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Primal – Stagione 1 & 2 (2019-2022): la primitiva e selvaggia potenza del disegno

Vi ricordate di “Gon”? Il manga realizzato da Masashi Tanaka, del tutto privo di dialoghi, anche perché aveva come protagonista un pestifero dinosauro. Invece “La guerra del fuoco” (1981) di Jean-Jacques Annaud lo ricordate? Anche lì il primitivo Ron Perlman non chiacchierava molto. Bene immaginate che queste due opere abbiano avuto una notte di sesso selvaggio, il loro primogenito si chiama “Primal”, l’ultima fatica di quel genio di Genndy Tartakovsky.

Gennadij Borisovič Tartakovskij, detto Genndy, chiaramente russo di origini, una delle menti più brillante in circolazione mai prestata all’animazione. I suoi lavori li conoscete di sicuro, tra quelli per tutti, i vari film della serie “Hotel Transylvania”, anche se il nostro si è fatto un nome grazie a “Il laboratorio di Dexter”, “Le Superchicche”, ma dove tutta la sua poetica viene fuori con forza è stato sicuramente in quella meraviglia di “Samurai Jack” e nella prima incarnazione di “Clone Wars”, quella ancora animata in 2D e messa fuori canone da George Lucas, tranquilli, una volta di queste ne parleremo.

Bam, barabam, BAM!

“Primal” è il suo ultimo lavoro, negli Stati Uniti esce per Adult Swim quindi potete già intuire il taglio per adulti del racconto, qui da noi, ciccia, tocca arrangiarsi ma vi assicuro, fatelo, io ho perso la testa per i venti episodi che compongono le prime due stagioni, della durata di venti minuti l’uno e tutti, rigorosamente senza nemmeno un dialogo. O meglio, specialmente nella seconda stagione qualche dialogo fa capolino, ma ad esclusione della puntata un po’ anomala ma anche molto bella, 2×05 (La teoria primordiale) le lingue parlate sono tutte lingue morte e non vi servirà conoscerne mezza per seguire una serie, che mette il disegno e la narrazione per immagini al centro di tutto. Io che posso vi parlo della trama, poi capirete da soli perché i dialoghi sono roba Giurassica.

Uhm? Uhm uh!

Un enorme Neanderthal che solo grazie ai crediti scopriamo chiamarsi Spear come la sua arma (una lancia), torna a casa dalla caccia e trova la famiglia trucidata dai Tirannosauro. Potrebbe suicidarsi dopo aver perso tutto, invece la rabbia lo spinge a mettersi sulle tracce dei dinosauri che hanno sterminato la sua famiglia. Sulla sua pista incontra la T-Rex che sempre grazie ai crediti, scopriamo chiamarsi Fang (per via del dentone che le spunta dalla bocca), non è la responsabile del massacro, tanto che lei stessa viene aggredita da alcuni enormi Tyrannosaurus rossi e cornuti che uccidono i suoi cuccioli. La furia materna e l’intervento dell’umano insieme, hanno la meglio sugli aggressori. Spear e Fang non sono della stessa specie, non hanno nulla in comune se non essere guerrieri che hanno perso tutto, qui inizia il loro cammino insieme e non sarà una favoletta, con gli eroi in viaggio stile Pixar, perché nel mondo di “Primal” la natura è selvaggia, non si vive, si sopravvive quando va bene e anche i nostri protagonisti, non sono due stinchi di santo ma due sopravvissuti, che vanno avanti, non si sa verso dove, non si sa perché, forse perché l’alternativa che hanno è una morte violenta.

Come avrete intuito, del realismo “Primal” se ne frega, la serie sembra una scusa per riempire ogni episodi di ogni tipologia di dinosauro, grosso, violento e cattivo, e se non ci fossero abbastanza di quei bestioni, Genndy Tartakovsky qualcuno se lo inventa anche. Tanto che i due protagonisti devono vedersela con mammut e scimmie albine, devono lottare come gladiatori in un arena improvvisata contro mostri, pipistrelli vampiro, streghe e squali. Ogni episodio è una lotta con la natura selvaggia, che sta intorno e dentro di loro, dopo essersi trattenuto con “Samurai Jack” e senza aver mai mostrato una goccia di sangue in “Clone Wars” (perché le spade laser tendono a cauterizzare), Tartakovsky qui apre le gabbie e scatena le bestie: sangue senza tirar via la mano ma mai per pura pornografia della violenza, sempre per costruire un mondo e un racconto dove è l’azione a farla da padrona.

GNAM!

Ammettiamolo, ci sono quintali di serie d’animazione dedicata ad un pubblico adulto, ma in occidente anche opere geniali come Rick & Morty non puntano certo sulla qualità del disegno, ma al massimo sulla totale follia delle trovate. Per prima cosa “Primal” è tutto disegnato in animazione vecchia scuola, quella da cui proviene Tartakovsky, ci sono le parti in 3D ma sono perfettamente in armonia con un estetica che ti fa venire voglia di prendere la matita e metterti a disegnare dinosauri come facevi da ragazzino. Il tratto è semplice ma curato, il design di ogni personaggio minimale ma molto ben studiato, perché “Primal” è una serie d’animazione che rimette il disegno al centro di tutto, che ci ricorda che sono le ore che passi a spaccarti schiena e occhi al tavolo da disegno o sulla tavoletta grafica quelle che colpiscono in pieno il pubblico, e Tartakovsky rende onore alla forza del tratto.

L’unica parola della prima stagione di “Primal”, arriva prima dei titoli di coda dell’ultimo episodio, non vi dirò quale perché questa serie voi dovreste proprio vederla. Fino a quel momento “Primal” riesce a parlare (senza parlare) di difficoltà di comunicazione tra esseri che sono fisicamente impossibilitati a comunicare, come solo un Neanderthal e una T-Rex possono essere. Non c’è un singolo momento in cui come spettatori, non capiamo alla perfezione la storia, le dinamiche o i sentimenti che muovono i personaggi, se fosse solo per le litrate di sangue, sarebbe già una serie da consigliare, ma è il modo in cui vi affezionerete a questi personaggi a renderla imperdibile.

Ahhh Crom!

L’azione regna, in ogni puntata bisogna combattere per sopravvivere. La ragione per cui iniziare invece a vivere, arriverà con la seconda stagione, che è ancora più movimentata, piena di pericoli e di violenza perché il mondo di “Primal” non fa sconti a nessuno. Menzione speciale per le musiche di Tyler Bates, che in assenza di dialoghi, non solo stanno al passo frenetico dell’azione, ma sottolineano mazzate e intimismo in maniera davvero riuscita ed energica.

BUUUURP!

In questa serie ho trovato di tutto, dall’epica del Conan di Milius, ai dinosauri, dalla mitologia all’ultra violenza. Vi va bene che io sia andato sotto bevendo dall’idrante, perché altrimenti vi avrei fatto un post su ogni singolo episodio, perché in ognuno di essi le svolte di trama sono ben orchestrate, ben incastrate tra di loro e più riuscite delle ultime cinque o sei serie che avete visto. Anche perché Genndy Tartakovsky è il nemico naturale dell’immobilismo dei personaggi, con una serie così qualunque altro autore avrebbe puntato a sfornare stagioni a raffica, con la strana coppia contro il nuovo mostro preistorico della settimana, pronto a proseguire per anni ed anni. Ma Tartakovsky no, lui non ha paura a far evolvere i personaggi in corsa, il loro rapporto si sviluppa come Miller faceva sulle note di Brothers in arms e la citazione in inglese non la utilizzo a caso. Spear e Fang crescono e cambiano più in venti episodi che tanti personaggi di serie più famose in dieci anni, in modi che vi stupiranno.

Yak Yak! Uaz Uaz.

Sto mordendo il freno perché avete il diritto di andare sotto bevendo dall’idrante con questa serie come è successo a me, ma il finale della seconda stagione vi stupirà per il modo in cui Tartakovsky ha a cuore i suoi personaggi. Invece che farli fossilizzare, preferisce che evolvano per diventare anche altro se serve, ma sempre in movimento, in una narrazione per immagini che è un ode al disegno.

Sgrunt, uhmm…

In un’epoca dove le piattaforme cercano di tenervi incollati alla serie del momento con infiniti bla bla bla, Tartakovsky riporta tutto alla forma più primitiva di narrazione, animando le pitture rupestri, facendoti appassionare ad un energumeno preistorico e alla sua ancora più giurassica alleata. “Primal” è l’unica serie che dovete vedere, in cui guardare e non “spimpolare” il cellulare annoiandosi con i dialoghi è la parola chiave. Se ve la perdete siete dei pazzi ma poi non ditemi che non vi avevo avvisato eh?

Sepolto in precedenza sabato 21 gennaio 2023

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