No, non ho deciso di fare un elenco dei miei “odiatori”
personali (tutti e sette), oggi mi sono messo in testa di affrontare il nuovo
film di Taylor Sheridan, in uscita in streaming il 3 giugno, proprio ora che i
cinema stanno faticosamente e timidamente riaprendo. Ci sarà pure un motivo no?
Sono giunto alla conclusione che Taylor Sheridan dovrebbe
stare lontano dai romanzi, considerando gli stravolgimenti di trama apportati a
Senza Rimorso, un soggetto rimaneggiato
più volte negli anni, bisogna dirlo. Il curatore della serie Yellowstone,
una delle poche che mi ha davvero conquistato malgrado sia una lunga
telenovelas in salsa Western, ultimamente deve aver imbroccato una striscia
negativa da cui spero di vederlo uscire il prima possibile.
Ho puntato molto su Taylor Sheridan, uno che nel giro di
pochi anni e praticamente da solo, ha saputo dimostrare che il cinema Western
aveva ancora molto da dire,
specialmente raccontato in chiave moderna, alla faccia di quei noiosi che
ciclicamente danno il genere per spacciato.
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“Capisci? Il dramma del pompiere traumatizz…” , ”Si, ma i voglio avere i capelli sempre in ordine” |
Ecco, purtroppo con “Those Who Wish Me Dead” qualcosa deve
essere andato storto, perché certo, anche qui ci sono sceriffi e a ben guardare
anche una sorta di assedio finale, ma temo che se Sheridan ha fino a questo
momento percorso tutti i passi giusti per diventare un autore, questo film è
già finito tra quelli che un giorno, quando guarderemo alla sua lunga e mi auguro
gloriosa filmografia, considereremo un titolo minore.
“Quelli che mi vogliono morto” comincia con una scena che fa
pensare a Point Break ma è un’illusione, anzi proprio un incubo della
protagonista Hannah Faber interpretata da una Angelina Jolie, sempre in posa,
sempre con la piega perfetta dei capelli e con degli zigomi che ormai sono due
ottime mensole per i libri, credo che le vendano da Ikea con un nome tipo Jölie
o qualcosa del genere.
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“Perché io, un giorno, farò il pompiere!” (cit.) |
Grisù da grande voleva fare il pompiere, così come Angelina
JölieJolie Hannah, che ha perso tutta la sua squadra in un enorme
incendio e da allora non dorme più bene come prima per i sensi di colpa. In
compenso non perde tempo per spararsi le pose ai ritrovi dei pompieri,
impegnata a fare la “maschiaccia” più tosta e grezza dei colleghi uomini, in una scena
che è un tripudio di lattine di birra e occhiali Ray-Ban. Insomma Taylor
Sheridan mette subito l’asticella del testosterone bella alta, ma poi la alza
ancora facendo entrare in scena lo sceriffo Jon Bernthal, ormai attore feticcio
di Sheridan.
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Noi vorremmo vedere “Top Gun 2”, Angelina puoi metterci una buona parola tu con quelli della Ray-Ban? |
Lo sceriffo Jon Bernthal ha una moglie incinta interpretata
da Medina Senghore, fa il suo lavoro con dedizione il tutto mentre i due tipi
loschi Ditocorto Aidan Gillen e Nux Nicholas Hoult non arrivano
in città con un obbiettivo concreto: completare la loro missione di ammazzamento
dei testimoni.
Già perché i due tipacci vanno in giro a fare un uso
improprio del gas dei fornelli (BOOM!) oppure a sparare con fucile da cecchino
addosso ai testimoni di un affare che avrebbe dovuto restare sotto traccia, il
loro obbiettivo primario è il solito contabile che ha contabilizzato troppi
libri contabili ed ora sa, quindi va eliminato, anche se dopo aver mangiato la
foglia ora è in fuga con il figlio piccolo Connor (Finn Little), ultimo testimone di tutti i segreti paterni.
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“Ho Cassidy nel mirino…” |
Già perché purtroppo “Quelli che mi vogliono morto” è una di
quelle storia la cui sinossi, copre quasi quaranta minuti di un film che ne
dura in totale 100, qualcuno più bravo di me sarebbe riuscito a raccontarvi di
che parla questo film, ma forse mi viene da pensare che è proprio la storia,
tratta dal romanzo di Michael Koryta (co-sceneggiatore insieme e Charles
Leavitt e Taylor Sheridan) ad avere dei limiti strutturali.
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“… fuoco a volontà!” |
Se avete visto più di due film in vita vostra, avrete già
capito che lo sceriffo di provincia e l’ex pompiere con i traumi, saranno l’unica
linea di difesa per il piccolo John Connor Casserly. Vorrei anche dirvi che quello che troverete nel film, dal
minuto 40 (circa) ai titoli di coda, conditi da melensa ballata country, è un film bello
teso e tirato, in cui Taylor Sheridan si conferma capace di farci affezionare
anche ai personaggi un po’ stereotipati tenendo alto il ritmo ma invece, mi
tocca darvi una brutta notizia, visto che il tema di “Quelli che mi vogliono
morto” è il fuoco, devo dire che il film brucia sì, ma nella noia più totale.
Ho trovato abbastanza assurda la caratterizzazione del
personaggio di Angelina Jolie, che evidentemente è stato scritto da troppe mani
e influenzato dalle imposizioni da stella del cinema dell’attrice. Prima Hannah
Faber è traumatizzata, ma non per questo anche da mezza ubriaca, si lancia con
il paracadute dal retro di un pick-up in corsa come se fossimo di colpo finiti
in una puntata di “Jackass”.
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Vola con il paracadute, atterra come se fosse appena uscita dal parrucchiere. |
Dopodiché passe tre quarti del film a girovagare nel bosco
con il bambino ritrovato, per ricordarci che quella matta di Angelina è una
tipa tosta sì, ma anche una mamma con la testa sulle spalle, che qui vaga nel
bosco con il bimbo, come se stesse cercando Pipino e Merry e la strada per
ritornare alla Contea.
Aidan Gillen e Nicholas Hoult sono incastrati nel ruolo di
“Il cattivo viscido” e “Il cattivo un po’ meno viscido, ma non fidarti lo
stesso” mentre Jon Bernthal, ha un solo monologo per dare di matto con quel suo
vocione da Troll di caverna (ecco! Sheridan mi ha sbloccato la modalità
“Signore degli anelli” adesso sono cavoli vostri) prima di tornare al suo ruolo
di fermacarte, poggiato su una delle mensole Jölie.
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“Voglio rivedere le montagne, Gandalf, le montagne”,”Si ma lasciami, non so chi sia questo Gandalf” |
Cento minuti di film (dichiarati) che sembrano durare il
doppio per una storia in cui nemmeno l’assedio, con inevitabili fiamme (perché
se c’è un trauma, qualcuno dovrà superarlo) sono una delusione, visto che al
pari del paracadute della Jolie, tutto viene realizzato in una CGI così
posticcia da fare tenerezza, i fuochi e i fuocherelli sono così finti da
sembrare le esplosioni piene di pixel di “Duke Nukem”. Anzi quelle erano molto meglio.
Una delle scene più riuscite, resta l’uso alternativo dell’estintore, davvero uno dei pochi momenti riusciti del film, ma un po’ poco scomodare Sheridan per girare un video di educazione domestica, a quello ci aveva già pensato con molta più ironia Stuart Gordon.
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Regola numero uno durante un incendio: avere i capelli perfettamente in ordine. |
Taylor Sheridan sembra fare un compitino, anche abbastanza
svogliato, dirigendo una storiella stringata e stiracchiata anche per i suoi
100 minuti di durata, in cui la Jolie fa valere il peso del suo nome, conscia
del fatto che molto pubblico questo film, lo vedrà solo per la sua presenza,
anche se il risultato finale sembra uno di quei thrillerini buoni per la prima
serata di Canale 5 (per via della Jolie) e poi via, nelle repliche pomeridiane.
Insomma posso credere a quello che volete, a Aidan Gillen con le sue
braccine secche che mette KO un bestione come Bernthal, posso credere con un
po’ di sforzo anche alle fiamme in grafica computerizzata, ma alla Jolie, che
esce da un incendio devastante, con i capelli perfettamente in piega no, questo
proprio non me lo dovevate fare. Anche se capisco che l’ira del manager della
Jolie possa essere peggio che affrontare le fiamme.
Va bene che il pompiere paura non ne ha, e anche che un
giorno senza rischio è un giorno non vissuto, però affrontare la noia e la
delusione di vedere Sheridan sfornare un compitino no, grazie. Anche se dopo
questo mio commento forse, quelli che mi vogliono morto passeranno da sette ad
otto (nove con Sheridan), io il mio dovere di pompiere blogger l’ho fatto, vi ho messo in guardia
dai rischi che correte con questo film.