Lo ammetto candidamente, mi sono preso a cuore la vicenda di quella che ormai è la saga di “Nella tana dei lupi”, visto che il terzo film è già stato annunciato. Mi sono appassionato quando ho scoperto della versione malamente e brutalmente tagliata, uscita in sala da noi del primo capitolo, se non vi ricordate, trovate QUI tutti i dettagli.
A distanza di sette anni, la squadra che ha vinto non è stata cambiata, torna il regista Christian Gudegast e la coppia di nemici/amici Nicholas “Big Nick” O’Brien impersonato da Gerard Butler e Donnie Wilson, la versione de-aging di Ice Cube, ovvero il figliolo, identico (non servirà il test del DNA) O’Shea Jackson Junior prima di arrivare nelle nostre sale lo scorso giovedì, questo seguito ha dovuto affrontare il problemino di una pandemia globale, potreste averne sentito parlare, un po’ ne hanno scritto, e dell’operazione a Geraldo Maggiordomo, che alla fine ha deciso di girare malgrado il crociato, con chirurgia rimandata a data da destinarsi (storia vera).
Anche questa volta Christian Gudegast ha deciso di sfidare la distribuzione italiana, anche questo seguito si prende tutto il suo tempo per raccontare la storia, un totale di 144 minuti che per lo meno, questa volta non sono stati sforbiciati selvaggiamente come per il primo capitolo, costringendoci a recuperare la “Director’s cut” che ve lo dico, è anche l’unico modo per godersi a pieno “Den of Thieves”, visto che certi passaggi nelle “Theatrical” non hanno proprio la minima logica.
Avendo battuto, a sorpresa di molti, anche il nuovo capitolo della saga di “Hunger Games” (un altro??!), “Den of Thieves” 2 – Pantera”, vincendo le uniche giornate al botteghino che contano, ovvero il primo fine settimana, si è già guadagnato la “luce verde” per il terzo capitolo della saga, il che diventa un fattore nella valutazione del film di oggi.
Fatemi mettere tutti i puntini sulle “i”, io credo che non ci sia un attore meno difendibile di Gerard Butler nello scenario cinematografico contemporaneo, parliamo di uno che al momento giusto, si è giocato la mossa che di norma, viene imposta alle attrici, il nudo sullo schermo in un momento della vita che sta ad un passo prima della fisiologica decadenza. Geraldo si è pompato a bestia, ha fatto tutti i suoi sacrifici in palestra e da allora, campa di “Addominali percepiti”, infatti beccami gallina se lo abbiamo mai più visto a petto nudo, ma anche in qualche film decente, parliamo di uno che oltre al “Six Pack” ha fatto percepire un’idea di eroe d’azione, senza azzeccare mai davvero titoli o una saga memorabile, sì, sto pensando proprio all’inguardabile “Attacco al potere” e seguiti vari.
Eppure Geraldo Maggiordomo è molto amato, malgrado ormai sia un attore ad un passo dallo sprofondare nei titoli di serie Z, uno che vivacchia anche grazie a titoli come Den of Thieves dove se non altro era un valore aggiunto ad un film con del sale in zucca, che ha generato un seguito con le stesse caratteristiche, stiamo sempre a lamentarci che non fanno più i polizieschi, e quando ne esce il seguito di uno che ha tutti i riferimenti giusti, mi sembra corretto sottolinearlo, anche se i titolisti italiani ora, hanno fatto il pasticcio brutto di aver messo i lupi con le pantere, che poi volendo, è anche un po’ quello di cui parla il titolo di oggi.
Se di norma nei polizieschi abbiamo i “buoni” da una parte che danno la caccia ai “cattivi” dall’altra, questa volta la tradizione viene rimescolata, abbiamo personaggi un tempo dalla parte della giustizia, che hanno saltato la barricata e che fuggono dai nuovi eroi. Tutto inizia proprio così, Big Nick rintraccia Donnie in Europa, solo che invece di arrestarlo per il colpo alla Federal Reserve, si unisce a lui offrendo aiuto, in una rapina al World Diamond Center di Nizza.
Primo riferimento giusto nella testa di Christian Gudegast, la caccia del poliziotto continua e si trasferisce non a Marsiglia ma a Nizza, un po’ come accadeva in Il braccio violento della legge Nº 2, e per certi versi anche qui assistiamo ad una corruzione da parte dell’eroe, solo che per Papà Doyle era drammatica, per Big Nick una lunga festa e devo dirlo, tutta la porzione, fuma ‘sta cannetta, bevi questo drink, ogni tanto, mi ha fatto pensare più a “Una notte da leoni” e onestamente, tra lupi e pantere, andare ad aggiungere anche i felini con la criniera, non mi sembra il caso.
La trama e la criminalità locale si allarga, grazie al boss chiamato La Piovra (Adriano Chiaramida) e ad altre facce note dalle nostre parti, da Fortunato Cerlino nei panni di Zamba per arrivare al prezzemolino Salvatore Esposito, che non sfigura nei panni di Slavko e ha il fisico per sembrare grosso almeno quanto O’Shea Jackson Junior infatti ho seriamente pensato che in certi momenti, questo film si sarebbe potuto intitolare “Nella tana dei lupi 2 – Gomorra”.
Altro riferimento giusto nella testa di Christian Gudegast, la sua volontà manifesta di guardare al cinema di Michael Mann, non vi sto dicendo che questo film riesca ad arrivare dalle parti del crime movie losangelino definitivo, no, nessuno ci è mai più arrivato, però l’idea di cinema del regista è quella, direi quella giusta, con personaggi che quando non festeggiano, sono dediti al loro lavoro, professionisti in lotta con il loro tormento interiore, spesso non esposto, ma per questo non meno sofferto.
L’andamento del film segue lo sviluppo dei personaggi, per questo “Nella tana dei lupi 2 – Pantera” si prende il suo tempo anche per gestire l’azione, per portarla al suo compimento, tenendo conto del fatto che come spesso accade nei polizieschi con cambi di barricata, la trama va seguita fino alla fine e se il terzo film non fosse già stato annunciato, la mia valutazione sarebbe stata un po’ più critica per l’ultimo atto (azione a parte, quella promossa), ma a questo punto sono pronto a vedere “Nella tana dei lupi 3” con qualunque altro animale decideranno di associarlo.
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