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Project Power (2020): basta un poco di zucchero e la pillola va giù (e diventi poliziotto superpiù)

Mentre sta volando in cielo, con la sua super vista Superman
scorge Wonder Woman sdraiata nuda sul lettino del proprio terrazzo, con gli
occhi chiusi, intenta a dimenarsi, quasi come se stesse sognando di fare sesso.

Superman, super eccitato, scende in picchiata come un razzo e sfruttando la sua
super velocità approfitta vigliaccamente della situazione, per poi sparire
verso il cielo, in cerca di nuove avventure.

Wonder Woman apre gli occhi e dice: «Uomo Invisibile,
perché ti sei fermato?» e l’uomo invisibile sdraiato sopra di lei le risponde:
«All’improvviso ho avvertito un gran bruciore nel didietro!».

“Superman non osare avvicinarti, ho letto la barzelletta di Cassidy!”

L’elegantissima barzelletta raccontata anche da Gavino Pancetta ci insegna due grandi
verità, la prima: nel caso dovessero venirvi pruriti di sorta, optate per un
posto al coperto, non si sa mai chi potreste trovare in giro. L’altra grande
verità è questa: proprio come l’uomo invisibile (oppure Superman, fate voi),
nel cinema del 2020, non possiamo sapere per davvero dove potrebbe spuntare un
tizio con super poteri.

Ad esempio “Project Power”, cicciato fuori sul palinsesto
di Netflix pochi giorni fa, aggiunge dei tizi con super poteri, sulla struttura
di una classica storia di Strambi Sbirri:
a New Orleans comincia a circolare una nuova sostanza in pillole, utilizzo
criminale di un’invenzione militare in grado di donare a chi deciderà di
buttare giù la capsula, cinque minuti pieni di super poteri. Se cinque minuti
vi sembrano pochi guardate il lato positivo: avrebbe potuto essere una
supposta.

“Cinque minuti… Swinging on a star?” (Cit.)
Avete già sentito parlare di un’idea così? In effetti Code 8 parlava di un mondo popolato da “Super”,
mentre l’OCM (ormone per la crescita mutante) che spopola nei fumetti della
Marvel Comics, non è altro che la pillolina magica di “Project Power”, estrapolata
dalle pagine e sparata in faccia agli utenti di Netflix.

Il trattamento speciale di Netflix per i suoi abbonati.

Partiamo dai lati positivi di questo film: la regia di Ariel
Schulman e Henry Joost (quelli di Paranormal Activity 3 e 4, ma anche del non
proprio irresistibile “Nerve” del 2016) è estremamente curata, per quanto
prodotto dalla Screen Arcade, avere alle spalle un colosso come Netflix,
garantisce budget e attori di richiamo che sono anche le parti migliori di “Project
Power”.

Si perché il film è una sorta di “Buddy movie”
poliziesco, con due protagonisti agli antipodi costretti a collaborare, anche
se la strana coppia (e di conseguenza il film), risulta molto più
sbilanciato in favore di Jamie Foxx, che evidentemente ha un agente migliore di
Joseph Gordon-Levitt, o magari solo più anni di gavetta ad Hollywood.

“Mi piace come muori, giovane…” (cit.)
“Giuseppe” Gordon-Levitt qui interpreta Frank, uno sbirro
ligio alla giustizia di New Orleans, pronto a tutto pur di sgominare il traffico di
queste pillolette in grado di trasformare tutti in armi umanoidi a due gambe,
infatti il film bisogna dirlo, inizia in modo adrenalinico e i suoi primi
cinque minuti sono la conferma di un ritmo, che resta piuttosto alto per tutti
i 111 minuti di durata della pellicola.
Dopo un inseguimento iniziale, Frank fa la conoscenza di
Robin (senza Batman), interpretata dalla bravissima (anche a rappare) Dominique
Fishback, ma la storia si complica quanto entra in scena Art (Jamie Foxx), ex
militare tormentato da visioni della figlia, impegnato in un’indagine solitaria
sullo spaccio di pillolette.

“Pígliate na pastiglia, siente a me!”
Un poliziotto e un cane sciolto, uno bianco e l’altro
nero, lo sceneggiatore Mattson Tomlin ha fatto i compiti andando a ripassarsi
tutti i film giusti, e segnatevi
questo nome, perché ne sentiremo parlare ancora spesso in futuro, visto che
insieme al regista Matt Reeves, è l’uomo che scriverà il prossimo “The Batman”
con Robert Pattinson. Alla luce del risultato finale di questo film, non so se
preoccuparmi oppure essere felice, visti i continui passaggi a vuoto della
storia, che si possono notare in “Project Power”.
Essendo un film così sbilanciato – in termini di
minutaggio e spazio concesso – in favore di Jamie Foxx, il Frank di Joseph
Gordon-Levitt fa spesso la figura del salame: il suo capo gli fornisce l’imbeccata su Foxx, indicato come unico responsabile dello spaccio (solo lui? Un solo uomo gestisce
la fornitura di droga di un’intera città? Chi è Heisenberg?) e il nostro Frank parte come un segugio a cercarlo,
solo che per trovarlo, ci metterà tre quarti abbondanti di film, e una volta
incontrato questo grosso spacciatore solitario, Frank cosa fa? Si lascia
raccontare tutta la storia del passato di Art e ovviamente… gli crede senza
colpo ferire, decidendo di aiutarlo nella sua guerra personale ai veri
spacciatori delle pillole magiche. No sul serio? Questo sarebbe il super sbirro, pronto a tutto pur di fare giustizia del film? Davvero!? Per fortuna Joseph
Gordon-Levitt riesce ad interpretarlo con una certa sicurezza – e una buona dose di
mestiere -, regalando al personaggio un minimo di carisma, altrimenti sarebbe stato
una barzelletta con distintivo e maglia numero 37. Che poi io dico, se il suo
capo all’inizio del film lo sospende dal servizio per aver ingollato a sua
volta una di quelle pasticcione illegali, perché per tutto il tempo Frank va in giro
con distintivo e pistola? Sono io che ho visto troppi film con i poliziotti e
mi pongo certi dubbi Amletici? Forse avete ragione.

“Chi io? Fammi giocare coach sono pronto ad entrare!”
I personaggi con più minutaggio in questo film, sono
quelli caratterizzati meglio quindi è anche normale che la strana coppia
composta da Art e Robin funzioni meglio, grazie anche alle ottime prove di
Jamie Foxx e Dominique Fishback. Il militare tosto in cerca della figlia e la
ragazzina del ghetto, brillante e con la lingua a mitraglietta – la scena in
cui improvvisa rime contro il suo professore è uno dei passaggi più riusciti
del film -, monopolizzano la storia ma se non altro ti fanno appassionare alle
loro vicende.

“Non mi sorprende se non ti accendi per le nostre vicende, sei troppo bianco Cassidy, per le nostre faccende”

Ci sono dialoghi che scorrono via belli lisci, alternati
ad altri fin troppo verbosi e illustrativi, tanto da diluire anche alcune
delle buone trovate, come il fatto che Jamie Foxx sia costretto ad indossare
magliette e vestiti sempre più vistosi e imbarazzanti, uscendo per il rotto
della cuffia da ogni nuova disavventura. Uno come Shane Black avrebbe saputo
renderlo un tormentone memorabile, ma Mattson Tomlin non è Shane Black e si
nota drammaticamente lungo tutta la durata del film.

Adotta un Jamie, avrai un amico per la vita.
In “Project Power” la messa in scena dei super poteri è
ben fatta, assistiamo a trasformazioni molto organiche differenti da quelle
apparentemente senza peso e conseguenze sul corpo, viste in molti film degli
Uomini-Pareggio, ad esempio una delle migliori scene del film è senza ombra di
dubbio la trasformazione in Torcia Umana dei Fantastici Quattro di Machine Gun Kelly, che nel film
interpreta uno spacciatore di nome Newt, che mi auguro sia per lo meno una citazione.

Per lui sarebbe indicata una pillola per il bruciore di stomaco.
I momenti d’azione sono piuttosto riusciti, i due registi
Ariel Schulman e Henry Joost sanno di potersi esibire su un bel palcoscenico e
sfruttano l’occasione al meglio, esplosioni (di poteri), inseguimenti a piedi e
in auto, i due ragazzi sfoggiano tutto il repertorio, senza negarsi nemmeno un
momento “Bravò”, ovvero la rissa nel locale, tutta mostrata dal punto di vista
della ragazza, impegnata a trasformarsi nell’Uomo Ghiaccio degli X-Men in
Elsa di Frozen: un lungo piano sequenza in cui lei diventa una statua di
ghiaccio e tutti attorno si menano e si sparano. Bello eh? Ma secondo me
se sei davvero bravo, fai un piano sequenza in cui la rissa è il piatto
principale, non qualcosa che accade sullo sfondo, quindi mi viene un po’ da
pensare che con un bel malloppo di fogli verdi, con sopra stampate le facce di
parecchi ex presidenti defunti, Ariel Schulman e Henry Joost possano
permettersi di sembrare un po’ più bravi di quello che (forse) sono per
davvero, con i soldi sono bravi (quasi) tutti.

Con tanti soldi puoi anche permetterti una sorta di Wolverine personale, volendo.
Insomma “Project Power” non è affatto un brutto film, ben
recitato, dialoghi a tratti anche validi e alcuni momenti che vi resteranno
impressi più dei canonici cinque minuti netti dopo lo scorrere dei titoli di
coda, però sa un po’ tanto di compitino, la pillolina che trasforma tutti in
super eroi è un grosso MacGuffin da utilizzare per salvare la pelle ai
protagonisti, che spesso non viene approfondito più di tanto, perfino in “Poliziotto
superpiù” (1980) la faccenda dei super poteri e l’atmosfera da film con i
poliziotti, erano amalgamante meglio di quanto non accade in questo film.
Inoltre ultimamente, tutte le produzioni medio-grandi targate Netflix, sembrano ambire sempre ad
essere il primo capitolo di una nuova saga, solo che quando hai personaggi così
abbozzati, e non potrai permetterti eternamente di pagare il carisma di Jamie
Foxx, come la porterai avanti la tua saga?
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