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Ragazzi perduti (1987): romanzo di formazione (con canini)

Quando quei matti della Geek League hanno proposto l’idea di una versione personale del Giffoni, il film festival dedicato al cinema per ragazzi che dal 1971 è ormai una tradizione, non ho proprio potuto dire di no, quindi vi do il benvenuto al nuovo appuntamento con il GeeKoni Film Festival!

Devo fare i complimenti ai miei compari, perché il calendario è pieno di titoli di film che, da lettore, egoisticamente non vedo l’ora di leggere e fino a questo momento mi sono goduto tutti i post pubblicati, problema, però: come cacchio fa un tipaccio come me, con il suo lugubre blog a trattare il cinema per ragazzi? Mettetevi comodi che ora ve lo spiego!

Per decenni i vampiri hanno popolato vecchi manieri pieni di ragnatele, relegati alle loro bare (non volanti) e ai loro mantelli, la cosa più figa fatta dai vampiri per anni è stata essere a volte interpretati da Christopher Lee, per il resto del tempo sono stati una categoria piuttosto retrò e anche un po’ attempata.

Poi, nel 1983 tutto è cambiato, l’artefice del cambiamento è stato Scott, quello giusto, Tony Scott, che per anni è stato considerato erroneamente il fratello sbagliato, ma è anche quello che ha avuto l’intuizione di prendere uno degli uomini più stilosi del mondo, David Bowie per la parte di un vampiro. “The Hunger” (da noi “Miriam si sveglia a mezzanotte”) è il film che ha reso alla moda il vampiro, non più un conte in una tetra magione ma una creatura della notte glamour, più simile ad una rockstar che ad una donazione di sangue con robusti canini.

«Hai capito? Siamo passati da sanguisughe a Rockstar senza passare dal via» 

A quel punto, la bara si è aperta e la figura del vampiro è uscita dalla sua cripta per andare a giocarsela in territori nuovi, ma tutti figosi e alla moda, come l’affascinante vicino di casa di “Ammazzavampiri” (1985), lo yuppi sotto pressione di “Stress da vampiro” (1988), ma anche la deriva malinconica e western di “Il buio si avvicina” (1988) di cui sarebbe pure ora mi decidessi a scrivere. Ma il film che ha allineato i vampiri alla moda degli anni ’80 per me resta “Ragazzi perduti” di Joel Schumacher. Come si fa, quindi, a conciliare un festival estivo sul cinema per ragazzi, con la roba che di solito passa sulle pagine della Bara Volante? Semplice: con questo titolo!

Forse quando Joel Schumacher lascerà questa valle di lacrime (spero per lui il più tardi possibile), ci sarà una processione di persone in fila pronte a pisciare sulla sua tomba, eternamente ed ingiustamente ricordato solo per essere stato l’uomo che ha messo i capezzoli a Batman, ma il buon Gioele è sempre stato un solido regista che in carriera ci ha regalato molti buoni titoli, tra i quali proprio “The Lost Boys”, a cui faccio in tempo a fare gli auguri per i suoi primi trent’anni, visto che qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa è uscito nel 1988. Ma in fondo, cosa sono trent’anni, per qualcuno che può dormire tutto il giorno, festeggiare tutta la notte, non invecchiare né morire mai. È bello essere un vampiro! Come recitava la notevole frase di lancio della pellicola. Che originariamente, però, avrebbe dovuto avere un altro papà: Richard Donner.

«Cass è ancora lunga la premessa? No perché qui facciamo notte» 

Sì, proprio l’uomo che ha fatto volare Superman nel 1978 e che ci ha regalato classici intramontabili come I Goonies che, proprio nel tentativo di replicare il successo dei ragazzi alla ricerca del tesoro di Willy l’orbo, era a sua volta alla ricerca di un altro tesoro: la sceneggiatura giusta per portare avanti quello che negli anni ’80 era un filone redditizio, proprio il cinema per ragazzi di cui la Geek League si sta occupando con il GeeKoni Film Festival.

Donner spulciando copioni e scartandoli come carte di caramella s’imbatte in uno scritto da Janice Fisher e James Jeremias, ispirato fin dal titolo “The Lost Boys” al “Peter Pan” di J. M. Barrie. Ammettiamolo: l’intuizione è geniale, in fondo, Peter Pan non invecchiava mai, poteva volare e per altro, la prima volta che svolazza in visita alla finestra di Wendy, chiede il permesso per poter entrare, perfettamente in linea con le regole Vampiresche che impediscono ai succhia sangue di varcare la soglia se non invitati (“Le notti di Salem” di Stephen King e “Lasciami Entrare” insegnano).

«Ecco lo sapevo, si è fatta notte! Dannato Cassidy!»

Nella prima bozza il capo vampiro si chiamava Peter, il cane Nana e i protagonisti umani erano tutti ragazzini dell’età dei Goonies, insomma, Richard Donner aveva trovato quello che cercava, peccato che a quel punto, non potesse più dirigerlo. Perché nella sua ricerca di storie per ragazzi, si è trovato di fronte un ragazzo vero, uno di 26 anni che le storie le sapeva davvero scrivere, un tizio di nome Shane Black.

Donner molla controvoglia il progetto e corre a dirigere la sceneggiatura di Black, il risultato è quel capolavoro di Arma Letale, un film che avrebbe cambiato per sempre i Buddy movie polizieschi, come in parte farà anche “The Lost Boys” con i vampiri. A questo punto basta solo trovare un regista connivente a cui affidarlo, uno che segua alla lettera le indicazioni di Donner, rimasto a bordo solo come produttore, quel qualcuno è Joel Schumacher che, ovviamente, cosa fa? Cambiato tutto!

«Ricordate la trama ragazzi? Bene dimenticatela, tanto ho tenuto solo il titolo»

Schumacher odia profondamente la sceneggiatura, non gli piace niente, tranne il titolo e l’idea di ragazzi eternamente giovani, ottenuto il benestare dalla Warner Bros modifica tutto a partire dai nomi, via Peter, il cane Nana diventa l’Alaskan Malamute di nome Nanook, un omaggio a “Nanuk l’esquimese” (1922), solo uno dei tanti fatti al cinema, alla musica e alla cultura pop sparsi nel film.

Ma, soprattutto, Joel Schumacher cambia l’età dei protagonisti, ragazzi che si affacciano all’adolescenza, pronti a scoprire sé stessi, il mondo e la loro sessualità. Schumacher capisce che non può esserci un vampiro senza il sesso, è sempre stato così, fin da quando le signorine inglesi di buona famiglia chiedevano di leggere quel romanzo horror di quello strambo Irlandese di nome Bram Stoker anzichè “Piccole donne”, trasformandolo di fatto in un enorme successo commerciale, non tanto perché di colpo fossero diventate tutte fanatiche del conte Dracula, quando per il contenuto erotico nella storia. In fondo, cosa c’è di più intimo di un bacio sul collo, no?

«Ciao, siamo i bimbi sperduti, no, non quelli di Hook»
“Ragazzi Perduti” è il perfetto titolo quando si tratta di film per ragazzi, certo è più macabro e con molti più canini (insomma, in stile Bara Volante!), ma di fatto è la storia di ragazzi che cambiano casa, vanno in California (dove si trasferiva anche Daniel “Karate Kid” Larusso) e degli strani eventi dell’estate che cambierà per sempre le loro vite, aggiungete il look Dark dei personaggi e le musiche New Wave, ma di fatto è uno “Stand by Me – Ricordo di un’estate” (1986) che, poi, è il padre nobile di tutto questo filone per ragazzi e, guarda caso, proprio dal film di Rob Reiner, arrivano ben due attori che ritroviamo in ruoli piuttosto vistosi anche qui in “The Lost Boys”.
Tentazioni notturne irresistibili per un adolescente.

Vistosi perché Joel Schumacher nel 1987 o giù di lì, ci teneva molto che il suo film risultasse alla moda, infatti “Ragazzi Perduti” è un trionfo di look anni ’80, mullet e pettinature matte a strafottere, ma soprattutto è un trionfo di musica, elemento che ha un ruolo fondamentale nella riuscita del film, tenetemi l’icona aperta che più avanti ci torno.

Per seguire la loro madre divorziata, i fratelli Emerson, il più grande Michael (Jason Patric) e il più giovane Sam (Corey Haim) si trasferiscono nella casa dello strambo nonno appassionato di Marijuana e tassidermia, nella cittadina californiana di Santa Clara, un posto che trasuda sesso e attività notturne, non tutte propriamente lecite, considerando i tanti volantini di ragazzi scomparsi appesi in giro e la scritta “Murder capital of the world”, scritta con lo spray sul cartello che ti accoglie in città.

No one remembers your name, When you’re strange (tanto lo so
che ve la state cantando, vi conosco!)
Schumacher sottolinea il tutto sparando a palla “People are strange” dei Doors, ma nella versione di Echo & The Bunnymen, il tutto mentre ci mostra i coloriti abitanti del luogo, il più colorito di tutti resta Tim Cappello, non potete mancarlo: è il sassofonista con il fisico da lottatore della WWE che canta con una catena al collo durante la scena della festa in spiaggia. In un film dove i look sono belli aggressivi, il polistrumentista per anni nella band di Tina Turner (suo anche l’assolo di We don’t need another hero) fa davvero il vuoto intorno a sé!
MVP! MVP! MVP!

Alla loro prima sortita nella cittadina di Santa Clara, i fratelli Emerson fanno incontri diversi che definiranno per sempre le loro vite, ma anche le due anime che tirano per la giacchetta il film. Michael conosce la bella Stella (Jami Gertz) che lo introduce alla banda di motociclisti dal look Punk guidati dall’ossigenato David (Kiefer Sutherland), il capo della banda di vampiri che porterà Michael al lato “Canino” della Forza.

Mentre Sam, farà la conoscenza dei fratelli Ranocchio, stando al doppiaggio italiano, in originale sono i Frog, Edgar e Alan Frog, non credo serva spiegare l’omaggio letterario, vero? Da appassionato di fumetti, ho sempre trovato la fumetteria dei due fratelli Frog un sogno, inoltre fa molto ridere che i due squadrino il povero Sam definendolo (in originale) un “Fashion victim” per il suo look, in effetti, parecchio da fighetto (ha pure un poster di Molly Ringwald in camera, più anni ’80 di così!), detto dal mitico Corey Feldman e dalla sua tremenda capigliatura, entrambi (lui e la sua zazzera) impegnati ad interpretare Edgar Frog.

Fumetti e look aggressivi anni ’80, non si può chiedere di meglio.
Anche se Feldman arrivava da un paio di Venerdì 13 e, soprattutto, da I Goonies, Schumacher pensava avesse troppo la faccia da bravo ragazzo per la parte dell’ammazza vampiri improvvisato, che ha imparato tutto dai fumetti, almeno finché Feldman non si è presentato sul set con quel Mullet che pare un animale morto sulla testa e l’intenzione di interpretare il suo personaggio come uno che si atteggia come gli eroi d’azione del decennio, dai vari Stallone a Chuck Norris (storia vera).
…E Corey Feldman è megl’ e Supèrman!
L’idea di un ammazza vampiri che ha imparato leggendo fumetti, ovviamente tocca le mie corde personale di lettore, quindi mi ritrovo a fare il tifo per i fratelli Frog/Ranocchi fin dal primo minuto e con tutto il rispetto per Jamison Newlander che interpreta Alan, i veri fratelli sul set sono i due Corey, Feldman e Haim, amici nella vita, colleghi in tanti film per ragazzi degli anni ’80 e uniti anche nella sfiga. Mi sono ritrovato a scriverne l’ultima volta che ho avvistato Corey Feldman (guarda caso vestito malissimo in un film con i succhia sangue), ma davvero quei due sono stati “Ragazzi perduti” e i vampiri di Hollywood li hanno visti fin troppo da vicino.
Preferisco indovinare i titoli dei fumetti, serve a distrarmi da quella camicia brrr…

Ma tornando ai fratelli cinematografici Emerson le loro strade si dividono, Sam resta legato alla parte diurna e a molte attività considerate infantili, perché legate al passato dei personaggi, la passione per i fumetti, l’amicizia con i Frog e il modo giocoso di tentare di smascherare il capo vampiro durante la cena (che poi è un omaggio a “La dolce vita… non piace ai mostri”, 1966) ne sono chiari esempi. Mentre Michael abbraccia la notte, scopre i vampiri e di conseguenza il sesso, anche perché per certi versi da bambino la notte ti è preclusa, puoi andare a letto dopo i cartoni animato e zitto, mentre da adolescente, inizi a stare alzato, ad uscire a frequentare le ragazze e a guardare i film in seconda serata, andiamo! Che cos’è l’adolescenza se non una lunga trasformazione in vampiro?

“Ragazzi perduti” è pieno di momenti mitici, il più iconico sicuramente è la corsa in moto o la sfida a restare appesi nel vuoto al ponte, durante il passaggio del treno, tutte prove di maturità che, però, sembrano più una gara a chi lo ha più lungo (il canino! Cosa avete capito?), modi per testare la virilità che ricordano la “chicken run” di “Gioventù bruciata” di Nicholas Ray (1955), ma con Michael e David al posto di James Dean, un altro ragazzo perduto rimasto eternamente, vampirizzato dal cinema. Ed è proprio il personaggio di David, interpretato da Kiefer Sutherland a calamitare l’attenzione.

Cosa direbbe tuo papà Donald se ti vedesse in giro con quel Mullet ossigenato eh!?
Non importa Kiefer, fai finta che non abbia detto niente.

Quando si parla di look arroganti, il figlio del grande Donald qui fa il vuoto, i guanti in pelle che indossa per tutto il film, sono il modo con cui Joel Schumacher ha dovuto nascondere il gesso al braccio, sì perché quel drittone di Kiefer il primo giorno sul set ha pensato bene di sfidare lo stuntman a chi impennava di più con la moto, solo che lo Stuntman veniva pagato per fare le “Penne” su una ruota sola, tu invece, caro Kiefer, saresti qui per recitare, risultato? Braccio rotto e un gran mal di testa per Schumacher (storia vera), ma tanto non credo se ne sia mai accorto nessuno, perché i capelli color evidenziatore sono un magnete per l’attenzione.

Per anni, James Marsters, l’attore che nella serie tv Buffy l’ammazzavampiri interpretava la parte di Spike, è andato in giro sostenendo che i capelli biondo platino del suo celebre personaggio, fossero un omaggio a Billy Idol, non esito a crederci, ma penso che il look di Kiefer Sutherland in questo film abbia avuto comunque la sua influenza, perché il vero contributo alla mitologia dei vampiri è tutta farina del sacco di Joel Schumacher.

Under the bridge downtown, is where I drew some blood (cit.)

Sì, perché “Ragazzi perduti” è un film che pare più a suo agio con dinamiche giovanili tra personaggi che sembrano prese di peso da un film di John Hughes, ma quando c’è da buttarla in zona horror di certo non tira via la mano, dimostrazione del talento di Joel Schumacher, uno che ha sempre rispettato i tanti generi che ha diretto in carriera, dimostrando prima di tutto di conoscerli. Può sembrare un dettaglio da poco, ma non lo è affatto.

La battaglia finale, con tanto di “Training montage” in puro stile anni ’80 per prepararsi all’assedio vampiresco ha tutti i crismi del vostro film di vampiri, risultando accurato nel rispettare l’iconografia dei succhia sangue, ma anche aggiungendo qualcosa, l’idea del volto dei vampiri che si trasforma diventando mostruoso, un attimo prima di sfoggiare i canini per piantarteli nel collo lo dobbiamo a Joel Schumacher ed è un’invenzione che verrà sfruttata in maniera massiccia da Joss Whedon proprio in Buffy, anche perché il buon Joss fa parte di quella generazione che per età anagrafica, è stata colpita in mezzo agli occhi da questo film e gli effetti sono tutti lì da vedere… Sapete chi altro va matto per questo film e, guarda caso, ha più o meno l’età di Whedon? (Balla un anno di differenza tra i due). Quentin Tarantino che lo citata spudoratamente ne “Le Iene” (1992) quando Mr. Orange diceva «Vorrei stare a casa a vedere Ragazzi Perduti» e sono piuttosto convinto che senza i fratelli Ranocchio, non avremmo mai avuto i fratelli Gecko di “Dal tramonto all’alba” (1996).

Non so, ma sento che questa didascalia ha bisogno di QUESTA.

Insomma, il film di Joel Schumacher ha dato una discreta spallata alla cultura popolare anche grazie alla sua colonna sonora, di cui vi ero debitore di un’icona lasciata aperta, pensate che il buon Gioele ci teneva così tanto ad avere gli INXS, per pur di convincerli a prestare qualche pezzo per la colonna sonora, si è offerto di dirigere per loro il video di “Devil inside” (storia vera). I vampiri di “The Lost Boys” con il loro look proto punk negli anni sono diventati delle icone di stile, se la giocano con i Cenobiti di Hellraiser, a chi ha avuto più influenza sui capi di vestiario di tanti appassionati di musica rock. Anche se il pezzo simbolo di tutta la colonna sonora resta forse l’iconica “Cry Little Sister” di Gerard McMann che con il suo beat ipnotico e il suo ritornello cantilenato che ti resta insollato addosso ti porta in un attimo a Santa Clara, se non proprio tra le fila dei ragazzi perduti del film.

Alla fine “The Lost Boys” è un romanzo di formazione talmente in stile anni ’80, da aver tenuto piuttosto bene alla del tempo, il suo lascito è più importante di quello che si potrebbe intuire ad una prima occhiata e alla fine è il perfetto film per ragazza in stile Bara Volante, molto felice di avergli potuto fare gli auguri per i suoi primi trent’anni grazie al GeeKoni Film festival!

Qui trovate tutti i film presentati fino a questo momento:
Prossimo appuntamento il 30 luglio, preparate il sacchetto con le monetine perché Alfonso è pronto a reclutare tutti voi nella Lega Stellare!
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