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Poliziotto sadico – Maniac Cop (1988): un piccolo tributo al grande Robert Z’Dar

Ogni tanto bisogna ripassare i classici e per altro, ho scoperto con (colpevole) ritardo che il mitico Robert Z’Dar ci ha lasciati poche settimane fa. Quindi mi è sembrato doveroso rendere omaggio ad una delle facce più uniche mai viste sul grande schermo.

Dopo gli ottimi “Maniac” e “Vigilante”, William Lustig si prende un lungo periodo di riposo nel quale non sta sul divano a guardare l’NBA (che è cosa buona e giusta), ma inizia un sodalizio artistico con Larry Cohen, entrambi di New York i due si trovano subito… Nella misura in cui due riescano a trovarsi (fisicamente) in un posticino piccolo come New York.

Cohen allora era una specie di Roger Corman in scala ridotta, offre a Lusting un soggetto, da lui scritto, che è gustoso: a New York si aggira un enorme poliziotto che non solo persegue i delinquenti, ma se la prende anche con i cittadini della Grande Mela, insomma, vanno bene tutti, purchè si faccia sangue.

Il film malgrado risulti un po’datato è invecchiato piuttosto bene, anche perché Lusting ha la mano fermissima quando si tratta di dirigere le singole scene, basta guardare il primo inseguimento nel parco che apre il film, con la prima apparizione del Maniac Cop, un solido esempio di come gestire suspence e montaggio al cinema.

Il nostro inviato a New York, Sam Raimi, ci aggiorna sul tremendo fatto di sangue avvenuto.

La cosa strana di “Maniac Cop” è che le classiche dinamiche dello Slasher con assassino silente, si mescolano con quelle del police-movie, infatti il film semina (a volte bene a volte malamente) false piste sulla possibile identità dell’assassino, a metà pellicola il flashback sulle origini di Matt Cordell (solo musica a sottolineare le immagini) ci offre la spiegazione, il volto sfigurato del protagonista e l’ultimo lascito dell’Horror, dopodiché Lusting dirige benissimo le scene d’azione e di inseguimento.

Dopo i ben più riusciti (e efferati nel mostrare la violenza) “Maniac” e “Vigilante”, “Maniac Cop” risulta un B-Movie più tenero, la cui struttura va a donnine di facilissimi costumi quando gli omicidi iniziano a ripetersi. Per questo sicuramente viene (giustamente) ricordato come un B-Movie, ma a mio avviso non si parla mai di quanto sia girato in maniera solida e con mano ferma, tutta la parte finale ha in ritmo da film moderno, che molti Horror fatti con più soldi si sognano. Non è tutto pesche e crema, ma è comunque un B-Movie che non annoia ed essendo un misto di generi, secondo me ha tutto per intrattenere ancora il pubblico, anche non solo quello degli Horror.

«Ehi Tom, ti fanno interpretare la parte della sbirro, se contento?»

Le facce che popolano il film sono la marcia in più, praticamente è una compagine All-Star di miti! Nel cast troviamo il poliziotto Richard Roundtree, per tutti “Shaft” e protagonista di un altro milione e mezzo di film mitici. Il detective è interpretato dall’esperto del ruolo Tom Atkins, un altro con una filmografia che levati, chiude la “Trilogia del Mito”, il polizotto Bruce Campbell…. Serve che vi dica chi è Bruce Campbell?

«Campbell, C, A, M, P, B, E doppia L, come la zuppa»

Staremmo qui a smacchiare i Dalmata se non fosse per il ripieno di Maniac Cop/Matt Cordell ovvero: Robert Z’Dar, la mascella più famosa della storia del Cinema e se i tre signori sopra hanno una filmografia ragguardevole, lui li guarda tutti dall’alto verso il basso. Fisicamente.

Insomma, in un’ideale lista di film da far vedere agli amici non fissati con l’Horror che vi consigliano un Horror (vi sarà capitato quelle due, tre, quattrocento volte no?) “Maniac Cop” è un titolo che secondo me ha cittadinanza, patente e, visto il tema, anche libretto. Ciao Robert, non vedremo mai più una mascella mitica come la tua al cinema!

Parola di lupetto!

 

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