Se c’è qualcuno che ha conosciuto la gavetta quello è Bob
Odenkirk. Una vita al Saturday Night Live, poi un’infinità di ruoli medio
piccoli o da caratterista in altrettanti film fino alla svolta, un ruolo
(apparentemente) secondario da avvocato magheggione in Breaking Bad e a seguire una serie tutta sua, Better Call Saul. La seconda giovinezza artistica per il nostro
Bob.
Il ruolo più d’azione, se così vogliamo chiamarlo, per
Odenkirk fino a questo momento? Sbraitare alla radio in Die Hard 12 la parodia di Ben Stiller, fine nelle trasmissioni. Ma
la verità è che nel cinema d’azione occidentale, Liam Neeson ha cambiato tutto lo scenario, forse un giorno
ricorderemo questi anni divisi tra A.L. (Avanti Liam) e D.L. (Dopo Liam), un
periodo in cui gli eroi d’azione americani per esserlo, devono avere due
caratteristiche: aver superato gli ‘anta ed essere famosi. Se lo ha fatto così
bene Denzel a lungo, perché non anche il vecchio Bob.
“Non sono lividi è la gavetta, in ogni caso dovresti vedere com’è ridotto l’altro” |
“Nobody”, che quando uscirà in uno strambo Paese a forma di
scarpa (lo farà? Chissà) probabilmente si intitolerà “Io sono nessuno”, strizzando l’occhio a Terence Hill, è
un film strano, francamente mi è bastata la presenza di Bob “Saul” Odenkirk e
quella locandina con una faccia piena di pugni per convincermi a vederlo, anche
perché come sapete, non guardando (quasi) più trailer, ho ritrovato la gioia di
scoprire i film nel modo migliore, guardandoli. Quindi da qui in poi parlerò a ruota libera della trama, non che contenga chissà quali sorprese, ma in ogni caso preferisco avvisarvi.
“Nobody” è la storia di Hutch Mansell (Bob nostro), uno che
ha superato gli ‘anta ma si allena, lavora nell’azienda del suocero (Michael Ironside, che compare dodici secondi facendomi esaltare), spalla a spalla con
l’odioso e tamarrisimo cognato della moglie, la bella Becca Mansell, la cui
caratterizzazione consiste nell’essere interpretata da Connie Nielsen. Fine
della caratterizzazione.
Volete sapere qualcosa della famiglia del protagonista, trovato tutto in questa foto, fatevelo bastare. |
Hutch ha due figli, un adolescente inquieto e una figlia
piccola che pare l’unico parente a dimostrargli ancora affetto, malgrado questo la vita del
nostro grigio protagonista non può dirsi di certo brutta, monotona, quello
sicuramente, come sottolinea il regista Il’ja Najšuller con un montaggio che
scandisce i giorni. Alt! Fermi tutti! Il’ja Najšuller? Guarda chi si rivede, il
russo musicista, regista di tanti videoclip ma soprattutto di Hardcore! Bentornato, era ora che ti
facessi vivo ragazzo.
Il resto della famiglia di Hutch si completa con un fratello
adottato, che comunica con lui solo via radio (eh?) e parla con la voce di RZA,
anche perché come si scoprirà più avanti nella storia, ad interpretarlo è
proprio il rapper con il vizio del cinema di genere RZA. Mentre il papà di Hutch vive in casa di riposo, passa la
giornata a guardare vecchi Western ed è fatto a forma di Christopher Lloyd.
Tutto possiamo criticare a questo film, ma non che non abbia un cast di nomi grossi.
La svolta nella vita del nostro annoiato protagonista arriva
una sera, per una distrazione da poco, due ladri entrano in casa sua, portano
via quattro spicci perché sono una coppia di rapinatori improvvisati, ma Hutch
che potrebbe stendere la donna del duo con una mazza da golf, non fa nulla,
pragmaticamente cercando di evitare ripercussioni che avrebbero potuto essere
peggiori per la sua famiglia.
Allora povero me e anche il mio cavallo / sarà che sono vuoto, che la mia vita è in stallo (cit.) |
Invece di vedere il suo approccio da bravo padre di famiglia
premiato, Hutch viene schifato da tutti, la moglie lo guarda come un mezzo
uomo, il figlio si vergona, il cognato gli offre una pistola che finirà nel
freezer, e come quella di Cechov finirà per sparare solo nell’ultimo atto del
film. Insomma Hutch è un molliccio, considerato un femminiello in un mondo dove
i Maschi devono avere la “M” maiuscola, devono battersi il petto come gorilla atteggiandosi
come fa il tamarrissimo vicino di casa, che si è comprato il macchinone per fare il
figo.
Hutch ingoia tutto, zitto e buono perché comuque la sua
famiglia sta bene, avrebbe potuto andare peggio ma un giorno sua figlia, non
trova più il suo braccialetto con i gattini, era insieme a quei quattro spicci
che sono stati rubati. Valore economico del monile? Una fesseria. Valore
emotivo? Totale. Hutch può accettare tutto, ma non un dispiacere per l’unico
famigliare che gli dimostra ancora affetto, decide che è ora di fare qualcosa.
John Wick piantava un casino per un cane, lui per un braccialetto con i gattini. Logico no? |
Cambio posizione sula poltrona, vuoi vedere che “Nobody”
potrebbe essere quel film capace di affrontare di petto tutta la rabbia che c’è
nell’aria nella nostra società? Potrebbe davvero essere, non dico Cane di paglia, ma quel film anche un
po’ controverso che avrebbe dovuto essere il remake di Il giustiziere della notte ma che Eli e Bruce non sono
stati in grado di sfornare? Improvvisamente sento una mano sulla spalla
sinistra, è lo spirito di Sam Peckinpah che ride di me e mi offre bonariamente
da bere, mentre sulla spalla destra una seconda mano mi chiama, è Charles Bronson che mimando una pistola con le dita mi indica il calendario, su cui
leggo “2021” e allora mi ricordo: nel 2021 nessun film che punta alla grande
distribuzione può turbare e dare fastidio per davvero, infatti “Nodody” cambia
di colpo pelle e diventa un John Wick
in principio timido, poi sempre più giocoso per terminare in caciara. Caciara
divertente, piena di sparatorie, botte, azione e belle canzoni che partono a
casaccio, rendendo onore al passato videoclipparo di Il’ja Najšuller, però
semplicemente diventa un altro tipo di film.
Regola numero uno per non diventare un “odiatore da
tastiera”: i film vanno commentati (o recensiti per chi ama prendersi sul
serio) sulla base di quello che sono, e non su come vorrebbe noi che fossimo,
altrimenti il passo successivo sono le Snyder’s Cut di questo mondo. Quindi quando “Nobody” elimina dallo scacchiere i due
rapinatori utilizzati quasi come MacGuffin per la trama, semplicemente il film
diventa altro, un tipo di altro più caciarone ma comunque estremamente curato,
che ci insegna una grande lezione, una che io che di norma mi muovo in bus, ripeto (inascoltato) da
sempre.
“Avete mai fatto caso che ogni tanto sul bus si incrocia qualcuno che non va fatto incazzare? Quello sono io” (quasi-cit.) |
Hutch con la voglia di litigare nel cuore prende il bus per
tornare a casa e si imbatte in un gruppo di ragazzotti dall’accento russo,
strapieni di Vodka fino agli occhi che salendo a bordo non fanno realmente
nulla di penale (anche se sembrano indirizzati chiaramente in quella
direzione), ma infrangono la regola non scritta di chi viaggia in bus: non si
rompe il cazzo a chi sta tranquillamente seduto su un pullman. MAI!
“Io. Volevo. Solo. Leggere. Il. Mio. Libro!” |
La coreografia di lotta a distanza ravvicinata sul bus uno
contro tanti è davvero bellissima, Il’ja Najšuller arriverà dai videoclip e da
un film con la macchina da presa ballerina come Hardcore! Ma sa dirigere e la coreografia di lotta è ottima, articolata,
piena di oggetti usati come armi contundenti (e contro i denti), anche se come
avrete già intuito se nella vita avete visto più di due film, uno dei
ragazzotti rompicoglioni è fratello di un malavitoso russo con la fissa per il
karaoke (giusto per aggiungere qualche altra canzone nel film) e voilà! Abbiamo
una trama caciarona per “Nobody”.
Il momento della svolta per il film arriva quando Hutch recupera
la pistola e il vecchio distintivo da agente dell’FBI in pensione di papà Christopher
Lloyd. Qui il film abbandona ogni istanza di realismo cercando di scimmiottare
il mondo pericoloso, fumettistico, ed interamente popolato di personaggi letali
che è meglio non fare incazzare di John Wick. Da qui in poi è un crescendo di trovare da fumetto (e da appassionato, il mio può essere solo un complimento) Hacker russi che ricattano agenti al pentagono
(eh?) pur di sapere tutto su Hutch solo per scoprire che il passato del (non
tanto) mite protagonista è “Classified”, classica parola che tanti abitanti di
uno strambo Paese a forma di scarpa che fa finta di conoscere l’inglese,
tradurrebbero malamente.
La mia reazione, quando sento qualcuno usare parole inglesi a caso, proprio la stessa. |
“Nobody” diventa un film estremamente caciarone, spassoso
esattamente quando Hardcore! Se siete
disposti ad accettare la realtà da fumetto in cui la storia scivola di colpo.
Da qui in poi vale tutto, Bob Odenkirk può sfogare la rabbia prendendo a pugni un muro o spaccando un finestrino senza frantumarsi le nocche, ma soprattutto può
eliminare una squadra S.W.A.T. con mazza da baseball, coltelli da cucina e il
bollitore dell’acqua. Lo spettacolo è garantito perché Il’ja Najšuller ha gran
senso del ritmo, tiene la macchina da presa alla giusta distanza per farci
godere di ogni colpo mandato a segno e le coreografie di lotta sono lunghe e
articolate, inoltre Odenkirk tiene botta, tiene incredibilmente botta. Se il
bello di John Wick era vedere uno spaventapasseri un po’ legnoso e sgraziato
come Keanu Reeves in azione, non di certo l’incubo dei criminali di cui parlano
le leggende su di lui, ma di sicuro efficace, il “Nessuno” di Odenkirk è il
classico ruolo che un tempo sarebbe andato a Bruce o Arnold, in cui ci saremmo
lamentati – non lo avremmo mai fatto, ma cercate di capire il mio discorso – perché
Bruce e Arnold tutto sembravano, ma non di certo dei normalissimi americani
medi, con lavoro grigio e triste, casa di proprietà e una media di uno barra due
figli a testa.
“Qui l’avvocato Saul si ferma e comincio io” (quasi-cit.) |
Liam ha cambiato tutto, ora l’eroe d’azione americano per
prima cosa deve somigliare al vostro vicino di casa che incrociate sul
pianerottolo, deve essere famoso e aver superato gli ‘anta per attirare
l’attenzione del pubblico dalla locandina del film, tanto poi il modo di fargli
sparare due colpi o tirare due pugni lo troveremo, in fondo ultimamente tutti
stanno tentato la via dell’eroe d’azione, e questo spiega perché uno come Scott Adkins che è ancora (abbastanza)
giovane e soprattutto sa menare per davvero, non sfonderà mai perché è nato
fuori dal suo tempo come Napoleone Wilson.
Non si può non divertirsi guardando “Nobody”, nessun film
che utilizza una mina Claymore e un pezzo come “Heartbreaker” di Pat Benata in
quel modo può essere considerato anonimo e noioso, personalmente quando ho
capito che il film ambiva ad essere solo (si fa per dire) un altro “John Wick”
mi sono messo comodo e mi sono goduto lo spettacolo.
Inseguimenti in auto in retromarcia sparando mirando grazie
allo specchietto retrovisore, una sparatoria finale dove RZA ne stende tre con
un solo colpo oppure Christopher Lloyd (lo ripeto Christopher Lloyd!) che secca
sgherri a colpi di doppietta al grido di «Dasvidania!». Un fumettone, ma con una robetta del
genere io ci vado a nozze, però che sia chiaro lo scenario, viviamo in un mondo
(cinematografico) dove Christopher Lloyd, classe 1938 può diventare un eroe
d’azione.
“Siamo qui per dare calci nel culo e farvi pensare quadrimensionalmente, grande Giove!” |
Concettualmente è uno schiaffo in faccia a tutti noi
cresciuti con il cinema d’azione occidentale degli anni ’80 e soprattutto ’90,
dove gli eroi erano tali perché sapevano menare per davvero, ma i tempi sono
cambiati e devo essere onesto, “Nobody” è un film curato, ben fatto, con un Bob
Odenkirk perfetto in entrambi i registri richiesti dalla storia, si arriva si
titoli di coda (e non perdetevi la scena che segue), invocando due o tre
seguiti e perché no, un “crossover” (come si dice nel campo dei fumetti
americani) proprio con “John Wick”, d’altra parte entrambi i film hanno una
componente fumettistica forte e sono cugini alla lontana, nessuno farà mai gli
“Expendables” con Denzel, Keanu, Charlize, Bob, Liam e Christopher Lloyd, ma la
tendenza del cinema americano d’azione contemporaneo è questa.
Per quel film scomodo, incazzato, capace di suscitare
polemiche in grado di ereditare davvero il testimone di Il giustiziere della notte, me lo dico da solo con una citazione: “Sorry,
but your princess is in another castle”.