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Moon Knight 2 – Blackout: La sfiga di arrivare dopo un genio

Mi sono schierato apertamente: il primovolume dedicato al Cavaliere Lunare della Marvel, scritto da Warren Ellis, per
me è uno dei migliori fumetti del 2015, era molto difficile fare di meglio, ma
per lo meno, questo secondo volume mantiene alto il livello, anche se il cambio
di registro si nota.

Il rilancio All-New Marvel Now voluta
dalla Casa delle idee ha coinvolto anche Moon Knight (noto anche come Lunar
per i lettori italiani di vecchia data), il primo volume conteneva i primi sei
numeri della nuova serie regolare dedicata al personaggio e, come vi ho già
raccontato, una delle migliori cose prodotte dalla Marvel negli ultimi anni.
Questo secondo volume raccoglie i numero
dal 7 al 12 ed è lo scrittore americano Brian Wood (Conan, Star Wars, X-Men ma
soprattutto DMZ) a raccogliere il testimone per i testi di Warren Ellis. Wood deve
fare i conti con la precedente gestione, tra le quattro personalità che
coesistono nella testa del protagonista, Wood sceglie di usarle… Tutte! Anzi,
scombina le carte alla ricerca del colpo di scena, se il Dio egizio Khonshu ha
donato i poteri al personaggio e Warren Ellis ci ha spiegato come usare al
meglio la sua follia nelle storia, Brian Wood capisce che è il momento di
scatenersi.
Alle matite troviamo l’ottimo Greg
Smallwood che non fa rimpiangere le soluzioni grafiche del suo predecessore
Declan Shalvey, inventandone di molto interessanti, come l’incastro
delle vignette della prima storia (Blackout) che riprendono la forza delle
strisce pedonali che Moon Knight sta attraversando mentre insegue il misterioso
attentatore, in una New York rimasta senza corrente elettrica.



Un esempio dello storytelling di Gregorio Piccolaforesta.
La storia principale ruota intorno alla
fittizia nazione africana chiamata Akima, teatro in passato di una sanguinosa
guerra per il controllo del Paese. Il leader di Akima, il generale Lor in
visita alle nazioni unite, è l’uomo che Moon Knight dovrà difendere, non entro
nei dettagli della storia per non rovinarvi la sorpresa, ma posso garantirvi
che Brian Wood riuscirà a farvi chiedere: “Ed io in una situazione così, cosa
farei?”. Prima di rimescolare nuovamente le carte in tavola, con la facilità con
cui Moon Knight passa da una delle due (multiple) personalità all’altra.
Rispetto al primo volume, le storia
mancano di quella lettura di secondo livello, che ha fatto della gestione Ellis
uno dei migliori titoli dell’anno, non manca, però, la sperimentazione. Il mio
capitolo preferito è stato senza ombra di dubbio il secondo, intitolato “Live”,
in cui Greg Smallwood si è potuto sbizzarrire.



Quando si dice personalità multipla, ecco, tipo una cosa così…
Moon Knight impegnato a salvare degli
ostaggi nel One World Trade Center ci viene mostrato solo attraverso le
telecamera di sicurezza, gli smartphone degli ostaggi o nelle inquadrature
delle sue telecamera Scarabeo, insomma, una specie di Found Footage, ma disegnato
sulle pagine di un fumetto, quindi bene a fuoco e senza traballamento di
telecamera.
Questo secondo volume è più che altro
una conferma di un rilancio molto ben riuscito, anche se sento la mancanza di
quella geniale lettura di secondo livello fornita da Warren Ellis.
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