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Moon Knight – La follia è di famiglia: disordine bipolare conclamato

«Moon Knight è uno di quei personaggi che cerchi, da fan
della Marvel, quando vuoi quasi sentirti fuori posto, non a tuo agio. Per me, a
un certo livello, somiglia a Batman. Quando leggi le sue storie, adori il fatto
che sia un pazzo fottuto, come me del resto. E adoro il fatto che la Marvel
abbia accettato la malattia mentale come una componente importante delle sue
storie. E credo che non sia da oggi».

Le parole sono del nuovo autore della serie dedicata al
personaggio, che un tempo in uno strambo Paese a forma di scarpa erano noto
come Lunar, un signore di nome Max Bemis, tipetto quanto meno interessante.
Nativo di New York, prima di iniziare a scrivere fumetti cantava
in due band Indie-Rock i Say Anything prima, e i Two Tongues dopo. Per quanto
riguarda la nona arte invece, ha scritto “Crossed: Badlands” e alcune storie
per la Marvel, tra cui il rilancio di Foolkiller. Prima di approdare a Moon
Knight, personaggio con cui ha una cosa in comune: Un disordine bipolare
conclamato (storia vera). Qui sotto vi riporto qualche altra sua affermazione
presa da un’intervista pescata in rete.
«Anche da ragazzino, a prescindere da Moon Knight, leggevo
le storie Marvel sapendo di avere un disturbo bipolare, e pensavo che Norman
Osborn non fosse cattivo in quanto pazzo, ma cattivo e basta. Saper distinguere
tra una persona buona, ma folle, e una persona malvagia è una cosa grandiosa.
Per questo mi sono sempre immedesimato molto in Moon Knight e spero di aver
dato il mio contributo».

La dottoressa cerca una cura al… Museo egizio!

“La follia è di famiglia” dà l’impressione di un ciclo di
storie più canonico rispetto agli ultimi, piuttosto bizzarri che abbiamo letto dedicati al Cavaliere Lunare, ma è un’impressione
che viene subito spazzata via fin dal primo capitolo. Il protagonista è un
veterano senza nome in cura da una dottoressa che conosce il caso di Marc
Spector e dei buoni (cioè, abbastanza buoni) risultati ottenuti facendolo
appassionare alla cultura egizia e al Dio Khonshu.

Nel tentativo di ripetere quello che evidentemente nell’universo
Marvel è un caso clinico studiato da psicologi e terapeuti, la dottoressa
fornisce al suo nuovo paziente tutto il materiale necessario, ma questo, per
via di abusi subiti prima durante l’infanzia e poi ancora durante il suo
servizio nelle forze armate, ha sviluppato un potere pirocinetico latente che
lo aiuta non solo a dare fuoco alla struttura in cui è rinchiuso, ma anche ad
immedesimarsi con il Dio Ra, padre di Khonshu, insomma un timidone questo
ragazzo.

Perché credere di essere Napoleone, quando puoi essere un Dio egizio?

Il primo capitolo è giù piuttosto spaventoso, non solo per
la follia nel nuovo avversario di Moon Knight, ma anche per gli ottimi disegni
di Jacen Burrows, uno che ha un tratto che lo rende perfetto per disegnare
personaggi realistici ma soprattutto violenza realistica, sarà che ho
conosciuto questo disegnatore con fumetti Horror scritti da Alan Moore, ma davvero Burrows riesce a trasformare in
horror tutte le tavole che disegna.

Ma prima di incrociare le lame (a forma di mezza luna) con
il suo nuovo avversario, pronto ad aizzare contro l’eroe bianco vestito, tutti
quei simpaticone che nella sua carriera sono stati picchiati, mutilati e feriti
dal vigilante, il nostro Moon Knight dovrà come sempre fare i conti con le sue
personalità multiple, una in particolare, quella del taxista Jake Lockley.

Moon Knight ora crede anche di essere un Predator!?

Max Bemis porta in scena un dettaglio molto interessante,
fino a questo momento abbiamo semrpe creduto che fosse Moon Knight a passare
più o meno volontariamente da una delle sue personalità all’altra, qui invece
Bemis introduce l’idea per cui qualcuna di queste personalità, in particolare quella
di Jake Lockley, potrebbe decidere di non essere d’accordo con l’operato delle
altre, e ci sta che il taxista rappresentante del proletariato Jake, possa
avere dei dissensi con il ricco Marc Spector, capo d’industria ed ex
mercenario.

Cosa potrebbe succedere se Jake decidesse di tornare da una
delle ex fiamme di Marc Spector? L’identità sarà diversa, ma il corpo (e il
DNA) non tanto, insomma siete grandi dai, fate due più due!

Il celebre “Gotico Americano” di Grant Wood è sempre tra i quadri più citati di sempre.

Con questo nuovo scenario in pista, tutto lo scontro contro
il suo nuovo avversario guadagna una nuova dimensione, Max Bemis si dimostra in
sintonia con il personaggio e Jacen Burrows non sfigura nemmeno quando deve
disegnare personaggi (come Moon Knight) in tutina aderente, insomma, e lo dico
in maniera scherzosa perché questo Bemis mi sembra ben armato di senso dell’umorismo,
i pazzi hanno preso il controllo, non del manicomio ma della serie, mi viene
anche da aggiungere per fortuna, visto che il risultato finale è piuttosto divertente.

Non vedo l’ora leggere come Max Bemis porterà avanti le
trame di Moon Knight, nel dubbio, qui sotto trovate un altro po’ di post
dedicati al personaggio!
Moon Knight – ReincarnazioniNon perdetevi il post del Zinefilo dedicato ai Nunchaku di Moon Knight!

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