dopo, era l’aprile del 1997, sono ancora qui ad esaltarmi per un piccolo
fumettino in bianco e nero intitolato Rat-Man. Certo, nel frattempo ci sono
stati 118 numeri, ma la corsa del ratto creato da Leo Ortolani terminerà e se
i prossimi tre numeri finali, sono tutti emozionanti come questo, le mie
coronarie dovranno rassegnarsi.
messe da dura prova dall’ultima avventura di Hellboy, un altro personaggio che
al pari di Rat-Man ho letto sempre con gioia in questi ultimi vent’anni, inizio
a sentirmi con Noodles di “C’era una volta in America”, solo che a differenza
sua alla domanda: “Cos’hai fatto in tutti questi anni?”, non potrei rispondere: “Sono
andato a letto presto”, al massimo: “Ho letto un sacco di fumetti”.
i riferimenti biblici in questa saga finale di Rat-Man si sprecano, ma è
davvero una storia di padri questo numero 119 che siano loro effettivi, come
il ritornato Valker, oppure putativi, come l’altro grande ritorno, quello del
capitano Samuel Kirk, di fatto, il vero protagonista di tutto il numero.
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Mi vengono in mente le note di Ennio Morricone a rivederlo… |
Era scomparso 13
anni fa, tempo che è intercorso sia nella storia che nella realtà fuori dalle
pagine (Ortolani è sempre bravissimo a rendere questo limite spesso molto
sottile), in questo numero scopriamo quasi tutto del tempo passato, cosa’ha
fatto, con chi è stato e la storia aggiunge nuove rivelazioni, riguardanti in
particolare la dottoressa Aima, fino al colpo di scena, QUEL colpo di scena.
una mezza finta, nascondendo l’identità del suo colpo di scena dietro ad un
sacchetto di carta, ma è chiaramente uno specchietto per le allodole per una
rivelazione non impossibile da intuire, ma sicuramente efficace, anzi
moltissimo.
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Il sacchetto contiene il colpo di scena! |
Trovo ammirevole
il modo in cui Ortolani abbia rivoluzionato quasi tutto, questa’ultima saga di
Rat-Man procede inesorabile verso la fine, ma lungo il percorso aggiunge nuove
parti, in grado di dare anche un retrogusto amaro a quelle che
pensavano già di conoscere.
la narrazione padroneggiando in pieno il linguaggio del fumetto, il modo in cui
mescola vecchie tavole insieme a quelle nuove, crea sulla pagina degli ellissi
narrative degne di quelle che Sergio Leone faceva proprio nel sopra citato “C’era
una volta in America”.
disegni, la copertina di questo numero e l’ennessimo (ormai ho perso il conto)
omaggio di Ortolano a Jack Kirby, l’Ombra e il resto dei personaggi sono
rappresentati nella stessa posa del Dottore Destino sulla copertina nel numero
16 di “Fantastic Four” del 1963!
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Jack “The King” Kirby è sempre fonte di ispirazione. |
Non manca nemmeno
l’ormai consueta “Storia nella storia”, che come sempre offre una nuova
sfaccettatura al personaggio di Rat-Man, qui vediamo la sua stramba forma di
eroismo, applicato alla teoria del Gender, ovviamente in salsa Ortolaniana.
popolato da maschi dominanti e da “Femmini” è chiaramente una strizzata d’occhio
a “Il cavaliere oscuro il ritorno” (2012) di Christopher Nolan, ma se devo
dirla tutta, meglio le poche pagine di Ortolani che tutto il film originale!
Bisogna anche essere capaci ad utilizzare i contentini (meglio noti su Internet
con il famigerato termine di “Fan service”) in una storia, Ortolani trova
sempre l’equilibrio giusto e sono piuttosto sicuro che i colpi di scena grossi
non sono ancora finiti. Meno tre numeri alla fine, iniziate a scaldarvi, presto
ci saranno muscoli da flettere.