Sono pronto ad ammetterlo candidamente: non è che stessi proprio trattenendo il fiato in attesa del film sui Power Rangers ecco, per il semplice fatto che da bambino li guardavo, ma non è che mi facessero proprio impazzire.
Mi ricordo anche quando esordirono in questo strambo Paese a forma di scarpa nel 1993, ero alle elementari, vennero annunciati come il secondo avvento, televisivamente parlando, ricordo molto bene anche la mia reazione davanti al primo episodio della serie, mi sembrava di guardare “Bayside School” dove ad un certo punto i protagonisti s’infilavano dentro caschi da moto e calzamaglie a rombi, facendo mossette e mossettine prima di zompare sopra robot e combattere mostri in gomma piuma. Il mio commento fu lapidario: “Non sono belli come le Tartarughe Ninja”.
Io faccio parte di quella generazione che è stata colpita in mezzo agli occhi dalla mania delle Tartarughe Ninja e di striscio dai Power Rangers, ho continuato a seguire le avventure pomeridiane di questi cinque tizi colorati, più che altro perché fino almeno alle scuole medie, la programmazione dei telefilm del primo pomeriggio era una tappa obbligata per me, piccolo teledipendente mai del tutto guarito.
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Eravamo ragazzi semplici, bastava poco per farci contenti. |
Siccome rompicoglioni lo sono sempre stato e quella serie mi è sempre sembrata troppo strana per la media delle produzioni americane, ho scoperto quello che oggi sanno tutti, peccato che nel 1993 non esistesse Google, quindi ciccia. “Power Rangers” altro non era che l’adattamento a stelle e strisce della serie di fantascienza giapponese “Super Sentai” che poi era solo uno dei tanti Tokusatsu, gli storici serial televisivi che andavano da Ultraman, a Megaloman (ME-ME-GA-GA-LO-LO-MAN, MEGALOMAN!) passando per Machineman fino all’Uomo Ragno nella sua versione giapponese, quello con moto, Robot gigante e poteri ottenuti da un alieno (storia vera, beh più o meno).
Ma siccome il mio cuoricino di bambino apparteneva già alle Tartarughe Ninja, ho sempre seguito la serie con il giusto distacco, fino a quando mi sono ritrovato a leggere gli spernacchiamenti che la notizia “Faranno il film sui Power Rangers!” ha generato in rete, esagerati come tutte le reazioni sul web, ma forse comprensibili, specialmente quando poi scopri che nel cast sarebbe comparso anche Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston.
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Come vedete Internet ha reagito a modo suo alla notizia. |
Non aiuta nemmeno che ultimamente gli Yankee siano alla ricerca disperata di soggetti da saccheggia… Ehm, da adattare per il grande schermo, dopo Ghost in the Shell, pare che gli anni ’90 siano il nuovo bersaglio ed io temo che la stagione di caccia sia appena cominciata. Sull’onda di tutto questo mio (manifesto) entusiasmo per il film, ho saltato tranquillamente la fase “Trailer” buttandomi proprio sul film, alle brutte, mi faccio due risate, sapete che c’è? Cavolo poteva andare molto peggio, per i primi quaranta minuti ho quasi creduto in un mezzo miracolo.
Per adattare materiale che di base risulta ormai datato (e anche piuttosto kitsch) nel 2017, l’unica chiave di decriptazione possibile è quella dei super eroi che oggi come oggi dominano i cinema, Dean Israelite che qui rischiava di essere il solito agnello mandato al macello da Hollywood, al grido di “Dirigi se non vuoi essere condotto alla cinta daziaria!”, riesce tutto sommato a tirare fuori qualcosa di coerente con il suo precedente (anche se non brillantissimo) Project Almanac, puntando tutto sui suoi protagonisti adolescenti.
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«Questo coso è vecchissimo, non ha nemmeno il wi-fi!» |
Jason (Dacre Montgomery) è la promessa del Football della cittadina di Angel Grove, per una ragazzata si gioca il futuro da professionista, vincendo in cambio una cavigliera, un coprifuoco da rispettare e tutti i sabati passati nella classe di recupero del liceo, se tutto questo vi ricorda qualcosa, state buoni che ci torno su questo punto…
Qui fa la conoscenza di Kimberly (Naomi Scott), trombata dalla popolari Cheerleader per trascorsi di tipo “Social” (quindi del peggior tipo) e di Billy (RJ Cyler) che oltre a coprire le quote per i “Fratelli” nel film è anche al limite dell’autismo selettivo, non capisce le battute e la satira come Drax dei Guardiani della galassia, ma allo stesso tempo è un nerd geniale, uno che viene picchiato dai bulli, che non ha vita sociale, un nerd vero! Non nel senso modaiolo e Sheldon Copperiano del termine.
Alla riffa si aggiungono (un po’ frettolosamente, ma vengono in parte caratterizzati più avanti nel film), Zack (Ludi Lin) e Trini (Becky G), uno dei due è omosessuale, stranamente il dettaglio non viene sbattuto in faccia agli spettatori e, per una volta, non sembra una mossa pubblicitaria per dire “Nel prossimo film dei Power Ranger ci sarà un personaggio omosessuale!”, almeno non come ha fatto la Disney ecco.
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Spero che sia un omaggio a David Bowie. |
Dean Israelite si prende tutto il suo tempo per farci affezionare ai personaggi e se vi è sembrato dalla descrizione che unire insieme un eterogeneo gruppo di studenti problematici di diversa estrazione, per di più il sabato mattina, sia un omaggio a Breakfast Club è solo perché il regista di origini sudafricane ha l’intelligenza di sapere che il film di John Hughes è talmente un filmone che è giusto utilizzarlo come modello di riferimento.
Lo dico chiaramente: se “Power Rangers” riesce ad evitare la buccia di banana della fredda operazione fatta a tavolino, dividendo i protagonisti tra etnie e minoranze come il politicamente corretto impone, è solo perché sì, di fredda operazione di calcolo si tratta, ma per lo meno i personaggi sono ben scritti, ben diretti e ben interpretati, tutte cose che permettono di chiudere un occhio.
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It’s Breakfast Club time! |
Ci vuole anche la parte fantasy/supereroica, con la scoperta delle gemme in grado di donare i poteri dei Power Rangers solo a chi ne è veramente degno, inizia il romanzo di formazione dei protagonisti e anche la parte in cui Dean Israelite pesca a piene mani da tutta l’iconografia (ormai vastissima) dei super eroi al cinema.
I protagonisti adolescenti, le dinamiche di poteri e responsabilità arrivano da Spider-Man, anzi, la scena del salto per testare i nuovi poteri sembra presa di peso dal primo film di Sam Raimi, l’idea di un gruppo eterogeneo di emarginati che unisce le forze e impara a lavorare come gruppo, pensando al “Noi” invece che ad “Io” è mutuata dagli Avengers.
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Spero tu abbia fatto l’antitetanica ragazzo. |
Se devo dirla tutta, la parte “spiegone”, quella in cui ci viene illustrato per filo e per segno la missione dei Rangers e i loro poteri, sta tutta sulle spalle di Bryan Cranston, anzi, sulla faccia di Bryan Cranston che qui è chiamato (con l’aiuto della computer grafica) ad interpretare il faccione gigante di Zordon, che sembra l’enorme navigatore Tom-Tom della nave aliena dei Rangers e, in senso più ampio, non può che ricordare i messaggi che papà Jor-El lasciava al suo figlioletto Kal-El, meglio noto come Superman, nel film di Richard Donner del 1978. Vuoi vedere che questo Israelite è meno sprovveduto di quello che si poteva pensare? Jor-El era interpretato da Marlon Brando e lui in cerca di un grande attore per il ruolo nel 2017 cosa fa? Fa venir giù Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston, bravo Dean, tra questa e l’omaggio a John Hughes te la sei giocata bene!
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Bryan “Più grande faccia gigante del mondo” Cranston. |
A proposito di attori in ruoli sull’infame andante, se ti assumono per interpretare un personaggio che risponde al nome di Rita Repulsa, le cose sono due, o scappi il più lontano possibile, oppure hai l’ironia di Elizabeth Banks, che nella parte iniziale del film quasi se la gioca in modalità strega cattiva che perseguita gli incubi degli aspiranti Rangers, nel finale, invece, sembra la sorella di Loki e riesce comunque ad uscire piuttosto bene da un personaggio che potrebbe ammazzarti la carriera.
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«Thor fratellino! Quanto tempo, era una vita che non ti vedevo» |
Le note negative per quanto mi riguarda sono tutte nel finale, nell’ultima mezz’ora il film accelera forse anche troppo, quando arriva il momento del “Morphin Time” in un attimo i Rangers sono alla guida dei loro Zord, quando fino a pochi minuti prima non riuscivano nemmeno ad indossare l’armatura.
Ma il vero difetto è che il mostrone finale da combattere, gli Zord e il Mega-Zord sono un lavoro di design abbastanza approssimativo e anche abbastanza anonimo, per quanto Dean Israelite cerchi in ogni modo di dare al tutto un aspetto simile a quello dei combattimenti della serie televisiva, il che potrebbe essere un bene per l’aderenza al materiale originale, un po’ meno bene vista la natura vagamente trash dello spettacolo.
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I Power Rangers in saltelli aggraziatissimi! |
La verità è che il finale è chiaramente giocato sul fattore nostalgia, la musichetta “Go Power Rangers go” parla chiaro e, ancora una volta, di fronte a questi tipi impegnati a combattere e fare mosse e mossettine, mi ritrovo a pensare che continua a preferire la Tartaughe Ninja, non ci posso fare niente, per questo finale sono fuori target di una manciata di anni anagrafici, anche se apprezzo il tentativo, ma far dire ad uno dei personaggi Hippy ya-ye! mi spiace non basta.
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…Who needs tv when you got T-Rex. |
Il risultato finale sono sicuro esalterà tutti quelli che hanno amato di Power Rangers più di me, è ammirevole il modo in cui sono riusciti a sfornare dei protagonisti per cui viene voglia di fare il tifo e magari sistemando qualche sbavatura, potrebbero anche riuscire nell’impresa di lanciare il terzo polo super eroistico, anche se tra Marvel e Distinta Concorrenza, gli schermi cinematografici sono già belli saturi di gente in calzamaglia.