Situato a George una città nello stato di Washington, il the Gorge è un anfiteatro naturale dall’acustica e dalla vista impressionanti, luogo ideale per i concerti, ci hanno suonato in tanti, tipo i Pearl Jam che tra il 2005 e il 2006 ci hanno tenuto tre concerti acustici, facendo anche cover dei Ramones, di Bob Dylan e di Tom Petty, cercando di convincerlo ad uscire dal suo albergo e venire a suonare con loro (storia vera). Ve lo dico perché esiste un cofanetto bellissimo con i tre concerti, intitolato “Live at The Gorge” che vi consiglio e che mi serve per dire: ma che titolo di merda è “Misteri dal profondo”!?
“The Gorge”, titolo originale, era nel mio mirino (ah-ah) fin dal suo annuncio, perché ha dentro tutti i nomi giusti e anche un pezzo dei Ramones (e dei Twisted Sisters) sparato a palla, se vivessimo in un altro tempo, questo film molto probabilmente sarebbe stato un orgoglioso B-Movie, durata massima novanta minuti, uno di quelli di semi culto per pochi, riscoperto poi decenni dopo, invece oggi, l’ultima fatica di Scott Derrickson non arriva in sala, viene sparato dritto in streaming (il nuovo videonoleggio) per Apple TV+ e dura un pelo troppo per la trama che ha da raccontare, forse perché un film di novanta minuti nel 2025, viene percepito come una poracciata oppure un titolo tagliuzzato per problemi di produzione, quindi centoventisette sbilanciati minuti e via.
“The Gorge” (no, il titolo italiano da generico film di Italia 1 non lo userò) è in realtà due o tre film mescolato insieme, rilasciato il giorno di San Valentino per cavalcare la sua parte “sbaciucchiona” è in realtà anche lui a suo modo un orgoglioso B-Movie che inizia come film d’azione, ci mette della cospirazione, procede sulle ali del “Romance” ma con più mostri, cecchini e mini-gun che smitragliano, sulla carta tutto bellissimo, in pratica un progetto che in mano a che ne so, Neil Marshall, sarebbe stato oro, solo che lui ci avrebbe infilato dentro Charlotte Kirk.
Da una parte – letteralmente – abbiamo Levi (Miles Teller), cecchino con un numero esagerato di uccisioni riconosciute e altre che non può nemmeno dichiarare, non proprio stabile per i suoi trascorsi, che viene spedito al The Gorge, non a suonare, o meglio, a suonare il suo strumento che però fa solo due note: CLICK e BANG.
Come qualunque posto di lavoro, Levi riceve le direttive dal suo predecessore J.D. (Sope Dirisu) il classico “Signor spiegoni” che spiega cose che lo aggiorna: la gola esiste da sempre, presidiata da settant’anni dalla Torre Est (americana) e dalla Torre Ovest (filo russa), invisibile ai radar, scollegata dal mondo, ripiena di armi e ben pochi passatempi, risulta essere un deserto dei tartari in cui chi viene Levi, con la sua propensione a citare T. S. Elliot ad ogni piè sospinto, viene chiamato a fare il guardiano del faro, deve vegliare sui mostri brutti che ogni tanto spuntano dal fondo della gola. Dieci minuti di spiegoni che si riassumono in una frase: Questa è la porta dell’inferno e noi siamo i guardiani.
Se pensate che un cecchino instabile non sia proprio la scelta migliore per un lavoro di eterna solitudine, il film di Scott Derrickson scritto da Zach Dean, cavalca bene tutti i cliché del genere, compreso quella della cecchina lituana Drasa (Anya Taylor-Joy) che parla SEMPRE inglese specialmente quando parla con i suoi connazionali, ma ogni tanto spara una frase in lingua madre, di solito nei momenti concitati, un po’ come Colosso degli X-Men con i suoi «Bozhe moi». Ma d’altra parte Anya ha impersonato la sorella di Piotr, quindi tutto torna.
Si perché nel deserto dei tartari della gola, Levi ha una dirimpettaia di livello (parlo da maschietto, ma ribaltate la frase, vale anche al contrario) anche se è sbilanciata la caratterizzazione dei due personaggi, in favore di quello impersonato da Teller, alla fine a questi due ci si affeziona, mentre beh, si affezionano tra di loro. Certo il broccolamento a distanza è troppo lungo, e nulla mi toglie dalla testa che contenga anche strizzate d’occhio ai precedenti ruoli dei personaggi, visto che ci sono di mezzo delle batterie da suonare e degli scacchi, anche se il portale verso un altro mondo pieno di mostri fungosi a me ha ricordato Super Mario ma solo perché sono malato di quel film, colpa mia.
Inutile chiedersi come mai se in settant’anni i mostri se ne sono stati buoni (i precedenti guardiani hanno fatto un buon lavoro?) proprio ora che attraverso gli occhi dei personaggi ne siamo testimoni, questi decidono di scatenarsi, sarà che Levi e Drasa trovano il modo di passare il tempo, novelli Romeo e Giulietta, ma per assurdo la prima parte dove “The Gorge” suggerisce più che mostrare è anche quella che ti fa venire voglia di proseguire nella visione, anche se come dice la Wing-Woman: «Ma possibile che nei film che guardi tu non parlano mai?», vero, però qui ascoltano i Ramones e ad un certo punto… Sparano.
L’inevitabile discesa all’inferno di due soldati a me ha evocato vibrazioni stile B.P.R.D. quindi tutta roba che mi fa sentire come a casa mia, gli effetti speciali mostrano troppo il fianco va detto, anzi spesso sono proprio bruttini, ma quello che Levi e Drasa trovano laggiù risulta almeno sfizioso, roba quasi da Body Horror dove persino gli “alberi” possono divoranti e i guerrieri del passato, loro malgrado, non hanno ancora smesso di combattere.
Certo forse il film risulta un po’ sbilanciato e i due protagonisti sono più a fuoco sulla parte romantica, quando Anya Taylor-Joy imbraccia un AK-47, in mano sua sembra un’arma lunga quattordici metri, però cosa le vuoi dire? Miles Teller ha il fisico e i trascorsi per funzionare in entrambi i registri narrativi del film, mentre Anya Talyor-Gioia-per-gli-occhi (dite ciao a Quinto Moro per il nomignolo) ho il sospetto che potrebbe far funzionare qualunque cosa, persino il cliché della cecchina ‘nnammurata Lituana che in mani altrui, sarebbe stato un personaggio capestro, buono solo per, che ne so, Olga Kurylenko, giusto per ribadire la natura di B-Movie del film e perché Neil Marshall aleggia sul post di oggi.
Ciliegina sulla torta, particina per Sigourney Weaver a cui tocca un ruolo bastardissimo che per certi versi mi ha ricordato alcune sue prove precedenti, forse un po’ azzoppato dal dover per forza dare una conclusione ai buoni, un nemico con una faccia da punire perché il “Romance” prevede la sua libra di carne e un lieto fine. Quindi in generale poca roba, buono per salvarvi la serata o poco più, ma voi immaginate di mettere la VHS dentro il video registratore invece di premete “Play” su Apple TV+, questa è la vera dimensione di “The Gorge”, non brutto, non bello, figo come i suoi protagonisti scapestrato come l’idea di farlo durare centoventisette minuti, la serie B che ci vuole, quattro attori per un film che Il Zinefilo farà a pezzi, ma che potrebbe essere il “Love Actually” della Bara Volante, o qualunque altro titolo di San Valentino possa venirvi in mente, però con i mostri di i fucili mitragloatori.
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