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PG – Psycho Goreman (2021): cose dell’altro mondo (PG telefono casa)

Tutti noi affrontiamo momenti di sconforto, penso sia normale, specialmente in periodi come questo dove le notizie non sono granché ed è inevitabile non vedere una vita d’uscita. In questi casi di solito, mi ritrovoa pensare che li fuori nel mondo (più o meno dalle parti del Canada), ci sono gli Astron-6 e quindi questo mondo sarà anche brutto sporco e malvagio, ma non potrà davvero mai essere così male, visto che è l’unico della galassia (conosciuta) su cui vivono gli Astron-6.

Se per caso non aveste ancora avuto il piacere, sappiate che
gli Astron-6 sono una compagnia di produzione cinematografica fondata nel 2007
in Canada, da Adam Brooks and Jeremy Gillespie a cui poco più tardi si è
aggiunto anche Steven Kostanski. Di norma gli Astron-6 producono titoli
orgogliosamente di genere, tra horror e fantascienza, che strizzano apertamente
l’occhio a tutta la produzione degli anni ’80 ma senza quella falsa malinconia
che ammettiamolo, ha anche un po’ scocciato. Gli Astron-6 sono caratterizzati
da un senso dell’umorismo alquanto cazzaro e un amore palpabile per tutta
quella bella roba con cui siamo tutti cresciuti. Insomma, gli Astron-6 sono
come noi e fanno il cinema che vorremmo produrre tutti quanti se ne avessimo i
mezzi, la possibilità e il talento. Volete un esempio? “Manborg” (2011), una
folle meraviglia fatta di trucchi prostetici vecchia maniera, animazione a
passo uno e beh, droga credo, se non lo avete mai visto guardatelo, poi
capirete perché malgrado tutto, sono felice di vivere sullo stesso gnocco
minerale che ruota intorno al sole, dove vivono anche gli Astron-6.

Una normale giornata in ufficio per Steven Kostanski.

Quando vogliono fare i seri Jeremy Gillespie e Steven
Kostanski, in amicizia Jerry e Steve, sfornano gioiellini come The Void, che avrà anche tanti difetti
ed è un film estremamente derivativo, ma sicuramente ha il cuore dal lato
giusto. La loro nuova fatica questa volta, è un’opera forse un pochino più
personale scritta e diretta dal solo Steven Kostanski, ma con quello stesso
spirito cazzaro e vecchia scuola che caratterizza lo stile degli Astron-6, mi è
concesso di aprire il gas dell’entusiasmo? Solo un paragrafetto ok? Breve lo
giuro.

Sapete che non amo fare le classifiche, le lascio fare a chi
si diverte, in giro ne trovate di ogni tipologia e di solito a fine anno
fioccano quelle sui “Dieci migliori film” ecco, con tutto che non le sopporto,
vi faccio la mia classifica dei migliori dieci film del 2021: “PG – Psycho
Goreman” occupa tutte le posizioni. Possiamo iniziare a pensare ai dieci
migliori film del 2022, per quest’anno la gara è terminata in anticipo. Troppo
entusiasta? Vi racconto la sinossi del film e poi ne riparliamo.

Lui è PG, ma di certo non PG-13.

L’arciduca degli incubi, un mostro sanguinario forgiato
nell’odio e nella vendetta, una sorta di “occulto super sovrano dell’universo”
(cit.) è stato esiliato dal suo pianeta
natale Gygax (nome che farà suonare più di un campanello nella testa degli
appassionati di “Dungeons & Dragons”), dai suoi storici nemici, un ordine
di clericali spaziali noti come Templari, sento Roberto Giacobbo che si sfrega
le mani. Intrappolato in una bara sigillata dalla gemma di Praxidice all’origine
dei suoi poteri ma anche in grado di controllarlo, questo terribile mostre
giace sepolto nel cortile di casa di Mimi (Nita-Josee Hanna) e Luke (Owen
Myre), due ragazzini terrestri in fissa con un complicatissimo gioco inventato
da loro, una sorta di palla avvelenata inutilmente complicato chiamato “Crazy
Ball”.

“Non vale è fuorigioco!”, “Non è vero, perché la palla ha rimbalzato sei volte come da regolamento!”

Dopo una lunga e articolatissima partita al loro gioco
preferito, i due ragazzi dissotterrano la bara in un tripudio di colori – venuti
dallo spazio – rosa, come in un sogno bagnato di Stuart Gordon. Mimi la
sorellina terribile mette le mani sulla gemma di Praxidice, ed essendo
leggerissimamente dominante come personalità, si ritrova per le mani il suo
“Terminator privato” (cit.) e non cito a caso il film di Cameron, perché
l’enorme mostro realizzato con effetti speciali orgogliosamente artigianali,
appena uscito dalla sua bara, uccide tre punk imparando i rudimenti della
nostra lingua primitiva, proprio come faceva
ai bei tempi Arnold.

L’arciduca degli incubi è un inferno su gambe semovente, gigantesco, super forte e con il potere di intrappolare chiunque in
uno stato di eterna non-morte, a guardarlo sempre un incrocio tra Pinhead (da cui ha ereditato la
parlantina) e la capacità di esaudire oscuri desideri come “Wishmaster – Il
signore dei desideri (1997), potrebbe distruggere il pianeta e la galassia in
poche ore, ma è costretto ad obbedire a chiunque sia in possesso della gemma di
Praxidice. Quindi un enorme psicopatico spaziale con poteri da Antico Lovecraftiano, diventa un
burattino nelle mani di una piccola psicopatica terreste, state tranquilli che
tra i due, quella davvero pericolosa è Mimi!

“Ah-ha! Sei lento, eh, eh!” (cit.)

Per capire l’aria che tira in questo film, bisogna
giustificare il titolo del film: ai due ragazzini (e a Mimi) in particolare il
pomposo titolo del mostro non piace, quindi dopo una veloce consultazione con
il fratello Luke, la creatura viene ribattezzata Psycho Goreman, PG per gli
amici. Quindi ci troviamo davanti ad un mostro che ha tutto per ricordare le
grandi maschere horror degli anni ’80, che viene etichettato come il Principe
Giovanni nel Robin Hood della Disney. Riuscite a pensare a qualcosa di più figo
di così? Solo Steven Kostanski poteva pensare a questa meraviglia che sa di
infanzia.

“PG? Ah, mi piace davvero! Bis, fallo scrivere su tutte le mie valigie!” (cit.)

Si perché “PG – Psycho Goreman” è davvero tutto qui, se
quello che avete letto vi è piaciuto, sappiate che amerete il film, non si
scappa. Da parte mia ho adorato ognuno dei 99 minuti di questa folle
meraviglia, perché oltre alla violenza e l’ironia, Kostanski ha messo su un film
che sembra uscito dalla nostra memoria collettiva. Dove lo trovate un film del
2021 che sui titoli di coda si gioca un’ironica canzone rap con il testo
ispirato alla trama del film? Credo proprio da nessuna parte.

“PG – Psycho Goreman” sembra una parodia horror di una qualsiasi
serie tokusatsu giapponese, quelle serie con i mostri di gomma e gli eroi che
fanno le mosse marziali, che noi occidentali di norma identifichiamo con i
“Power Ranger”. L’idea di fondo è un’amorevole presa per i fondelli ai cartoni
animati e ai film con l’alieno che precipita sulla Terra e fa amicizia con una
famiglia di umani. Considerando l’acronimo del nome del protagonista, diventa
automatico pensare all’alieno in fissa con le interurbane di Spielberg, ma forse
il film che somiglia più a “PG – Psycho Goreman” è “Cose dell’altro mondo”
(1991), il film con Hulk Hogan guerriero spaziale, una sorta di Arma non convenzionale per ragazzini che ho visto un milione di volte da bambino, eppure Steven
Kostanski introduce una piccola ma sostanziale differenza.

Ma quella differenza non è PG vestito da Al Bano Carrisi (anche se è un valore aggiunto)

Il guerriero di Hulk Hogan sarà stato rude nei modi ma era
uno dei buoni, il nostro PG invece è un cattivo intergalattico, se il film
avesse intenti differenti sarebbe il mostro finale da sconfiggere per riportare
la pace nella galassia. Ma il vero colpo di genio di “PG – Psycho Goreman” è il
suo ribaltare completamente il punto di vista sulla storia, di fatto il film
diventa la parodia psicotica, comica e grondante sangue del vostro classico
film Disney o Pixar. Lo so sembra assurdo, ma lasciatemi spiegare.

PG affronta il classico percorso dell’(anti)eroe, aderente
al canone dell’alieno che capisce l’umanità grazie all’amore di una famiglia
terreste, quindi il tema Disneiano (che serpeggia in tutti i film Yankee, anche
non animati) è ben presente, ma viene spernacchiato da Kostanski in un modo
irresistibile.

La famiglia, il centro morale di ogni film occidentale degli ultimo 200 anni.

La famiglia di protagonisti è decisamente disfunzionale, il
padre (Adam Brooks) è un sedicente ex militare fannullone in eterna lite con la moglie, il fratellino Luke un tonto buono come il pane ma non proprio sveglissimo, a
tenere tutti quanti in pugno è proprio l’odiosa Mimi, l’antitesi totale della
brava ragazza, il personaggio che trasforma “PG – Psycho Goreman” in un grosso dito
medio sventolato davanti alla faccia dei Bumblebee
di questo mondo, anche perché il film si chiamerà anche “PG” ma non è di certo
PG-13!

Mimi è una stronzetta dispotica, tostissima e simpatica per
qualche minuto grazie alla sua faccia da schiaffi, ma alla lunga diventa
veramente insopportabile, eppure “PG – Psycho Goreman” è un film che vive e
prospera anche sui suoi apparenti difetti, infatti quando la giovane Nita-Josee
Hanna che interpreta Mimi, si esibisce in equilibrio tra la pessima recitazione
e una prova sopra le righe, non fa altro che rendere la giovane protagonista
ancora più funzionale alla storia.

Allo stesso modo PG, diventa un personaggio tragicomico, ha
tutto il potere del mondo ma è costretto a mordere il freno, in alcuni momenti
vorrebbe strangolare Mimi (esattamente come vorremmo fare noi spettatori), ma il
massimo che può fare è sfogarsi su chiunque gli capiti a tiro, come ad uno dei
poliziotti, trasformato in un Cronenberghiano incubo di carne deambulante, che a
suo modo è un’auto citazione di Steven Kostanski al suo cortometraggio “Bio-Cop”
(2012), dove lo zombie-poliziotto faceva il suo caracollante esordio.

Nel per caso vi venisse voglia di approfondire l’amicizia con questo tutore della legge.

“PG – Psycho Goreman” cattivello fino al midollo, si diverte
a ribaltare il punto di vista su tutto, la famiglia umana è disfunzione e
l’eroe con il nome (anzi nomignolo) in locandina in realtà è il super cattivo
della storia, ma finiamo a tifare per lui, non solo perché già di mio ho una
sinistra propensione a preferire i cattivi, ma perché di fatto i Templari che danno la caccia a PG, sono dei
baciapile intergalattici insopportabili, dei despoti spaziali in cui non è
difficile notare una certa dose di critica anti-clericale infilata da Steven
Kostanski nella storia.

La Templare a capo di un consiglio galattico, sembra una
sorta di angelo vendicatore invasato, uscita da un episodio a caso dei Power Rangers, convinta di dover distruggere PG per perseguire il suo glorioso
destino, quando poi di fatto non è altro che una sorta di Crociato con le ali,
invasata e completamente folle, che per altro assume sembianze umane per
mimetizzarsi sulla Terra, proprio come facevano i cacciatori di taglie di Critters.

Per arrivare là dove nessuna puntata dei Power Ranger era mai giunta prima.

Non va tanto meglio con i generali, un branco di mostri
intergalattici che un tempo spalleggiavano PG, novello Spartaco nella rivolta
contro i bacchettoni spaziali, ma pronti a voltargli le spalle approfittando
della sua nuova condizione di burattino nelle mani di Mimi. Ed è proprio qui
che Steven Kostanski conferma di avere un grande cuore per tutto il cinema
giusto, quello che piace a questa Bara Volante, perché nei 99 minuti di “PG –
Psycho Goreman” ho visto più creature spaziali che nelle ultime tre stagioni di
Doctor Who.

Doctor Who levati, ma levati proprio.

Una varietà di mostri orridi e quindi bellissimi, che
coprono una gamma che va dal minaccioso al grottesco, come l’uomo sotto vetro
soprannominato Tube-Man, oppure la strega vagamente orientaleggiante tipo shinigami,
per non parlare di uno dei miei preferiti: una sorta di barile d’acciaio con le
gambe, che contiene al suo interno cadaveri spappolati e triturati, il cui
sangue e budella vengono sparati attraverso due braccia-fucile addosso agli avversari. Avete
presente gli assurdi cattivi di He-Man con cui giocavamo da bambini con i
giocattoli della Mattel? Sicuramente Kostanski ne aveva una nutrita collezione
e non ha ancora smesso di giocarci nei suoi film.

Le braccia spara sangue sono un colpo di genio, i bambini lo ameranno.

Ci sono tanti paragoni illustri che vengono alla mente
guardando “PG – Psycho Goreman”, un film che pesca a piene mani
dall’immaginario anni ’80, portando in scena tutte le gag che una situazione al
limite come quella del soggetto di un film così offre. Ma la lucida e
goliardica follia di questo film, per quello che mi riguarda è il tentativo più
riuscito in occidente di avvicinarsi al cinema di Minoru Kawasaki, il che se
non fosse chiaro, per me suona un po’ come il complimento supremo.

“PG – Psycho Goreman” è un’orgia di mostri assurdi e
fighissimi, realizzati tutti con gomma, plastica, sangue finto e plastilina, in
cui seguendo la filosofia di Minoru Kawasaki, la zip dietro il costume di
gomma, non solo si deve vedere, ma deve anche essere un vanto. Il risultato
finale è un film talmente riuscito nel far sospendere l’incredulità allo
spettatore, da rendere accettabile e ben volute anche le trovate più assurde,
quindi anche quando gli effetti speciali risultano “finti”, sembra di guardare
uno di quei film noleggiati in vhs con i mostri con cui siamo cresciuti, perché “PG – Psycho
Goreman” fa dei suoi difetti un vanto.

Solo a me ricorda il gufo meccanico di “Scontro di titani”? L’originale non il remake fiacco.

Steven Kostanski fa un ulteriore salto di qualità come
regista e narratore, ci sono trovate assolutamente azzeccate (come il “codice
morse”, che è una sorta di parlata di famiglia per Mimi e i suoi parenti), ma
anche quando il film sembra menare il can per l’aia (il secondo atto rallenta
un po’ il ritmo), le trovate assurde di Kostanski non fanno altro che dare
forza al film, anche quando sono fini a loro stesse. Vogliamo parlare dell’amico
di Mimi e Luke, trasformato in un lumacoso cervello gigante con occhi e
tentacoli? Oppure del momento musicale (che si fa ancora gioco delle abitudini
Disneiana) piazzato a metà film? “PG – Psycho Goreman” è un cartone animato
violento, che abbraccia il non-sense come stile di vita e gli effetti speciali
vecchia maniera come unica via.

Da qualche parte nel mondo, il Dio Minoru Kawasaki sorride e approva.

Non è difficile cogliere tutte le citazioni che Kostanski si
è divertito ad infilare nel film, in questo calderone pop che strizza l’occhio
a tutti i film giusti, dovete solo godervi il giro sulla giostra, se dovessi
scegliere, al momento la mia trovata preferita resta l’omaggio al primo Phantasm, un modo brillate di cavalcare
la gag ricorrente di PG, che non riesce a ricordare il nome dell’anonimo Luke,
chiamarlo quindi solo «Boooooooy».

Le citazioni, quella fatte davvero bene.

Solo i flashback sul passato di PG, con in sottofondo i
sintetizzatori e le musiche dei fidati Blitz//Berlin, da soli valgono la
visione del film, perché sono spaccati su un mondo molto più ampio creato dalla
fantasia da bambino teledipendente di Kostanski, realizzati come una vera e
propria dichiarazione d’amore a tutto quel fantastico ciarpame con sui siamo
cresciuti. Fanno venire voglia di vedere un intero film con PG impegnato a
raccontare le storie delle sue conquiste spaziali, a patto che a portarle in
scena sia sempre il talento visivo di Steven Kostanski, bravissimo a riempire
lo schermo con mostri, plastilina e trovate assurde che scaldano il cuore.

PG ha cuore (anche se non è il suo)

L’unico difetto di “PG – Psycho Goreman”, oltre ad un
secondo atto che prende fiato prima del finale, è la natura goliardica stessa
di tutta l’operazione, se non siete naturalmente predisposti verso questa roba,
il film vi dirà poco, ma se invece pensate che possa fare al caso vostro,
potete anche voi mettervi alla ricerca dei migliori dieci film del 2022, perché
tanto per il 2021 la ricerca è terminata. Forse l’unico vero difetto e non aver
potuto vedere questo film al ToHorror
che lo aveva messo in programma per lo scorso novembre, prima di dover
rimandare il festival causa cinema chiusi. Si spera che i ragazzi del ToHorror
possano rimediare presto, anche perché questo film è già diventato la mia nuova
fissazione personale, visto che per oggi ho finito, vi saluto come farebbe
Mimi: «Byeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!».

Ba Dum Tss!
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