Roland Emmerich sarà anche nato a Stoccarda ma nel suo cuore è più americano della statua della libertà, che non a caso è francese. Si capisce dal fatto che pochi più di lui amano la fantascienza e in particolare quella degli anni ’50.
Avrà l’eterna sfiga di essere uno a metà tra Spielberg (la sua ambizione) e Michael Bay (la sua indole), ma gli vorrò eternamente bene per Independence Day, ma confesso un’insana passione anche per altri suoi titoli, tipo “Il patriota” (2000), che non a caso era un patriota appunto, ma americano. Ed ora un po’ di musica scelta per associazione mentale con il titolo.
La sua carriera è stata immolata sull’altare dei film catastrofici, i Meteo Apocalypse (filone che è stato spremuto più di un limone) girati con quasi tutti i soldi e la voglia di devastazione su schermo del mondo. Voglio bene a Rolando Emmerigo e non mi perderei un suo film nemmeno per sbaglio, anche se il più delle volte so che vedrò sempre la sua solita “formula” applicata al nuovo obbiettivo, il nuovo bersaglio da distruggere su grande schermo, che diventa di volta in volta più ambizioso, perché ammettiamolo, Rolando sulla Terra ha distrutto e fatto esplodere di tutto, quindi la nuova sfida ogni volta sta nell’alzare la posta in gioco, per questo Emmerich guarda alla Luna e non al dito che la indica per dire: «Quella, distruggerò quella questa volta».
Proprio come gli Yankee che ammira tanto, Rolando torna sulla luna dopo il suo “Moon 44 – Attacco alla fortezza” (1990), titolo che non rivedo dall’infanzia e dovrei una volta di queste decidermi a perché
ai tempi mi era anche piaciucchiato, anche se ho visto più volte i suoi successivi “I nuovi eroi” (1992) e “Stargate” (1994), già destinati a questa Bara, perché è qui il posto dove devono stare.
Quando il saggio indica la luna, Rolando pensa a come farla esplodere. |
Facciamo una breve panoramica sulla carriera di Rolando? Independence Day, ovvero Rolando dice la sua sui film di invasioni aliene stile anni ’50 e in pieni anni ’90 distrugge l’America scaldando i cuori. “Godzilla” (1998), Rolando distrugge il mito di ‘Zilla creando un enorme incidente diplomatico con il Giappone.
“The Day After Tomorrow” (2004), Rolando contro il surriscaldamento globale quando Greta Thunberg aveva appena compiuto un anno di età, nessuno però è sceso in piazza tutti i venerdì a protestare, nemmeno per la qualità del film. “10.000 AC” (2008), Rolando distrugge Piero Angela. “2012” (2009), Rolando distrugge i Maya. “Anonymous” (2011), Rolando distrugge la fama di Billy Shakespeare ovviamente con un film pieno di teorie complottistiche. “Sotto assedio – White House Down” (2013), Rolando distrugge la Casa Bianca prima che gente vestita da Bufalo lo rendesse popolare. “Stonewall” (2015), Rolando batte la testa e si lancia in un film drammatico/storico, flop totale che lo costringe a dirigere un seguito fuori tempo massimo del suo film più famoso. Per concludere abbiamo anche Midway, ovvero Rolando distrugge “La battaglia delle Midway” di John Ford. Fine della breve panoramica.
Insomma dopo aver disseminato distruzione in lungo e in largo, al nostro non restava che tornare sulla Luna, infatti “Moonfall” parla proprio di questo, nella Luna che esce dalla sua orbita e punta dritta verso la Terra. Ora però sorge un problema, se la minaccia è la stessa (l’annichilimento totale), come differenziare questo film da un “Armageddon” o “Deep Impact” (1998) qualunque? Assimilando la lezione di Doctor Who, quando Peter “Twelve” Capaldi nel settimo episodio dell’ottava stagione (intitolato “Kill the Moon”) doveva dare supporto all’umanità minacciata da una Luna resa instabile e destinata alla distruzione, salvo poi scoprire che la Luna non era altro che l’enorme contenitore per qualcosa di molto diverso.
Gli inglesi provavano a curare la Luna mandando un Dottore… |
Non so se Roland Emmerich sia un Whoviano, sicuramente il suo “Moonfall” pesca a mani basse dai classici, dentro ci troverete un pizzico di “2001: Odissea nello spazio” (1968), “Contact” (1997) ma anche The Abyss a guardar bene, tutti gettati dentro un po’ alla rinfusa e applicati alla solita formula consolidata con cui Rolando tratteggia tutti i suoi personaggi: qui abbiamo un altro professionista caduto in disgrazia, padre amorevole ma divorziato, rappresentato dall’astronauta interpretato da Patrick Wilson.
… gli americani la Luna invece beh, leggete la scritta. |
Cacciato dalla NASA per il solito incidente in stile “Gravity” (2013) che fa da prologo al film sulle note canticchiate di Africa dei Toto. Patrizio Pallone ha perso un compagno lassù ma ha salvato tutto il resto, agendo fuori dalla procedura e per questo è stato cacciato e fatto passare per matto per quello che dice di aver visto, uno strano evento che trova riscontro solo nelle parole di un altro classico personaggio Emmerichiano, il complottista eccentrico, facente funzione di spalla comica, che però capisce il disastro meglio e soprattutto prima di tutti, qui interpretato da John Bradley, il Sam di Giocotrono.
«Puoi chiedere a Giosnò, sono uno di fiducia» |
Ora so cosa state pensando: abbiamo bisogno di un film che rende eroici i complottisti? No, ma muovere questa accusa oggi a Roland Emmerich sarebbe come dire a Spike Lee di stare sfruttando l’onda emotiva del movimento Black Life Matter, non avrebbe nessun senso perché la “Formula Emmerich” per i film era già questa nel 1996, in fondo parliamo di quello che faceva il “Greto Thunberg” prima di Greta, quindi non fate i complottisti!
“Moonfall” è “Kill the Moon” senza il Dottore di Peter Capaldi ma con la voglia di spaccare tutto di Rolando, che dirige un film con ambizioni talmente alte, che spesso gli effetti speciali non gli stanno dietro, in cui la logica scientifica deve essere piegata a quella drammatica, quindi è normale che l’avvicinamento della Luna fuori dalla sua traiettoria, permetta ai personaggi di sfruttare una gravità tutta pasticciata e di fare salti come l’Uomo Ragno, oppure di sollevare tronchi con la facilità con cui prima, era concessa solo a John Matrix. Tutto estremamente scientifico eh? Piero Angela è ancora in lacrime dal 2008.
Mi piacciono i film con i sommergibili. |
Seguendo la “Formula Emmerich” è normale che Patrick Wilson sia l’unico in grado di pilotare uno Shuttle fino alla Luna a mano (Eh?), perché dal nostro satellite qualcuno o qualcosa manda un impulso che disturba la tecnologia, per cui l’unico modo per arrivare lassù è proprio guidare la navetta come John Matrix faceva con la jeep senza freni a motore spendo in discesa… Poi la smetto di fare metafore su Commando lo giuro!
In questa girandola che forse nel frattempo ha fatto iniziare a piangere anche Alberto Angela, per il nostro Rolando è normalissimo che i figli dei protagonisti sulla Terra, si trovino proprio dove la distruzione infuria, intenti a salvare il mondo e le loro relazioni, tipo con il nuovo fidanzato di mamma, un Michael Peña insopportabile nel ruolo di un venditore di auto.
Menzione speciale per l’apparizione lampo di Donald Sutherland, che continua a recitare da seduto per via della sua condizione di salute (tanto di cappello a Donaldone per questo) nell’ingrato ruolo del Dottor Spiegoni, lo scienziato che spiega cose anche se il migliore resta proprio il Sam di “Giocotrono”, l’unico che ha capito che la Luna è una Super Struttura, che non è un programma di DMAX o uno di quei canali televisivi lì, ma è appunto una struttura gigante costruita da qualcuno e alimentata da una nana bianca, perché la trama della Luna che si schianta contro la Terra era troppo semplice e lineare per le ambizioni di Rolando, posso dirlo? Ci è andata bene, ho temuto seriamente che piazzasse anche i Nazisti sul lato oscuro della Luna oppure i conigli, generando così il secondo incidente diplomatico della sua carriera con il Giappone. Questa la capiranno in pochi ma dovevo proprio scriverla.
Sopravvissuto a King Kong, distrutto da Rolando. |
“Moonfall” smette presto di essere il solito film sul nostro pianeta colpito da un pietrone e diventa un’esplorazione spaziale verso boh? L’origine della vita? Un primo contatto con una razza superiore intenzionata a comunicare con noi ma anche minacciosa, visto che ci sono dei tentacoloni biomeccanici attratti dagli Smartphone, perché vi giuro che succede anche questo nel film! Non è un complotto!
Insomma “Moonfall” diverte o annoia nella misura in cui voi come spettatori sarete in grado di lasciarvi trasportare da questa montagna di fregnacce con cui Rolando farcisce la trama, nessuno degli attori è particolarmente in palla da distrarci dal tono, di base piuttosto serioso con cui questi dialoghi (già scricchiolanti) vengono recitati, nemmeno Halle Berry pare crederci più di tanto, quindi “Moonfall” ad una prima occhiata distratta passerà per l’ennesimo “Disaster Movie” Emmerichiano, anzi nemmeno uno dei più ispirati, anche se voglio spezzare un satellite a favore di Rolando, che più ambizioso di così è stato raramente in carriera.
«Secondo te perché Rolando deve finire tutti i suoi film citando Uomini veri?», «Non so, buongusto?» |
Dopo questo minestrone di temi e trovate, dove rivolgerà lo sguardo la prossima volta il nostro fanatico di film catastrofici americani fino al midollo? Sono quasi curioso di scoprirlo e lo dico sinceramente, il cinema di Emmerich ha un valore catartico, preferisco di gran lunga vedere intere città devastata sul grande schermo che, che ne so, al telegiornale ad esempio. Ho consumato i miei istinti guerrafondai giocando con i G.I.Joe da bambino, quindi mi piacerebbe che ad occuparsi di assecondare il bisogno di distruzione dell’umanità fosse sempre Roland Emmerich, che sono sicuro in questo momento è là fuori da qualche parte a pianificare un’enorme partita a biliardo con i pianeti della via lattea per il suo prossimo film, o qualche altra diavoleria del genere.