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Predator – Killer dei Killer (2025): i tre volti dello Yautja

Avevo dei dubbi su questo sesto film della saga di Predator, perché ormai gli Yautja sono diventati gli eroi del nuovo videonoleggio, ovvero i film in streaming, a cui va aggiunto un altro tassello, di cui la saga di “Predator” rappresenta un esempio emblematico.

Esistono tonnellate di mitologia creata tra le pagine dei fumetti, a partire da quelli della Dark Horse, legata agli Yautja, eppure sapete come funziona il cervello dei Nerd no? Per loro solo i film sono “veri”, prova a spiegargli che proprio i film sono il trionfo della finzione. Quindi se altrove l’animazione non viene considerata canonica (anche quando lo è), per la saga di “Predator” va bene tutto, visto che siamo scesi al livello del nuovo videonoleggio, torna buono anche un film d’animazione che normalmente verrebbe considerato “non abbastanza vero”, invece sembra che “Predator – Killer of Killers” sia stato ben accettato, almeno dalle prime impressioni su “Infernet”, anche perché parliamoci chiaro, è un buon film, furbetto, ma ben fatto, ho ancora dei dubbi per il prossimo “Predator: Badlands” con titolo springsteeniano, però questo me lo sono mangiato.

Yautja Cassidy mentre aspetta Dan Trachtenberg al varco (per cantargli un pezzo del Boss)

Perché furbetto? Perché subito dopo l’uscita di Prey, hanno iniziato a girare in rete voci su prossimi titoli, che ho interpretato come tentativi di mettere il piedino, per capire la temperatura dell’acqua di “Infernet”, sono volate delle notizie (pilotare dalla Warner) su “Yautja Vs. Vichinghi” oppure “Yautja Vs. Samurai”, tutta roba che è velocemente scomparsa a velocità internet, dimenticata davanti al trailer di “Badlands”, da far tornare di moda ora che la mossa di Dan Trachtenberg si è chiarita con questo “Predator – Killer dei Killer”.

Come dice il mio amico Elfoscuro, questo film è I tre volti della paura con dentro gli Yautja, un antologico in cui sono scivolati dentro tutti quegli spunti di soggetti sparsi su “Infernet” per testare il polso del pubblico, per nostra fortuna Dan Trachtenberg sembra essersi preso a cuore la saga, l’animazione smorza alcune delle trovate meno credibili, quindi tutto sommato, di riffa o di raffa, “Predator – Killer dei Killer” riesce ad essere più di un semplice contenuto extra della saga, sparato dritto sul paginone di Disney+.

«Scusate le spalle»

Ognuno dei tre segmenti, tratta gli Yautja come guerrieri con un certo senso dell’onore, dettaglio base per i personaggi che lo stesso Trachtenberg ogni tanto si è dimenticato nel capitolo precedente, a questo va aggiunto il fatto che la figura del guerriero alieno con le treccine, diventa la rappresentazione fisica di una minaccia, di uno sfida anche personale per i tre guerrieri sparsi in giro per la storia, che sia un lutto da superare, un rapporto fraterno complicato o essere riconosciuti con un proprio posto nel mondo, i tre guerrieri sfidati dagli Yautja hanno un arco narrativo quasi decente, quasi completo, prima di arrivare a scontrarsi tutti insieme nell’arena, l’ultimo atto, che per un film antologico come questo, è la cornice, ma vediamo i segmenti uno alla volta.

Nel primo, intitolato “Lo scudo”, abbiamo una trama ricalcata sul Predator di McTiernan, un gruppo di guerrieri mostrati nel pieno della loro potenza, attaccano un villaggio nemico, si scontrano con uno Yautja comparso a sorpresa che li stermina uno dopo l’altro, solo il più tosto del gruppo, non a caso anche il leader, si salva e ha il primo faccia a faccia con la creatura in prossimità di un corso d’acqua, al riparo da un tronco.

Come si dice “Get to the choppa” in lingua vichinga?

Ora, a tutto questo sostituite i militari con dei Vichinghi, la giungla di ValVerde con le nevi nordiche del 841 D.C. e Swarzy con una Vichinga tosta di nome Ursa, che ha un padre da vendicare e un figlio, che la porterà ad un finale circolare per il suo arco narrativo.

Il guerriero Yautja è grosso, tosto e pronto per un’action figure, l’animazione poi permette di armonizzare tutto, se anche gli umani eseguono qualche super salto, il cervello lo accetta con più facilità, anche perché in generale sono davvero ben fatte e non perdono coerenza stilistica nemmeno cambiando così tanti scenari, come quello del secondo segmento.

Citazioni a Predators ne abbiamo?

“La spada” ci porta nel Giappone feudale, a mio avviso il segmento migliore, che vede lo scontro tra due fratelli in lotta tra loro (con l’azione e i ninja a compensare benissimo l’assenza voluta dei dialoghi) oltre alle origini della spada da samurai vista in Predators, perché comunque non mancano le strizzate d’occhio agli altri film della saga, in un capitolo animato che pesca moltissime idee in precedenza già abbondantemente raccontate nei fumetti, ma visto che molto pubblico considera “reali” o comunque canonici solo i film, qui lo scontro dei due fratelli diventa un bel dramma personale, in cui lo Yautja si incastra alla perfezione come rappresentazione fisica di uno scontro da superare insieme.

Con i Samurai (e i Ninja) io mi sento sempre a casa.

L’ultimo segmento intitolato “Il proiettile” è quello con più sfumature Disneiane, qui è dove l’animazione ci aiuta tanto a digerire azioni pazze da parte del protagonista, che se avessimo visto in un film, sarebbe stato ben più complicato accettare. Torres (doppiato da Rick Gonzalez) sogna di fare il pilota e si ritrova in volo sopra l’Atlantico nel 1942, il suo capitano di squadriglia, il comandante Vandy ne riconosce il talento e parla con la voce di Michael Biehn, che riesce anche lui ad unirsi al piccolo club composto fino a questo momento solo da Bill Paxton e da Lance Henriksen, ovvero di essere ucciso nella stessa carriera da uno Yautja, da uno Xenomorfo e da un Terminator, grande Michael!

Torres è un pilota, piazzista volante. Quando atterra è felice, quando vola è un signor pilota (quasi-cit.)

Se siete fanatici di scontri aerei ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, al netto di qualche spettacolare esagerazione (stemperata dall’animazione) questo segmento porta in scena il più creativo dei tre guerrieri, quello che usa l’ingegno e la fantasia per uscire dalle situazioni, oltre ad essere la spalla comica del gruppo, per altro, spero noterete che “Predator – Killer dei Killer” risolve il mistero dei cerchi nel grano, sono le navi spaziali degli Yautja a generarli!

Aerei della Seconda guerra mondiale e navi spaziali, sulla Bara Volante? Tutto normale!

Trattandosi di un antologico, prima o poi il racconto “cornice” deve entrare in scena, lo fa nel finale, che ancora una volta pesca dalla mitologia dei fumetti, quindi tutta roba che noi quattro che li leggevamo (e li leggono ancora, anche se le ultime Marvel-avventure le ho trovate davvero poca cosa) conoscevamo già, la resa dei conti in un’arena sul pianeta natale degli Yautja porta in scena la parte più adolescenziale e leggerina della sceneggiatura, in particolare il modo in cui Torres affronta l’arena, che con il suo trovare continue soluzioni mi ha fatto pensare un po’ (troppo) ai droidi pasticcioni di Episodio II.

You’re one ugly motherfucker (però animato bene)

In generale il grosso capo degli Yautja ha un aspetto fighissimo, adornato da una serie di code di Xenomorfi da utilizzare come mantello, rappresenta ovviamente il “Boss finale” il mostro di fine livello per l’arco narrativo dei personaggi, che escono – se ci riescono – dall’arena avendo affrontato un nemico sul campo e uno interiore, quindi da questo punto di vista il film di Dan Trachtenberg, scritto da uno sceneggiatore che è palesemente il nome finto che dai al controllore quando ti becca senza biglietto sul bus (Micho Robert Rutare, no, io dico, valutate voi) riescono per lo meno a tratteggiare tre guerrieri e a fare degli Yautja, delle sorte di demoni interiori, anche se poi stringi stringi, i più fieri cacciatori della galassia, vengono puntualmente battuti da chiunque, l’importante è che ad un certo punto qualcuno impugni la famosa pistola ad avancarica, che apparendo anche qui, geolocalizza questo capitolo dopo Predator 2.

“Predator – Killer of Killers” ha una sua coerenza estetica, interna e tematica, che lo rende un po’ più di un contenuto speciale disponibile su Disney+, il problema è che ancora una volta non è conclusivo, la scena dopo i titoli di coda sembra quello che avrebbe dovuto essere il vero finale (finito lui si nei contenuti speciali della versione home video) di The Predator, con le “bare” (non volanti) che contengono i guerrieri che sono riusciti a dare filo da torcere agli Yautja e l’ultima inquadratura, che ovviamente Dan Trachtenberg utilizza per dare man forte alla porzione di iconografia creata da lui stesso.

Boss di finale livello vestiti con citazioni ad AVP.

In generale questa operazione mette in chiaro come ormai, la saga di “Predator” sia patrimonio dello streaming, tanto che persino un capitolo animato, viene comunque ben accettato dai fan (o presunti tali) e non rigettato a colpi di torce e forconi, insomma, l’asticella si è un po’ abbassata, tanto da giustificare la spremitura del limone in atto da parte della Disney, che con questo capitolo, non ci ha nemmeno provato a far finta di non aver letto anni e anni di fumetti Dark Horse. In “Predator – Killer of Killers” ci sono porzioni dei soggetti non utilizzati per Predators, i finali non utilizzati di The Predator, idee già utilizzare e soggetti già raccontati nei fumetti, in un’operazione furba, che grazie ad una coerenza interna, ha saputo giocarsi almeno decentemente le sue carte.

Detta fuori dalle mie zanne da Yautja, anche grazie alla solida animazione, i novanta minuti di questo film mi sono scivolati via con piacere, con meno momenti MACCOSA rispetto a Prey. Per ora Dan Trachtenberg, questo capitolo senza aspettative da parte di nessuno (dopo aver fatto di tutto per abbassarle) l’hai portato a casa, per “Badlands” sarà un altro paio di maniche, ma prima da affrontare ci sarà il giudizio del guerriero Yautja Lucius, massimo esperto di alieni Warner, lui non prenderà prigionieri, solo teschi.

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