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Mission: Impossible III (2006): quando ordini James Cameron ma a casa ti arriva quel cretino di GIEI GIEI

La mia missione impossibile, che ho già accettato, consiste nel completare l’opera e scrivere di quei (pochi) film della saga di “Mission: Impossible” ancora assenti da questa Bara, questo vuol dire solo una cosa, devo affrontare ancora una volta il mio nemico giurato, la Chimera del mio Bellerofonte, il maledetto GIEI GIEI.

“Mission: Impossible” è una saga nata nella testa di Tom Cruise per prendere le distanze anche da quella dell’agente 007, ogni film avrebbe dovuto avere lo stile del regista, ovviamente scelto da Tommaso Missile, con cui poi fare puntualmente a testate per avere la porzione più grossa del palcoscenico, quando sei attore principale, divo e armato dell’ego smisurato di Cruise, fa parte dell’equazione. Quindi dopo Brian De Palma e John Woo, possiamo dire senza paura di essere smentiti che Tom Cruise per questa saga sceglieva grandi registi, ma poi ha fatto una cazzata.

«Ho avuto un’idea originalissima, tu appeso con una goccia di sudore che cola sulle lenti degli occhiali», «Spiegami ancora perché sei qui tu al posto di Joe Carnahan?»

Oh! Non che non ci abbia provato ad avere a bordo un nome che non facesse scoppiare a ridere come quello di Abrams, affiancato a titani come De Palma e Woo, infatti in origine Tommasino nostro voleva David Fincher, che deve aver sentito puzza di bruciato e scottato dalla sua precedente esperienza con i capitoli numero tre delle saghe ha passato la mano (storia vera). Alternativa? Due dei miei preferiti, una sceneggiatura scritta da Frank Darabont affidata ad uno dei nomi più sfortunati di Hollywood, il grande Joe Carnahan, il cui primo film “Narc” (2002) era stato lodato e fortemente apprezzato proprio da Cruise.

Big Joe Carnahan si mette sotto, ventre a terra e lavora a “M:I 3” per più di un anno, fa il filo a Kenneth Branagh per affidargli il ruolo dell’antagonista principale ma soprattutto, fa una pensata che a questo film avrebbe giovato molto, cerca di convincere Thandie Newton a tornare. Immaginate quanto avrebbe giovato ad un film come questo, poter sfruttare la chimica e i trascorsi del suo personaggio portati in scena dal film di John Woo, purtroppo il regista e il divo principale (oltre che produttore) non si sono accordati sul tono del film, “Mission: Impossible III” si aggiunge alla purtroppo lunga lista di titoli mai diretti da Carnahan e la palla torna nelle mani di Tom Cruise che nel 2005 non ha avuto certo uno dei suoi momenti migliori della carriera.

Tommaso Missile e Joe Carnahan ridono di noi, che viviamo nella linea temporale sbagliata, quella dove M:I 3 è stato diretto da un cretino.

Giuro che non farò battute di sorta sul tanto sbandierato credo di Cruise o sul fatto che in piena campagna promozionale di questo film, abbia utilizzato la sua influenza per far sparire dai palinsesti un certo episodio di South Park, sono fatti, non serve nemmeno scherzarci sopra. Ma mettiamola così, nello stesso breve periodo, Cruise è riuscito a fare una serie di minchiate una via l’altra, la prima? Mollare quell’australiana alta che si era scelto come moglie compensativo, scaricata perché l’unica in grado di tenergli testa. La seconda? Scegliersi una nuova moglie molto più giovane, che voglio dire, se sei innamorato, va bene così no? Ecco, però magari non andare a fare il pazzo invasato in diretto durante il più popolare Talk Show d’America per annunciarlo, perché tra tutti i salti folli fatti nei suoi film, quello che ha rischiato di stroncargli per davvero la carriera al nostro Tommasino è stato quello sul divano di Oprah Winfrey.

Ma sapete qual è stata la cazzata suprema fatta da Cruise in carriera? Assumere come regista di questo terzo capitolo, uno che al cinema non aveva mai diretto nulla, ovvero il maledetto GIEI GIEI Abrams, forte del successo delle sue serie tv “Alias” e Lost, infatti trovo significativo che dopo aver annunciato Abrams (e aver dovuto attendere la fine del suo contratto con le due serie citate) poco dopo Cruise sia impazzito e si sia messo a zompare sui divani in diretta tv, vedete cosa succede a frequentare troppo GIEI GIEI?

«Ah che schifo c’è un GIEI GIEI sotto il divano!»

Complice la scenata di Tommaso, la Paramount Pictures ha seriamente pensato di liberarsi di lui ma lo sappiamo tutti che questa saga senza Tom Cruise non esisterebbe, quindi il maledetto GIEI GIEI scelto dal divo e rimasto a bordo, scrivendo la “scemeggiatura” (perché di questo si tratta), insieme ai suoi due stagisti schiavi, i soliti Alex Kurtzman e Roberto Orci, risultato? Il peggior film della saga di “Mission: Impossible”, l’unica fortuna è che qui GIEI GIEI non stava ancora in fissa dura con i “Lens flare” almeno quelli ce li ha risparmiati, ma lunghe porzioni di film, con una fotografia virata verso il giallino quello no. Maledetto!

Il GIEI GIEI Abrams è quello che sta mettendo il suo piedino ad Hollywood, quindi ancora pesantemente invischiato nelle scelte stilistiche della serie tv dei primi anni 2000, uno che può già contare sui suoi pretoriani, come ad esempio uno sprecatissimo Michael Giacchino, il cui tema per il film viene buttato via su dei frettolosi titoli di testa, che arrivano dopo quello che è a tutti gli effetti un “Cold open”, un inizio a freddo che è allo stesso tempo un “Flash forward” come ne abbiamo visti mille milioni in “Lost”, un ottimo modo per accalappiare immediatamente l’attenzione del pubblico, raccontandogli qualcosa che succederà più avanti nella storia, infatti io di questo “M:I 3”, visto al cinema ai tempi e la seconda volta qualche giorno fa per scriverne, ricordavo solo due cose, la scena iniziale e il cattivo, perché ammettiamolo, solo gli unici elementi davvero azzeccati di questo filmetto da niente.

«Ti prego, tutti ma GIEI GIEI… No»

Una carica esplosiva in testa, un Ethan Hunt che doppiato parla con “voce” diversa dal solito, legato ad una sedia ed incalzato su una misteriosa “Zampa di lepre” da Owen Davian (Philip Seymour Hoffman che altro non è che quello che ottieni quando ti snobba “King Ken” Branagh). Se non parli la ammazzo, riferito ad un’illustre sconosciuta a cui evidentemente Hunt tiene molto, forse perché fatta a forma di Michelle Monaghan (una che sembrava lanciata, sparita dopo questo film, qualcosa vorrà dire no?), una lacrima maschia e solitaria, uno sparo, titoli di testa frettolosi, Giacchino hai trenta secondi vai! L’inizio non è buono è ottimo, ma lo sappiamo che il grande venditore di fumo GIEI GIEI non ha certo nell’inizio della sua storia il suo punto debole, lui la sua cosa ha sempre saputo venderla, sono i finali che non è capace a fare.

«Sei sicura di non aver già compiuto trentatré anni?»

Salto indietro, “M:I 3” sfrutta bene i cinque anni passati dal film precedente, raccontandoci che Hunt si è ritirato, ora fa l’istruttore degli agenti per l’IMF (Impossible Mission Force) e sta per sposarsi con un personaggio di cui noi non sappiamo nulla se non che fa l’infermiera (dettaglio marginale che verrà utilizzato poco e male a fine film), la Julia di Michelle Monaghan per noi spettatori, è un personaggio tutto da scoprire, quindi ribadisco che l’idea di Carnahan di richiamare Thandie Newton sarebbe stata migliore rispetto a chiedere allo spettatore di affezionarsi ad un personaggio che ha letteralmente tre scene non consecutive spalmate lungo 126 minuti di trama, che sono le stesse tre scene di numero che ha anche Philip Seymour Hoffman, che però era una attore mille volte più talentuoso di quel palo di Dougray Scott (grazie al cazzo lo posso aggiungere? Ok, fatto), quindi è normale che risulti un cattivo migliore, ma vi ricordo che John Woo si è visto sfilare da Cruise la possibilità di curare il montaggio del film, da qui i vari problemi e buchi di trama, GIEI GIEI che invece ha avuto carta bianca da Cruise che scusa ha per giustificare i suoi buchi di trama, ancora più evidenti? Ma andiamo per gradi come avrebbe detto Anders Celsius.

Se nei film precedenti Ethan Hunt era un agente dai modi bizzarri ma efficaci, quasi una scheggia impazzita, in “M:I 3” è poco più che un federale ben calato nel lavoro d’ufficio tra i suoi colleghi, tipo il suo superiore John Musgrave interpretato da Billy Crudup, ma il problema di “M:I 3” è sempre lo stesso di GIEI GIEI, dopo aver alzato l’asticella e venduto al pubblico qualcosa di grosso con quel “Cold open” iniziale, bisognerebbe anche essere all’altezza, cosa che GIEI GIEI puntualmente non è in grado di fare.

Sembra di guardarsi in uno specchio, capito no? Lo specch… Ok la smetto.

Hunt è prossimo a sposate Julia e a mollare la vita da agente segreto, il Luther di Ving Rhames passa il tempo a fare il gelosone con il pettegolezzo facile («Che ci trovi in quella?») per un film basato sugli espedienti, il rapimento dell’agente impersonata da Keri Russell (altro personaggio abbozzato frettolosamente nel tentativo di giustificare il dramma) è la scusa che si utilizza per un’ultima missione per Hunt, la “zampa di lepre” un MacGuffin compiaciuto, con un nome leporino solo perché se GIEI GIEI e i suoi due stagisti schiavi, avessero deciso di chiamarlo semplicemente MacGuffin, sarebbe stato fin troppo palese.

Ma in generale “M:I 3” è quello che succede quando ordini James Cameron su internet e poi a casa ti arriva quel cretino di GIEI GIEI, perché l’idea “geniale” del maledetto è una menata delle sue: «Che ne dite se rifacessimo True Lies, ma serio?» e i due stagisti schiavi che non vogliono restare disoccupati, ovvero Kurtzman e Orci che applaudono «Bravò! Genio! Un grande direttore! Un santo!»

Spararsi (ah-ah) le pose mentre il tuo regista pensa di essere James Cameron, quando invece è solo un GIEI GIEI.

“M:I 3” è la storia di un agente segreto la cui (futura) moglie ignora la professione, finirà per scoprirla ed esserne coinvolta nel modo più movimentato possibile e ad accettarla, il tutto senza gli intenti satirici voluti da Cameron, o quel discorso sul rapporto di coppia e la romanticheria di fondo che è un tema che lega molti film del regista canadese. GIEI GIEI prende tutto questo, lo spoglia di ogni forma di satira per darsi un tono da “Autore serio” e poi fa l’unica cosa che sa fare davvero, questo glielo concedo anche se lui è la Chimera del mio Bellerofonte, ovvero dare ritmo alla storia.

I primi venti minuti del film sono buoni, tutta la scena dell’estrazione di Keri Russell funziona, Hunt qui si ricorda di ricaricare ma si dimentica del mantra del personaggio (meno morti non necessarie possibili) quindi spara ad una serie di avversari senza volto, poi quando GIEI GIEI cerca di allargare il campo e di non concentrarsi solamente su Tom Cruise per le scene movimentate (anche perché fare meglio di John Woo in tal senso era impossibile per chiunque, figuriamoci per un venditore di fumo come lui), fallisce miseramente perché l’unica arma a sua disposizione è proprio tenere alto il ritmo e sperare che il pubblico non si accorga degli sfondoni che costellano la sua storia.

Puoi guardare un film di GIEI GIEI o buttarti dalla finestra: la mia onesta reazione.

Per prima cosa GIEI GIEI fallisce in quello che è puro e semplice linguaggio cinematografico, in certi momenti indugia sui primi piani degli attori (famosi) nel tentativo disperato di depistare il pubblico, ma è chiaro che se ad un certo punto, fai un primo piano su che ne so, Laurence Fishburne, a cui manca solo di fare il gesto di allisciarsi i baffi stile Fu Manchu, per sollevare sospetti nel pubblico, caro GIEI GIEI è chiaro che la tua coperta sia corta. Ora io non dico che “M:I 3” sia del tutto inguardabile, certo non commenterò il fatto che i romani, che si vedono bloccati nel traffico addirittura poi salutino cordialmente Jonathan Rhys-Meyers (altro a cui questo film non ha portato bene) quando riesce a far ripartire il suo furgone, è per altro, uno dei romani è impersonato da uno degli sceneggiatori di Boris, tanto lo sappiamo che nella realtà i guidatori romani si sarebbero fatti un copri volante con la sua pelle, dico solo che la sua unica arma sia tenere alto il ritmo sperando che il pubblico, imbambolato da tutta questa velocità velocità velocità e dai dialoghi che a tratti sono anche fighini (Fishburne che dice: «Non mi interrompa quando faccio domande retorica» mi ha fatto sorridere), non si accorda che il film è un groviera di trovate senza senso oltre che una scopiazzatura mal fatta del bel film di James Cameron.

Armi di distrazione di massa usate dalla mia nemesi.

Per distrarre il pubblico GIEI GIEI da venditore di fumo professionista le pensa tutte, tipo la nuova arrivata Maggie Q in abito da sera rosso, alla guida di una Lamborghini arancione, ma ora parliamoci chiaro, come fanno gli agenti infiltrati alla festa per ricconi al vaticano a conoscere il volto del misteriosissimo Owen Davian? Per mezz’ora GIEI GIEI ha menato il torrone dicendoci che nessuno ha mai visto in faccia Davian, noi spettatori abbiamo questa informazione per via del “Cold open” iniziale e per linguaggio cinematografico, eppure Maggie Q inquadra nel suo specchietto Philip Seymour Hoffman e via, è lui! Meno male che nessuno lo conosceva, qui siamo dalle parti di Last Action Hero (però di nuovo, senza l’ironia) basta entrare lì dentro puntare il dito e dire, quello è il cattivo!

Chi arriva ultimo si deve riguardare tutta la filmografia di GIEI GIEI!

Il film tiene alto il ritmo e permette a Philip Seymour Hoffman di divorarsi quelle tre-scene-tre che Tom Cruise (consapevole del rischio di essere divorato a sua volta) gli concede, il vino rosso sulla camicia, il tentativo di interrogatorio a duemila metri d’altezza (Hoffman che non parla ma coglie il nome Ethan è davvero diabolico, che grande attore abbiamo perso mannaggia!) per poi dare campo libero alla parte noiosa del film, quella amorosa che GIEI GIEI è costretto a fare (perché non ha Thandie Newton) ma che è identica negli intenti a quella sua orripilante storia di Spider-Man scritta a quattro mani con il figlio e disegnata dalla bravissima Sara Pichelli (sempre sia lodata!), se vuoi che una morte risulti più efficace scegli qualcuno di vicino al protagonista, se è la moglie meglio, quindi il film inevitabilmente rallenta per far sposare i due protagonisti e poi torna a correre, trovando ovviamente Tom Cruise sempre ben disposto ad un po’ di cardio, in una delle scene più riuscite del film, che guarda caso dove avviene? Lungo un ponte.

«Tranquillo Tom, la facciamo solo altre nove volte…»

Un ponte infinito, senza vie di fuga, posto ideale per il trasporto di un prigioniero così importante, ma d’altra parte una delle scene madri di True Lies dove era girata? Sul Seven Mile Bridge che collega la Florida alle Isole Keys quindi GIEI GIEI il grande scopiazzatore non può essere da meno, la scena funziona, ma non allaccia nemmeno le scarpe all’originale preso a modello senza pagare i diritti.

Siccome far sposare Hunt è parte del metodo GIEI GIEI per enfatizzare il suo prodotto e venderlo meglio al pubblico, bisogna fare qualcosa anche per questa zampa di lepre, prima che qualcuno si accorga che abbiamo semplicemente cambiato nome al MacGuffin, qui GIEI GIEI subdolo, si gioca uno dei preferiti dal pubblico, prima di imbarcare Simon Pegg sull’Enterprise, regalandogli una carriera americana che non allaccia nemmeno le scarpe a quello che Pegg ha fatto in patria. Al suo Benji tocca pagare pegno esibendosi in un dialogo che sì, è anche fighino, ma è tutto fumo negli occhi per venderci una scatola vuota con un bel fiocco. Tutto il monologo sull’Anti-Dio serve solo a farci credere che ci sia davvero un piano per la zampa di lepre quando invece è un semplicissimo e spudorato MacGuffin consapevole di esserlo.

«Ero tranquillo al Winchester a berne un paio e mi sono ritrovato sulla plancia dell’Enterprise»

“M:I 3” è tutto così, la fuga di Hunt sotto gli occhi di Fishburne? Bene, qualcuno mi spiega come l’agente riesca ad imitare la voce di Fishburne alla radio, eludendo la sorveglianza, senza quel cerottone imita-voce visto nella scena del bagno al Vaticano? Non importa! L’importante è correre correre correre, sembrare giovani, fighi e stilosi, altrimenti come la vendiamo questa scatola vuota al pubblico?

Anche il colpo di scena del primo capitolo di De Palma non era impossibile da intuire per chi in vita sua, avesse letto almeno un paio di romanzi di spionaggio, ma in quel film era del tutto assente la ruffianeria con cui GIEI GIEI si conferma uno che vende fumo e merda e per questo è finito zampe all’aria (cit.), far attendere tutto un intero film, solo per ritornare alla scena di apertura e poi cosa? Una critica alla “Democrazia da esportazione” (all’acqua di rose) per un NON colpo di scena che puzza, puzza di fregatura, uno di quelli che avrebbe fatto inferocire Annie Wilkes perché è chiaramente un modo pigro (e furbetto) per uscire da una scena che GIEI GIEI ha voluto usare per accalappiare l’attenzione del pubblico, ma poi evidentemente non aveva idea di come uscirne.

«Cassidy! Cassidy lo stiamo perdendo! Troppe cazzate di GIEI GIEI per il suo cuore!»

Vogliamo parlare della scena di irruzione nel palazzo a Shanghai? Tutta quell’enfasi sui soldati ex esercito regolare cinese al suo interno, su come sia impenetrabile, con tanto di riferimenti al primo capitolo e poi GIEI GIEI come se ne esce? Dell’irruzione non ci mostra NIENTE, quattro soldatini che nemmeno suonano l’allarme quando qualcuno lancia loro addosso palle da baseball (cosa hanno fatto, sono rimasti lì ad organizzare una partita?) e Hunt che dice: «Sto uscendo, ho la zampa di lepre, ciao!». Questo riassume tutta la filosofia da venditore di fumo di GIEI GIEI, prima crea premesse fighissime in grado di calamitare il pubblico, poi non sa come gestirle quindi sfrutta trucchi di bassa lega per trovare una via di fuga dai vicoli ciechi narrativi che lui stesso si è creato.

Allo stesso modo è ridicolo il modo in cui i cattivi del film vengano eliminati dal film con una fretta risibile, per me questo, in un film di Abrams, quando la mia sospensione dell’incredulità si ritrova con le palle piene, è il momento esatto in cui scatta il classico: «Vaffanculo GIEI GIEI! GIEI GIEI? Vaffanculo!» qui arriva in concomitanza con il momento: impara a sparare come un Navy Seal con quattro comode parole. Anche perché parliamoci chiaro, il successivo corpo a corpo tra Tom Cruise e Philip Seymour Hoffman è una non competitiva, uno sarà più leggero ma sta leggermente più in forma dell’altro, quindi per lo meno ci hanno risparmiato il duello finto marziale, ma trovo significativo che come ogni trovata del film, anche i cattivi vengano liquidati con la fretta nel cuore, dopo aver svolto la loro funziona pseudo-narrativa.

«Ti prego spara a quel cretino occhialuto, metti fine a questo tormento e diamo campo libero ad un davvero bravo, tipo Brad Bird»

Mi fa inorridire che un film tanto vuoto come “Mission: Impossible III”, sia stato oggetto di rivalutazione, ma si sa GIEI GIEI Abrams è famoso per i motivi sbagliati, quindi per qualcuno deve essere considerato anche bravo (senza esserlo), è chiaro che la saga come la conosciamo oggi, sia nata con i semi gettati da John Woo, non di certo da questo capitolo che ai tempi, prese gli schiaffi in faccia da tutti, dalla saga di Jason Bourne a anche al botteghino, ancora oggi il film della saga che ha incassato di meno, quindi dove sono tutti questi fan di GIEI GIEI eh? Potete ammetterlo che un po’ di vergognate, non vi biasimo.

Per fortuna, dopo aver quasi minato la saga di Ethan Hunt (e in parte la carriera di Tom Cruise) il secondo film, quello che dopo John Woo ha per davvero dato l’impronta a tutto il resto della saga sta per arrivare, a breve su questa Bare il quarto capitolo, un ottimo modo per fare pace con il cinema affidandosi ad uno bravo e sottovalutato, non a quel cretino di GIEI GIEI. Ogni giorno passato a parlare male di GIEI GIEI Abrams è un giorno ben speso e quindi anche oggi è stata una buona giornata.

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