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Re-Animator 2 (1990): … E Dio creò la donna

Finalmente! Cari mostrini e mostriciattoli anche al vostro amichevole zio Tibia Cassidy di quartiere tocca la doppietta durante la Notte Horror! La state seguendo vero tutti i martedì? Ho avuto l’onore di inaugurarla con #TeamTalalay ed oggi in coppia con il mio fratello Raptor Andrea a cui è toccato il turno della prima serata, la portiamo avanti e per questo mio “Post numero 2” ho scelto uno dei miei numeri 2 del cuore.

Ci sono un paio di frasi micidiali del mai abbastanza compianto Stuart Gordon che riassumono, non tanto la sua poetica e la sua straordinaria idea di cinema, ma il suo approccio al genere, allo stesso tempo amorevole e scanzonato. Intervistato su titoli come Re-animator o From Beyond, spesso il regista di Chicago riportava la frase di sua moglie e collaboratrice Carolyn Purdy: «Sono film per chi guarda dentro il fazzoletto dopo essersi soffiato il naso», trovatemi un altro regista che parla dei suoi film così, il più delle volte facendosi una grassa risata con i presenti dopo questa frase e capirete perché questa Bara così avvezza alle cose lugubri ma comiche sente la mancanza del buon Stuart. Volete un’altra sua massima? Questa forse è ancora migliore e ci aiuta a parlare del film di oggi.

«Le storie su Frankenstein sono masturbazione, parlano della creazione della vita senza una donna», affilato e perfettamente a fuoco, visto che parliamo di un regista che arrivava dalla scena teatrale vispissima di Chicago e che è diventato un Maestro degli horror quando a tirarlo dentro sono stati il produttore Charles Band e il suo compare, Brian Yuzna. La passione di Gordon per il romanzo di Mary Shelley è stato il vero motivo per cui il regista si è calato in quel cinema “Per chi guarda dentro al fazzoletto” con una Joy de vivre invidiabile, per chi parla di morti e morti rianimati.

Brian e Stuart, eroi indiscussi di questa Bara.

L’altro grande nome che si associa a Gordon è ovviamente quello di Lovecraft, anche se i suoi adattamenti, considerati fedelissimi e tra i migliori mai portati al cinema, sono proprio questo, volontari e giocosi atti di tradimento al materiale originale scritto dal solitario di Providence, ma fatti con così tanta personalità da essere diventati giustamente di culto, tanto che ormai si ricordano più gli occhi pazzi di uno dei tanti “Mad Doctor” della filmografia di Gordon, ovvero il fidato Jeffrey Combs nei panni del buon (… Buon?) dottore, piuttosto che il racconto del 1922 “Herbert West rianimatore” volete sapere il motivo? Lovecraft non aveva un amico e collega come Brian Yuzna a trascinarlo fuori dalla sua stanzetta!

Fu proprio il regista nativo di Manila a tenere alta la torcia di Re-animator, buttando giù la prima bozza di soggetto che prevedeva Herbert West e il suo compare Dan Cain, nello scalcagnato scantinato di casa, alle prese con la ri-animata Meg, come da finale del film precedente, almeno fino alla chiamata fatale da parte della Casa Bianca, dove West sarebbe dovuto diventare il medico ufficiale dell’inquilino del numero 1600 di Pennsylvania Avenue NW, Washington DC.

STORIA VERA (di cui parleremo diffusamente la prossima settimana)

Purtroppo Yuzna dovette tenersi questo gustoso soggetto ribattezzato “House of the Re-Animator” nel taschino del suo camice da dottore pazzo, perché al momento aveva un problema di liquidità, tanto che il suo compare Stuart Gordon era in Italia a girare i suoi film, titoli come il divertente e purtroppo dimenticato Robot Jox. Che è anche un po’ il motivo per cui “Re-Animator 2” ha dovuto fare a meno dell’originale Meg, visto che la mitica Barbara Crampton era in altre faccende affaccendata, qui idealmente sostituita dal personaggio di Gloria, interpretata da Kathleen Kinmont. Poco male, del già citato camice Yuzna si è arrotolato le maniche e con il sodale Rick Fry, già co-sceneggiatore del suo monumentale Society, ha tirato su una storia che tenesse conto delle assenze, del tempo trascorso dal primo film e soprattutto, come ogni buon seguito, delle conseguenze delle azioni dei personaggi, il tutto seguendo la logica.

Una volta rianimata, potrai baciare la sposa.

Se Re-animator era l’idea di Gordon e Yuzna di classici come Frankenstein, il seguito non poteva che essere una lettera d’amore al suo straordinario seguito, “La moglie di Frankenstein” (1935) messo in chiaro dal titolo originale, quel “Bride of Re-animator” che strizza l’occhio a “Bride of Frankenstein” che è da sempre considerato un titolo manifesto del cinema Queer, un po’ per la storia personale del suo regista, James Whale, un po’ perché parla di uomini che dopo aver cercato di creare la vita senza una donna di mezzo, fanno il passo successivo e cercando di crearne proprio una donna, il che potrebbe portare a due filoni, quello caciarone e scollacciato di film come “La donna esplosiva” (1985) oppure una chiave di lettura come dire? Gaia? Che sarebbe gestita in modo serio e contrito se a tenere banco non fosse il condottiero del cinema che guarda dentro al fazzoletto, che in Brian Yuzna trova un più che degnissimo araldo.

Herbert West rianimatore gelosone.

“Re-Animator 2” comincia otto mesi dopo quello che è stato ribattezzato “Il massacro della Miskatonic”, ovvero il finale del primo capitolo, il dottor Herbert West (sempre Jeffrey Combs) e il suo compare Dan Cain (ancora Bruce Abbott), hanno fatto l’unica cosa possibile dopo quel macello grondante sangue, sono scappati in qualche paese in subbuglio dell’America del Sud, come volontari sul campo nel pieno della guerriglia rivoluzionaria, posto ideale per aver sempre cadaveri freschi di giornata e nessuno a fare domande.

Gli esperimenti di West sul liquido amniotico ricavato dall’amigdala delle iguane lo convincono di poter applicare la regola aurea dei seguiti (uguale al primo ma di più!), se prima con il suo fluido verde fluorescente poteva solo ridare la vita a corpi abbastanza freschi, ora potrà crearla. Gli spari dei rivoluzionari e la fuga, sulle note della sempre notevole colonna sonora di Richard Band completano l’inizio a freddo del film, che ricorda molto il prologo dei film del sodale Gordon.

«Lui è Iggy e presto molte teste faranno POP!» 

Ma se i due dottori pazzi sono andati avanti con le loro vite, tornati in Massachusetts dopo aver fatto calmare le acque (e coperto malamente le loro tracce), i due possono rimettersi all’opera, anche se il tenente di polizia Leslie Chapham (Claude Earl Jones) sta loro addosso. Il caso sarà anche chiuso, ma per lo sbirro il massacro della Miskatonic è una faccenda personale e visto che parliamo di legami con il passato, caviamo subito via il dente dalla bocca di questa testa parlante, parliamo del dottor Hill.

Altrove il poliziotto sarebbe il buono. Capito no? Altrove… Okay la smetto!

Assorto a pura iconografia di “Re-Animator”, la testa parlante del folle dottore interpretato da David Gale poteva mancare nel seguito? L’attore era dispostissimo a tornare nella parte, anche se prevedeva solo primi piani, peccato che il suo personaggio (o meglio la sua testa) aveva fatto una brutta e definitiva fine nel capitolo precedente. Poco male, Brian Yuzna come il dottor Frankenstein il suo film lo ha messo insieme con i pezzi avanzati che trovava in giro, non avendo abbastanza soldi per girare la scena della testa del dottor Hill rimessa insieme e diventata l’attrazione principale di un circo itinerante (storia vera), ha tagliato corto e fatto ricomparire il capoccione di David Gale tra le prova, straordinariamente ben conservate del massacro della Miskatonic e va bene così, se questo può voler dire permettere a Jeffrey Combs di esibirsi nel monologo in cui “spernacchia” la capoccia del suo ex rivale o a Gale di tornare in scena.

«Ricordate sempre, usate la testa!»

Posso dirlo? Per quanto palesemente di gomma e posticcio, le urla del povero pipistrello di plastica (in pratica un plastistrello) mi fanno sempre contorcere sulla poltrona, anche se sono pura applicazione della regola aurea dei seguiti, se il Dottor Hill nel primo film rendeva onore ai Talking Heads, ora oltre ad essere una testa parlate e anche una testa svolazzante. Ricordate sempre: uguale al primo ma di più!

Posizionate le pedine sulla scacchiera, a Brian Yuzna non resta altro che iniziare a muoverle, perché a questo punto la trama procede da sola, in una storia dove il più pulito c’ha la rogna, da una parte abbiamo i protagonisti che rubano pezzi di cadaveri opposti alla testa di un dottore pazzo in cerca di vendetta e ad un poliziotto non meno losco. Come spettatori viene istintivo aggrapparsi ai protagonisti solo grazie all’istrionismo di Jeffrey Combs oppure alla chiave di lettura di secondo livello, quella che vede il personaggio di Bruce Abbott ovvero Dan Cain, cercare di metabolizzare il lutto per la sua Meg, oppure opporsi all’omosessualità latente della vicenda, fate voi, scegliete la pista da seguire che preferite.

Di solito a questo punto ci scappa un: «Baciami stupido!»

Dove sta il bello? Nel modo sottile con cui uno, che non è mai andato per il sottile come Brian Yuzna, mette su questo dramma stando sempre a mezzo passa da un umorismo mai rifiutato, anzi, pienamente abbracciato e cavalcato. Quando West, all’affranto compare che con la morte della paziente Gloria (Kathleen Kinmont) rivive la perdita della sua bionda amata, chiede quale sia la parte del corpo di Meg che gli manca di più, le risposte potrebbero essere tante e tutte molto goliardiche, invece risulta molto più grottesca la risposta giusta del buon (… Buon?) Herbert, ovvero il cuore, da lui conservato nel frigo del suo nuovo laboratorio (che confina con una vecchia cripta, pistola di Čechov che sparerà rumorosamente nel terzo atto), pezzo forte della loro nuova missione, ovvero creare la donna perfetta partendo dal cuore di Meg.

«Il suo cuore», «Stavo pensando ad altro ma me lo farò bastare»

Nel mezzo? Di tutto! Compresi gli effetti del nuovo fluido verde di West, che possono rianimare ora anche pezzi di corpo sparsi, ecco perché animato a passo uno dal mitico Screaming Mad George, qui vediamo andare in scena la versione splatter di Mano della famiglia Addams, quattro dita e un occhio per l’animaletto di casa che farebbe venire un infarto ai vostri ospiti ma che tutti vorremmo.

Può schioccare le dita e fare l’occhiolino, non è tenerissimo?

“Bride of Re-animator” riesce a tenere alta la torcia della mattanza, forse non raggiunge il glorioso massacro del primo film, quello no, ma trova il modo di portare avanti la storia in maniera logica per i personaggi e filologica, cinematograficamente parlando, visto che è il più grosso e sentito omaggio al film di James Whale del 1935 che potete ancora oggi trovare in circolazione. I siparietti tra i due protagonisti sono sempre votati ad un horror fatto di pezzi di cadaveri rubati e cuciti insieme, ma non mancano mai le frecciatine, è divertentissimo ad esempio godersi il modo in cui Jeffrey Combs riesce a dare quel tocco da “gelosone” al suo West, quando l’amico Dan si ostina ad uscire con ragazze vive, invece di concentrarsi sulla loro donna perfetta da rianimare. Infatti West non fa altro che screditare la nuova fiamma dell’amico, Francesca (interpretata da Fabiana Udenio) come farebbe un amico geloso, se non proprio innamorato. Un confine sottile tra satira, grottesco e omaggio a James Whale che Yuzna utilizza alla grande, senza che nessun elemento sovrasti l’altro e sempre al servizio di un seguito perfetto per l’iniziativa della Notte Horror.

Il film ovviamente procede in un crescendo di trovate grottesche, abbiamo cani che salutano con la zampina (anche se è più un arto umano supplementare) e poliziotti che invece un arto lo perdono rivelando le loro vere intenzioni, il tutto mentre il delirio di onnipotenza di Herbert West si consuma sotto i nostri occhi e posso dirlo? Jeffrey Combs offre un’altra prova meravigliosa.

«Guardate quanto sono bravo!»

Godetevi il suo elenco della spesa dei pezzi che compongono la “Sposa del rianimatore” del titolo, oppure mentre novello Colin Clive, si lancia nel suo monologo in cui ormai in preda al delirio, conferma di aver superato Dio stesso. Ma le parti migliori sono i suoi tempi comici, il modo in cui riesce a stare nel personaggio anche quanto attorno a lui si scatena un delirio di re-animati. Lo scantinato si riempie di morti? Lui urla al compare «Annota tutto Dan! Crisi di rigetto dei tessuti!», anche se la battuta che mi fa cadere dalla poltrona ogni volta è il suo «Questa ragazza è isterica!» sparata nel momento giusto con tempi comici davvero micidiali.

Non è bastata solo una costola questa volta.

Insomma “Re-Animator 2” è un film divertentissimo e con il cuore dal lato giusto, poco importa se poi sia un cuore riciclato e ri-animato. Se lo avete visto probabilmente lo amate altrimenti è il mio consiglio per questa Notte Horror, ma mentre vi ricordo di passare a trovare il mio fratello Raptor per la prima parte di questa nottata, ve lo dico subito, i corpi del Dottor Herbert West non possono stare fermi sdraiati nel loro obitorio, ed ora che mi sono lanciato vado, pronto a completare a mia volta l’opera e a rianimare ancora questa Bara. Ma di quello magari parleremo la prossima settimana con il terzo capitolo, fino a quel momento… Unpleasant Dream (cit.) ed ora tutti su Malastrana Rated X!

Sepolto in precedenza martedì 5 settembre 2023

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