Facciamo un giochino scemo, vi suggerirò alcune parole a
caso e vediamo se indovinate dove andiamo oggi: C.J. Parker. Assolo di batteria
rotante appeso a mezz’aria. Model 56k. Mötley Crüe. Sex Tape. Bravissimi, siamo in pieno revival anni ’90 e dopo Bats Cobain, arrivano anche Pamela
Anderson e Tommy Lee.
Parafrasando la battuta di un film, il Sex Tape era quello che un tempo ti faceva diventare famoso,
oppure famigerato aggiungo io. La voglia di spiare nelle vite degli altri è un
vizio antico quanto il mondo, la tecnologia lo ha reso solo più semplice,
quindi oggi viviamo in un mondo dove più ti spogli sul tuo profilo Instagram
più fai salire… i followers e dove ogni tanto qualche hacker apre le porte di
un Cloud da cui spuntano giga e giga di foto di donne nude, anche perché cosa
diavolo sia il Cloud lo hanno capito per davvero in pochi.
Metafore velate, quasi suggerite. |
Il tema della violazione della privacy non è mai stato più
chiaro come ai tempi del più famoso filmino della storia, non fate i finti tonti con me
che tanto sapete benissimo di cosa sto parlando! Lo avete visto tutti, ai tempi
persino Paris Hilton provò ad imitarlo con la sua tristissima interpretazione
delle peripezie erotiche di Pamela Anderson e Tommy Lee, che ovviamente sono al
centro della nuova serie di… Disney+.
Ok lo so, fa molto ridere, negli Stati Uniti la miniserie esce per Hulu, ma visto che tutto il pacchetto di
prodotti Star qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa è disponibile
su Disney+, se volete vedere Sebastian Stan nei panni di Tommy Lee, impegnato a
chiacchiere con il suo piccolo Tommy Lee (in una scena che è un omaggio alla
biografia del batterista dei Mötley Crüe, intitolata “Tommyland”) è proprio
alla piattaforma Disneiana che dovete rivolgervi, insolito lo so.
Per il controcampo di questa scena, vi dovrete vedere la serie, non voglio che mi censurino la Bara. |
“Pam & Tommy” ci catapulta in quel periodo in cui
Internet era ancora una voce di corridoio e non una presenza fissa nelle nostre
vite, con una ricostruzione piuttosto accurata del periodo tra la fine degli
’80 e grossomodo il 1996. Questa miniserie creata da Malcolm Spellman e diretta da Craig Gillespie quindi
diventa una sorta di biopic spalmata su otto episodi (che si “bevono” ad una
velocità irrisoria) che sta a metà tra una versione più leggera di American Crime Story e una un po’ meno
spinta di The Dirt, intanto zitto
zitto Tommy Lee è già al secondo adattamento per il piccolo schermo dedicato
agli eventi della sua vita, tutto possiamo criticarli ma non di essersi
annoiato, quello proprio no.
Questa miniserie riporta i fatti in maniera piuttosto
accurata e quando manca qualcosa, romanza lavorando di fantasia, in equilibrio
tra la volontà sporcacciona di buttare l’occhio nelle vite altrui ma con una
certa dose di romanticismo di fondo, ben alternato a tanti momenti comici
piuttosto riusciti, tutti già presenti all’interno di una vicenda nata
all’insegna del grottesco che degenerata sempre più.
“Woah questo nella foto somiglia un casino a me!”, “Perché sei proprio tu scemo!” |
Il falegname Rand Gauthier, interpretato da Seth Rogen,
organizza un colpo nella villa di Pam e Tommy per pareggiare il torto subito
dopo un licenziamento in tronco e il mancato pagamento dei servigi da parte
dell’eccentrico batterista, il classico sassolino che rotolando lungo una
discesa genera una valanga, in tutta onestà, per il ruolo del perdente patetico
che predica il Karma ma poi non lo pratica, non riesco a pensare a nessuno
migliore di Seth Rogen, dopo il modo in cui ha preso pubblicamente le distanze
dall’amicone James Franco, il ruolo dell’infame gli si addice alla perfezione.
Una rottame del passato, inutile e superato. L’altro invece è un nastro Video8. |
Anche se credo che Rogen abbia nel suo contratto una clausola che prevede di
dover girare scene di sesso con tutte le attrici bionde nel cast insieme a lui,
qui tocca alla rediviva Taylor Schilling, che pensavo scomparsa dopo la fine di
Orange is the new black.
Torna di colpo di moda: I’m Fucking Seth Rogen |
Ma ovviamente il centro del palcoscenico è tutto per i due
protagonisti, qui devo dire che se la selezione musicale è puro revival anni
’90 (si va da “Closer” dei NIN, fino ai The Cardigans, passando per i New
Radicals e se li ricordate tutti ho una notizia per voi, siete prossimi agli…
‘anta), il reparto trucco e parrucco di “Pam & Tommy” fa veri miracoli.
“Si! Alla facciazza tua Falcon!” |
Finalmente posso dire di aver visto recitare Sebastian Stan,
incastrato dalla Marvel nel ruolo di musone cronico, ancora una volta compare
sul mio profilo Disney+ in un’altra serie (i maligni potrebbero dire un’altra storia
d’amore) in cui divide lo schermo con il partner, nel passaggio da The Falcon & Winter Soldier però ci
abbiamo guadagnato tutti, soprattutto Stan che qui sorride, recita, monologa
con il suo popparuolo, maltratta Seth Rogen (bravo!), insomma sembra addirittura
vivo e anche bravo a calarsi nel ruolo di Tommy Lee, ma se la sua
trasformazione fisica è notevole, anche grazie a tutti quei tatuaggi finti,
quella di Lily James è da applausi.
Per tutta la durata di “Pam & Tommy”, quando il secondo
titolare della serie compare, almeno è possibile vedere Sebastian Stan a suo
agio nel ruolo, ma per quanto riguarda Lily James bisogna fare uno sforzo per ritrovare
la protagonista di Baby Driver,
fagocitata dal biondo vistoso, dalle sopracciglia, dal trucco e beh, dalle Pamele
di Pamela Anderson, un look talmente esplosivo che avrebbe potuto cancellare
chiunque ma non Lily James autrice di una prova notevole.
Ci voleva un sacco di preparazione per girare tutte quelle scene di corsa al rallentatore. |
Scomparire dietro alla “maschera” di un personaggio tanto
esuberante quanto in vista (e guardato!) come Pamela Anderson sarebbe stato
comprensibile per tutti, Lily James fa un lavoro notevole sulla voce,
restituendo quelle pose da Barbie che hanno sempre caratterizzato la più famosa
bagnina della storia del piccolo schermo, ma senza farsi eclissare dal mito
della bionda più desiderata degli anni ’90. Lily James è bravissima a far
emergere il lato romantico, quasi naif del suo personaggio, come nella scena in
cui “spolliciando” tra i canali tv, finisce per esibirsi in “Make your own kind of
music”, tirando dentro in questo momento musicale anche il suo nuovo marito.
Uno dei tanti momenti privati della coppia in cui “Pam
& Tommy” mette in chiaro quanto i due fossero davvero innamorati, tanto da
arrivare poi ad esprimere la loro reciproca passione nel modo più fisico
possibile, purtroppo per loro come ha potuto vedere tutto il mondo. Quindi per
essere una serie che nasce dal più pruriginoso fatto di cronaca degli anni ’90
(…Ok forse il secondo se penso a Bill Clinton), “Pam & Tommy” al netto di
seni e batacchi posticci è più romantica ed equilibrata di quello che si poteva
immaginare, anche se decisamente più costruita attorno alla figura di Pamela
Anderson.
Il matrimonio è stato tormentato, in compenso il filmino della luna di miele lo hanno visto davvero tutti! |
L’episodio 1×06 (“Pamela in wonderland”) ricostruisce
l’ascesa della futura C.J. Parker dal nativo Canada fino alle copertine di
Playboy, ma è la cura per il dettaglio che mi ha colpito, non mi riferisco al
mimetismo applicato ai protagonisti, anche se i truccatori hanno replicato
anche le macchie sulla pelle della spalla sinistra si Pamela (si, guardavo
a-t-t-e-n-t-a-m-e-n-t-e “Baywatch” per studiarne l’altissima rilevanza
culturale, e allora?), ma anche nella scelta dei personaggi di contorno, il
detective a cui la coppia si rivolge per provare a rimettere le mani sul
videotape è quel grandissimo carognone di John C. Pellicano, lo stesso tizio
che ha fatto finire in carcere John McTiernan, ma se volete tutta la storia, ne
avevo già parlato dettagliatamente QUI.
“Su questo Internet è pieno di roba strana, la Bara Volante, che nome assurdo!” |
Difetti? Questo mettere Pamela Anderson al centro della
storia è comprensibile ma non del tutto onesto, infatti dalla trama spariscono
le varie accuse di violenza domestica di Tommy Lee, che fanno velatamente
capolino nella serie solo nelle classiche frasi sullo schermo, quelle che
arrivano pochi secondi prima dei titoli di coda dell’ultimo episodio e che
servono a dirci che fine hanno fatto oggi tutti i personaggi. Quindi alcuni
passaggi della storia sono stati edulcorati per sottolineare il messaggio P-R-I-V-A-C-Y is priceless to me, mentre altri sono stati usati per riscrivere la storia in bella copia. Questo spiega come mai nella colonna sonora non si senta nemmeno un pezzo dei Methods of Mayhem, lasciatemi aggiungere anche per fortuna!
Tutta pubblicità? Peccato generi parecchie attenzioni non richieste. |
“Pam & Tommy” riesce anche a riportarci indietro nel
tempo, in quella manciata di anni in cui come si vede bene nella serie, il
progresso stava per fare un salto in avanti, in cui la tecnologia (e la musica)
proveniente da Seattle avrebbe spazzato via le sicurezze, le abitudini e i
costumi consolidati nel decennio precedente. Insomma se non vi fosse
chiarissimo, ci siamo dentro con tutte le scarpe, il revival anni ’90 è qui e continuerà ancora a lungo!