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Phantasm V – Ravager (2016): un grande incubo senza fine

Siamo arrivati all’ultima settimana di ottobre, Halloween ormai è alle porte e si conclude anche questa piccola rubrica dedicata a “Phantasm”, anche se quando si tratta della saga creata da Don Coscarelli, la fine non è mai definitiva.

Fin dall’uscita di Phantasm IV – Oblivion il nostro “Don Cosca” ha sempre dichiarato di voler dirigere un nuovo capitolo, considerando che malgrado l’età Angus Scrimm e Reggie Bannister erano ancora in grande forma, ma parliamoci chiaro: la saga di Coscarelli dal secondo capitolo in poi non ha mai potuto contare su budget stratosferici (ma nemmeno prima se per questo). Il regista di origini italiane rientra nel novero dei miei preferiti anche per questa sua caratteristica: si è dovuto sudare ogni centesimo raggranellato per produrre le sue pellicole.

Bisogna dire che con alcuni dei suoi lavori, in particolar modo quelli legati agli adattamenti di Joe R. Lasdale, Coscarelli ha raggiunto una notorietà, anche se del tutto minima, il bellissimo Bubba Ho-tep ha fatto parlare di sé anche per la prova di Bruce “The King” Campbell, questo ha permesso a Don Cosca di entrare a far parte dei Masters of  Horror della serie omonima con il suo episodio sempre tratto da un racconto di “Champion Joe” intitolato “Panico sulla montagna” (2005). Con i soldini raggranellati il regista ha puntato tutto su un film niente male, per certi versi un Phantasm più maturo e con un budget migliore, intitolato “John Dies at the End” (2013), se non lo conoscete tranquilli, perché tanto lo abbiamo visto in dodici, gli altri forse temevano “Spoiler-fobici”, esiste questa parola? Ho inventato una parola? Certo che avrei potuto inventarne una con più grazia ora che ci penso.

In ordine di peso altezza: Reggie, Mike, il facente funzione di Don Coscarelli e Jody (il fantasma che passa l’eternità a mangiare)

“Phantasm V – Ravager” è l’ultimo appello, l’ultima chiamata di un (ex) ragazzino come Coscarelli che nel 1979 aveva radunato tutti tra amici e parenti, per regalare al mondo questo oscuro scrigno ripieno di incubi concatenati e Sfere volanti assassine. Un po’ come Reggie all’inizio di questo quinto e ultimo capitolo, la vecchia banda fa quadrato intorno a Coscarelli per l’ultimo scontro con il Tall Man, la consapevolezza che fossimo davvero arrivati agli ultimi granelli di sabbia nella clessidra era chiara anche per le condizioni fisiche di Angus Scrimm, già malato si sapeva che non sarebbe potuto apparire poi molto nel film, tanto che il Tall Man ha attraversato il portale per tornare sul suo mondo nel gennaio del 2016 e il film è uscito postumo, nel settembre dello stesso anno, con doverosa e immancabile dedicata.

Tutti insieme come avrebbe fatto Angus: Booooooooyyyy! (grazie per tutti i brividi Tall Man)

Una dedica, una dichiarazione d’amore, si potrebbe tranquillamente rispondere così alla domanda ipotetica “Cos’è Phantasm V?”, come molte dichiarazioni d’amore per lunghi tratti è anche piuttosto imbarazzante, ma innegabilmente sentita e se mi concedete la spalmata di miele, anche fatta con il cuore, lanciato oltre l’ostacolo per completare l’opera, anche se con un budget infinitesimale e più passione che vero talento, ma andiamo per gradi.

L’ultima spallata per smuovere la saga di “Phantasm” dall’oblio in cui pareva finita (scusate, mi è venuto fuori un gioco di parole con il titolo del quarto film) è arrivata dal restauro del primo film in 4K, supervisionato da Coscarelli e prodotto da uno che, come abbiamo visto anche in questa rubrica, è sempre stato un “Phans”, il mio nemico mortale GIEI GIEI Abrams che ogni volta che ha l’occasione di fare qualcosa di buono trova il modo di votarsi al lato Oscuro: produrre il restauro di un film di culto sì, mettere su spiccioli per completare la saga no, perché non sarebbe stato un investimento sicuro. Poi chiedetevi perché è il mio arci nemico, eh?

Tra tutte le parole con la “V” nel mezzo, quella scelta alla fine è “Ravager”

Con tutti questi impegni, Don Coscarelli affida “Phantasm V – Ravager” alla regia dell’esordiente David Hartman che si era già occupato delle bellissime parti in animazione di “John Dies at the End” (2013), ma che qui è un esordiente totale e lasciatemelo dire, si vede, anche molto in alcuni passaggi. Coscarelli resta a bordo come produttore e co-sceneggiatore, ma il passaggio del testimone era avvenuto, forse il Don Cosca aveva capito che questo quinti capitolo avrebbe scontentato la maggior parte dei “Phans”, oppure aveva capito che era proprio per loro.

Le certezze nella vita: la morte, le tasse e l’avvenenza delle autostoppiste a cui Reggie offre passaggi.

Parliamoci chiaro: affrontare qualunque saga partendo dal quinto capitolo sarebbe una strategia suicida per chiunque, ma con “Phantasm V – Ravager” è proprio impossibile farlo. A questo punto della storia e proprio per come il film è strutturato, è chiarissimo che questo quinto capitolo è solo per gli appassionati duri e puri, quelli che hanno iniziato il viaggio, magari non nel 1979 come me (per motivi puramente anagrafici), ma per tutti quelli che hanno riempito il tempo durante le infinite attese Coscarelliane tra un capitolo e l’altro, questo ultimo film è per i “Phans”, quindi se siete arrivati fino qui (anche seguendomi in questa mia rubrica di omaggio alla saga di Coscarelli), sappiate che può succedere di tutto, anche di rimanere estremamente delusi.

Inizia il film e sei un eroe dell’azione…

“Phantasm V” inizia forte, fortissimo, forse anche troppo, Reggie ancora vestito da gelataio vaga nel deserto consapevole che ora è tutto sulle sue spalle, proprio tutto, il destino del mondo, la guerra con il Tall Man e anche questo film, di cui è diventato nel tempo e con il passare dei capitoli, il vero protagonista. Come il Mad Max di Tommaso Resistente, Reggie si riprende tutti i suoi tratti distintivi prima di ricominciare la corsa, a partire dalla sua Plymouth Barracuda del 1971, con cui rombando conclude alla grande il prologo del film, lottando con un paio di Sentinelle del Tall Man che ormai sorvegliano tutto il pianeta. Un inizio cazzutissimo da vero eroe, peccato che potrebbe essere tutto finto, perché di colpo Reggie si risveglia solo, anziano e malato in una casa di riposo che sembra proprio quella di Bubba Ho-tep, mazzata.

… poi di colpi ti ritrovi chiuso in una casa di riposo.

Quindi Reggie è l’eroe pronto a dare l’assalto finale al Tall Man e al suo dominio sul pianeta, oppure è un vecchio a cui è stato diagnosticato l’Alzheimer e che riceve solo più visite dal suo vecchio amico Mike (ancora una volta interpretato da Michael Baldwin) che per tenergli le rotelle in movimento, gli racconta ancora la storia che l’anziano gelataio vuole sentire, quella in cui insieme i due amici, combattevano il male oscuro rappresentato da quello spilungone vestito da beccamorto e insieme, sono due eroi? Se per tutta la saga di “Phantasm” Coscarelli ha seminato diabolici indizi sul fatto che tutta la storia potesse essere un incubo partorito dalla testa di Mike, qui con la corona di protagonista spostata sulla calva testa di Reggie, arriva anche il peso da trasportare.

Quindi “Phantasm V – Ravager” si muove su due piani e a ben guardare su due atmosfere che poi sono quelle che hanno sempre caratterizzato la saga, il lato più caciarone, Splatter e comico del secondo e del terzo capitolo, va di pari passo con atmosfere più oniriche e se vogliamo intimiste. Da un lato abbiamo Reggie ancora lungo le strade d’America, a dare passaggi in auto a belle autostoppiste come la rossa Dawn Cody (scelta non per le sue capacità di recitazione, lasciatemelo dire), dall’altra vediamo Reggie vecchio e solo negare la sua condizione, convito che la casa di riposo sia l’ennesimo trucco del Tall Man e di certo trovarsi come compagno di stanza un anziano di nome Jebediah Morningside (Angus Scrimm anche qui nel doppio ruolo anche fuori dal completo da impresario funebre) non aiuta certo la sua mente già confusa.

Phantasm, una saga con le palle (giganti)

“Phantasm V – Ravager” è quasi tutto così, mentre Reggie cerca di andare a punti con la bella Dawn, oppure mentre sta combattendo le Sentinelle del Tall Man, ogni volta una scena d’azione viene interrotta da un cambio di ambientazione, anche perché il budget è quello con cui compri le patatine al supermercato, di più non possiamo permetterci. Senza girarci attorno, questo quinto capitolo è per lunghi tratti impresentabile, se per Oblivion Coscarelli aveva strizzato i centesimi e sfruttato tutto il suo talento, qui mancano sia gli spiccioli che il Don Cosca e si vede, mammasaura se si vede l’assenza!

Ad esclusione di Angus Scrimm, tutta la saga di “Phantasm” è stata caratterizzata da attori non professionisti che, però, sotto la direzione di Coscarelli non hanno mai fatto notare (troppo) questo dettaglio che invece qui aggredisce le cornee dello spettatore con la sua tristissima realtà. Scrimm compare in pochissime scene e Reggie Bannister lancia il cuore oltre l’ostacolo, confermando entrambi il rispetto conquistato sul campo, ma attorno a loro è un vuoto pneumatico di recitazione imbarazzante: Bill Thornbury nei panni di Jody Pearson conferma che essere morti non è una buona scusa per smettere di mangiare, infatti è il fantasma con il girovita più voluminoso dell’aldilà, Gloria Lynne Henry che ricompare brevemente nei panni di Rocky non sembra quasi lo stesso carismatico personaggio e anche Chunk (Stephen Jutras), in alcuni momenti recita come uno che sta aspettando il ciak del regista per dire la sua battuta. Tutta la mancanza di esperienza di David Hartman come regista di attori si vede drammaticamente, in compenso il budget è una coperta drammaticamente corta.

Ehi Mike! Ti proibisco di sparare ai lettori della Bara Volante!

Quando Mike e Reggie si ritrovano, è chiaro che “Phantasm V – Ravager” sia un film per noi “Phans”, perché tenta di portare in scena il vecchio soggetto proposto da Roger Avery, per il suo film mai realizzato “Phantasm 1999 A.D”, solo che lo fa con i quattro spicci a disposizione, quindi la CGI utilizzata per mostrare un pianeta ormai in rovina, resta un inferno sulla Terra dominato dal Tall Man, possiamo dire che è volenterosa, ma decisamente non all’altezza. Inoltre, come i veri film di serie Z, anche il quinto capitolo di “Phantasm” si rifugia in scena girate in interni, per tenere al minimo i costi, vi dico solo che lo scontro finale nella dimensione del Tall Man è una sofferenza per gli occhi, non raggiunge il livello di quell’incubo di pixel che era l’inferno di Malebolgia in Spawn, però siamo da quelle parti. Mettiamola così: vi do un dieci per le intenzioni e la buona volontà, ma per la realizzazione siete da cinque, anzi da V.

Reggie e Mike erano avanti, indossavano già la mascherina per salvarsi la vita.

Inutile girarci attorno: con “Phantasm V – Ravager” siamo poco sopra il livello medio di un volenteroso fan film (un Phan film), solo la presenza degli attori ufficiali lo qualifica a titolo canonico della saga, ma diciotto anni di attesa dal capitolo precedente e addirittura trentasette dal capostipite, sono solo un peso aggiuntivo sulle spalle di un film che non è all’altezza, forse non lo sarebbe stato nemmeno con un budget di cento milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, figuriamoci così.

Molti “Phans” si sono lamentati poi del fatto che il film non finisca, invece di fornire risposte definitive alle tante domande accumulate in trentasette anni (e qui capisco perché GIEI GIEI sia un Phans di questa saga), questo quinto capitolo sposta tutti i dubbi sul personaggio di Reggie e poi regala uno scontro finale tra buoni e cattivi che è un trionfo di immobilismo, su uno sfondo rosso in brutta CGI. Ma senza Coscarelli, con un budget composto essenzialmente da risate e buona volontà e due protagonisti ben sopra gli… ‘Anta, si poteva ambire davvero a qualcosa di più? Urge una doverosa riflessione.

La terra contro i dischi le sfere volanti.

Un finale “definitivo” sarebbe stato quello giusto per una saga come quella di “Phantasm”, anche girato con tutti i soldi del mondo, vedere Reggie e Mike far saltare per aria il Tall Man come se fosse un generico assassino di uno Slasher a caso, sarebbe stato il finale che avrebbe fatto felici i Phans? Forse, ma non credo che sarebbe stato quello giusto per questa saga.

Se ne avete la possibilità e non vi siete mai gettati nel caldo e oscuro abbraccio di questo sgrigno di incubi creato da Coscarelli, provate a gustarvi i cinque film come si dovrebbe fare, uno dopo l’altro, anche se sono usciti nell’arco di trentasette anni è chiaro che la “Pentalogia” (va che parolone vi tiro fuori) vada gustata così, un incubo, dentro un incubo dentro un altro incubo, il potere del Tall Man è infinito e non può terminare con una normale lotta tra il bene e il male di stampo classico, quindi, per certi versi, per quanto imbarazzante e a tratti impresentabile, “Phantasm V – Ravager” è l’unico finale possibile per questa saga, quello che si apre alle interpretazioni del pubblico, non so se erano proprio le intenzioni di David Hartman e Don Coscarelli, ma di sicuro è un modo per ribadire l’unicità di una saga rimasta da sempre ai margini delle grande maschere horror degli anni ’80 e ’90, pur facendone parte a tutti gli effetti.

Tutto quello che posso fare è essere onesto come lo sono stati Coscarelli e Hartman e da Phans fornire l’interpretazione, ma se vogliamo proprio la spiegazione che mi sono dato io a quanto visto in “Phantasm V – Ravager” e il suo finale aperto, anzi il suo doppio finale. Quindi, vi avviso, da qui in poi SPOILER!

Direttamente dal primo film, la signora in viola.

Fin dal 1979 Phantasm ha sempre rappresentato il desiderio di un ragazzo di fare cinema, pescando (letteralmente) dai suoi incubi e di farlo con i suoi amici e alle sue condizioni, in questo senso “Phantasm V” rende omaggio a quel ragazzino ormai cresciuto di dome Don Coscarelli, tenendo conto degli elementi fortemente cinematografici presenti nella saga. Infatti, “Phantasm V” termina con l’anziano Reggie solo in una casa di riposo, vittima dei suoi incubi come sarebbe stato lo stesso Coscarelli se non avesse avuto la valvola di sfogo del cinema.

«No, non voglio più prendere le mie pasticche per la pressione!»

A salvare il nostro Reggie chi arriva? Mike, l’amico che andava a trovarlo raccontandogli una storia (che poi è quello che fa il cinema, raccontare storie) che letteralmente irrompe nel suo mondo e trascina Reggie dove vorrebbe stare, dove noi vorremmo sempre vederlo, lungo le strade d’America, con la sua ‘Cuda qui in versione carrozzata (proprio come la “The Classic” di Evil Dead, giusto per sottolineare i ben pochi gradi di separazione tra Reggie e Ash Williams).

La Cuda in versione corazzata, con sospensioni rinforzate…
…fondamentali per trasportare quel fuscello di Jody.

In un futuro post-apocalittico dove la guerra con il Tall Man non è mai finita e non finirà mai come ci ha ribadito il personaggio di Angus Scrimm nel corso di cinque film. Tra la storia e la leggenda, racconta la leggenda e in quanto “Phan Film”, questo quinto capitolo racconta la leggenda di “Phantasm” rendendo omaggio a tutta l’iconografia creata da Coscarelli in trentasette anni, non ha abbastanza soldi per farlo come questa saga avrebbe meritato, ma non abbiamo seguito il Don Cosca giù nella tana del Bianconiglio Tall Man per tutti questi anni in cerca di risposte, lo abbiamo fatto per spingersi nel suo incubo che ha sempre grondato passione per il cinema, quella non è mai mancata. Fine degli SPOILER.

Fine del viaggio gente, da Phan, spero di aver convinto qualcuno a recuperare la saga cinematografica horror più unica mai vista, una lunga serie di incubi uno dentro l’altro che su questa Bara Volante non potevano proprio mancare, d’altra parte tra becchini e bare, qui è sempre Halloween!

Vogliamo ricordarlo così: Reggie uno di noi! Uno di noooooi! Reggie uno di noooooi!

Ma poi quando di parla di “Phantasm” può essere finita per davvero? No, quindi, come al solito, vi ricordo lo specialone dedicato a questa saga che trovate sulle pagine di The Obsidian Mirror, non perdetelo per nessuna ragione se non vorrete scatenare l’ira del Tall Man.

Sepolto in precedenza giovedì 29 ottobre 2020

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