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Nightmare Cinema (2019): Nuovo Cinema Mickey Rourke

Sapete cosa trovo di più irresistibile di un antologico horror?
Un antologico horror in cui uno dei registi coinvolti è Joe Dante. No sul
serio, questo è un invito per questa Bara a volare!

Lo dico sempre,
ogni appassionato di Horror dovrebbe offrire numerose birrette a Mick Garris,
non solo per aver diretto un sacco di cosette sfiziose (molte delle quali
tratte da roba scritta da zio Stephen King) ma soprattutto perché ha una certa
predilezione per le antologie horror. Grazie alle due stagioni di Masters of Horror, Garris ha convinto
parecchi dei miei preferiti a tornare dietro alla macchina da presa, ma anche la
sua Fear Itself era abbastanza
diverte, anche se molto meno famosa.

“Nightmare Cinema” rappresenta il suo ritorno, beh al cinema
(altrimenti si intitolerebbe “Nightmare TV”) mantenendo invariata la formula ad
episodi, cinque storie da incubo di cui una diretta dallo stesso Garris che ha
il compito di fare da cornice a questo bel quadretto. Ammettiamolo lo spunto è
semplicissimo ma davvero azzeccato: Da qualche parte esiste un cinema chiamato “Nightmare”
il suo proiezionista è un tipo losco fatto a forma di Mickey Rourke (proprio
lui!). Chi finisce in questo cinema, può godersi una prima tv in cui lui stesso
è protagonista di una pellicola, che altro non è che la versione su grande
schermo del suo peggiore incubo. Vi rendete conto da soli che con una premessa
così, il potenziale è infinito.

Il quintetto base di questa proiezione a base di incubi.

Per questa sua nuova sortita cinematografia il vecchio Mick
si è portato dietro un po’ di nomi di indubbio interesse: l’argentino Alejandro
Brugués, il giapponese Ryuhei Kitamura, il redivivo David Slade anche lui in
fuga dal piccolo schermo, e per
finire una leggenda, uno dei miei preferiti di sempre, Joe Dante, che non credo necessiti di troppe presentazioni.

Il bello degli antologici è anche che posso slanciare via le
ciabatte (a forma di teschio) e analizzare gli episodi singolarmente, prometto niente
anticipazione (detto anche: NO SPOILER!) in modo da non rovinare le visione a
nessuno. Cominciamo!
The Thing in the
Woods
Diretto da: Alejandro Brugués
A garantire un inizio davvero ghiotto a questo “Nightmare
Cinema” ci pensa il regista del simpatico ma non proprio fondamentale “Juan of
the dead” (2010), uno specialista degli antologici horror visto che ha lavorato
anche in “The ABCs of Death 2“ (2014). Il suo “The Thing in the Woods” inizia
come uno slasher classico, dove un assassino con maschera da saldatore, insegue
un gruppo di giovanotti e giovanotte, allo scopo di trasformali tutti in carne
morta. Insomma solita routine per uno slasher no? Ecco no, perché a metà di un
episodio che omaggia apertamente il Sam Raimi di La Casa (per scelte di montaggio e gusto per il sangue a secchiate),
“The Thing in the Woods” cambia di colpo genere, passando da Slasher ad altro
che non vi posso rivelare, per non rovinarvi la sorpresa, ma sempre mantenendo
un alto tasso di emoglobina sparsa in giro.

“La sapevo che era meglio andare in vacanza al lago, Crystal Lake era troppo tranquillo vero!?”

La svolta a metà episodio è talmente riuscita e sensata, da
farti improvvisamente cambiare schieramento per cui tifare, anzi è quasi un
peccato che l’episodio duri così pochi minuti, perché forse questo resta l’unico
segmento di “Nightmare Cinema”, che avrebbe potuto essere espanso fino ai 90
minuti canonici, diventando un film.

Mirare
Diretto da: Joe Dante
Joe Dante che è anche l’unico del mazzo che Mick Garris si è
portato in giro (anche in Italia, a Lucca per la precisione) per pubblicizzare
un po’ il film, ha qui l’occasione di lavorare nuovamente in un film, visto che
anche lui ultimamente è rimasto al palo da troppo tempo. Bisogna dire che l’ambientazione
dell’episodio non è proprio quella che ti aspetteresti da Dante, mi ha fatto un
po’ pensare ad “Homecoming”, l’episodio della prima stagione di “Masters of
Horror” che Dante ha diretto al posto di George A. Romero (storia vera).
Immaginatevi una critica alla mania di apparire e alla
chirurgia estetica a tutti i costi, con lontani echi di “Occhi senza volto”
(1960) e un finale grottesco e nerissimo, questo si in linea con la satira di
cui Dante è capace. Sto pensando a quella bomba del fin troppo sottovalutato “La
seconda guerra civile americana” (1997).

D’altra parte, chi meglio di uno che si chiama Dante, per raccontare una discesa all’inferno.

La protagonista è una complessata ragazza, carina ma con una
cicatrice sul volto che non la fa sentire all’altezza del bellissimo (e
ricchissimo) fidanzato, ma mammà è disposta a pagare la chirurgia per rimediare
e già che ci siamo, dare anche una sistematina a tutto il resto, sai no? Visto
che siamo qui con le mani sotto il cofano, tanto vale approfittarne. Una notte
di paura da passare alla clinica Mirare, e il mattino dopo, per potersi finalmente
togliere le bende e vedere il risultato finale.

Joe Dante dirige con il coltello tra i denti, una cosina
veloce veloce che ti tiene in sospeso fino alla “battuta” finale, perché alla
fine “Mirari” si guarda per questo, per capire come va a finire e dove vuole
andare a parare. Il colpo di genio? Un cultore di cinema, con una cultura
relativa alla settima arte enciclopedica come Joe Dante, se lo gioca nell’attore
che interpreta il chirurgo plastico: Richard Chamberlain. Sul serio, se non è
una mossa meta cinematografica quella di far interpretare il dottore, a colui
che è stato il dottor Kildare in televisione, allora non so cosa possa esserlo!

Se questo è “Il dottor Kildare” secondo Dante, chissà cosa tirerà fuori quando deciderà di rifare “Uccelli di rovo”.

Ed ora che ci penso, il proiezionista di questo “Nuovo
Cinema Paradiso Incubo” è Mickey Rourke. Tanto per stare in tema di
chirurgia plastica leggermente abusata.

Mashit
Diretto da: Ryūhei Kitamura
Una regola non scritta degli antologici horror moderni, sembra
essere quella di giocarsi anche un regista orientale che pare sempre venuto giù
solo per aumentare il livello della caciara (e della macelleria), qui tocca a Ryūhei
Kitamura, regista tra le altre cose di quella follia totale che era “Godzilla:
Final Wars” (2004).

Vi dico che questa è la scena più pacata di tutto l’episodio (storia vera)

Kitamura (nel dubbio: a soreta!) ci porta in un orfanotrofio
messicano, gestito da un prete con il pallino di praticare attività non proprio
approvate dalla Chiesa, con almeno una delle sue suore, quella giovane e carina
(vecchio porco!), il demonio bruciacchiato della locandina del film non la
prende benissimo e si manifesta per rimediare. Infatti il Mashit del titolo è
proprio il diavolone specializzato nella lussuria, con un Master nel provocare
la morte violenta di giovani ragazze e ragazzi.

La macelleria che segue è senza tirar via la mano, ma con un
certo gusto per riempire la scena di ragazzine con gli occhi grondanti sangue,
diciamo che le letture di secondo livello della trama non sono proprio la specialità
di “Mashit”, ma se volete una roba a metà tra il satanistico e la “Nunsploitation”,
questo potrebbe fare al caso vostro.
This Way to Egress
Diretto da: David Slade
Dopo l’episodio della quarta stagione di Black Mirror intitolato “Metalhead”, David Slade deve averci
preso gusto con il bianco e nero spinto, qui lo ritroviamo a dirigere Elizabeth Reaser, nell’episodio più
strambo del mazzo.
Una madre con due figli rompicoglioni attende nella sala d’aspetto
di un ospedale lurido, che sembra un posto che potrebbe sognare David Lynch,
dopo aver mangiato la peperonata a cena. La segretaria del dottore con il
passare dei minuti diventa sempre più mostruosa, in compenso il medico non
approfondisce troppo il problema della donna, che vede tutti quelli che non
siano i componenti della sua famiglia, diventare progressivamente dei mostri
orrendi e inguardabili.

“Inguardabile ci sarai tu e chi non te lo dice, tzè!”

In mezzo infilateci anche un palese omaggio a Videodrome e il gioco è fatto, il
risultato è qualcosa di plumbeo e angosciante, una perfetta rappresentazione di
un esaurimento nervoso oppure di una depressione grave. Oh! Poi magari non ci
ho capito niente io e David Slade voleva solo dirigere una critica alla
malasanità, però resta il fatto che questo è uno dei segmenti più incisivi di “Nightmare
Cinema”.

Dead
Diretto da: Mick Garris
A dimostrazione delle generosità di Mick Garris, l’uomo che
ha tirato i fili di tutta questa produzione, conserva per se il segmento meno
interessante di tutti, una cosina con un ragazzino che “Vede la gente morta” ed
è perseguitato da un assassino interpretato da Orson Chaplin, che malgrado si chiami come due geni cinematografici, è parente diretto solo di uno.

L’episodio non è proprio il più ritmato, e anche la trovata
delle “luce alla fine del tunnel”, mi è sembrata un po’ pacchiana. Diciamo che
serve a dare un contorno e un po’ di spazio al personaggio del proiezionista
interpretato da Mickey Rourke, che si vede poco ma gigioneggia felice come non
capitava da un po’.

Ormai sembra Nathan Never, ma vi assicuro che è Mickey Rourke.

Insomma “Nightmare Cinema” è un fiero rappresentate di un
formato che apprezzo sempre molto, non tutto è irresistibile ma dentro ha parecchio
di buono, resta l’occasione per vedere di nuovo qualcosa diretto da Mick Garris
e soprattutto da Joe Dante, se non vi spaventa un posto dove la maschera è quel
mascherone di Mickey Rourke, sapete cosa fare.

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