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Pericolo in agguato (Someone’s Watching Me!) (1978): Piccola televisione, grande Cinema

L’ultimo
capitolo della “Trilogia 78ina” va in onda nel novembre di quell’anno, per molto tempo
è stato considerato il “Carpenter perduto”, ma ancora oggi rappresenta uno dei
titoli migliori per riassumere il talento e il carisma del grande John…
Benvenuti ad un nuovo capitolo di Giovanni Carpentiere’s The MAESTRO!

Non so voi, ma
io sono un po’ “Formica” nel fare le cose, cerco sempre di essere preparato per
tempo, di anticipare i possibili casini mettendo fieno in cascina, essendo
fondamentalmente un pigro, penso che tutto il lavoro fatto in anticipo, ti
eviti di dover correre dopo, non so se Carpenter sia uno da “Formica” o è più
sul genere “Cicala”, in ogni caso tra tutte le sceneggiature seminate dopo
l’uscita di Distretto 13 – Le brigate della morte, portarono i loro frutti nel
1978, un anno piuttosto impegnato per il Maestro.
Mentre era
alle prese con la pre-produzione di un film a basso costo su un assassino di babysitter, di cui potreste aver sentito parlare come di uno dei più
fondamentali film horror di tutti i tempi, il canale televisivo NBC acquistò la
sua sceneggiatura di “Pericolo in agguato” (Someone’s Watching Me!)
chiedendogli di dirigerlo. Senza porsi il minimo problema sul fatto
che il lavoro offerto fosse “solo” la regia di un film per la Tv, Giovanni si
tirò su le maniche, il risultato è qualcosa di televisivo solo nel formato, di
certo non nella qualità o nei contenuti.



Ormai una tradizione, i titoli di testa Carpenteriani.
Leigh Michaels
(Lauren Hutton), si trasferisce a Los Angeles per un nuovo lavoro come regista
di programmi televisivi. La città californiana da qualche tempo è funestata da
una serie di suicidi di giovani donne e ben presto Leigh sospetta di essere
diventata il bersaglio principale di uno stalker particolarmente sfuggente, ma
soprattutto molto ben organizzato…
Leigh cerca
prima l’aiuto della polizia, anche se il Detective Gary Hunt (Charles Cyphers)
può fare davvero poco. Quindi la donna con l’aiuto della collega
di lavoro Sophie (Adrienne Barbeau) e il neo fidanzato Paul Winkless (David
Birney) passa al contro attacco e da vittima designata si ribella e dà la
caccia all’assassino.
Impossibile
non notare molti tratti in comune con agli altri film del 1978 firmati da
Carpenter, anche se privo delle sfumature più smaccatamente horror, lo stile
registico è molto simile a quello di Halloween.
Inoltre, Giovanni porta avanti il suo discorso sulla sguardo tra vittima e
persecutore, la Leigh Michaels interpretata da Lauren Hutton è bella, bionda,
non dice sempre di sì, però è determinata e affascinante con il suo look molto
(tanto) anni ’70, in questo è molto simile a Laura Mars, anche i lavori delle
due donne sono molto simili: Leigh è una regista televisiva, Laura una
fotografa, entrambe, abituate ad osservare gli altri per professione, si
ritrovano osservate (e perseguitate) da un assassino che le ha prese di mira.



La guardabile Lauren Hutton in giro per tutti i 97 minuti di film… Poteva andarci molto peggio.
La differenza
tra le due donne sta nel finale dei rispettivi film, la sceneggiatura di Occhi di Laura Mars scritta da Carpenter fu rimaneggiata svariate volte, infatti nel
corso del film la protagonista passa dall’essere indipendente, a damigella in
pericolo. Questo non accade a Leigh Michaels il cui arco narrativo è inverso
rispetto a quello della sua “collega”, infatti nel finale affronterà da sola il
misterioso persecutore, in questo senso Leigh ha tutte le caratteristiche della
tipica eroina carpenteriana, una che è alla pari, se non sfacciatamente
superiore ai personaggi maschili.
Nel 2016 è
normale cercare di ingraziarsi il pubblico femminile (pagante) utilizzando
donne forti come protagoniste, il più delle volte caratterizzate come delle
tipe che sanno come fare a botte, cosa che non fa mai male, ma resta piuttosto
riduttivo, Carpenter ci era già arrivato nel 1978. Ora chiedetevi perché lui è
The Maestro e noi, invece, ci doppiamo puppare i filmetti “Young Adult”…
Malgrado la
giovane età e i limiti di budget, Carpenter con “Pericolo in agguato” non ha
perso l’occasione per sperimentare i meccanismi della suspense, rivolgendosi idealmente
ad uno dei suoi punti fermi cinematografici, il risultato è un film che è
impossibile non definire hitchcockiano.



Se volete vi fischietto la sigla di “Alfred Hitchcock presenta”.
Non entrerò
nei dettagli per non rovinarvi i colpi di scena, è chiaro che gli omaggi più
espliciti sono tutti per “La finestra sul cortile” e
“Vertigo”, ma non mancano omaggi meno palesi, ad esempio la
dissolvenza dei titoli di testa animati del film, che lasciano spazio alla
facciata del palazzo sono presi di peso da quelli di “Intrigo Internazionale”.
Ma Hitchcock non è l’unico Maestro omaggiato da “The Maestro”, il personaggio
interpretato da James Murtaugh si chiama Leone e anche i muri del palazzo dove
vive Leigh hanno capito che è chiaramente un omaggio al Maestro Sergio (non serve il cognome).

“Nasconditi! Jimmy Stewart ci sta spiando con un cannocchiale”.
“Pericolo in
agguato” ha lo stesso carisma del suo regista, per utilizzare un termine
strettamente tecnico, se ne impippa (tecnicissimo…) dei limiti del formato
televisivo, per portare in scena un thriller che intrattiene alla grande e
incolla allo schermo proprio grazie allo stile di John Carpenter, l’utilizzo degli
spazi è impeccabile, il tecnologico palazzo dove vive la protagonista, diventa
un luogo claustrofobico, in questo senso il modo in cui Leigh si nasconde sotto la
grata per nascondersi all’assassino è rappresentativa, sembrano quasi le prove
generali per la famigerata scena dell’armadio di Halloween – La notte delle streghe.



“Forse era meglio stare chiusi dentro l’armadio, era meno umido…”.
La location
diventa, quindi, protagonista della storia, il tecnologico palazzo non
rappresenta uno scudo contro l’orrore, esattamente come succede in Il demone sotto la pelle (Shivers) di David Cronenberg del 1975, poco importa che la
minaccia sia uno stalker o gli shifosi vermazzi infettivi del Canadese, la
tecnologia avanzata non protegge la protagonista. Ho promesso di non rivelare
troppo della trama, ma considerando che si tratta di un film del 1978, è
comunque interessante notare il fatto che gli ultimi ritrovati della tecnica
presenti nell’appartamento di Leigh, siano parte integrante della suspence, non
un modo semplice di risolvere il mistero nascondendosi dietro a qualche “Mambo
Jumbo” tecnologico. Malgrado il fatto che il film sia datato, i suoi meccanismi
funzionano alla grande, riuscendo ancora oggi ad intrattenere lo spettatore e
a lasciarlo in ansia per il destino della protagonista… Cosa vi dicevo?
Impipparsene del budget e dei limiti di formato per fare quello che a Carpenter
viene meglio, ovvero: buon cinema.
Impossibile,
però, parlare di “Pericolo in agguato” senza citare l’inizio della
collaborazione tra John Carpenter e la mitica Adrienne Barbeau, collaborazione
molto stretta, visto che due anni dopo le riprese di questo film, i due si
sposarono e da quel matrimonio nacque Cody, che ha seguito le orme paterne ed
ora fa il musicista e il compositore, per altro, ha collaborato con papà al suo
primo disco da solita, Lost Themes.



Carpenter’s Touch: Qualcuno che passa di sfuggita non visto dalla protagonista.
Non credo che Adrienne
Barbeau abbia bisogno di presentazioni, protagonista di film di Carpenter (di
cui parleremo… Sicuro come la morte e le tasse!) e di un miliardo di altri
Horror mitici, quello che bisogna dire, però, è che nel 1978, Adrienne era famosa
più che altro per la serie tv “Maude” dove recitò dal 1972 fino alla sua chiusura proprio nel ’78. Il manager della Barbeau sosteneva che la
difficoltà nel fare il grande salto al cinema, era dovuta proprio alla fama
dell’attrice, conosciuta presso il grande pubblico come una star della Tv. In
soldoni: perché dovrebbero pagare dei soldi per vederti al cinema, quando
possono ammirarti gratis accendendo la televisione?
“Pericolo in
agguato” fu la svolta per Adrienne Barbeau, Carpenter le affidò il ruolo di
Sophie, la collega omosessuale di Leigh, ma tirate il freno a mano delle vostre
fantasie, la stessa Sophie chiude la porta in faccia alla biondina dicendole:
“Tranquilla, non sei il mio tipo”. Fine di ogni tipo di fantasia erotica gente…



“Ammettilo, ti piacerebbe vero biondina?”.
A parte le mie
caSSate, ci voleva quel ribelle di Giovanni Carpentiere per portare sugli
schermi televisiva dell’America del 1978, un personaggio dichiaratamente
omosessuale, ma soprattutto, non stereotipato, dettaglio che dovrebbe servire a
gettare altra legna sotto il fuoco del discorso John Carpenter e i suoi
personaggi femminili.
Nel saggio “Il
signore del male” di Paolo Zelati, è riportata una divertente intervista ad Adrienne
Barbeau in merito all’omosessualità del personaggio di Sophie e al suo primo
incontro con Giovanni, a grandi linee le cose sono andate in questo modo…



“Hey ma chi è quel figaccione con i baffi laggiù?”.
Chiamata a
colloquio dal regista, Adriana butta un occhio al giovane Giovanni e pensa: “Beh,
sto baffo, mica male!”. E quando chiede lumi su come interpretare un personaggio
omosessuale, travisa quasi completamente le parole di Giovanni (probabilmente
aveva già gli ormoni che facevano le sgommate…), risultato: Adrienne pensa che
tutto il discorso di John, sia il suo modo per dirgli che lui stesso è Gay… Due
anni, tre film (e mezzo) insieme, un matrimonio e il frugolo Cody dopo hanno
confermato che Adrienne aveva capito Roma per Toma.

Per altro, Charles
Cyphers che in questo film interpreta il Detective Gary Hunt (e che ha
recitato anche in Halloween e “The
Fog”) e il mitico Tom Atkins, entrambi amici di vecchia data della Barbeau,
cercarono in tutti i modi di convincerla a non frequentare John Carpenter, non
perché avessero qualcosa in particolare contro Giovanni, ma semplicemente
perché il Maestro è sempre stato un tipo dall’aria piuttosto inquietante, i due
arrivarono a dichiarare: “Non possiamo permettere che frequenti quel pazzo!”. Bravi, eh! Bella gratitudine gente!



“La soggettiva dell’assassino” Arte su pellicola, John Carpenter 1978.
Basta la
chiudo qui, prima di trasformare queste pagine nell’angolo del Gossip (La Bara
Sbaciucchiante… Brrrrr! Questo si che fa paura!) e torno a parlarvi di “Someone’s
Watching Me!” che per anni è stato etichettato come il film perduto di
Carpenter, per via della sua scarsa reperibilità in home video, problema
fortunatamente risolto nel 2007 quando venne riproposto in DVD. Ricordo ancora
la gioia quando lo scovai tra gli scaffali, per altro l’edizione in mio
possesso aveva un secondo disco strapieno di interviste a Giovanni, che
ovviamente ho consumato negli anni… Soldi ben spesi!
L’impegnatissimo
1978 di Giovanni Carpentiere si chiude con “Pericolo in agguato”, un
riuscitissimo omaggio al cinema di Alfred Hitchcock, ma per quanto mi riguarda,
la prova più concreta del fatto che il talento di Carpenter non possa essere
arginato dai limiti dal budget, o relegandolo al piccolo schermo. Con il 1978
abbiamo concluso, con i Venerdì Carpenteriani, per fortuna siamo solo
all’inizio… Cerco di non far vedere che mi sto divertendo come un bambino, ma
non so se ci sto riuscendo.
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