Avete presente 1997 fuga da New York? Certo che lo conoscete, altrimenti non stareste qui a
leggere questo blog, quando John Carpenter girò il film, spese tempo e risorse
per girare una lunga sequenza nella metropolitana di Atlanta, solo per
decidere in fase di montaggio di tagliarla completamente, se vi manca questo
gioiellino, la trovate per intero QUI.
Perché Carpenter sforbiciò la scena? Perché vedere Jena
Plissken tornate indietro a cercare di aiutare il suo socio, amico e compare di
rapina, dava al personaggio un‘aria fin troppo da duro con il cuore d’oro, un
sacrificio necessario, perché Giovanni Carpentiere voleva un anti-eroe, non un
eroe. Perché vi parla di Carpenter? Perché ogni giorno passato a scrivere del
Maestro è un giorno ben speso, ma soprattutto perché l’atteso “Prisoners of the
Ghostland”, primo film in lingua inglese del regista giapponese Sion Sono,
pesca a piena mani anche dall’iconografia creata da Carpenter, ma aggiungendoci
dosi abbondanti di follia e soprattutto di… Nicolas Cage!
![]() |
Non è il Duca di New York, ma resta sempre il numero uno, Nicola Gabbia! |
Forse un po’ meno scontato conoscere Sion Sono, anche se mi
auguro per voi che abbiate dimestichezza con questo folle regista, che in carriera
ci ha regalato un sacco di grandi titoli, personalmente ho un debole per “Cold
Fish” (2010) il miglior remake di Cane di paglia in circolazione (di sicuro meglio del rifacimento ufficiale), “Love exposure” (2008) è davvero bello ma anche “Why don’t you play in hell?”
(2013) merita un’occhiata, anche se mi mancano decide e decine di titoli
diretti dal regista, ero convinto di avere quel minimo di infarinatura
necessaria per poter affrontare anche la sua ultima fatica, eppure “Prisoners
of the Ghostland” può far vacillare chiunque, lo stesso Nicolas Cage lo ha
definito il film più selvaggio che abbia mai fatto in carriera, auto firmando
la frase di lancio, in bella vista sulla locandina del film, in un caso più
unico che raro di “Tag Line” di un film, coniata dal protagonista dello stesso,
perché Nicola gabbia può questo e altro!
Sion Sono, grande appassionato di Cuore Selvaggio (chissà perché non avevo dubbi) sostiene che Cage
ha fatto anche di peggio in carriera e da parte mia la penso come il regista, perché il
nipote di Francis Ford Coppola ormai è il “Re della locura”, ha abbracciato la
follia e le produzioni indipendenti più assurde e dopo Mom and Dad, Mandy, Il colore venuto dallo spazio e Willy’s Wonderland, si è guadagnato la
sua quinta presenza di fila al festival di Sitges, proprio grazie al
film di Sion Sono (storia vera).
![]() |
L’immagine promozionale di questo film? Quella con i fondali provvisori. Questo vi fa capire la stranezza nell’aria. |
Istruzioni per l’uso: “Prisoners of the Ghostland”, oltre ad
essere il primo film in lingua inglese del regista, non è stato scritto da Sion
Sono, ma da Aaron Hendry e da Reza Sixo Safai, quello di A girl walks home alone at night, giusto per farvi capire in che
territori ci stiamo muovendo. A questo aggiungeteci che si tratta del primo
film di Sion Sono dopo il suo attacco di cuore, le condizioni di salute del
regista hanno imposto dei cambiamenti notevoli sul film, che è stato girato in
Giappone e non in Messico come da piani originali, con qualche cambio nel cast,
Sofia Boutella ha sostituito Imogen Poots nel ruolo di Bernice, mentre Nick
Cassavetes ha preso il posto di Ed Skrein nei panni di Psycho, il compare del
protagonista, durante la rapina finita male che apre “Prisoners of the
Ghostland”, ecco, parliamo proprio del protagonista e dei primi cinque minuti
del film, quelli che ne determinano tutto l’andamento.
In una banca bianca come un Apple Store, fanno irruzione
Psycho (Nick Cassavetes) e Hero (Nicolas Cage), due loschi figuri armati e
vestiti di nero, che gettano nello scompiglio gli ostaggi in banca, tutti in abiti color pastello, proprio come le caramelle nel distributore che tanto
attirano l’attenzione di un bimbo, danno collaterale durante l’inevitabile
sparatoria e se ve lo state chiedendo si, il personaggio interpretato da Nicola
Gabbia si chiama davvero Hero, non solo perché è il protagonista del film, ma
forse anche perché il nome Hiro Protagonist era già stato utilizzato da Neal
Stephenson nel 1992, nel suo romanzo “Snow Crash”.
![]() |
“Allora Nicolas…”, “Chiamami Cage” |
Hero, come dice appunto il suo nome, a differenza di Jena
Plissken non è un anti-eroe, anche se finisce a fare la stessa trafila del
personaggio Carpenteriano: catturato dopo la rapina finita male, il peggiore
dei peggiori, il rapinatore che se non fosse per il suo buon cuore sarebbe imprendibile,
viene spedito nel peggiore dei posti possibili con una missione sucida, salvare
la vita a Bernice (Sofia Boutella) la
“nipote” (virgolette obbligatorie) del Governatore (Bill Moseley con il suo accento del sud e un completo bianco che lo
fa sembrare il colonello della KFC), ovviamente con lo stesso tipo di
limitazioni che aveva Jena Plissken, ma rese ancora più matte, perché comunque
siamo sempre in un film di Sion Sono.
![]() |
Motivi di interesse aggiuntivi al film: Sofia Boutella. |
Hero dovrà addentrarsi nelle spaventose Ghostland
del titolo, un posto esoterico in cui vagano le anime dei dannati (o qualcosa
del genere…) per riportare la fuggitiva Bernice a casa dal suo amato (si fa per
dire) parente, il tutto indossando una tuta di pelle nera, con l’aggiunta di
alcune cariche esplosive piazzate nei punti tattici, sulle braccia, all’altezza della gola e beh, sulle gonadi.
Già, perché Il Governatore non vuole correre rischi, se il
nostro Hero dovesse eccitarsi troppo (e con Sofia Boutella sarebbe anche
comprensibile) le cariche esplosive farebbero il loro dovere, quindi già solo
per questa trovata, io tra le ispirazioni del film ci metterei anche “Azione
mutante” (1993), anche se per provare a descrivere “Prisoners of the Ghostland”
direi che dovete immaginare 1997 Fuga da New York, che si accoppia con Mad Max 3 – oltre la sfera del tuono, dopo una serata alcolica passata a berne
parecchie insieme a Terry Gilliam, da cui arrivano i set orgogliosamente
analogici. Un po’ troppo? Forse, tanto che persino Nicolas Cage, il padre
dell’esagerazione al cinema, in certi momenti sembra quasi in affanno nel
tentativo di tenere il passo.
![]() |
“Che ti è successo Sofia? Vieni un po’ meglio in fotografia” |
Si perché parliamo di un film dove il protagonista si
chiamerà anche Hero, ma mentre assistiamo alla classica vestizione dell’eroe
nella sua tuta esplosiva, il film fa di tutto per smontarne con il cacciavite
l’aura mitica del maschio bianco protagonista, ad esempio Hero viene trascinato a forza a Samurai Town, la
cittadina gestita con pugno di ferro dal Governatore, che a ben guardarla
sempre il set di uno Spaghetti-Western di Cinecittà (una strada polverosa con
un paio di fondali posticci), però condito da dosi abbondanti di oriente,
infatti è perfettamente normale qui trovare sceriffi giapponesi, che espongono
volantini di ricercati che hanno nomi come Goemon Ishikawa, si proprio come il Samurai, compare di Lupin terzo.
![]() |
Come unire oriente e Western occidentali, insomma un ritorno alle origini. |
La partenza dell’eroe Hero da questa cittadina da Sukiyaki
Western (per citare Takashi Miike) avviene su una rombante Celica nera, un’auto
che Hero abbandona in tutta fretta, solo per rubare – senza motivo apparente –
una Graziella con cestino davanti, in quello che mi è sembrata quasi una
strizzata d’occhio al furto della bicicletta dello stesso Cage in “Il
Prescelto” (2006). Insomma, ve lo avevo detto che questo è un film matto no?
Sta di fatto che poi Hero, a bordo della Toyota è costretto
a tornarci, ma solo per schiantarsi contro la visione di un energumeno ustionato
in volto a bordo di un bus e di alcuni onirici Samurai, che anche qui fanno
tornare di moda Terry Gilliam (SAM-u-r-AI, la profezia di Brazil). Basta così? No perché i prigionieri di Ghostland, le anime
prave che popolano questo mondo post apocalittico sono disperati conciati come
i cattivi di Ken il guerriero o peggio, da bambole di porcellana come Bernice,
quando finalmente Hero la ritrova. Oh, poi non ditemi che non vi avevo avvisato
che questo film sta fuori come un balcone eh?
![]() |
Avrei talmente tante di quelle battute da scrivere, tutte insieme per questa immagini, che si bloccano nella tastiera. |
Capite da soli che se annunci qualcosa di esplosivo nel
primo atto del film, prima o poi dovrai farlo saltare in aria per forza e
questo rientra nel piano di Sion Sono di demolire (se necessario un pezzo alla
volta) la figura dell’eroe. Afflitto dai sensi di colpa per la rapina finita
male e per il destino del suo amico Psycho, attraverso una serie di
flashback, Hero rivive il suo dolore amplificato dagli scherzetti della tuta.
Lo immaginate da soli il potenziale in termini di Meme su Internet, di Nicolas
Cage con due bombe a mano pronte ad esplodere, in quella parte del corpo a cui
noi maschietti siamo molto legati no? Ecco appunto, quindi ad esplodere durante
il film non sono le cariche, ma lo stesso Nicolas Cage.
Inutile girarci attorno, il film è talmente matto e
allucinato, che in alcuni passaggi lo stesso Nicola Gabbia non sa bene che
registro adottare, nel dubbio li utilizza TUTTI, dalle faccette comiche, allo
sbraitare, dai silenzi da eroe Western, non è un caso che dopo questo film, il
nostro abbia già annunciato il suo esordio con un Western classico, anzi con
due, perché altrimenti non sarebbe Nick Cage. Non sempre la sua prova è a
fuoco, ma se volete la famigerata “Cage Rage” che lo ha reso l’idolo di
Internet, qui ne avrete a profusione, anche se in tutta onestà, con ancora negli
occhi la sua magnifica – non scherzo, correte a vedere il film – prova da
attore in Pig, qui in “Prisoners of
the Ghostland” il nipote di Francis Ford Coppola fa un passettino indietro, ma
solo perché molto probabilmente Pig,
sarà tra i migliori titoli del 2021. No, non sto scherzando, ne sono convinto.
![]() |
Se ve lo state chiedendo, non è la torre dell’orologio di Hill Valley. |
“Prisoners of the Ghostland” si gioca ragazzini che come un
coro greco, attraverso l’uso di cartelli illustrati, raccontano l’apocalisse nucleare
avvenuta, proprio come facevano i “bimbi sperduti” del terzo Mad Max. A ben guardarlo poi, il film ha due location nel deserto, oltre a Samurai
Town anche un tempio con un enorme orologio, popolato da giapponesi che fanno
strane coreografie di ballo oppure che con una corda, cercano di far ripartire
le lancette dell’orologio, insomma questo film esagera così tanto, in ogni direzione possibile, che alla fine non può non risultare a suo modo spettacolare.
![]() |
Se il regista ha il cappello, Bill Moseley non può essere da meno. |
Sono piuttosto convinto che questo film farà
esaltare tante persone quante ne lascerà deluse, eppure è da vedere, anzi non
vedo l’ora di farlo su uno schermo grandissimo, quello che un film così folle
si merita. In occasione del prossimo ToHorror,
mi sono già segnato sul calendario il 19 di ottobre, giorno in cui questo film
verrà proiettato, non posso perderlo!
La distruzione dell’eroe fatta da Sion Sono e la sua
ricostruzione, passa attraverso momenti in cui l’epica viene irrisa (durante il
duello a colpi di Katana ad essmpio) oppure esaltata, se volete i monologhi di Nicolas
Cage, questo film ne contiene due, il primo matto, urlato, sbraitato, insomma
pura “Cage Rage” nella sua forma più strapotente, l’altro invece è trascinante,
messianico, destinato a diventare un piccolo culto grazie alle tre parole
finali (anche piuttosto senza senso) con cui si conclude.
![]() |
Ditemi come si potrebbe non voler vedere un film con tutta questa bella robina dentro, ditemelo perché proprio non lo so. |
Anche perché in “Prisoners of the Ghostland” trovate tutto
quello che vorreste sempre trovare in un film: i pistoleri e i Samurai, le geinshe, i cattivi fuggiti da “Mad Max” e Sofia
Boutella che fa quasi solo presenza per tutto il film, per esplodere solo in un
paio di momenti, quelli giusti. Probabilmente caricare un film così assurdo di
troppe aspettative, sarebbe il modo peggiore per goderselo, questo strambo, assurdo, tragicomico a tratti, viaggio dell’eroe, va visto con
la filosofia dei viaggi, non conta tanto il punto di arrivo ma il percorso
stesso, ma prima di iniziare a delirare sproloqui messianici a mia volta la
chiudo qui, era uno dei film che attendevo di più quest’anno, ora sono felice
di attendere il giorno in cui potrò vederlo sul grande schermo, la follia artistica (e forse non solo), di Nick Cage e Sion Sono è una garanzia di divertimento.