suo lavoro come pittore, Desiderio Sanzi firma un’opera piena di banshee urlati e altre variegate creature, tutta roba che non può che conquistare il fanatico di Mike Mignola in me, per essere un’opera quasi episodica, visto che Andruccio come Ulisse, deve superare varie prove, forse soffre di un ritmo un po’ ondivago, ma in linea con l’atmosfera onirica dell’opera. Ma la verità è che siamo tutti testimoni dei primi passi di un nuovo genere, il Pampepato Fantasy esiste e ha un nuovo titolo di riferimento.
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