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Onward – Oltre la magia (2020): L’importanza di credere (in un fratello nerd)

Ormai è evidente che il 2020 non ha intenzione di
migliorare, tra i problemi decisamente minori di quest’annata disgraziata,
mettiamoci anche le uscite in sala, argomento che ci dovremmo dimenticare per
un bel pezzo. “Onward” ad esempio è stato posticipato, anche se molto probabilmente arriverà anche lui sulla piattaforma Disney+.

Titolo che ammetto, avevo un pochino sottovalutato ma che
invece, si è rivelato essere un film che pur perfettamente in linea con i
canoni sempre più Disneiani della Pixar (i due studi s’influenzano uno con l’altro,
per fortuna non nel senso virale che sentiamo sempre nei telegiornali in questi
giorni), fa davvero il suo dovere intrattenendo alla grande, e con un livello
di coinvolgimento che va in crescendo nei minuti finali.
I primi cinque minuti (quelli che determinano tutto l’andamento
del film) ci portano in un mondo dove un tempo la magia esisteva, ma è stata
semplicemente beh, messa da parte. Troppo difficile ricordare complicate
formule magiche (veeeeeero Ash Williams?),
molto più semplice accendere una lampadina per avere la luce elettrica in casa.
Da allora il mondo si è beh, diciamo leggermente imborghesito, le sirene
nuotano nelle piscine di gomma, gli unicorni mangiano spazzatura dai bidoni
come se fossero procioni e per dirla alla Stephen King, il mondo è andato
avanti, dimenticando la magia.

“Cattivo unicorno! Cattivo!”

Di fatto “Onward” (appesantito dal solito sottotitolo
italiano ridondante) è Bright, se Max
Landis avesse dato spessore ad un mondo popolato da troll, maghi e centauri
invece di accontentarsi di una buona premessa iniziale. Con la differenza che
il film di David Ayer abbracciava per ovvie ragioni i canoni del Buddy-Movie
poliziesco, mentre “Onward” quelli del film Pixar, in cui il più delle volte i
protagonisti (dal papà di Nemo ai giocattoli di Toy Story) intraprendono un
viaggio che per loro diventerà occasione di crescita.

Succede lo stesso al sedicenne Ian Lightfoot (doppiato in
originale da Tom Holland. Ragazzo mio, spero che tu abbia un piano per la tua carriera, non resterai giovane in
eterno) orfano di padre, che vorrebbe assomigliare nel carattere e nel piglio
risoluto, alla fama del genitore che non ha mai conosciuto per davvero, anche
se di fatto è solo un imbranato di classe Gamma, non molto sportivo alla guida
e ancora più impacciato nei rapporti sociali.

Anche con la pelle azzurra e le orecchie a punta, un adolescente, resta sempre un adolescente.

Non lo aiuta certo avere un fratello maggiore casinista come
Barley Lightfoot (doppiato da Chris Pratt,
che invece è cresciutello ma nessuno se né mai accorto, soprattutto lui).
Barley è l’amico in fissa con il fantasy più duro, che avreste sempre voluto
avere, e se non lo avete avuto, forse è perché eravate voi il Barley di
qualcuno: Colleziona carte tipo “Magic”, guida un furgone con collezione di cassette
Metal, e indossa un gilet smanicato con le toppe dei gruppi, insomma un classico!

Quanti amici così avevate? Io nessuno (vuoi vedere che forse ero io quello così!?)

Tra i due fratelli non esiste un vero rapporto, perché Ian è
perennemente in imbarazzo per tutto, figuriamoci per un fratello così vistoso. La svolta arriva con un vecchio regalo paterno, conservato per i sedici anni di
Ian, un bastone da mago con una gemma fenice incastonata, in grado di far tornare dall’aldilà
il padre, ma per un solo giorno, ventiquattro ore di tempo paterno per compensare una
vita di assenza. Ma come detto la magia è difficile da gestire, qualcosa va
storto e del signor Lightfoot tornano solo beh, le gambe!

Beh mezzo padre è comunque meglio di nessun padre, no?

Ma l’occasione è quella della vita, e accontentarsi di un
paio di gambe come padre non si può proprio, quindi i fratelli Lighfoot hanno
tempo fino al tramonto per trovare un’altra gemma fenice, e qui i talenti nerd
di Barley tornano utili, perché la magia in questo mondo esiste ancora, bisogna
solo trovarla, e la sua collezione di carte Magic sono un ottimo inizio.

“Onward” sfrutta il concetto Pixariano, o Pixaroso? Boh
insomma della Pixar, di far crescere i propri personaggi con un viaggio, nel
modo più semplice e onesto possibile, ovvero con una “Guest” eroica in puro stile Dungeon
& Dragons, e una trama strutturata per piccoli missioni, per arrivare all’obbiettivo
finale.
Dentro ci trovate di tutto, una fiera Manticora leggermente
imborghesita (e doppiata da Octavia Spencer) che ha sacrificato una vita di
avventura in cambio di un ristorante per famiglie, dove scovare la mappa che in
una storia come questa non può mancare.

Non era proprio così che immaginavo una Manticora, devo essere onesto.

“Onward” è molto riuscito nel suo raccontare un mondo dove
la magia è stata messa da parte, lo fa nel modo più spiritoso possibile e non
si accontenta di lasciare sul fondo della storia questa premessa, ma in realtà
le pensa tutte per sfruttare gli elementi magici, come piccole sfide che i due
fratelli Lighfoot dovranno affrontare. Lo fa bilanciando bene avventura e
umorismo, quindi ci sono ponti invisibili da attraversare (vorrei dirvi come Indy, anche se il risultato finale
ricorda più alcuni dei momenti migliori di Willy il coyote), ma anche momenti
spiritosi come la magia che ti costringe a rispondere senza mai utilizzare una
bugia per mantenere intatto il travestimento del incantato, insomma i 103 minuti del film
passano belle spediti.

Per fortuna di cognome questo ragazzo si chiama “Piè leggero”

Visto che la Disney sta timidamente facendo piccoli (e impacciati) passettini tentando di
infrangere il tabù dei personaggi omosessuali, qui si gioca con il termine “partner”
quando una poliziotta parla della sua compagna, non di lavoro ma di vita, anche
se una menzione speciale se la meritano le musiche di Mychael Danna e Jeff Danna (che ultimamente si stanno specializzando in animazione), che trovano anche il modo in infilare atmosfere da Epic
Metal in un prodotto Pixar, non vi voglio raccontare la scena in cui potrete
sentire la loro “Sacrifice”, ma sappiate che questa sorta di “funerale Vichingo”
che vedrete nel film mi ha esaltato e fatto ridere allo stesso tempo. Sono un
vecchio Metallaro e ne pago le conseguenze.

Infatti le fatine motocicliste incazzate in stile SAMCRO, sono diventate subito le mie preferite.

A proposito di trovate degne del Metal, la “Guest” eroica che
cementerà per sempre il difficile rapporto tra i fratelli Lightfoot, non potrà che prevedere
anche un enorme drago, diverso da ogni altro drago abbiate mai visto al cinema
(e anche qui, figo e comico in parti uguali e ben dosate), per un finale in cui
la qualità dell’animazione della Pixar si conferma di altissimo livello, basta
dare un’occhiata alle texture dei vari materiali per capirlo, a patto di non
farsi distrarre da un finale molto efficace che riesce ad essere anche
piuttosto delicato, pur girando sempre intorno al solito concetto dell’importanza
della famiglia, che ormai è il tema portante del novanta percento dei film
occidentali, figuriamoci di quelli prodotti dalla casa del topo. Non Rat-Man, l’altro
quello con i guanti bianchi e i pantaloncini buffi.

Forse la magia ci può aiutare anche con il costo della benzina.

Insomma “Onward” è un riuscito film che parla della necessità
di credere, prima di tutto in se stessi, non è ancora chiaro se lo vedremo in sala oppure su Disney+, questo anno del Topo(lino), secondo il calendario
cinese, é disgraziato anche per le uscite cinematografiche. Anzi, forse un uscita su Disney+ sarebbe proprio la sua dimensione perfetta, per un uscita in sala dovrebbe essere all’altezza delle aspettative che il nome Pixar si porta
dietro, un po’ come il suo protagonista con la lunga ombra paterna con cui fare i conti. Ma dopo averlo visto posso garantire che “Onward” ha tutto
quello che vorreste sempre trovare in un classico Pixar. Possiamo iniziare a
parlare di classici Pixar come facciamo per la Disney? Troppo presto? Chissene! Se avete bisogno di me sto ascoltando a rotazione “Sacrifice”.

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