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Paris, je t’aime (2006) vs. Chacun son cinéma (2007): doppietta di corti coeniani

Per tutte le rubriche monografiche della Bara arriva il momento del capitolo a sorpresa, non può mancare nemmeno questa volta, storia vera, anzi… Coen, storia vera!

Superata la prova del rifacimento, i fratelli Coen si imbarcano in una impresa che per loro, gemelli senza esserlo, non poteva che essere doppia, non uno, ma ben due film antologici impreziositi da un loro cortometraggio, che lo abbiano fatto volontariamente o meno, questo ha un pochino cementato la loro condizione di registi molto amati dalla critica diciamo “alta”, anche se poi a ben guardare, parliamo di film pieni di nomi molto amati da questa Bara, quindi di genere.

Paris, je t’aime (2006) – Segmento: “Tuileries”

Un film collettivo pensato per avere venti cortometraggi, ognuno di circa cinque minuti l’uno, in originale avrebbero dovuto essere venti, uno per ogni arrondissement della capitale francese, tagliuzzati poi a diciotto totale per motivi di equilibrio e defezioni varie.

Ognuno intitolato con il nome del quartiere che suddivide la città, il film sfoggia un cast di tutto rispetto, si va da Fanny Ardant a Ben Gazzara, passando per Willem Dafoe, Nick Nolte, Natalie Portman e Gérard Depardieu, ma ne ho dimenticato un altro milione e non per forza solo registi locali, ai francesi si aggiungono Gus Van Sant, Alfonso Cuarón, Vincenzo Natali (alle prese con un’interessante storia con il turista Elijah Wood e la vampira Olga Kurylenko) e anche zio Wes Craven, che ci porta tutti ne cimitero di Père-Lachaise, ne avevamo anche parlato.

In mezzo a questa bella banda di nomi, spuntano Ethan e Joel Coen con il loro surreale “Tuileries”, non potete mancarlo, è quello che ha come protagonista gli occhi fuori dalla testa di Steve Buscemi, turista americano e pretoriano dei Coen, fermo alla fermata omonima della metro.

Nel caso vi venisse un dubbio su come si intitola il corto.

Il nostro turista senza nome fa l’errore di incrociare lo sguardo con la ragazza francese seduta sulla banchina opposta, intenta ad amoreggiare appassionatamente con il suo fidanzato che si accorge di tutto e inizia a ricoprire di insulti (in francese, ma uno incazzato resta uguale a tutte le latitudini del mondo), poi salta da questa parte per baciare in bocca Buscemi, forse per ringraziarlo della battuta su Lennon/Lenin, chi lo sa.

Questo provoca l’ira funesta del romeo transalpino che lo gonfia come una zampogna e lo lascia a terra, steso, tra cartoline e i souvenir acquistati al Louvre, mentre se ne va via con la ragazza, tornando a scambiarsi effusioni. Prova d’amore? L’amore non è bello che non meni Steve Buscemello? Francesi, gente passionale? Chi lo sa, ed è proprio questo il punto.

«Obladì obladà»

Il turista americano è una versione in piccolo dei personaggi coeniani, per un attimo desidera e ambisce a migliore la sua condizione e viene punito da caos per questo, sotto forza di un fidanzato geloso (e probabilmente non del tutto stabile) in quella che per l’americano poteva essere la famigerata “Morte per che cazzo guardi”, quella che miete mille mila vittime ogni anno.

Fotografato da Bruno Delbonnel, il corto è un gioiellino perfettamente in linea con la filmografia di cui fa parte, che in questo film spicca come Buscemi in una metro parigina, il film in uno strambo Paese a forma di scarpa non è mai stato distribuito, ma il corto si trova con grande facilità, tipo QUI sotto.

Chacun son cinéma – A ciascuno il suo cinema (2007)Segmento: “World Cinema”

Non paghi i Coen hanno pensato bene di entrare a far parte di un altro film collettivo, con ancora più corti sempre più brevi (trentatré da tre minuti l’uno, vi sfido a ripeterlo tre volte velocemente) realizzati da altrettanti registi, anzi di più visto che due sono coppie di fratelli, i Coen ovviamente e i Dardenne. Anzi per non farsi mancare nulla, nell’edizione DVD che mi risulta essere utopica qui da noi, esiste un corto di chiusura numero trentaquattro diretto da robetta, Lynch. Ciao David, ci manchi un sacco.

Tra Theo Angelopoulos, il cinemino di provincia di Takeshi Kitano, il diario da spettatore che potrebbe farvi fare pace con Nanni Moretti (se ne aveste bisogno) e poi ancora Zhang Yimou, Amos Gitai, Jane Campion, Lars von Trier, Roman Polański, addirittura Michael Cimino e altri mille che ho dimenticato, il corto migliore è quello di… David Cronenberg. Eh lo so, colpo di scena!

Nella puntata a sorpresa della rubrica sui Coen la sorpresa è il mio secondo canadese preferito.

“Il suicidio dell’ultimo ebreo del mondo nell’ultimo cinema del mondo” è la telecronaca di beh, il titolo del corto, in un film che intende la personale idea di cinema di tutti questi Maestri radunati, Cronenberg mette in chiaro che il cinema è questione di vita e di morte e le due cose per lui (e nella sua poetica) sono strettamente legate, per altro, il mio secondo Canadese preferito interpreta anche il protagonista del corto (storia vera).

Lo so cosa state pensando, questa non è la rubrica su David Cronenberg, allora i Coen che cosa hanno messo su, letteralmente questo, la storia breve di un vaccaro finito in un cinema d’essai che trasmette solo due spettacoli, il primo “La regola del gioco” (1939) di Jean Renoir mentre il secondo è “Climates” (2006) di Nuri Bilge Ceylan, non proprio la tipologia di titoli che uno con cappello a tesa larga e camicia a quadri ti aspetteresti che potrebbe guardare.

Il cinema dei sogni del tipico cinéfilo nell’era dell’Internét.

Non vi rovinerò la sorpresa, non su qualche film è quello scelto ma nemmeno sulla reazione, nel suo essere piuttosto satirico questo corto sembra una gag uscita da un titolo a caso dei Coen e finita in questo film, che però riesce ad omaggiare la passione per il cinema. Il bello è che tutto questo sembra realizzato con il massimo risultato sì, ma letteralmente con il minimo sforzo, come se già con una macchina da presa per le mani, i Coen avessero diretto il primo che si è prestato e non mi stupisce che sia andata proprio così, visto che il vaccaro è impersonato da Josh Brolin con baffoni e costume di scena che indossava nell’altra regia dei Coen dei 2007, quella leggermente più, diciamo famosina, e che arriverà su questa Bara tra sette giorni. Insomma anche per il capitolo a sorpresa della rubrica, abbiamo terminato, nel caso vi fosse rimasta la curiosità di vedere “World cinema”, il corto lo trovate QUI sotto, ottimo antipasto per il prossimo capitolo della rubrica, non mancate!

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