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Pro-life (2006): (Gomito a gomito con l’) Aborto

Nella vita
arriva sempre un momento in cui devi affrontare la realtà, è inevitabile, alla
fine è come le impronte di piedi nella sabbia, tu guardando le dimensioni
dell’impronta… Eh su! Non iniziate a fare battutacce su cosa si dice di quelli
con i piedi grossi, dai! E’ un momento difficile per me e voi mi distraete con
queste cose… Oh, dai insomma, benvenuti all’appuntamento settimanale con la
rubrica… John Carpenter’s The Maestro!

La prima
stagione di “Masters of Horror” si è conclusa con un gran trionfo da parte di
Carpenter, il suo Cigarettes Burns
vince a mani basse sulla concorrenza e dimostra ancora una volta al mondo che
il Maestro può dare lezioni di cinema a tutti, cosa può andare storto? Beh,
direi TUTTA la seconda stagione di “Masters of Horror”, che sicuramente non
pareggia i fasti della prima e si porta giù nello scarico del lavandino tutti
quanti.
Quasi tutti i
maestri della prima stagione tornano in pista, non proprio tutti, ma in
generale tutte le trame dei 13 episodi sono molto meno ispirate, gli ascolti
vanno a picco e Showtime cancella la già annunciata terza stagione. Mick Garris
cerca di replicare il colpo con la serie “Fear Itself” nata da una costola dei
Masters (“of Horror”, non “Of the Universe”), ma anche quella dura una sola
(dimenticabile) stagione.
In questa
seconda stagione, forse l’unico che tiene botta è John Landis con l’episodio
“Family”, nemmeno Carpenter riesce a ripetersi e non vale nemmeno il discorso “Squadra
che vince non si cambia” perché gli sceneggiatori, Drew McWeeny e Scott Swan
sono gli stessi di Cigarettes Burns.


John Carpenter’s “The opening titles”.
Personalmente
sto con la teoria di Cronenberg che il regista è sempre il responsabile del
prodotto finale, ma qui è chiaro che la sceneggiatura è di una pochezza
abbacinante, “Pro-Life” mi è sempre sembrato un grosso sgabuzzino riempito a
forza di cose “alla Carpenter”, il risultato è che è talmente Carpenteriano, da
non esserlo per nulla, un po’ lo stesso problema di Villaggio dei dannati, ma portato alle estreme conseguenze. Sembra
un po’ la storiella di Elvis, che arriva terzo ad una gara di imitatori di
Elvis.
Bisogna anche
dire che salvare una trama del genere è davvero difficile… Parliamone!
Angelique
(Caitlin Wachs) sta scappando (a rallentatore) nel bosco e quasi viene stirata
dall’auto della coppia del monocorde Mark Feuerstein e dell’altrettanto piatta
(ma almeno guardabile) Emmanuelle Vaugier. I due sono di ritorno da un fine settimana
passato a giocare al dottore e all’infermiera, ma di fatto sono davvero un
dottore e un’infermiera! Per accertarsi che la ragazza (palesemente illesa) non
abbia riportato danni durante il non-urto con la macchina, la portano nella
clinica dove lavorano per accertamenti… Lo so, le premesse mancano
lievissimamente di logica, che vi devo dire?

Quanta fretta, ma dove corri, dove vai, se ci ascolti per un momento, capirai.
La struttura è
una clinica per interruzione di gravidanza e, guarda caso, si scopre che Angelique
è incinta, lei sostiene da una settimana, ma le dimensioni (galoppanti) della
sua pancia lasciano intendere diversamente, la ragazza è con(fusa) e dal suo
frammentario racconto il Dottore sospetta una violenza sessuale rimossa dai
ricordi per via del trauma.


“Questa ragazza è traumatizzata” , “Si ho visto ‘Pro-life’… Due volte!”.
Non aiuta il
fatto che ai cancelli della clinica, si presenti il camioncino rosso con vetri
neri oscurati (come Christine… Sì,
anche questa citazione ci hanno ficcato dentro) di papà Dwayne (Ron Perlman),
fanatico religioso anti-abortista, convinto che i dottori tengano in ostaggio
sua figlia e a giudicare le premesse della puntata è anche difficile dargli
torto. Diventa difficile, però, ascoltare le sue ragioni, perché Dwayne non solo
ha un mandato restrittivo che lo costringe a stare lontano dalla clinica, ma
sente anche le (inquietanti) voci di un’entità superiore che gli dice di
salvare il bambino.


Cristino, il camion infernale degli anti-abortisti.
Anche se la
voce parla col candore tipico del vostro cantante Death Metal Norvegese
preferito (sembra di vederlo mentre fa le corna con le dita), Dwayne si
convince di essere “In missione per conto di Dio” (Cit.) e passa all’azione
insieme ai suoi tre figli maschi, bianchi e armati fino ai denti, risultato: il
resto dell’episodio diventa un assedio, nelle intenzioni di Drew McWeeny e Scott
Swan dovrebbe essere un “Assault on Abortion Clinic 13” con qualche citazione
extra a La Cosa e punte (cornute) di
Satanasso, in realtà è… Verrebbe da fare una battutaccia parlando di aborto, ma
non voglio urtare nessuno quindi diciamo che si salva poco o niente.


“Aborto aborto sai di stupida ironia, ma l’aborto sa anche farti compagnia” (Cit.).
L’episodio è
stato parecchio chiacchierato alla sua messa in onda negli Stati Uniti, sono
fioccate anche immotivate accuse a Carpenter di essere lui stesso un “Pro-Life”,
un anti abortista, il che è semplicemente assurdo, perché guardando l’episodio
è chiaro che il personaggio di Dwayne non abbia nessuna sfumatura positiva, se
non quella di essere preoccupato per sua figlia, in quello che fa (sparare,
uccidere e torturare) e in quello che dice, non esiste un singolo modo possibile
per patteggiare per lui, anche se lo interpreta Ron Perlman, l’unico che di
fatto recita davvero in questo episodio, circondato da un cast espressivo come
dei mobili da ufficio svedesi. Sul serio, ho visto più coinvolgimento
sfogliando il catalogo dell’Ikea.


Nel vocabolario alla voce: Intensità recitativa.
Ho visto “Pro-life”
una sola volta alla sua uscita nel 2005 e da allora non ho mai avuto più
voglia di rivederlo, al massimo ho avuto voglia di berne un paio per
riprendermi dalla delusione, ho deciso di rivederlo per questa retrospettiva
Carpenteriana in sacrificio per voi (pensate quanto vi voglio bene!). Devo dire
che lo ricordavo brutto, con il tempo non è migliorato, togliendogli le
(inutili) polemiche e se non fosse “Directed by John Carpenter” sarebbe già
stato dimenticato da tempo, non è un brutto episodio, è piatto, sbilanciato nel
suo voler essere Carpenteriano a tutti i costi, a dover inserire per forza
scene grondanti sangue (come la serie “Masters of Horror” impone) per dovere di
contratto e poi diciamolo… E’ scritto con i piedi, o forse, con parti ancora
meno nobili del corpo.


“Pro-Life” è
monocorde nel descrivere i personaggi, non c’è possibilità di confondere i buoni
con i cattivi (anche se gli Yankee ci sono riusciti lo stesso, eh vabbè!) la
storia richiederebbe un minimo di zone grigie, persino il monolitico Dwayne di
fronte al frutto del grembo di sua figlia vacilla. Una storia e un argomento
del genere andrebbero trattati non solo con più tatto, ma anche con più sale in
zucca. Il risultato non è né provocatorio né arguto, sembra solo un bambino,
uno di quelli non particolarmente intelligenti, che cantilena in continuazione
la parola “Aborto” solo perché gli piace come suona.

“…E io qui che mi ritrovo da solo, a pensare all’aborto” (Cit-BIS).

Inoltre, la
sceneggiatura fallisce anche nel suo voler essere Carpenteriana a tutti i
costi, l’assedio pilastro della cinematografia di Giovanni, qui è gestito malissimo, gli assediati, ovvero
i personaggi per cui lo spettatore dovrebbe fare il tifo, sono caratterizzati
poco e male, Mark Feuerstein e Emmanuelle Vaugier non fanno altro che guardarsi
intorno con aria affranta e restare abbracciati uno all’altra, sembra il giorno
uno della scuola di recitazione: “Ok siete spaventati!”.

Non aiuta
nemmeno che Drew McWeeny e Scott Swan abbia scritto tutti i personaggi di
contorno utilizzando il “Bignami dei personaggi triti e ritriti”. Abbiamo il
figlio di Dwayne recalcitrante ad uccidere che, ovviamente, finisce a fare una
strage, la famigliola con padre odioso che serve solo ad aumentare la conta
delle vittime.


Anche quando
quei due disgraziati (che il cielo vi fulmini!) di Drew McWeeny e Scott Swan
cercano di gestire il fattaccio della gravidanza di Angelique lo fanno in un
maniera involontariamente comica, la scena della ragazza sull’altalena che
viene afferrata ad una caviglia da una manona uscita dal terreno… No, sul serio
ragazzi? Questa è l’idea migliore che vi è venuta? Vi metterei in ginocchio sui
ceci a guardare “Rosemary’s baby” cento volte di fila!


We like short shorts, who wears short shorts…
Ma dove la
sceneggiatura cola a picco come il Titanic è nella scena in cui Dwayne si
vendica sul medico, praticando un…
Ehm… Aborto maschile (!) al primario
della clinica. Sorvoliamo sulla
natura quasi trash della scena, il problema è che non ha nessun senso che Dwayne,
dopo aver fatto irruzione nella clinica, perda tempo a torturare un uomo,
invece di fare quello per cui è venuto, ovvero salvare sua figlia.


“Spinga signora vedo la testa” , “Papà quella non è la testa e questa non è una signora”.
Gli effetti
speciali non sono nemmeno così male, il pupo appena nato è ben fatto, ok è una
citazione a La Cosa, ma anche al
dispettoso alieno di Dark Star, non
ci trovo nulla di male, anche il… Cognato di Dwayne è fatto piuttosto bene,
design da classico diavolone con le corna e, ora che ci penso, è abbastanza
ironico che Hellboy si trovi come cognato il Diavolo!


“Papà!” , “Ti ho detto di chiamarmi Sig. Hellboy, e tagliati quella corna drogato!”.
Al Maestro
posso recriminare… Niente, perché lui è il Maestro, al massimo posso notare che
con i tipi del reparto effetti speciali/make up la comunicazione non ha
funzionato molto, al guardiano della clinica, Dwayne spappola il cervello in
favore di macchina da presa, nel controcampo, quando Carpenter ci mostra il
cadavere, ha solo un buco in fronte e non il cranio aperto in due come un
melone. Quando parlo di smania di mostrare sangue come imposto dalla serie,
parlo proprio di sbavature come queste.


Perchè è uscita una rondine dal cranio? Aaah sarebbe il cervello quello? Bravi bel lavoro.

Provo a fare l’ottimista
a tutti i costi? Non mi si addice lo so, ma se devo dire qualcosa di buono di “Pro-Life”
è la sua scena finale, forse un po’ frettolosa, ma sicuramente forte, se si
fossero concentrati su Angelique e il suo ehm… Bambino, sarebbe stato meglio.


Non aiuta
nemmeno il fatto che i titolisti di uno strambo Paese a forma di scarpa ci
abbiano messo lo zampino, optando per “Il seme del male” con chiarissimo e ammiccante
riferimento al già non proprio centratissimo Il seme della follia, il problema è che usare la parola “seme”
quando si parla di ragazze incinte per la credibilità è l’equivalente di
spararsi in un piede da soli!
L’unica altra
cosa che posso salvare di “Pro-Life” è la prova di Ron Perlman, un attore che
adoro e che da solo mi convince sempre a guardare qualunque film in cui lui
recita, tristissimo che due dei miei preferiti, John e Ron, abbiano potuto
lavorare insieme solo su una sceneggiatura così pezzente.


“Signore ti prego fammi recitare di nuovo in un film di Carpenter… Uno scritto bene però”.

Dopo una
puntata così, viene da tirare un sospiro di sollievo per il fatto che Mick
Garris e Showtime non abbiano mai sfornato una terza stagione, per fortuna il
Karma di Garris è stato riallineato, quando molti dei “Masters” sono tornati a
dirigere dopo parecchi anni di inattività, senza questa serie non avremmo mai
avuto lo spassoso “Burke & Hare” di John Landis, ad esempio, ma soprattutto questa
rubrica sarebbe finita qui, invece abbiamo un altro capitolo, l’ultimo.

Per
concludere, posso solo dire che per un Carpenteriano convinto come me, parlare
di “Pro-Life” non è semplice, non credo e non voglio essere uno di quei
fanatici di Carpenter che non ascoltano ragioni quando si parla di John, ma non
sono certo venuto qui per smollare il colpo, anzi, sappiate che ho finito le
gomme…


Il padre del nascituro, visibilmente nervoso, attende fuori fumando.
Quindi, fatemi
concludere quella frase di apertura sulle impronte nella sabbia: è proprio
guardando le impronte, ovvero le dimensioni del vuoto lasciato da qualcosa che
era qui ed ora non c’è più, che puoi iniziare a concepire la vera grandezza di
quella determinata… Ehm… Cosa (mi sembra una scelta di parole azzeccata).


“Pro-Life” è
la dimostrazione che proprio nell’assenza del Carpenter possiamo misurare la
sua vera grandezza, la sua più chiara e totale affermazione!
…E dopo questa
potete andare, ci vediamo qui, tra sette giorni, per l’ultimo giro di valzer! 



Che voi siate “Pro-Life” oppure “Pro-Choice”, fate un salto sulla pagina de Il Seme Della Follia – Fan Page italiana dedicata a John Carpenter, che gentilmente ospita questa rubrica, loro sono sicuramente “Pro-Carpenter”.
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