Era da parecchio tempo che avevo voglia di rivedermi “Re-Animator”, quale occasione migliore della festa di compleanno dei suoi primi trent’anni di vita per farlo?! Il 1986 ci ha regalato parecchie gioie, tra le quali è giusto ricordare anche il film di culto del grande Stuart Gordon, regista che ogni fan dell’Horror dovrebbe ringraziare per il suo solo esistere e non solo per questo suo esordio cinematografico, che anche dopo trent’anni è ancora un gustosissimo gioiellino grondante sangue, budella e frattaglie varie.
Ok, lo so, tecnicamente il film è dell’anno precedente, ma qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa è arrivato solo il 22 Agosto del 1986, quindi è il momento di festeggiare! Guardate un po’ chi altro si è unito alla festa? Fumetti Etruschi con l’inizio di una nuova saga a fumetti del personaggio. IPMP con la locandina italiana dell’epoca.
Stuart Gordon arrivava da parecchie regie teatrali e da un piccolo film per la televisione “Bleacher Bums” (1979) una specie di resoconto di una partita di baseball in diretta dalla porzione di spalti dove, mettiamola così, non si siedono propriamente gli spettatori VIP. La svolta è l’incontro con il regista e produttore Brian Yuzna, se siete appassionati di splatter senza tirar via la mano sicuramente conoscete i suoi lavori, non servono altre presentazioni.
“Re-Animator” rappresenta, quindi, la prima regia cinematografica di Gordon e la prima produzione per Yuzna, ma anche il primo incontro tra il mitico Stuart e lo scrittore Howard Phillips Lovecraft, grande passione del nostro Stuardo, che in linea di massima non ha mai abbandonato, considerando l’esagerato numero di adattamenti Lovecraftiani portati al cinema (e in tv, per esempio nella serie “Masters of Horror”) dal nostro.
Il racconto originale di Lovecraft s’intitola “Herbert West Rianimatore” del 1922, per stessa ammissione del suo autore, non uno dei suoi preferiti, ma poco importa, perché Stuart Gordon mantiene giusto alcuni elementi: il rapporto tra i due protagonisti e il nome del dottore, ripetuto svariate volte specialmente nei minuti iniziali del film. A parte questo, Gordon rimescola il materiale originale modificandolo, verrebbe da dire, riportandolo alla vita, nel suo modo tutto particolare.
Delle urla disumane, due poliziotti Iberici fanno irruzione nel laboratorio, il dottor Hans Gruber (tre anni prima di Trappola di cristallo) urla disperato, West è su di lui armato di siringone, gli occhi del dottore esplodono dando il via al bagno di sangue del film, tutti accusano West di averlo ucciso, primo piano sullo sguardo allucinato di Jeffrey Combs: «No! Io gli ho ridato la vita!».
Visto inizi appena meno dinamici in vita mia! Seguono i titoli di testa volutamente in stile Saul Bass, con un tema musicale, anche questo parecchio debitore del lavoro di zio Hitchcock, visto che ricorda parecchio la colonna sonora di Psycho di Bernard Herrmann.
Dopo la sua, ehm, esperienza in Svizzera, Herbert West rientra negli Stati Uniti per completare i suoi studi presso la Miskatonic University di Arkham (il nome dovrebbe far pizzicare il vostro senso di Lovecraft), qui rispondendo all’inserzione per un coinquilino, fa la conoscenza dell’infermiere Dan Cain (Bruce Abbott) studente modello ben visto da tutti, fidanzato con la bionda Megan Halsey (la mitica Barbara Crampton), figlia del rettore della scuola e prediletta del Dr. Carl Hill (David Gale), massimo esperto di cadaveri e tempo di vita di un cervello umano dopo la morte (dai sei ai dodici minuti, non oltre).
West, con la spocchia che lo contraddistingue, pesta subito i piedi al Dottor Hill e, malgrado le brutte sensazioni di Megan, diventa amico di Dan, oddio amico, mettiamo che i due si avvicinano parecchio quando West riporta in vita con il suo fluido sperimentale fluorescente, Rufus, il gatto nero di Dan, ritrovato morto ammazzato e conservato nel frigo di West per non farlo decomporre. Se volete saperlo, Stuart Gordon ha utilizzato il VERO cadavere di un micione passato a miglior vita per girare quella scena, così ho avvisato i gattofili che potranno mettersi l’anima in pace, ma il micio era già morto! Almeno a sentire quello che dice Gordon (Gulp!).
Herbert West e il suo fluido possono riportare in vita i morti, superando la barriera dei 12 minuti, ma i ritornati sono bestie violenti e brutali, creature senza cervello guidata dai puri istinti barbarici, tipo io quando mi sveglio presto la mattina. Ci vogliono corpi freschi su cui sperimentare, i protagonisti (e il film) si trasferiscono nella mono location dove tutta la pellicola si svolgerà: l’obitorio dell’università a cui Dan ha libero accesso… Seguono casini immensi.
Ammettiamolo candidamente: Dan si fa coinvolgere dalla missione di West fin troppo velocemente, non è impossibile capire come andrà a finire, perché la trama è davvero banale, ma la messa in scena, beh, quella non può essere messa in discussione: Stuart Gordon fa un lavoro fantastico!
Lovecraft nei suoi racconti ha sempre saputo ridimensionare il ruolo dell’umanità nell’universo, nei primi del ‘900 quando l’uomo pensava di poter controllare il creato usando la scienza, il solitario di Providence ha ricordato a tutti che rispetto alla grandezza dell’universo, l’umanità conta grossomodo come una scoreggia durante un tornado. Qui Gordon, anche utilizzando secchiate di sangue (la troupe sul set ha utilizzato 25 galloni di sangue finto) porta in scena lo stesso tipo di perdita di controllo, con il passare dei minuti, Herbert e Dan possono solo cercare di arginare il disastro e di portare a casa la pelle.
In 86 minuti “Re-Animator” non ha un tempo morto (ah-ah) che sia uno, l’ironia non manca di certo nemmeno nella parte iniziale del film (Dan e Megan fanno l’amore sotto il poster di “Stop Making Sense” uno dei miei dischi preferiti dei Talking Heads e ditemi che non è un colpetto di genio questo!), è molto difficile maneggiare orrore e commedia, senza scadere nell’involontariamente comico, Gordon fa un meraviglioso lavoro di equilibrismo, esagera tantissimo con trovate splastick, ma sterza nuovamente in zona Horror, proprio un attimo prima di perdere il controllo del film provocando risate non volute.
In misura minore, “Re-Animator” ricorda moltissimo Evil Dead, anche per il suo protagonista: Herbert West è uno sbruffone, che in un attimo passa dall’essere fin troppo sicuro di sè, al patetico andante. Jeffrey Combs risponde con una prova maiuscola, quando caccia fuori gli occhi sembra totalmente pazzo, perfetta incarnazione del “Mad Doctor” di tanti film di fantascienza e dell’orrore, una prova mitica la sua che lo ha reso un’icona dei film Horror, diventando l’attore feticcio di Stuart Gordon presente in quasi tutti i suoi film e anche nei due seguiti di questo film “Re-Animator 2” (1991) e “Beyond Re-Animator” (2003), entrambi diretti dal compare da Brian Yuzna.
Gordon manda in scena sbudellamenti e lotte con i rianimati zombie una più folle dell’altra, Herbert e Dan prima devono vedersela con l’enorme cavia umana selezionata dall’obitorio, interpretata da Peter Kent, un cliente piuttosto difficile per i due mingherlini, visto che Kent è stato la controfigura di Arnold Schwarzenegger in svariati film tra cui Terminator (storia vera!)
Ma il ritmo incalzante e l’escalation di disastri combinati dai due ci regala un film dal ritmo invidiabile pieno di idee tutte matte, il Dr. Hill decapitato e riportato in vita che cerca di “guidare” a distanza il suo imbranatissimo corpo senza testa, oppure nell’orgia di furiosi morti viventi del finale (uno dei quali interpretato dallo stesso Brian Yuzna) succede di tutto, anche che Herbert venga quasi strangolato dall’intestino rianimato di un cadavere, anticipando molto dello splatter ironico che il Neo Zelandese Peter Jackson ci mostrerà solo nel 1987 (con “Fuori di testa/Bad taste) e nel 1992 (Splatters – Gli schizzacervelli/Braindead).
Menzione speciale alla leggendaria Barbara Crampton. Qui ha il ruolo della bella in pericolo, fin troppo desiderata dal Dr. Hill, la Crampton è mito con un curriculum di tutto rispetto strapieno di Horror (l’ultimo in ordine di tempo l’ottimo We are still here), qui era giovanissima, arrivava da un solo film con Brian De Palma e non si fa nessun problema a mostrarci tutte le sue grazie, come qualunque buon film “de panza” come questo richiede, ma è anche protagonista della scena più complicata di tutto il film, quella che da sola riassume la qualità di “Re-Animator”.
Ritornato in vita il Dottor Hill è in preda ai suoi istinti, Megan è nuda sul tavolo operatorio, potrebbe sembrare la solita scene messa su per giustificare un po’ di tette nel film, quando la capoccia del Dottore inizia a molestare la ragazza cercando di violentarla, in un attimo una scena che potrebbe essere tragicomica, diventa drammatica, malsana, quasi fastidiosa da guardare, ricacciandoti immediatamente le risate giù per la gola e facendo restare lo spettatore in pena per la poveretta. Ecco, questo è il tipo di equilibrismo messo su da Gordon che fa di “Re-Animator” un film unico e invecchiato benissimo. Per tranquillizzarvi aggiungo solo che la Crampton parlando di questa pellicola ha dichiarato: «This is my mother’s favorite movie», quindi sereni: se piace alla mamma va bene così!
Anche gli effetti speciali orgogliosamente artigianali hanno tenuto benissimo alla prova del tempo, se proprio dovessi trovare un difetto, l’unico su cui mi sento di puntare il dito è il gatto rianimato, che risulta davvero posticcio, sembra di vedere il gatto di “Sabrina vita da strega” solo dieci volte più incazzato!
Insomma, anche all’alba dei suoi primi trent’anni “Re-Animator” gode giustamente della sua fama di film di culto, ma in generale anche di ottima salute, invece del botox utilizza le iniezioni di liquido fluorescente per tenersi bello vispo, allegro e grondante sangue. Auguri di buon compleanno! Vi ricordo la rubrica dedicata a Stuart Gordon!