L’ultima numero civico lungo Elm Strett è un’abitazione
completamente ristrutturata, che però mantiene ancora la vecchia struttura
sottostante, una rinfrescata frettolosa a ben guardare, che però sa come far
paura con una sola parola: remake!
Sapete cosa fa anche un sacco di paura? La casa di produzione
Platinum Dunes (AH!) fondata dal già chiacchierato Michael Bay, da Andrew Form
e Bradley Fuller, specializzata in film dell’orrore e rifacimenti, oppure in
rifacimenti di film dell’orrore, fate voi. Sulla loro lista nera di titoli troviamo
l’ultima incarnazione delle Tartarughe Ninja, ma fino alla svolta in stile
Blumhouse che li ha portati ad azzeccare titoli come La notte del giudizio e A quite place, questi ragazzacci non badavano a spese, tutti i soldi del mondo ma nemmeno mezza idea che fosse mezza.
da tutti, mettendo le loro sporche manacce su capisaldi del cinema horror come Non aprite quella porta (remake targato
2003), “Amityville Horror” (remake nel 2005), The Hitcher (rifacimento del 2007) e Venerdì 13 (rifatto male nel 2009). Il loro unico titolo originale? Quella
porcheria di “Il mai nato” (2009), un film riassunto nel suo titolo, che sembrava quasi una confessione di colpa. Cosa poteva mancare nel 2010 per completare l’opera?
Ovviamente solo dare due picconate anche a Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven.
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“Non credi che sia il caso di alzare un po’ la temperatura del climatizzatore?” |
A lungo si è parlato di un nuovo capitolo dei massacri di
Freddy Krueger, con Robert Englund pronto a tornare dentro il maglione a righe,
malgrado di anni passati a lamentarsi delle troppe ore seduto sulla sedia della
sala trucco. Eppure le trattative tra la Platinum Dunes e la New Line Cinema si
sono protratte per molto tempo, ma più il tempo passava, più il progetto
sembrava destinato a diventare grande, grandissimo: David Fincher alla regia e
uno tra Billy Bob Thornton oppure Steve Buscemi nella parte di Freddy (storia
vera).
sopra le facce di parecchi ex presidenti defunti, la Platinum Dunes poteva
avere chiunque per la regia, ma proprio chiunque, anche un genietto dei
videoclip come Samuel Bayer. Magari il nome non vi dirà molto, ma sappiate che
a questo uomo dobbiamo alcuni dei video più memorabili di sempre, qualche nome?
Il classico What You Give dei Tesla, Poison Heart dei Ramones, Zombie dei Cranberries e poi ancora video per David Bowie, Garbage, The Offspring, The
Cult, Hole, Blind Melon, Tears for Fears e Ozzy Osbourne, fate il nome di una
canzone, facile che il video lo abbia diretto Bayer. Ma se anche non siete mai
stati cultori dell’antica arte (ormai perduta?) del videoclip, almeno un suo
lavoro lo conoscete di sicuro: il video di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana.
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Quando sei grande nel mondo dei videoclip, sarai grande anche ad Hollywood… Vero? |
Credo ci sia stato un momento in cui quella canzone si
sentiva ovunque, anche Zull, il demone che vive nel mio frigorifero, ai tempi
ondeggiava la capoccia cantandola ogni volta che aprivo la porta dell’elettrodomestico (storia abbastanza vera). Non è questa la
sede per disquisire della potenza del pezzo, oppure della sua importanza, ma
sapete come si sono svolti i fatti il giorno in cui l’iconico video del pezzo è
stato girato? Samuel Bayer ha selezionato belle figliole per interpretare la
parte delle Cheerleaders, mentre il resto delle scalmanate comparse sono state
radunate appendendo alcuni manifesti per le strade di Seattle, promettendo un
concertino gratis a chi si fosse presentato. Kurt Cobain, che era allergico a
fare le sovra incisioni in sala prove – le faceva solo quando gli ricordavano
che il suo mito John Lennon le faceva, storia vera – era ancora più insofferente
all’idea di girare qualcosa di poco spontaneo e organizzato come un video, quindi iniziò a suonare come un
pazzo, con il pubblico che diede di matto come un pezzo del genere richiedeva.
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Che bello il Grunge, capelli lunghi, maglioni di flanella a righe… |
Contributo di Samuel Bayer alla storia dei videoclip? Urlare nel megafono
totalmente inascoltato «Silenzio! Sileeeeenzio! Silenzioooooo!!», poi
riprendere tutto con un filtro giallo ed infilarci ancora il bidello, anche se
parlando di un bidello in un post su “Nightmare”, il mio cervello fa uno strano
giro e mi suggerisce l’idea di zio Wes Craven nel suo cameo in “Scream” (1996). Eppure mi sembra che questo film ruoti tutto attorno alla figura del bidello,
che poi magari non è nemmeno il nome corretto, forse dovrei chiamarlo qualcosa
tipo operatore scolastico, ma che ne so io!
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… ecco un’altra immagine presa dallo stesso videocl… Ehm, no forse ho fatto un po’ di confusione. |
Le cose sono due, se devi rifare un classico come Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven o hai un’idea grandiosa, una visione netta su come rilanciare
un’icona come Freddy Krueger, oppure ti chiami Gus Van Sant e rifai “Psycho” (1960) identico, fotogramma per fotogramma, perché tanto certi film non posso essere
migliorati. Vi do una notizia: Samuel Bayer non è Gus Van Sant, ma con i soldi
della Platinum Dunes ha pensato lo stesso di rifare il film uguale fotogramma
per fotogramma, solo che gli è venuto fuori peggio. Ma in compenso ci ha
infilato dentro un operatore scolastico bidello.
giovani abbandonati a loro stessi nel film originale? Dimenticatelo. Qui i
protagonisti sono degli adolescenti che sembrano dei fotomodelli, no sul serio?
Voi avete mai avuto una come Katie Cassidy come compagna di classe? I miei
compagni potevano almeno dire di aver avuto me, che però non somiglio proprio
per niente a Katie, anche se ci chiamiamo quasi allo stesso modo, ma comunque non è certo la stessa cosa no?
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“Oddio sto per entrare nella pubertà… di nuovo!” |
Gli adolescenti cominciano a sognare lo stesso
personaggio ustionato in volto, con lunghe lame sulle dita e un cappellaccio in
testa e la reazione? Intensa come quella di Marina Massironi quando faceva lo
sketch dei Bulgari («Brrr… Rabbrividiamo»).
La novità questa volta è che la prima a morire non è la giovane Tina ma un
trentenne maschio spacciato per adolescente, il tutto mentre la Rooney Mara
meno convinta della storia, riassume sul suo volto l’apatia di un film, che non
ha niente da dire e infatti non lo fa, anzi peggio, fa finta di farlo.
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Rooney Mara nella sua migliore interpretazione di Marina Massironi. |
L’unico spunto di questo “Nightmare” è seguire l’input di
scuderia di centrare tutta l’attenzione su Freddy Krueger (come i tanti seguiti della saga, quelli poco
apprezzati da Craven), ma senza mai che il personaggio faccia troppe battute e
battutine (come i tanti seguiti della saga, quelli poco apprezzati da Craven, secondo estratto), salvo che poi le battute arrivano
per davvero e alcune sono anche dannatamente buone, ma andiamo per gradi.
personaggio di Freddy Krueger, che nel film di Craven era un assassino di
bambini, mentre qui viene descritto proprio come un pedofilo puro e semplice,
in modo che sia proprio impossibile patteggiare per lui. Almeno fino al momento
in cui Rooney “enfasi” Mara, si reca da sua madre Connie “milfona” Britton, per
chiederle se ha mai sentito parlare di un tale di nome Krueger, dando così il via al lungo momento spiegoni, che serve a gettare sospetti sulla possibile
innocenza di Krueger, per qualcosa tipo beh… Tre secondi, ma pieni eh?
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Quando scopri che il capo dell’associazione genitori è il Kurgan. |
L’idea di un bidello che taglia le siepi della scuola con
il guanto – apparizione frettolosa e ingloriosa per un elemento chiave della
mistica del personaggio – accusato e sommariamente giustiziato dai genitori
benpensanti che in nome della signora Lovejoy, pensano ai bambini e gettano il
mostro nel forno. Questo sarebbe stata uno spunto almeno differente sul personaggio,
ma nella sciatteria generale di questo inutile rifacimento che di nuovo non fa
proprio niente, sorpresa! Krueger è malvagio per davvero, chi lo avrebbe mai
detto? Hanno fatto bene mamma Connie “milfona” Britton e papà Clancy “sono
intenso anche in un film del genere” Brown a giustiziarlo, con buona pace della
critica e del messaggio iconoclasta del film originale di Craven.
politica (nel 2010? Guai!), questa roba che non mi sento nemmeno di chiamare
film, prosegue puntando tutto sul nuovo Freddy Krueger? Uhm più o meno, perché
l’attore scelto per interpretarlo è davvero incredibile, peccato che in cerca
di realismo non richiesto, Jackie Earle Haley è stato affogato sotto un trucco
pensato per assomigliare a vere ustioni, ma che ottiene come risultato di essere
peggiore di quello alleggerito (per non sentire più le lamentele di Robert
Englund) in un Nightmare 6 pescato a caso dal mucchio, ma allo stesso tempo abbastanza pesante da impedire anche la minima espressività a Jackie Earle
Haley. Insomma un passo avanti e due indietro.
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Osteria numero mille, Jackie Earle Haley fa scintille! |
Anche perché ammettiamolo, Jackie Earle Haley qui è
davvero l’unico motivo per ricordare un film totalmente sbagliato, che malgrado
abbia incassato 115 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti
defunti in tutto il mondo (perché il pubblico alla fine vuole sempre la stessa storia), non ha mai corso il rischio di avere un nuovo
capitolo, malgrado Jackie Earle Haley e Rooney Mara già a contratto per tre
film (storia vera). L’imbarazzo generale provocato da un film che evidentemente
nessuno aveva voglia di scrivere, produrre, girare ed interpretare, ha portato ad una situazione grottesca in cui invece di sfornare un inevitabile (secondo le regole del mercato)
seguito, tutti hanno alzato le mani dal manubrio dicendo: va bene così, ci
siamo divertiti io torno a fare i videoclip non cercatemi più. Almeno Samuel
Bayer di sicuro, visto che ha chiuso definitivamente con il cinema dopo questa esperienza.
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Purtroppo questa robetta, ha anche determinato una battuta
d’arresto alla carriera di un caratterista senza grilli da divo per la testa
come Jackie Earle Haley, uno che sembra davvero uscito dalla vecchia scuola dei
caratteristi di Hollywood, una faccia capace di fare brutto anche sorridendo e
dicendo: «Buongiorno signora le auguro la migliore delle giornate», applicata ad
una lunga gavetta.
infanzia, “Che botte se incontri gli Orsi” (1976) e “L’ultima odissea”
(1977), di sicuro lo ricorderete come la parte migliore del peggior Watchmen possibile, oppure largamente
sottoutilizzato da Scorsese in “Shutter Island” (2010) ma anche nel Robocop sbagliato.
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Il migliore dei Freddy possibili, nel peggiore dei film su Freddy possibile. |
Jackie Earle Haley malgrado l’altezza non straordinaria
(è destino che Freddy sia basso di statura, al contrario di come lo sognava
Craven), risulta davvero minaccioso grazie alla presenza e soprattutto alla
voce. In un film come questo che spesso ooops! Si dimentica di girare scene
horror efficaci, perché è troppo impegnato a ripetere (male) quelle iconiche
del film del 1984, l’unico spettacolo lo offre Jackie Earle Haley, che tira
fuori il meglio da una situazione disastrosa. Vederlo torturare una delle sue
vittime dicendo: «Lo sai che quando il corpo muore, il cervello resta in vita
altri sette minuti? Abbiamo sei minuti per giocare», fa davvero disperare che
uno così, non abbia potuto interpretare il personaggio in un contesto meno
svogliato e sciatto, di quello messo su da Samuel Bayer e dalla Platinum Dunes.
vendetta di un vice bidello, in cui l’unica intuizione (per altro sbagliata) è
stata quella di affidare un horror sugli adolescenti ad uno che ha diretto un
videoclip pieno di ragazzi, sperando di sentire ancora un po’ l’odore del “Teen
Spirit”. Sarà, ma anche rivedendolo per questa rubrica di ripasso sui film di Freddy
Krueger, a fine visione mi sono ritrovato più depresso di Kurt Cobain.