Il 16 agosto compie gli anni uno degli eroi di questa Bara, quindi per festeggiare insieme il compleanno di James Cameron, ho scelto un bel titolo estivo, il primo della sua filmografia.
Nel 1975 Lo Squalo ha cambiato tutto, i tentativi di imitazione pensati per provare ad eguagliare il successo del film di Spielberg sono stati tanti, solo per citarne un paio che torneranno utili nel corso del post, “Tentacoli” (1977) e ovviamente “Piraña” (1978), per certi versi l’esordio ufficiale alla regia di Joe Dante, cresciuto sotto l’ala protettiva di Roger Corman, il nostro Mighty Joe è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di regista di film con mostri acquatici, solo cambiando completamente tipologia di creature, passando ai lupi mannari.
Questo però non ha certo posto un freno alla volontà di Hollywood (e dintorni) di restare attaccata alla pinna di Bruce, ecco perché il produttore egiziano Ovidio G. Assonitis, già responsabile di “Tentacoli”, con la sua minuscola casa di produzione, la Brouwersgracht Investments, era determinato a continuare la sua prolifica pesca. Senza nemmeno i pieni diritti di sfruttamento sul film di Joe Dante, il produttore ribattezzato dai suoi tanti colleghi italiani “Il padrino” (questa ve la dice lunga sui suoi metodi lavorativi) pensava che un secondo film con i pesci tropicali, modificati dall’esercito per farne armi da utilizzare in Vietnam di Mighty Joe, fosse un filone troppo prolifico per essere abbandonato.
Per via di accordi con la Warner Brothers, che non ho idea come Assonitis abbia ottenuto e non so nemmeno se voglio saperlo davvero, l’unica clausola per procedere evitando la causa legale era avere almeno un regista americano sul ponte di comando, quindi Assonitis che originariamente questo film avrebbe voluto dirigerselo da solo (e ci ha provato, oh se ci ha provato!), si è rivolto ad un altro padrino, quello di Dante e in generale, di tutto il cinema di genere che conta, ovvero Roger Corman, chissà che lui non avesse per le mani un altro giovanotto a cui appioppare la rogna della regia.
Lo aveva, eccome se lo aveva, era quello iperattivo che ronzava su tutti i set delle sue produzioni, la frase di Corman su Cameron non solo è una delle più belle mai sentite in ambito cinematografico, ma riassume perfettamente l’indole del canadese in quel periodo: «Sul set tutti camminavano, Jimmy correva» (storia vera).
Si gira tutto tra la Giamaica e Roma, con l’isola tropicale capace di attirare almeno qualche nome, come ad esempio quello di Lance Henriksen, ben felice di partire per un posto caldo lasciandosi alle spalle la sua New York, poi dopo l’esperienza delirante sul set di “Stridulum” (1979) di Giulio Paradisi, il nostro si era fatto le ossa lavorando a film pieni di maestranze provenienti da uno strambo Paese a forma di scarpa, insomma una vacanza? Credici Lance, credici.
Tra Cameron e Ovidio G. Assonitis tutto pesche e crema, i due condividevano lo stesso obbiettivo, questo spiega come ma la sceneggiatura, sia stata scritta a più mani dal regista, dal produttore e dallo sceneggiatore Charles H. Eglee, tutti accreditati dietro allo pseudonimo di H.A. Milton, probabilmente mettersi d’accordo sul nome fittizio è stata la parte più facile della loro collaborazione, anche perché solo per il titolo del film, la fantasia non è mancata.
“Piranha II”, “Piranha 2 – Paura”, “Piranha II – Flying Killers” e “Piranha II: The Spawning” sono alcuni dei titoli con cui trovate agevolmente questo film ancora oggi, da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa è uscito nell’agosto del 1982 con il titolo di “Piraña paura”, quindi sono in tempo per festeggiare i primi quarant’anni dell’esordio cinematografico del festeggiato di oggi.
La produzione non ha gli occhi nemmeno per piangere, per mettere su uno straccio di costume da poliziotto per Lance Henriksen tocca arrangiarsi con un paio di pantaloni con righe laterali, acquistati da Lance da un cameriere locale con la sua stessa taglia (storia vera), costruendo pistole e distintivo con legno e spille, insomma lo Zen e l’arte di arrangiarsi applicata al cinema, tutto materiale da romanzo avrebbe detto Honoré de Balzac, perché costretti ad improvvisare, se non altro James Cameron e Lance Henriksen qui fanno conoscenza, si annusano, si riconoscono come simili e mettono su un’amicizia che nel corso degli anni ha portato i suoi notevoli frutti, visto che “Piraña paura” è solo la prima di tante, notevoli collaborazioni tra i due.
Se sui set di Corman Jimmy correva, sul suo il nostro era impegnato anche in un’altra attività, ovvero costruire Piraña di gomma di suo pugno, utilizzando tutto quello che trovava in giro, visto che ai tempi Cameron era capace di dormire tre o quattro ore la notte, per poi tornare subito a lavorare ai suoi film, mosso da un fuoco che pochi altri suoi colleghi hanno avuto, in camera d’albergo Jimmy passava il tempo a moltiplicare i mostri per il suo film, che poi è quello che avrebbe fatto ancora in carriera, mi stupisco che tra i tanti titoli non abbiano preso in considerazione anche “Pirañas” (scontro finale).
Ma sul set le storie iniziano a diventare tesissime tra il Boss Assonitis e la testa durissima di Cameron, che malgrado il budget infinitesimale ha i suoi piani per far funzionare il film, infatti “Piraña paura” è testo tra le esigenze da B-Movie del produttore (le varie scene pseudo porcellone e le inquadrature sulle ragazze in costume) e i desideri di Cameron, non voglio esagerare dicendo che già qui, sia possibile notare alcuni dei suoi temi, sarebbe veramente esagerato, ma che Jimmy fosse diverso dagli altri è un dato di fatto, talmente chiaro che Assonitis cosa fece? Licenziò Cameron e montò il film a suo piacimento, «Madornale errore» (cit.)
La Warner non volle saperne di questa schifezza, l’unica soluzione per il produttore era ingoiare il piraña rospo, tornare da Cameron (che non gli avrà fatto nemmeno pesare questo dettaglio, no no), fargli rimontare il film e sperare in un altro distributore, come la Columbia Pictures. Mai scommettere contro Jimmy Cameron, MAI!
“Piraña paura” può contare, oltre che sui pesci aggiuntivi costruiti da Cameron nella sua stanza d’albergo, anche sugli effetti speciali di Giannetto De Rossi, di suo il film rappresenta un ulteriore tentativo di replicare la formula di Lo Squalo, con la comunità vacanziera sotto la minaccia di un nuovo predatore acquatico, e la protagonista che tenta invano di mettere in guardia le autorità per evitare la strage. Questa volta niente Roy Scheider però, caschiamo tutto sommato in piedi con la bella Tricia O’Neil nei panni dell’istruttrice subacquea Anne Kimbrough, sarà anche un caso o forse no, ma a ben guardare la prima delle tipe toste che popolano il cinema di Cameron.
Certo bisogna soprassedere sulla sua entrata in scena ultra equivoca, con Anne mezza nuda nel letto, che viene svegliata dal figlio Chris (Ricky G. Paull), sventolandole un pesce sotto il naso, oserei dire: Sigmund Freud, analyse this.
Mettete in conto anche il primo omicidio, i due sub sporcelloni che pensano bene di fare all’amMMMmore sotto sotto il mare (cit.), solo per finire divorati da qualcosa che serve ad introdurre i titoli di testa e che nel corso del film, verrà riassunto con una riga di dialogo, un veloce riferimento all’utilizzo militare dei piraña in Vietnam direttamente dal film di Dante e poi pronti via, perché tanto “Piraña paura” è un film auto conclusivo, per assurdo potreste vederlo anche senza aver visto il primo capitolo da cui è quasi slegato, anche perché questa volta è guerra i mostri… volano!
James Cameron trova il modo di rendere credibile anche l’idea assurda di questi piraña con le alucce, che possono inseguirti svolazzando anche fuori dall’acqua, questa sorta di uccelli paduli ittici che urlano fortissimo «B-MOVIE!!» ma che Cameron inquadrando con sapienza, riesce a rendere delle bestiacce davvero letali, avere Lance Henriksen nel ruolo del poliziotto locale tosto e risoluto aiuta.
Il film è pieno di ammazzamenti notevoli, tutti alternati dal giusto livello di dramma, il che è incredibile visto che gli ospiti del resort nei Caraibi mostrati all’inizio, sono tutti personaggi piuttosto stupidotti. Sorvolo (ah-ah) sulla signora Wilson, che si broccola ogni maschietto nel raggio di chilometri, preferito sottolineare come Cameron sia riuscito almeno a far emergere il dramma delle persone uccise, come il pescatore di colore a cui ammazzano il figlio e proprio per questo, è pronto ad aiutar i protagonisti in pensate? La corsa contro il tempo che caratterizza il finale. Ma davvero? Un film di Cameron che si conclude con i protagonisti in corsa contro l’orologio, prima di una grossa esplosione? Non succede quasi mai!
Sembra ovvio sottolineare il fatto che il film sia pieno di inquadrature sottomarine, ovvero la grande passione di Cameron, quello che invece è impossibile non notare è il tocco del romanticone che si nasconde sotto la scorza da tipo tosto del nostro Jimmy, come finisce “Piraña paura”? Con un abbraccio tra i protagonisti sopravvissuti, per altro diretto al rallentatore per enfatizzarlo, una versione in piccolo, piccolissimo, nell’abbraccio finale di The Abyss, proprio vero che i campioni si vedono alla partenza.
Insomma “Piraña paura” è un B-Movie girato lanciando il cuore oltre l’ostacolo, solo che è il cuore in fiamme del Jimmy Cameron degli esordi, uno che quarant’anni fa non aveva rivali per voglia di far cinema rapportata al singolo talento che lo ha fatto emergere dalla massa. Nel corso degli anni Cameron – che non le manda a dire – non ha mai nascosto di aver odiato ogni minuto del problematico set di questo film, forse anche perché è l’unico della sua produzione con un titolo che non inizia per “A” o per “T”, quindi fa disordine e lo stizzisce, ma è anche chiaro che senza questa gavetta, non avremmo mai avuto il resto della sua filmografia, ed intendo letteralmente!
La leggenda, ormai è impossibile da distinguere dalla realtà, perché Cameron ha raccontato questa storia così tante volte da farne narrativa, vuole che durante la fase di promozione di “Piraña paura”, il nostro Jimmy si trovasse a Roma. Ora, io non so con che cosa avesse cenato quella sera, anche se l’abbacchio è il più grosso indiziato, sta di fatto che una notte movimentata durante questa trasferta, Cameron sognò di essere inseguito da un torso di metallo armato di coltelli, strisciato fuori dalle fiamme, inarrestabile, indistruttibile, venuto a… terminarlo. Il resto come si dice in questi casi è storia (del cinema).
Auguri di buon compleanno a James Cameron e al suo primo film da regista, per il resto della festa, qui sotto trovate tutti i link:
Il post del Zinefilo su Piraña paura.
SamSimon ci parla del libro su James Cameron.
Il Zinefilo traduce un’intervista a Jimmy.
Sepolto in precedenza martedì 16 agosto 2022
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing