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Overlord (2018): Dove osano i GIEI GIEI

No, sul serio gente: qualcuno mi spiega seriamente perché il
maledetto GIEI GIEI Abrams ha tutta questa stima presso il grande pubblico? Sul
serio, sono un testone, non ci arrivo a certe cose vi prego ditemelo, ditemi
cos’ha di speciale questo, per cui ogni cosa che fa, tanti di voi vanno giù di
testa per la sua roba, sul serio, non ci arrivo. Limite mio.


Sì, vero, il pilot di Lost
era una bomba anche se rubacchiava già idee a Lo Squalo di Spielberg, ma com’è andata a finire quella serie, dai?
Come regista ha fatto una manciata di film che mi hanno fatto più incazzare che altro, quest’uomo è riuscito
nell’impresa di farsi odiare sia dai fan di Star Wars che da quelli di Star
Trek. Eppure, ogni cosa che fa viene acclamata dalle folle, bravo lui dico io. No, sul serio bravo, perché se tutto quello che io trovo urticante in GIEI GIEI Abrams
è anche quello per cui il pubblico lo ama, vuol dire due cose, la prima che io
e “Doppia J” non saremmo mai amici, la seconda che, comunque, ha vinto lui,
perché di Cassidy ce n’è uno solo (è già almeno uno di troppo secondo me),
mentre il pubblico è vasto e pronto a spendere per i film prodotti da GIEI
GIEI, quindi numeri alla mano, avrà sempre ragione lui.

Sono partito troppo cattivo? Forse avete ragione, ma
considerando i film che stanno per uscire in sala, che mi toccherà affrontare,
mi rendo conto che tutti hanno quintali di AAAAAAAIIIIIIPPPP (anche noto come
“Hype” come dicono i giovani) per roba basata sulla malinconia, sarà per questo
che uno come GIEI GIEI domina incontrastato? Per la sua capacità di non fare
nulla di nuovo, ma di impacchettare bene vecchie idee che stanno molto a cuore
al pubblico? Purtroppo, è un tema che nei prossimi mesi terrà banco molto
spesso e che in qualche modo parte da qui: siamo davvero tutti vittime del
troppo amore e affetti da malinconia? Nei prossimi mesi dovremmo fare i conti
con questo dettaglio, per ora vi propongo uno stacco musicale che non c’entra
niente con il film (ma con queste righe qui sopra sì) che, però, ogni volta che
leggo il titolo di questo film mi viene in mente.


L’aspettativa, l’hype, chiamatelo come volete, personalmente
per “Overlord” non ne avevo granché, non ho nemmeno visto il trailer (abitudine
che sto perdendo per fortuna), ma dopo aver finito di vederlo mi sono ritrovato
a pensare: “Ho appena visto un horror che è uscito in sala, in un numero
consistente di copie, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, con dei
protagonisti Yankee impegnati nella solita missione che sa tanto di “Dove osano
le aquile” (1968) di cui uno, interpretato dal figlio di Jena Plissken opposto
a parecchi Nazisti bastardi (ogni film con i Nazi come cattivi, nasce già sotto
una buona stella) e che ad un certo punto si gioca anche dei mostri tipo
zombie, eppure mi sono annoiato tantissimo lo stesso”. Che. Cacchio. È.
Successo? Come può un film con tutta questa bella robina dentro, essere meno
della somma della sua parti?

“Ho avuto un’idea nuova, devi salvare il presidente scappando dall’isola prigione di New York” , “Credo che un Russell in famiglia lo abbia già fatto”.

Devo dire che la lunga scena iniziale del film diretto da Julius
Avery (già annunciato al lavoro sul remake di Flash Gordon, speriamo bene) ha trovato subito il modo di mettermi
di cattivo umore: su un aereo in volo sopra la Francia, i soldati si preparano
al salto, la missione è mettere fuori uso una torre su cui i Nazi hanno
piazzato un congegno inibitore di frequenze, insomma un MacGuffin per la trama che va eliminato per rendere possibile lo sbarco del D-Day. Quanti film di
guerra avete visto che iniziano con una missione da compiere per poter
permettere a Tom Hanks di arrivare sulle spiagge della Normandia? Un milione,
vero? Non importa, non è un problema andiamo avanti.

Uno dei soldati ha giustamente un po’ di fifa, da cosa si
capisce? Dal fatto che gli trema la mano, il film è iniziato da un minuto, non
è nemmeno diretto dal maledetto e sono già lì che bestemmio contro GIEI GIEI Abrams
che ha infilato un’altra strizzata d’occhio a Spielberg e alla mano tremolante
di “Salvate il soldato Ryan” (1998). Ma stringo i denti e vado avanti, non dico
niente nemmeno quando vedo che il protagonista il sodato Ryan Boyce è
nero (Jovan Adepo) perché nel 1944 gli Americani avevano sdoganato l’utilizzo
di soldati di colore, fino a poco prima relegati in poche missioni in patria,
anche fuori dai loro confini, quello che, però, trovo ridicolo è che ad un certo
punto il sergente che guida la missione sia anche lui di colore.

Prima scena, e ho già trovato almeno tre motivi per odiare GIEI GIEI, un record!

Va bene, è un film horror, non pretende di essere un
documentario sulla Seconda Guerra Mondiale, posso far finta di nulla, sorvolare
sul fatto che se un soldato nero non poteva essere usato in missione fuori dai
confini americani prima del 1944, difficilmente avrebbe potuto fare carriera,
ancora più difficilmente comandare un lancio per una missione così cruciale. Mi
tappo il naso, davvero non è un problema lo dico sinceramente, però minchia! Se
poi gli fai fare anche il discorso motivazionale pseudo cazzuto che strizza
l’occhio al Sergente Apone di Aliens -Scontro finale allora m’incazzo! E che cavolo non siamo nemmeno arrivati
a dieci minuti di film, hai già piazzato due citazioni inutili (perché non impatto
sul resto della trama, sono fini a loro stesse) cazzarola!

In questo inizio facciamo anche la conoscenza del soldato
Ford, retrocesso per aver preso a pugni un ufficiale (ci viene detto due volte,
per farci capire che è un ribelle) interpretato dal figlio di Kurt, un Wyatt
Russell piuttosto convincente, il ragazzone ha il grugno di papà e il faccione
di mamma Goldie Hawn, questo lo rende giusto per le parti da scemone (come
visto in un episodio di Black Mirror)
sia per ruoli un po’ più tosti come questo, se non altro i Russell non ti
lasciano mai a piedi, nemmeno in un film modesto come questo.

Mitra Thompson e Wyatt Russell, che ha lo stesso grugno di papà.

Ovviamente, il lancio con il paracadute va in merda, qui Julius
Avery dirige una scena che sembra pià vicina alle sequenze di raccordo nei
videogiochi, più che al cinema, ma che, comunque, fa il suo dovere, nulla da
dire. Poi, purtroppo, una volta radunati i pochi sopravvissuti al travagliato
salto per completare la missione, bisogna fare una scelta: che film prendiamo
come modello da seguire? Siccome l’ombra lunga del maledetto “Doppia J” aleggia
sul film, la scelta è ovvia, l’unico film sulla Seconda Guerra Mondiale che
anche i ragazzi giovani conoscono: “Bastardi senza gloria” (2009) di Quentin
Tarantino, si capisce dai nomi di alcuni personaggi e dal fatto che il pezzo
musicale moderno, sui titoli di coda, è una mossa alla Tarantino da cui
“Overlord” non può esimersi.

Da qui in poi, la tavola sembra apparecchiata per un titolo
con botti, esplosioni, Nazisti crivellati, insomma un film di guerra che,
magari, possa sfruttare in modo sensato il fatto di avere tra le fila dei buoni,
un soldato nero. Gli sceneggiatori non sono nemmeno gli ultimi della pista
Billy Ray e Mark L. Smith in due, hanno sfornano anche titoli mica male, ma qui
il massimo che fanno è sottolineare più e più volte che Boyce è “Mr. Bravo
ragazzo 1944”, Ford è quello ruvido, ma giusto e quando gli fanno
pronunciare la frase: «Se vuoi batterli, devi giocare sporco come fanno loro» è
un po’ come se ti telefonassero a casa mentre stai per uscire ed andare a
vedere “Overlord” per dirti cosa succederà al personaggio da quel momento alla
fine del film, perché quando entra in scena il siringone con il fluido (ho
visto il film doppiato, parlano di catrame, ma mi auguro una scelta di
doppiaggio infelice) che resuscita i morti, già sai come finirà il film.

“Come si dice il film è finito andate a casa in Tedesco?” , “Spoiler!”.

Ho capito l’intento: fare una cosa come Predator un film di guerra, con soldati riconoscibili che fanno
cose da soldati in una zona di guerra, dove, ad un certo punto, fa irruzione
nella storia l’elemento fantastico/Horror e il film cambia genere, questo ha
senso, molto più delle citazioni gratuite ai film di Spielberg. Quello che,
purtroppo, manca è quello che a McTiernan veniva benissimo, la mattanza dei
protagonisti aveva presa sul pubblico perché prima ti era affezionato a Dutch e
soci, mentre qui regna l’anonimato e anche la rivelazione, se seguita da
quelli che a me sono parsi un’infinità di minuti, in cui Boyce spiega che i
Nazisti stanno facendo esperimenti sugli abitanti del villaggio, sui cadaveri
e ci vengono mostrati per filo e per segno gli effetti rivitalizzanti del
“Siringone”, ormai il colpo di scena è bello che diluito.

Si nota che sto cercando di fare tutto lo sforzo possibile
per venire in contro ad “Overlord”? No, allora faccio un altro passetto nella
sua direzione, mi rendo conto che film horror bellici, con Nazisti zombie in
sala ultimamente non ne siano usciti moltissimi, roba tipo Dead Snow resta comunque relegata al pubblico degli appassionati,
quindi è chiaro che il film abbia dovuto accettare dei compromessi per
guadagnarsi una distribuzione così ampia.

“Zitto! Non dire la parola con la Z altrimenti ci censurano subito!”.

Mi sta benissimo anche che un B-Movie come questo si debba
rifare a situazioni già viste per conquistare il grande pubblico e nemmeno la
tanta strombazzata violenza nel film, mi è sembrata poi tutta questa roba, per
fortuna “Overlord” sparge senza tirar mai via la mano (il che è un bene) e gli
effetti speciali, specialmente il make up del trucco del viso è ben fatto e
orgogliosamente vecchia scuola, ma non mi sono trovato davanti ad un’esplosione
di violenza grafica così esagerata, forse fa riflettere davvero quello che ci
viene concesso di vedere nei film moderni dominati dal maledetto (questa volta
non GIEI GIEI, ma altrettanto dannoso) PG-13 e la mente vola nuovamente agli
Yajuta, questa volta di The Predator.

Nel mio tentativo di essere il più democratico possibile con
questo film, accetto anche che i Nazisti in quanto tali, non abbiano nessuna
sfumatura, sono Nazisti e quindi cattivi, mi sta benissimo, il problema è che
torniamo in qualche modo al discorso iniziale: siamo davvero così schiavi della
malinconia che basta qualcosa che ci ricordi un frammento del nostro passato
per adagiarci e farcelo bastare? Io non sono un videogiocatore, ma “Wolfenstein
3D” è talmente famoso che lo conosco persino io, devo averci anche giocato sul
mio vecchio Amiga per qualche tempo e
proprio lo sparatutto “Wolfenstein 3D” è il primo nome che è venuto in mente a
tutti quando abbiamo saputo dell’esistenza di “Overlord”.

A vederlo così, sembra la versione seconda guerra mondiale di Get Out.

Un film che sfoggia sangue, Nazisti cattivi ed è
orgogliosamente un B-Movie, peccato che si accontenti di esistere, di ricordare
ad una buona fetta del pubblico quando passava le ore a giocare a “Wolfenstein
3D”, ma che poi è solo un “Frankenstein’s Army” (2013, film che forse abbiamo
visto in 87) con il doppio di soldi e la metà delle trovate, perché davvero
“Overlord” arriva, ti intrattiene tra gli sbadigli per 110 minuti e non ti
lascia niente, se non una generale voglia di andare ad ascoltarsi qualche
vecchio disco di Ronnie James Dio.

Ogni volta che potrebbe essere memorabile, “Overlord” riesce
a risultare innocuo, Wyatt Russell ha almeno tre occasioni per snocciolare una
“Frase maschia” e manca l’occasione ogni volta, la cosa più cazzuta che gli
fanno pronunciare è un modesto «Questo non mi serve più» quando restituisce al
Nazi bastardo il suo accendino, ovviamente acceso.

Bisogna fare attenzione quando si chiede a qualcuno “Hai da accendere?”.

Hanno abbassato talmente tanto le nostre aspettative che anche
un film così moscio, sembra più grosso di quello che è? Siamo tutti vittime
della malinconia e schiavi di un burattinaio più furbo che bravo come il
maledetto GIEI GIEI? Non lo so, sta di fatto che “Overlord” è solo l’inizio,
non di una serie di film, o magari sì, visto che non sta andando malissimo al
botteghino, ma sicuramente non la prima volta che qui sopra mi ritroverete a
riflettere sui gusti del pubblico con cui faccio sempre più fatica ad
immedesimarmi. Sarò diventato troppo estremo per sangue e budella al cinema?
Bah, non lo so, torno ad ascoltarmi Ronnie James, rompete le righe!

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