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Providence Vol. 1: Sulle tracce di Lovecraft con Alan Moore

L’incontro tra
il Mago di Northampton e il solitario di Providence, è qualcosa in grado di
mandare in cortocircuito i cervelli dei lettori, due scrittori giganteschi,
con personalità marcate e definite, l’equivalente letterario di un Kaiju movie
Giapponese, almeno per il peso specifico delle forze in gioco. Eppure,
l’incontro tra Alan Moore e H.P. Lovecraft, inizialmente è sembrato più uno
scontro.

Il primo
contatto tra i due è stato il racconto Il Cortile scritto da Moore e adattato
a fumetto dalle matite di un Jacen Burrows acerbo, ma molto funzionale. La cosa che mi colpì fin dalla prima lettura di “The Courtyard” è il
muro di citazioni contro cui il lettore deve scontarsi, è chiaro che l’intento
di Moore fosse stato quello di ambientare una storia tipicamente lovecraftiana
ai giorni nostri, il risultato è riuscito: un’atmosfera morbosa e
paranoica pervade il racconto, ma Moore risulta forse ancora un po’ troppo
barricato dietro le mille mila citazioni al materiale originale prodotto dallo
scrittore americano.

Il secondo
incontro porta il titolo di Neonomicon, un’opera nata per motivi puramente
economici, un salasso di tasse da pagare da parte del barbuto scrittore inglese. In questo secondo capitolo Moore pare concentrarsi più sull’uomo
Lovecraft, piuttosto che sul suo lavoro di scrittore, per stessa ammissione di
Moore, “Neonomicon” nasce con l’intenzione di portare in scena tutti quei “riti
blasfemi” e “rituali innominabili” dietro cui si faceva scudo Lovecraft, uno
che ha sempre categoricamente abolito il sesso dai suoi racconti.



Nell’angolo rosso, la transiberiana di Providence, in quello blu, lo stallone di Northampton!
Alan Moore
intervistato non ha esitato a definire “Neonomicon” come una delle sue opere
più sgradevoli e misantropiche, io aggiungerei anche una delle meno riuscite.
Quello che secondo me non funziona è la furia con cui Moore si è scagliato a
testa bassa contro i clichè riguardo ad HP Lovecraft, il fatto che fosse
razzista, misogino e provasse un assoluto ribrezzo per il sesso, “Neonomicon”
mette alla berlina tutti i pregiudizi sullo scrittore americano, per altro,
molti di essi si sono rivelati fasulli, almeno stando alle numerose
testimonianze della moglie Sonia Green.

Moore sfoggia
il suo lato inglese, in un’opera dall’indole Punk, che cerca di demolire il Lovecraft
uomo, dopo averlo affrontato ad armi pari come scrittore, un colpo basso?
Forse, di sicuro un fumetto non troppo a fuoco.



Il Re Giallo? Il mio senso di Carcosa pizzica…
Quello che
ormai è un match di Boxe, va valutato non sui singoli round, ma sulla totalità
dell’incontro, infatti al loro terzo incontro finalmente i due scrittori
trovano il giusto punto di congiunzione, ovvero il primo volume della serie
“Providence”, senza ombra di dubbio il più riuscito dei tre capitoli… Round…
Chiamateli come vi pare.
“Providence”
inizia nella New York del 1919, il protagonista è il giornalista dell’Herald,
Robert Black (quasi un omonimo del lovecraftiano Robert Harrison Blake), la
prima caratteristica del personaggio è la sua omosessualità, ovviamente da
tenere rigorosamente nascosta visto il periodo storico in cui vive. Mi sono
trovato a fare una piccola riflessione: quanti protagonisti di storie horror
(che siano film, fumetti, o romanzi) riuscite a farvi venire in mente? Non
intendo ragazze omosessuali (o rese tali da sceneggiatori pruriginosi), intendo
proprio dire maschi Gay… A me non molti, se avete qualche titolo fate un
fischio.



Il primo che si mette a cantare una canzone di Checco Zalone verrà fustigato…
Ma
l’omosessualità di Black non è solo un tentativo fine a se stesso di produrre
un personaggio originale, diventa quasi metaforica della condizione del
personaggio, ma anche dell’America in cui la storia è ambientata. Black non
solo nasconde il suo orientamento sessuale per non essere mal giudicato, ma
tiene celato anche il fatto di essere di origini ebree e nasconde ancora con
più forza le sua ambizioni di diventare uno scrittore. Allo stesso modo lungo
il suo viaggio, l’America attraversata da Black è fatta di persone, palazzi e
intere comunità che nascondono i loro segreti, un intero oscuro mondo nascosto
una facciata di normalità.



Ecco perchè bisogna sempre bussare prima di entrare in una stanza…
Moore dimostra
di aver finalmente trovato la stele di Rosetta per decrittare Lovecraft, i
mostri che si agitano nell’America di “Providence” sono inquietanti e
tentacolari come quelli descritti dal vecchio HP, ma altrettanto spaventosi,
infatti è impossibile non notare come le persone incontrate da Black siano
omofobiche, razziste e antisemite. La scena della croce uncinata disegnata sul
marciapiede è rappresentativa, nel 1919 il Nazismo in Europa non era ancora
affermato e il famigerato simbolo non ancora riconoscibile alla maggior parte
della popolazione mondiale, come sarebbe (purtroppo) diventato pochi anni
dopo.
Alan Moore fa
un lavoro enorme perché non solo riesce a sfruttare Lovecraft per piazzare
stoccate agli orrori di cui l’umanità è capace, ma riesce a scrivere una storia
che va quasi fisicamente alla ricerca di Lovecraft, Black abbandona la città
attraversando comunità rurali in direzioni del New England tanto caro al
solitario di Providence, il tutto per andare alla ricerca di un libro intitolato
“Sous le Monde”, capace di fare impazzire chi lo legge… Ci sono davvero poche
cose più Lovecraftiane di questo. Chi ha detto “Il seme della follia” di Carpenter?



Impariamo la geometria con il vecchio H.P.!
Ovviamente, non
mancano le citazioni alle storie e ai racconti di HP, ma a differenza delle
precedenti incuriosi di Moore nel mondo di Lovecraft, questa volta sembrano
pedalare nella stessa direzione, Moore è in viaggio verso Providence e tutti
noi lettori insieme a lui, non vedo l’ora di scoprire come continua il viaggio,
anche se conoscendo Lovecraft temo quello che potremmo trovare una volta
arrivati… Gulp!
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