Home » Recensioni » Napoleon (2023): un film non riuscito, non tutto, ma Bonaparte!

Napoleon (2023): un film non riuscito, non tutto, ma Bonaparte!

1927, il francese Abel Gance firma un film muto su Napoleone all’altezza del mito del personaggio, una durata colossale, attorno alle nove ore e nelle intenzioni del regista andava proiettato su tre schermi in contemporanea per essere visto, la Polyvision per un film che utilizzava già la tecnica dello “Split screen”.

In teoria avrebbe dovuto essere il primo di sei film sulla vita del condottiero, fu un flop sanguinoso al botteghino che non portò alla nascita del “NCU” (Napoleon Cinematic Universe) ma a distanza di molti anni qualcun altro tentò l’impresa, il sovietico Sergej Fëdorovič Bondarčuk.

«Non vi preoccupate, le premesse di Cassidy durano quanto la campagna di Russia, voi continuate a girare il film»

“Waterloo” (1970), ambientato durante il periodo dei cento giorni è un film che culmina con la battaglia del titolo, 134 minuti per raccontare eventi specifici e un Kolossal prodotto dal solito Dino De Laurentiis, campione del mondo di imprese folli, lui si davvero Napoleonico nello spirito, per un film che anche qui, fu un fiasco ma una volta mi salvò la vita, mi portai a casa un voto vergognosamente alto durante un’interrogazione di storia (di cui non avevo studiato niente, mai studiata Storia, la leggevo per passione come se fosse Salgari) soltanto dicendo che i Prussiani erano combattenti feroci, perché ricordavo la scena della carica del film di Bondarčuk (storia vera).

Alla lista bisognerebbe aggiungere anche un americano, trasferito poi in pianta stabile in Inghilterra, un ragazzo bravino di nome Kubrick Stanley, potreste averne sentito parlare. Non avete mai visto il suo film su Napoleone perché non è mai stato girato, i costumi di quel film riciclati per “Barry Lyndon” (1975) sono stati premiati con l’Oscar, per un film della durata si vocifera di quattro ore, frutto di un lavoro di ricerca alla Kubrick, che aveva illustrazioni e grafici di tutte le più celebri battaglie del condottieri, che aveva già ipotecato armate di stanza in Romania per il massimo del realismo, quando la MGM si prese fifa per il flop del già citato “Waterloo” e chiuse i rubinetti per sempre (storia vera). Bisogna passare dai tre più grossi film su Napoleone, di cui uno è un leggendario non-film per capire i pregi (alcuni) e i difetti (a mio avviso in netto vantaggio) del “Napoleon” di Ridley Scott, ultimo cenno storico giuro, poi passiamo a trattare il film di oggi.

Intanto una domanda per intrattenervi durante la lunga premessa: di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?

Più o meno mentre Kubrick ripiegava su Arancia Meccanica dopo la sua personale Waterloo, usciva i “I duellanti” (1977), un capolavoro che non si è cagato nessuno, non credete alla propaganda sparsa in giro da Ridley lo Scott sbagliato, quando lui sbarcò sul set di Alien nessuno aveva mai sentito parlare di questo pischello inglese e del suo film, mitizzato dopo, diventato il preferito di tutti anche se ancora oggi, dubito che lo abbiano visto per davvero proprio tutti tutti. Eppure quando il mito di “I duellanti” è cresciuto (ovviamente dopo il successo di Alien) qualche paragone con Kubrick per Ridley, quello più spocchioso di casa Scott è volato, a mio avviso anche giustamente, peccato che la carriera del fratello maggiore (ma comunque minore) di Tony non sia proprio stata Kubrickiana per risultati, o per lo meno la sua filmografia, piena di titoli che nemmeno chi si professa ENORME fanatico di Ridley ha mai visto… Ma io sì!

Io, un pazzo che ha visto roba tipo “L’Albatross” o “1942” circondato da sedicenti fanatici dello Scott con le mire da filoso.

Perché avrò la fama di suo detrattore (non è vero, vi rimando all’ultima puntata del Podcast) però io i suoi film in sala vado a vederli e l’altro giorno quella di “Napoleon” era mezza vuota, spero che il film faccia un sacco di soldi perché il cinema ha bisogno di grandi incassi, ma credo che nemmeno questo tentativo di rinverdire i vecchi paragoni con Kubrick servirà a qualcosa, anche se va detto che il primo a dare un ruolo in vista a Joaquin Phoenix fu proprio Scott nel 2000, anche se poi il pubblico ci ha messo anni a capire che il Commodo de “Il Gladiatore” era beh, l’attore più amato del mondo quando si pitta la faccia e si traveste da Joker, a mani basse il migliore di quel film più famoso che bello.

«Sicuro che non vuoi tornare per il Gladiatore 2?», «Non posso Ridley, devo ballare e cantare in Joker 2»

Sceneggiato da David Scarpa (e vi giuro che non farò battute facili), lo stesso di GULP! “Ultimatum alla Terra” (2008) e “Tutti i soldi del mondo” (2017), quindi pretoriano dell’altro Scott, posso dire che anche per “Napoleon” vale la stessa lapidaria recensione fatta dalla Wing-Woman sul film del 2017: «La storia raccontata così perde tutto il suo interesse, più appassionante leggerla su Wikipedia» (storia vera).

“Napoleon” è pretenzioso, nel senso che ha la pretesa di riassumere in 158 minuti, che ormai è la durata standard per quasi ogni film del 2023, non una parte specifica della vita del condottiero ma tutta, il risultato è inevitabilmente lacunoso, frettoloso e non ne faccio nemmeno una questione di veridicità storica, quella è roba per gli articoli “Acchiappa click” o per permettere a Ridley di continuare ad esibirsi nella sua posa da vecchio bilioso che manda tutti a quel Paese che si è costruito sul Web, che poi è la stessa che molti imputano a Scorsese, solo che il buon (buon?) Ridley se la prende davvero con tutti, anche Scorsese.

Scott è un vecchio volpone che sa benissimo cosa piace al pubblico, lo spettacolo e a quello non rinuncia, sembra quasi che la ragione che lo abbia così magneticamente attratto al personaggio di Napoleone sia la sua smania di potere, una certa megalomania di fondo che potrebbe essere un tratto comune per regista e protagonista, infatti la trama di “Napoleon” sembra tirata per la giacchetta da due lati, da una parte raccontare quella fame di potere, quella scalata sociale, dall’altra, l’amore per Giuseppina (Vanessa Kirby), problema: il tempo è un fattore determinante e questo film non ne ha abbastanza.

«Sussurrami una porcheria all’orecchio», «Le crociate è una pietra miliare della storia del cinema», «Azz l’hai sparata proprio grossa ‘sta porcheria!»

Di tutta l’infanzia in povertà ad Ajaccio in Corsica del suo protagonista, “Napoleon” se ne frega e la taglia, cercando di far arrivare la “fame” del personaggio in altro modo, riuscendoci solo a tratti, che poi è il riassunto di tutto il film, riuscito solo a tratti. Scott inizia nel momento più nero della Storia francese, le decapitazioni a mezzo ghigliottina in pubblica piazza, il Terrore da cui anche il personaggio di Vanessa Kirby è una sopravvissuta, perché la scelta di quello filosofo di casa Scott e del suo sceneggiatore, di tutte le parti interessanti della vita di Napoleone Bonaparte al nostro Ridley cosa interessa? La storia d’amore.

Vi riporto la dichiarazione dello stesso regista: «Napoleone è un uomo da cui sono sempre stato affascinato. È uscito dal nulla per governare tutto, ma per tutto il tempo ha condotto una guerra romantica con la moglie adultera Joséphine. Ha conquistato il mondo per cercare di conquistare il suo amore e, quando non ci è riuscito, l’ha conquistato per distruggerla, e nel farlo si autodistrusse.»

Eppure “Napoleon” sembra un grosso vorrei ma non posso, perché sarebbe stato logico fare come Bondarčuk concentrandosi solo su un punto di vista, un preciso momento per raccontare un personaggio tanto gigantesco (non è una battuta sull’altezza, giuro!), invece qui si decide di lasciare gli eventi fondamentali delle sue conquiste quasi sullo sfondo come il film un po’ tenta di fare, visto che il Napoleone di Giocacchino Fenice a volte sembra completamente disinteressato all’esito delle battaglie che lo coinvolgono. Si poteva utilizzare la storia d’amore come chiave di lettura per tutto il resto ma niente, Ridley Scott ha la sindrome di Napoleone e non può proprio esimersi dallo spettacolo.

Bravissimo come sempre, ma tanto lo sappiamo che il miglior Napoleone di sempre era l’altro attore “Scottiamo” ovvero Ian Holm.

Quando abbiamo letto sui libri di Storia dell’incoronazione di Napoleone, avvenuta il 2 dicembre del 1804, con il condottiero che da solo, poneva la corona sulla sua stessa testa, cosa avete pensato? Io che fosse già una scena da film. Deve averlo pensato anche l’altro Scott, che infatti indugia, si sofferma e in altri momenti procede con l’avanti veloce, proprio come in “Tutti i soldi del mondo”, sembra di assistere ad un a storia basata sui fatti reali ma raccontata con meno accuratezza e decisamente più fretta nel cuore di un The Crown qualunque e il sospetto ricade sul minutaggio, ridicolmente insufficiente per star dietro alle ambizioni di Scott, ma posso dirlo? Esistono “Director’s cut” di quasi tutti i film dell’altro Scott, persino de “Il Gladiatore” con il suo rinoceronte in CGI inguardabile, molto probabilmente un giorno, ne uscirà una di quattro ore di “Napoleon”, ma per ora posso giudicare solo questa e il sospetto è che anche aggiungendo minuti, ore, anche giorni, non verrà cancellata l’indecisione di fondo di questo film.

Direttamente dall’ora di Storia alle scuole media.

Non si capisce se Scott voglia l’epica o la satira, Joaquin Phoenix tiene botta perché credo che non ci sia un sentimento che quell’uomo non possa recitare, ma gli scarti di tono sono paurosi, in certi momenti Phoenix sembra volutamente distante, sfoggiando un regale distacco da tutto e tutti, in altri momenti più che il protagonista, sembra l’alleggerimento comico del film, inspiegabili le punte grottesche del personaggio su cui Scott si sofferma. Cosa volevi dirci esattamente Ridley? Una critica al potere? Un modo per togliere mito ad un personaggio Storico? Il risultato è che i compulsivi accoppiamenti con Giuseppina sono una gag ricorrente che mi ha fatto pensare a Re Mel Brooks che, come dire, fa avvertire la sua regalità alle cortigiane. No sul serio Ridley, cosa avevi in testa esattamente, fare di Napoleone una macchietta? Ah ci sono, visto che Phoenix interpreta sempre il pazzo, forse questa è la “biopic” di un pazzarello che crede di essere Napoleone!

La sensazione è che o Phoenix sia stato lasciato libero di improvvisare, oppure a questa storia manchino porzioni enormi, che balzano agli occhi visto che vanno a braccetto con l’indecisione di fondo sul come raccontare la storia, anche abbracciando il filone della storia romantica, ma è chiaro che non molto risulti cartesiano, se Phoenix se la cava perché tanto da lui vogliono solo vederlo fare il matto, a pagarne le spese è proprio Vanessa Kirby, perfetta in una parte che in ogni caso, risulta spezzettata, appena la sua Giuseppina di Beauharnais trova un po’ di respiro, “Napoleon” ha troppa fretta di infilare una battaglia, un momento che abbiamo studiato a scuola o un’altra scenetta per Phoenix da risultare un personaggio zoppo, in un film che funziona a tratti, non del tutto, solo Bonaparte (ah-ah). Considerando che Kubrick per la sua versione avrebbe voluto Jack Nicholson e Audrey Hepburn, vedere Scott azzeccare i suoi due protagonisti ma poi utilizzarli in maniera così indecisa sembra più uno spreco che altro.

Perché poi ammettiamolo, il pubblico di Ridley da lui vuole solo “Il Gladiatore” quindi questo gran parlare di veridicità storica ha poca cittadinanza quando si parla di cinema, che comunque non ha il dovere di essere realistico (per quello ci sono i documentari) e ancora meno, dal regista del film più storicamente sbagliato di sempre sull’antica Roma, che non ha mai puntato ad essere un documentario. “Napoleon” nelle sue ambizioni vorrebbe essere il film definitivo sul personaggio, ma non ci si avvicina nemmeno per sbaglio perché da vecchio volpone l’altro Scott sa che con una battaglia, lui il suo pubblico lo conquisterà sempre (ci ha provato anche con il suo ininfluente “Robin Hood”) infatti le battaglie sono la parte migliore di questo film indeciso nella direzione, claudicante e con troppo poco tempo per sviluppare beh, tutto.

Per concludere una domanda difficile: di che colore erano i cavalli bianchi dei soldati di Napoleone?

La fotografia di Dariusz Wolski è quella che dopo un fotogramma ti fa pensare «Fratelli Scott!» il che è un bene, la riconoscibilità di un regista è fondamentale, eppure risulta sempre gelida, una scelta cromatica che paga più dividendi più che altro per rappresentare le temperature della battaglia di Austerlitz, ma un intero film con quel livello di gelo, mi è parsa più una scelta pigra che altro.

Insomma, quando sarà valuterà anche l’eventuale “Director’s cut” del film ma per ora, non raggiungiamo i livelli di imbarazzo di film estremamente sopravvalutati come “Le crociate” (2005) o “Exodus” (2014) solo perché questa volta Ridley Scott si è affidato a protagonisti migliori, ma tenete a mente gli altri film Napoleonici, anche quelli che non sono mai stati realizzati, avranno fatto scelte sbagliate come il loro protagonista, ma per quanto ambiziosi oppure molto ambiziosi, non si sono sopravvalutati, non me la sento di sostenere lo stesso per questo “Napoleon”, che andrebbe valutato nei pregi e nei difetti (in maggioranza) in confronto ai suoi predecessori, la storia, anche quella del cinema va studiata prima di essere sfidata.

Sepolto in precedenza lunedì 27 novembre 2023

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
2 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Superman IV (1987): uguale a quello di Donner, ma senza soldi

Quando pensi che una saga cinematografica non possa cadere più in basso, succede qualcosa che ti ricorda che quando non piove grandina, come vedremo nel nuovo capitolo della rubrica… I [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing