Se procedete dritti lungo Craven Road, ad un certo punto sulla sinistra, vi troverete una via più piccola, ma non meno spettrale che vale la pena attraversare, è la via che porta dritta ad Elm Street… Ormai questo più che un blog di cinema, sembra Google maps!
Nightmare – Dal profondo della notte è un successo che mette sulla mappa geografica la piccola New Line Cinema, ribattezzata dopo gli incassi “The house that Freddy built” e nella casa, la situazione è tesa confusa, la scena è divisa, di piccole case che non hanno saputo gestire il successo sono piene le fosse, quindi bisogna fare questa cosa e farla in questa casa. Scusate, sono stato posseduto dalla spirito di Frankie hi-nrg mc.
Wes Craven viene subito coinvolto, ma il maestro di Cleveland capisce che, a volte, è meglio essere rimpianti che compatiti, quindi rinuncia alla regia del secondo capitolo, anche perché la sceneggiatura di David Chaskin proprio non gli piaceva, specialmente per una questione: l’idea di portare Freddy fuori dai sogni, pronto ad uccidere adolescenti nella realtà.
Craven pensa che questa, oltre che ad essere una negazione delle “regole” relative al personaggio imposte dal suo film, sia anche una pessima idea, nei contenuti speciali del blu-ray Craven usa una frase interessante, in cui sottolinea come Freddy, in mezzo ad alcuni adolescenti spesso più alti di lui, sarebbe solo un modo per renderlo ridicolo. Perché, come abbiamo visto, Craven immaginava Kruger come un personaggio altissimo e l’1,78 di Robert Englund non lo ha mai convinto per davvero. Ci sarà qualcosa di freudiano anche in questo? Con Craven di mezzo non si sa mai.
Sta di fatto che la New Line ha fretta di battere il ferro finché è caldo, quindi si rivolge al regista Jack Sholder, quello di “Nel buio da soli” (1982) e The Hidden, che aveva esordito proprio alla New Line, come montatore dei trailer dei loro film. Sempre nei preziosi contenuti speciali, Sholder descrive se stesso in un modo molto schietto: «Ci sono alcuni registi che utilizzano l’horror per esprimere loro stessi, altri utilizzano l’horror per entrare nel giro. Io faccio parte della seconda categoria». Tanto di cappello per l’onestà, ma al netto del risultato finale sono parole riduttive, perché i difetti di [Cassidy inspira forte] “A Nightmare on Elm Street Part 2: Freddy’s Revenge” [Cassidy espira forte] non sono certo nella buona regia di Sholder.
Un’altra delle critiche mosse spesso a “Nightmare 2 – La rivincita” è lo strano trucco sulla faccia di Robert Englund, pare che Kevin Yagher per assecondare le richieste della New Line, abbia cosparso di gelatina il trucco, per dare quell’effetto bagnaticcio alle ustioni, facendole sembrare più realistiche. Il risultato finale è molto più “carnoso” il che nell’economia di una storia che ha spesso degli apici da “Body Horror” non la reputo una brutta trovata, peccato che “Nightmare 2” si sia fatto una fama che lo precede ancora oggi, di fatto è quasi universalmente considerato il peggior film di tutta la saga.
Sholder si è spesso difeso dicendo che nessuno nel 1985 aveva idea che Freddy Krueger (il nome Fred viene definitivamente abbandonato) sarebbe diventato un tale fenomeno di costume, quindi il secondo capitolo è un modo per farlo tornare che non tiene conto dei potenziali seguiti, ecco perché risulta un film solista e quasi scollegato rispetto agli altri capitoli, perché l’idea dello sceneggiatore David Chaskin è semplice: Freddy vuole tornare nel nostro mondo e per farlo ha bisogno di qualcuno che uccida per lui anche fuori dai sogni, qualcuno debole, da poter raggirare e da usare per reincarnarsi. Perché qualcuno onnipotente nel mondo onirico, dovrebbe voler tornare ad essere fatto di carne (bruciata) e sangue nel nostro mondo è un piccolissimo dettaglio che alla New Line sfugge, perché la gatta frettolosa farà anche i gattini ciechi, ma le case di produzione ambiziose sfornano trame sceme. Occhio, però, perché dietro a questa scelta che ha fatto storcere il naso a tantissimi fan della saga, si allunga l’ombra di David Chaskin… Lasciatemi l’icona aperta, su di lui ci torniamo.
La scena iniziale di “Nightmare 2” è uno sfoggio della bravura di Jack Sholder, il protagonista sogna di viaggiare sullo scuolabus (guidato da Robert Englund senza trucco, io avrei preso il bus dopo…), ma a scuola non ci arriverà mai, perché il mezzo resta sospeso sopra la bocca dell’inferno o qualcosa di altrettanto spettrale, non è chiaro, perché Jesse Walsh (Mark Patton) si sveglia urlante e tutto sudato nel suo letto.
La famiglia di Jesse si è trasferita da poco nella casa di Elm Street dove si sono svolti i fatti del primo film (cosa sarebbe il genere Horror senza i traslochi?), una decisione insindacabile presa dall’inflessibile padre del ragazzo, un tipo tutto d’un pezzo che durante la colazione legge il Wall Street Journal e nel momento di massima disperazione del figlio, prima dà tutta la colpa alla droga e al suggerimento della madre di portare il ragazzo sconvolto dallo psicologo, risponde che meglio della terapia sono delle sane legnate vecchia maniera. Un tipo montessoriano, insomma!
Se Wes Craven ci aveva raccontato dei ragazzi soli abbandonati dalla società americana (una critica che non prendeva prigionieri), gli adulti nel film di Jack Sholder sono assenti ingiustificati, anzi, giustificati da nessuna caratterizzazione da parte di una sceneggiatura interessata a raccontare altro. No, non è ancora il momento di chiudere quell’icona, ci torniamo dopo.
Jesse ha un’amica che pende dalla sue labbra e che se lo vorrebbe fare con tutte le scarpe, si chiama Lisa Webber e ad interpretarla è Kim Myers al suo esordio cinematografico. A vederla sembra una versione giovane di Meryl Streep e sapete perché è stata scelta per la parte? Perché somigliava ad una versione giovane di Meryl Streep (storia vera).
Freddy Kruger tormenta le notti del ragazzo, compare nei suoi incubi per cercare di convincerlo ad uccidere per lui, i momenti riusciti non mancano, quando Freddy si strappa la pelle del cranio mostrando il cervello sottostante, ad esempio, oppure quando il ragazzo si addormenta in classe, sognando di essere avvolto da un enorme serpente. Vi sembra ambiguo come sogno? Aspettate che siamo soltanto all’inizio.
“Nightmare 2 – La rivincita” (1985) ha dei difetti evidenti, quando Freddy s’incarna attraverso Jesse nel nostro mondo e inizia a massacrare adolescenti alla festa in piscina (la scena che Craven tanto odiava) tutti i limiti dell’operazione si notano, Robert Englund che in questo film ha pochissime righe di dialogo, barcolla sgraziato e ben poco minaccioso, lontano dallo spaventoso uomo nero del primo capitolo, ma anche dal giullare dotato di umorismo nerissimo dei prossimi capitoli. Il fatto che poi dopo visioni di cani con la faccia da umani o gatti maligni che li divorino, tutto termini con Lisa (la giovane Meryl Streep) che salva il suo amato a colpi di parole tenere, dichiarazioni d’amore e pucciosità assortite, con lui che si contorce e si libera dal corpo di Kruger, come farebbe un qualunque fan del cinema di genere davanti alla filmografia di Julia Roberts, beh, non è proprio il massimo bisogna dirlo.
Per anni tutti i coinvolti hanno cercato di minimizzare i danni, giocando a scarica barile con le colpe, come in una partita di Donkey Kong, a portare a casa le critiche peggiori fu Mark Patton, scelto perché biondino e tanto carino, una sorta di alternativa economica al Jonnhy Depp del primo capitolo, peccato che l’atteggiamento effemminato che Patton ha prestato al protagonista, lo abbia reso un bersaglio mobile per tutte le critiche, di un film che, comunque, costato tre milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti, portò a casa quasi trenta milioni, il che dovrebbe far capire quanto Freddy Kruger fosse ormai diventato un’icona.
Già… Mark Patton, l’unico maschietto ad essere perseguitato da Kruger, in una saga in cui i bersagli preferiti dell’assassino di Elm Street sono sempre state tenere fanciulle, nel tentativo di nascondere “Nightmare 2” sotto il tappeto dopo le critiche non riesco proprio a capire che il sottotesto omoerotico possa essere passato inosservato così a lungo, perché, andiamo, è tutto piuttosto esplicito! Se ve lo state chiedendo, ora sì, è il momento di chiudere l’icona lasciata aperta lassù.
In almeno un paio di passaggi di “Nightmare 2 – La rivincita” è impossibile non restare basiti davanti alle urla di Patton, se non fosse stata la sua voce, verrebbe da pensare ad un doppiaggio comico, perché l’attore caccia degli urli femminili degni di una “Scream Queen” che, poi, è anche il titolo del bellissimo documentario uscito lo scorso anno (e passato anche al Torino Film Festival) “Scream, Queen! My Nightmare on Elm Street” in cui Mark Patton ha raccontato quando questo film sia diventato… Beh, un incubo per lui.
Fin dalla sua uscita “Nightmare 2” fece parlare per il suo contenuto omoerotico, mescolando a casaccio gossip e critiche alla qualità delle pellicola, critiche che lo sceneggiatore David Chaskin schivò senza troppi problemi bollando il sottotesto come del tutto casuale, al massimo, enfatizzato dalla recitazione non proprio da “macho” di Mark Patton che allora venticinquenne si ritrovò etichettato a vita, molte delle scene che interpreta nel film sono di fatto una dichiarazione di omosessualità che gli avrebbe precluso ruoli da eterosessuale per sempre.
Per questo Patton che omosessuale lo è per davvero (non era troppo difficile intuirlo) ha abbandonato la recitazione, è fuggito a Puerto Vallarta in Messico, dove si è dedicato per tutta la vita ad altro, ma non prima di aver attraversato un calvario fatto di AIDS, culminato con la morte del suo compagno, Timothy Patrick Murphy, anche lui attore. Il documentario è davvero molto bello perché descrive alla perfezione come uno Show business ipocrita e fascistoide abbia ostracizzato gli attori omosessuali per anni (Patton per partecipare a piccoli ruoli in telefilm e soap opera, doveva presentare le analisi del sangue, storia vera), un riflesso di un America bigotta, proprio quella che di solito Craven metteva alla berlina nei suoi film.
“Scream, Queen! My Nightmare on Elm Street” descrive la parabola di Mark Patton, passando attraverso momenti spartiacque della storia del cinema (come la morte di Rock Hudson), descrivendo alla perfezione la rivalutazione subita da “Nightmare 2 – La rivincita” che negli anni ha trovato il suo pubblico perché, come dice John Carpenter, l’umorismo è locale, ma l’horror è universale, quindi anche i giovani omosessuali amerebbero essere rappresentati al cinema in storia fatte per esorcizzare le loro paure che, poi, è il motivo per cui l’horror è sempre stato così popolare, non solo tra i giovani.
Rivedere oggi “Nightmare 2 – La rivincita” è come guardare certe vecchie interviste oppure esibizioni di Freddie Mercury, chiedendosi come fosse possibile che per così tanti anni, nessuno avesse capito. La differenze è che Mercury ci teneva alla sua privacy, mentre “Nightmare 2” lancia i suoi sottotesti in maniera molto esplicita, David Chaskin negli anni è salito sul carro del vincitore dopo la rivalutazione del film, dichiarò che era tutto parte del suo piano, per questo il finale del documentario è così intenso, visto che finalmente Patton e Chaskin si confrontano in un liberatorio bagno di onestà.
[Cassidy inspira forte] “A Nightmare on Elm Street Part 2: Freddy’s Revenge” [Cassidy espira forte] se visto come parte di una lunga saga cinematografica, risulta deboluccio e scollato rispetto ai suoi fratellini, ma con dei sottotesti così evidenti è molto più facile apprezzarlo per un film che riesce ad essere forse il titolo più famoso, di un filone di horror con protagonisti personaggi omosessuali che non è molto frequentato, ma non manca ogni tanto di sfornare nuovi capitoli, certo è tutto piuttosto grossolano, ma il “METAFORONE” arriva bello forte.
Se Freddy vive e muore sulle paure degli adolescenti, perché non sulla paura di diventare omosessuale? Se caliamo il film nel suo periodo storico, in cui l’omosessualità era vista come IL MALE, allora “Nightmare 2” è la lotta di un ragazzo con la sua omosessualità, in cui David Chaskin scrive tutto con il pennarellone a punta grossa e dandoci dentro… Questa frase poteva uscirmi meno ambigua, vabbè non arriverà mai dove si è spinto Chaskin!
La scena in cui Jesse rimette in ordine camera sua, indossando degli occhialoni alla Elton John e ancheggiando sulle note di “Touch me (all night long)” di Fonda Rae è di fatto un “coming out” già abbastanza chiaro, forse anche più del fatto che sulla porta della camera del ragazzo, ci sia un bel cartello con su scritto “No chicks”.
Ogni passaggio (il sogno con il serpente) e ogni dialogo («C’è qualcosa dentro di me!», in originale ancora più chiara «He’s inside me and he wants to take me again!») mi chiedo come potesse passare per involontario nel 1985, anzi, me lo spiego meglio solo dopo aver visto il documentario, perché tutto il film è un continuo strizzare l’occhio all’immaginario omosessuale piuttosto esplicito.
Le punizioni dell’inflessibile insegnante di ginnastica coach Schneider (Marshall Bell), ma soprattutto Jesse che sconvolto scappa di casa sotto la pioggia e s’infila (con la camicia aperta e tutto bagnato) in un locale pieno di uomini, dove trova proprio il suo Coach con addosso una canottiera di pelle che lascia ben pochi dubbi.
Specialmente se poi per punire il ragazzo, gli intima di andare sotto la doccia della scuola, dove finirà punito a sua volta da Freddy Kruger, prima a colpi di asciugamano sulle chiappe e poi penetrato dai suoi artigli. No, sul serio, poi il problema erano le urla di “Scream Queen” di Mark Patton? Sul serio!?
La lotta del protagonista Jesse con la sua omosessualità rappresentata da Freddy Kruger, fa di lui un personaggio contemporaneo, oggi troveremmo uno come Jesse Walsh nel cast di una serie tv come Euphoria, qui, invece, lo vediamo mentre la sua lingua fantozzianamente si trasforma, mentre Lisa cerca di baciarlo, oppure quando nel panico, fugge nella camera da letto del suo migliore amico che, giusto per non farci mancare niente, lo accoglie in mutande dicendogli: «Hai una donna che ti aspetta nello spogliatoio e tu vuoi dormire con me?». Sto iniziando a capire come abbia fatto Freddie Mercury a passare per etero per tutti quegli anni.
“Nightmare 2” con la sua sceneggiatura scritta con il pennarellone a punta grossa, funziona benino come “Body Horror”, la scena in cui Freddy rinasce nel nostro corpo, incarnandosi (letteralmente!) nel corpo di Jesse è di fatto una scena di parto maschile, in cui gli artigli del guanto di Freddy escono da sotto le unghie del ragazzo, con una scrittura meno sfrontata, avrebbe potuto essere interessante materiale per David Cronenberg ora che ci penso.
Persino il finale puccioso in cui trionfa la forza dell’amMMmore, trova quasi un senso se visto in quest’ottica, dopo aver ucciso tutti i maschietti (gli amanti?) nel suo tentativo di soffocare i suoi istinti omosessuali, Jesse cede all’amore tradizionale? Regolamentare? Quello che piace a chi va ai raduni del Family Day? Boh, insomma, all’amore di Lisa, una donna che lo salva dalla sua “gaiezza”. Ma trattandosi di un tentativo di negare la sua vera natura, tutto non può che finire male, infatti l’ultima scena (che poi è di nuovo l’incubo dello scuolabus che apriva il film) condanna il protagonista. Oh, non dico che sia una metafora raffinata, però capisco perché il film con il tempo è diventato un piccolo culto, specialmente per il pubblico omosessuale.
Capisco anche perché il terzo capitolo della saga sia corso così clamorosamente ai ripari, facendo la voce grossa e cercando di coinvolgere quanti più nomi possibili, ma di questo ne parleremo a breve, Elm Street è una via molto lunga e l’attraverseremo tutta volando su questa Bara.
Sepolto in precedenza venerdì 20 marzo 2020
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